Chiariamo qui di seguito, le motivazioni per cui un uccello così tanto dichiarato in pericolo di estinzione non è stato tutelato e quindi incluso in nessuna appendice della C.I.T.E.S. (Convention for International Trade of Endangered Specie of Wild Fauna and Flora).

La Convenzione di Washington sul Commercio internazionale delle specie di flora e fauna minacciate di estinzione, è un accordo internazionale tra Stati ed ha lo scopo di proteggere piante ed animali a rischio di estinzione, regolando e monitorando il loro commercio, ovvero esportazione, riesportazione e importazione di animali vivi e morti, di piante, nonché di parti e derivati.
La Convenzione si basa su un sistema di permessi e certificati che possono essere rilasciati se sono soddisfatte determinate condizioni e che devono essere presentati agli uffici doganali abilitati ai controlli dei Paesi interessati allo scambio divenendo lo strumento legislativo più importante nella prevenzione dei reati concernenti la cattura di esemplari di origine selvatica (W) ma anche, e non solo, esemplari nati e allevati in cattività e piante riprodotte artificialmente.

Alla Convenzione - entrata in vigore nel 1975 - vi aderiscono attualmente 183 Membri (Parties), compresa l’Unione Europea che è diventata parte dall’8 luglio 2015. La CITES pertanto regola il commercio internazionale di circa 35.000 specie, di cui approssimativamente 30.000 sono piante, tutte riportate in 3 appendici secondo il grado di protezione che esse necessitano.

In relazione al Diamante di Gould, le regolamentazioni emanate dal continente australiano per la protezione e la salvaguardia di questa meraviglia della natura divennero estremamente efficaci già nel 1965, momento in cui ne venne tassativamente proibito il prelievo in natura e l’esportazione e dal 1982 che ne venne proibita anche la sola cattura dietro autorizzazione.

Atteso dunque che il governo australiano già dal 1965 (e quindi ancora prima dell’istituzione della C.I.T.E.S.) ne vietò tassativamente la cattura e la conseguente esportazione, non si è più avuta la necessità di proteggerlo inserendolo tra le specie tutelate dalla Convenzione; ecco la motivazione per cui non si ha più introduzione di sangue selvatico ormai da più di 50 anni, negli allevamenti di tutto il mondo.

La mancata esportazione negli altri paesi di nuovi animali selvatici ha contribuito ad incrementarne l’allevamento ed oggi si può tranquillamente affermare che questo esotico è uno tra i più allevati con successo nel mondo.