Il procedimento da eseguire risulta differente in base alla specie in considerazione, la numerosità delle nidiate e la tipologia di legname adoperata per la realizzazione della cassetta.
Innanzi tutto occorre assicurarsi di non arrecare disturbo ai nostri animali, poiché buona parte degli Psittacidi caratterizzati da abitudini sedentarie - i cosiddetti «pappagalli di foresta» - usufruiscono del nido come riparo notturno nel corso dei mesi più freddi ed - in tal caso - nella stagione corrente, una rimozione dello stesso per esigenze di manutenzione potrebbe arrecare inutile stress ai riproduttori, in particolar modo se la temporanea interferenza sul sito di cova verrà interpretata come una violazione alla sicurezza della struttura.
In simili situazioni resta preferibile procedere all'igienizzazione dell'alloggio durante i mesi estivi, quando il carico batterico batterico si rivelerà più elevato e - al contempo - le operazioni di pulizia saranno più agevoli e veloci.
Conclusa questa breve premessa, passo a descrivere le mie modalità di lavaggio: innanzi tutto, svuoto la cassetta dai resti del substrato, escrementi ed altri corpi estranei che novelli e genitori hanno prodotto.
In seguito, se noto la presenza di feci o grumi di sporcizia non ancora essiccati, mi preoccupo di posizionare la struttura al sole per il tempo di qualche ora: solo quando le pareti interne di riveleranno sufficientemente asciutte, potremo procedere con la raschiatura delle superfici, per mezzo di una spazzola metallica o spatola dalle setole dure.
Il lavaggio in acqua rappresenta una prassi più delicata, in quanto potremmo rischiare di danneggiare irreversibilmente il legno.
Personalmente, per ovviare al problema, adopero compensato di Pino marino per la realizzazione dei miei nidi, assolutamente resistente ed inattaccabile dall'acqua: forte di tale vantaggio, in aggiunta alla procedura sopra riportata, lavo gli alloggi in una vasca di acqua e candeggina, strofinando le superfici con una spugna.
Dopo un'abbondante risciacquo, affido l'asciugatura al calore solare; in caso di comune compensato, potremo avvalerci solamente di un veloce lavaggio per rimuovere la polvere.
I nidi meglio puliti e mantenuti possono rimanere utilizzabili per numerosi anni, senza alcun rischio per riproduttori e prole.
Ovviamente, se alleviamo specie un po' più «particolari», caratterizzate da feci particolarmente acquose o dalla necessità di substrato umido per conseguire la schiusa, potremo valutare la sostituzione di alcune pareti del nido.
Un ottimo espediente può essere rappresentato dall'utilizzo di doppi fondi o cassettini estraibili, che renderebbe più agevole il rinnovo della struttura.