Si comincia con i Neophema

[Franchi80]

E nel caso, utilizzare i parrocchetti ondulati? Non sarebbero balie altrettanto valide?

Guardate che bella tavola ho trovato:

[Luca Marani]

Ottima tabella, anche se purtroppo le didascalie appaiono illeggibili.
Sarebbe sufficiente una breve ricerca sul web per reperire spettacolari scatti su diverse mutazioni dei Neophema, molte delle quali risultano tuttora comunissime tra gli appassionati del settore.

È il caso della mutazione "ventre rosso" nel turchese, che -di anno in anno- sembra diffondersi a macchia d'olio, spesso a discapito degli ancestrali puri, attualmente in calo numerico

[Enzo Ferini]

E nel caso, utilizzare i parrocchetti ondulati? Non sarebbero balie altrettanto valide?

Si, nel caso si renda indispensabile, anche i parrocchetti ondulati possono rivelarsi idonei.
Ovviamente, resta preferibile adottare le balie che si rivelano maggior affini geneticamente ai novelli... in questo caso i Brouke sono ideali per lo scopo.

[Franchi80]

Ho sentito di alcuni allevatori che tengono due coppie di Neophema in gabbie da 120 cm, e poi le dividono durante il periodo riproduttivo...
In pratica si avrebbe una coppia in 60 cm di spazio... ma è possibile?

[Luca Marani]

Sinceramente mi pare una mera forzatura segregare uno Psittacide quale il Neophema, dotato di cosiderevoli attitudini al volo, in una gabbietta da 60 cm, seppur per poco tempo.
Nè tantomeno azzarderei una convivenza tra più coppie, in qualunque periodo dell'anno, in un alloggio da 120 cm, già limitato per due soggetti.

Come tutti i pappagalli australiani, questi parrocchetti richiedono ampi dimensionamenti e, nonostante le ristrette dimensioni ci permettano di adoperare volierette inferiori ai 2 metri, ritengo indispesabile evitare di ridurre lo spazio disponibili al di sotto del metro e mezzo (consideriamo, inoltre, che le comuni gabbie da cova - per quanto possano dimostrarsi profonde - mantengono uno scarso sviluppo in larghezza ed altezza).

Da parte mia credo si riveli di gran lunga più soddisfacente mantenere un minor numero di coppie in adeguate sistemazioni, rispettose etologicamente ed -al contempo- gradevoli alla vista, piuttosto che intraprendere un allevamento «intensivo» col conseguente sacrificio della qualità di vita per i nostri esemplari.