Fortunatamente, lo Psittacula krameri detenuto in ambiente protetto presenta stazza e dimensioni caratteristicamente ancestrali, e il suo patrimonio genetico non si rivela ancora paurosamente stravolto da grotteschi standard di risplasmazione della specie.
Mi auguro vivamente che nessun ornicoltore degno di definirsi tale, munito di un minimo di intelligenza e lungimiranza, stia seriamente progettando la creazione di una taglia maggiorata nel parrocchetto dal collare, danneggiano irreversibilmente la bellezza e la maestosità di questo affascinante Psittacula.
Fino ad ora, lo P. krameri è stato riprodotto con modalità ragionevoli e professionali, grazie al contributo di innumerevoli amatori che si sono prodigati per il suo allevamento con passione, dedizione ed impegno (basti pensare alle innumerevoli mutazioni di colore che risultato tuttora fissate, senza smarrire il senso di conservazione del fenotipo ancestrale e mantenendo un'elevata qualità dei soggetti in commercio).
I tanto criticati "furbetti della domenica" che tentano di «rovinare» la magnificenza di una simile specie, sono sempre rimasti isolati e spero che tale situazione rimanga invariata nel prossimo ed imminente futuro.
Conclusa questa prima ma doverosa precisazione, potremmo ipotizzare che il soggetto da te osservato si fosse semplicemente trattato di un esemplare mantenuto in condizioni idonee, le quali hanno favorito la massima espressione del fenotipo intrinseco nel DNA.
Di fatto, nei mercatini organizzati a livello locale, non è raro osservare individui dalla taglia assai ridotta, fenomeno principalmente addebitato alle fallaci modalità d'allevamento od a ripetivi accoppiamenti in stretta consanguineità: forse il soggetto in questione, distinguendosi da altri animali lì presenti per un soddisfacente sviluppo fisico, appariva - in confronto - più imponente e corpulento.
In alternativa, non potremmo escludere l'eccessiva presenza di tessuto adiposo, favorita da una dieta eccessivamente grassa e calorica, associata ad uno scarso esercizio fisico; oppure, in seconda analisi, dobbiamo supporre che l'organismo fosse affetto da qualche forma generica di malessere fisico - non necessariamente dovuto ad una patologia - che ha contribuito a modificare l'assetto dell'animale, accentuando una postura più gonfia ed ingobbita: travolta non si dimostra così agevole contemplare le reali peculiarità di un individuo esposto in bancarella.
Infine, occorre precisare che non tutti gli esemplari appartenenti ad una medesima linea di sangue presentano necessariamente la medesima corporatura; tuttavia è possibile riscontrare lievi alterazioni individuali, le quali rappresentano semplicemente un risultato tangibile dell'enorme variabilità genetica condizionata dalla meiosi.
Tali differenze, pertanto, risultano rilevabili anche allo stato selvatico e non dovrebbero stupirci più di tanto.
La tesi più plausibile, infine, è rappresentata dalla probabile presenza di patrimonio genetico proveniente dallo Psittacula eupatria (volg. Grande alessandrino), trasferito tramite ibridazione volontaria durante le precedenti generazioni e successivamente mascherato attraverso una ferrea ed accurata selezione.
Nei tempi più recenti, è possibile assistere a molti tentativi mal riusciti di traslazione genetica, i quali provocano un confluire di sangue impuro nei ceppi di parrocchetto dal collare: ovviamente, tali individui non possiedono alcun valore economico effettivo, ma la bramosia di ricavare denaro dai propri scarti d'allevamento non pare aver limiti.