Il nuovo editoriale dal titolo ""PASSIONE ARRICCIATI "" - a disposizione gratuita dei nostri soci e simpatizzanti, nell'apposita sezione Editoriali dell’A.O.E.
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Discussione: pyrrhura leucotis leucotis

  1. #21
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    Carissimo Luca, grazie.
    Allora farò in questo modo: non restituisco i coelestis (giusto?) e continuo la ricerca di una coppia ancestrale di barrati, e per entrambi cercherò una copertura vegetale adeguata e rinnovabile.

    Per il libro mi farai sapere.

    Per i conspicillati e aurifrons sospendo gli acquisti in attesa di un tuo riscontro.

    Buon fine settimana!

  2. #22
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    (poi quando aggiornerai il bel sito del tuo allevamento, sezione nidi, e completerai la sezione alloggi, fammelo sapere, per favore, è una questione troppo importante per un allevamento qualitativo, e a lungo termine anche quantitativo)

  3. #23
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    (quando il fattore scurente è singolo, sempre di mutazione si tratta?)

  4. #24
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    Cioè, senza addentrarci in dettagli tecnici, se voglio portare avanti generazioni di ancestrali puri, meglio escludere l’acquisto di soggetti con fattore scurente, ancorchè singolo e non doppio?

  5. #25
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    Quote Originariamente inviata da enrico lippolis Visualizza il messaggio
    (poi quando aggiornerai il bel sito del tuo allevamento, sezione nidi, e completerai la sezione alloggi, fammelo sapere, per favore, è una questione troppo importante per un allevamento qualitativo, e a lungo termine anche quantitativo)
    Senza dubbio! Lo farò senz'altro...

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    (quando il fattore scurente è singolo, sempre di mutazione si tratta?)
    Certo, noi amatori intendiamo come mutazione tutte le alterazioni genetiche che, dotate di precisa ereditarietà, risulterebbero letali o svantaggiose in esemplari allo stato selvatico, ma che tuttavia possono palesarsi in cattività per mancanza di selezione naturale.
    Parliamo quindi di caratteristiche genetiche che risultano incompatibili con la nicchia ecologica che una specie occupa e che pertanto restano prive di qualsiasi valore protezionistico, dal momento che, rimpiazzando alla prima generazione la forma ancestrale della specie, danneggiano e non contribuiscono alla biodiversità.

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    Cioè, senza addentrarci in dettagli tecnici, se voglio portare avanti generazioni di ancestrali puri, meglio escludere l’acquisto di soggetti con fattore scurente, ancorchè singolo e non doppio?
    Allevare ancestrali puri con l'attuale (scarsa) qualità genetica degli esemplari in commercio, resta pressoché impossibile. Il patrimonio sanguigno della specie è irreversibilmente inquinato dalla più disparate mutazioni e sarebbe un caso fortuito reperire due soggetti che non siano portatori di alcun gene mutato.
    Tuttavia è possibile detenere una linea ancestrale, irrobustendo e "purificando" il ceppo mantenendo in allevamento solamente i novelli dalla colorazione wildtype, cedendo gli eventuali mutati che sono frutto dell'accoppiamento di portatori.
    Il tal senso, pertanto, risulterebbe possibile incominciare a selezionare anche da coppie formate da ancestrale x verde scuro, ma - di certo- ti ritroveresti già svantaggiato in partenza, dovendo scartare già scartare a priori il 50% dei novelli ottenuti, che - secondo un'analisi probabilistica - presenteranno il gene mutato in singolo fattore.
    Saluti,
    Luca Marani.



    Il mio sito: allevamentomarani.jimdo.com

  6. #26
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    Grazie Luca!
    Dalla tua risposta di ieri, mi sei sembrato entusiasta delle mie misure per i barrati, ma forse un po' meno entusiasta per i forpus? Forse temi che i pulli di forpus messi insieme in un gabbione si scannino, o temi che non mi si sviluppino bene nelle mie misure? Riguardo a quest'ultima cosa mi dirai, sulla prima il mio piano è restare sempre con una coppia soltanto per gabbione, anche di pulli, che separerei appunto per coppia prima della maturità sessuale.

  7. #27
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    (Sugli aurifrons, credo di lasciar stare, perchè, se hanno un comportamento simile a quello degli aymara, il grande Bertagnolio per questi ultimi raccomandava i due metri di lunghezza della voliera; e poi, il fatto che ho letto qui articoli di anni recenti, e mi sembra di aver capito che il problema osseo che hanno a basse altitudini e lontano dal sole ancora persista ai giorni nostri....sui conspicillati il mio istinto mi dice che sono un po' meno fertili dei coelestis.....ma certamente attendo una tua parola quando avrai tempo. Buona domenica, ancora grazie!)

  8. #28
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    Grazie Luca!
    Dalla tua risposta di ieri, mi sei sembrato entusiasta delle mie misure per i barrati, ma forse un po' meno entusiasta per i forpus? Forse temi che i pulli di forpus messi insieme in un gabbione si scannino, o temi che non mi si sviluppino bene nelle mie misure? Riguardo a quest'ultima cosa mi dirai, sulla prima il mio piano è restare sempre con una coppia soltanto per gabbione, anche di pulli, che separerei appunto per coppia prima della maturità sessuale.
    Assolutamente Enrico, le dimensioni dei tuoi alloggi risultano adattissime anche per tutti gli psittacidi appartenenti al genere Forpus.
    La distinzione che ho mantenuto tra forpus e barrati, solo per essere preciso e fiscale, riguardava per lo più la necessità di riparo e nascondigli, in quanto i forpus risultano forse più espansivi e attivi rispetto ai lineola, anche se la differenza tende a sfumarsi a seconda della specie.
    Tuttavia, ho visto coppie di coelestis che, alloggiate in volierette di dimensioni simili alle tue, trascorrevano gran parte della giornata barricate all'interno del nido, per il semplice fatto che l'alloggio, eccessivamente esposto a rumori e schiamazzi provocati da altri pappagalli, non garantiva un senso di protezione sufficiente da permettere ai suoi inquilini di sentirsi a proprio agio e manifestare naturalmente la propria indole vivace e giocosa.
    In simili condizioni, mi pare piuttosto inutile ricorrere a spazi sufficientemente dimensionati poiché, per le modalità con cui il volume a disposizione risultava sfruttato per il volo, sarebbe equivalente all'esercizio praticabile in una gabbietta da 60 cm; espongo tutto ciò per ribadire che, nell'allevamento dei cossidetti "pappagalli di foresta", la quantità di spazio usufruibile dagli esemplari non possiede alcun valore se non associata alla qualità dell'ambiente proposto.

    Similmente, 150 cm di volo orizzontare sono sufficienti per lo sviluppo dei novelli e, parallelamente, reputo sufficiente lo spazio disponibile per la sistemazione di 4-6 giovani esemplari, senza problemi di convivenza fino al raggiungimento della maturità sessuale. Per la medesima ragione che ti ho esposto riguardo ai bourke, resta preferibile ricorrere alla stabulazione comunitaria dei novelli fino al compimento della prima muta (o alla manifestazione dei primi segnali di attività ormonale) al fine di agevolare l'auto-apprendimento e la formazione psicologica dei soggetti.
    In seguito, prima del raggiungimento della maturità sessuale, potrai formare coppie singolarmente alloggiate con i soggetti che desideri mantenere, incentivando così l'affiatamento tra i futuri riproduttori.

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    (Sugli aurifrons, credo di lasciar stare, perchè, se hanno un comportamento simile a quello degli aymara, il grande Bertagnolio per questi ultimi raccomandava i due metri di lunghezza della voliera; e poi, il fatto che ho letto qui articoli di anni recenti, e mi sembra di aver capito che il problema osseo che hanno a basse altitudini e lontano dal sole ancora persista ai giorni nostri....sui conspicillati il mio istinto mi dice che sono un po' meno fertili dei coelestis.....ma certamente attendo una tua parola quando avrai tempo. Buona domenica, ancora grazie!)
    Gli aurifrons, nonostante la provenienza sud-americana, risultano diffusi tra gli elevati e ampi pendii delle alture andine, dove le condizioni di vita richiedono notevoli capacità di volo, nonché lo sviluppo di un metabolismo in grado di sopravvivere nelle estreme temperature che vengono raggiunte in quota.
    Per tale ragione, l'esigenza di spazio che manifestano in cattività risulta addirittura superiore rispetto ai "cugini" Aymara e, a parità di taglia, certamente più elevata in rapporto agli psittacidi di origine australiana, solitamente noti per le eccezionali prestazioni fisiche.

    Non mi pare che gli Psilopsiagon risultino adatti per le tue strutture d'allevamento, nonostante si trattino di specie estremamente interessanti sotto il profilo scientifico e ornitologico: sicuramente meritano un approfondimento specifico, che mi riserverò di scrivere in altra sede.
    Ad esempio, sarebbe importante divulgare l'indicazione secondo cui, per prevenire il problema di ratichismo riscontrabile negli aurifrons, dovuto principalmente alla difficoltà di fissare il calcio a causa della scarsa intensità di luce solare presente a basse altitudini, risulterebbe sufficiente integrare artificialmente la dieta dei soggetti con vitamina D3, eludendo quel processo di sintesi che richiederebbe una consistente irradiazione con raggi UV (comunque realizzabile in ambiente protetto attraverso l'utilizzo di lampade a spettro specifico)

    Per quanto riguarda i Forpus conspicillatus, cosi come i passerinus e gli xanthops, non ho nulla da ridire: risultano certamente più difficoltosi da riprodurre rispetto ai coelstis, ma altrettanto robusti e non eccessivamente esigenti in fatto di spazio.
    A mio avviso, potrebbero rappresentare una valida alternativa nel tuo piccolo aviario.
    Ultima modifica di Luca Marani; 23-01-18 a 10: 33
    Saluti,
    Luca Marani.



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  9. #29
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    Vi è quindi differenza tra le condizioni d'allevamento considerate sufficienti e quelle che, d'altra parte, sono reputate adeguate, ovvero nel rispetto delle caratteristiche etologiche della specie.
    Similmente, 150 cm di volo orizzontare sono sufficienti per lo sviluppo dei novelli e, parallelamente, reputo sufficiente lo spazio disponibile per la sistemazione di 4-6 giovani esemplari, senza problemi di convivenza fino al raggiungimento della maturità sessuale.
    Non mi sparare, ma allora per i pulli sono sufficienti o adeguate?

    Poi per un bel po' ti faccio rifiatare, ma Bertagnolio ha pubblicato solo due libri e un opuscolo di nomi? Potresti indicare, a me e a tutti, libri sull'allevamento delle specie più comuni e che reputi fondamentali?
    Un immenso grazie per la persona che sei

  10. #30
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    Quote Originariamente inviata da enrico lippolis Visualizza il messaggio
    Non mi sparare, ma allora per i pulli sono sufficienti o adeguate?

    Poi per un bel po' ti faccio rifiatare, ma Bertagnolio ha pubblicato solo due libri e un opuscolo di nomi? Potresti indicare, a me e a tutti, libri sull'allevamento delle specie più comuni e che reputi fondamentali?
    Un immenso grazie per la persona che sei
    Sono corrette. Non ti preoccupare.
    Talvolta mi è capitato di alloggiare, per strette esigenze di spazio, alcuni novelli in gabbioni dalle dimensioni di 120x60x80h, non rilevando la benché minima differenza nelle abilità motore e livello di sviluppo con i soggetti cresciuti in circa 2 m di estensione orizzontale.
    Tale divario, al contrario, risulterà oltremodo evidente se eseguiremo il medesimo esperimento con dei novelli di Neopsephotus bourkii o di Psilopsiagon aurifrons: un immediato esempio pratico per capire come variano le esigenze motorie da specie a specie.

    In letteratura ornitologica, tra i volumi più diffusi che trattano generalmente dell'allevamento e classificazione dei pappagalli, possiamo citare:
    In italiano
    - Pappagalli da gabbia e da voliera di Paolo Bertagnolio (il primo libro)
    - Pappagalli del mondo, di Renato Massa e Vincenzo Venuto
    - Allevamento ed etologia dei pappagalli di Pierluca Costa
    In lingua inglese:
    - Parrot breeding di Rosemary Low
    - Parrots and finches healthy nutrition
    - A century of parrots
    - Parrots of the world di Joseph M. Forshaw e William T. Cooper

    Per la letteratura riferita alle singole specie, dovrai indirizzarti sugli argomenti che maggiormente ti interessano: su forpus e barrati non conosco edizioni di grande rilevanza.
    Saluti,
    Luca Marani.



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