Con il termine “rapaci” si intendono gli uccelli predatori diurni e notturni, tra loro solo apparentemente simili poiché accomunati nell’aspetto da alcuni comuni caratteri distintivi.
La maggior parte di loro cattura prede vive, sul terreno, nell'acqua o in aria e sono carnivori; molte delle specie più grandi si nutrono anche di carogne e quindi svolgono il ruolo strategico di "spazzini" dell'ambiente. Tutti posseggono becchi adunchi e potenti per fare a pezzi le prede e hanno anche affilati e robusti artigli ai piedi che utilizzano per catturare, trattenere e uccidere le prede. Sono eccellenti volatori e le specie di maggiori dimensioni si osservano spesso volteggiare sfruttando le correnti termiche ascensionali, senza battere le ali.

I rapaci diurni, fra tutti gli uccelli, sono i predatori per eccellenza con grande abilità e grande velocità in volo; hanno un piumaggio criptico (tende a confondersi con l'ambiente che lo circonda, in modo da passare inosservato alla sua preda o al suo predatore) che consente loro di mimetizzarsi perfettamente nel loro ambiente ed hanno il senso della vista molto sviluppato, circa dieci volte più di quello dell'uomo. Possiedono forti e affilati artigli che permettono loro di catturare le prede e poter strappare la carne. A volte, le zampe sono ricoperte da piume per proteggerle dai climi più freddi.
Alcuni, come gli avvoltoi, hanno ilsenso dell'olfatto estremamente sviluppato, che consente loro di rilevare animali in decomposizione a diversi chilometri di distanza.

I rapaci notturni sono invece i veri “signori della notte”.
Hanno testa tondeggiante ed in grado di ruotarla di 270°, occhi molto grandi situati anteriormente, becco ad uncino corto e robusto, con cera alla base. Alle zampe hanno affilati artigli con 2 dita anteriori e 2 posteriori; piumaggio di colori poco vistosi e penne della faccia disposte in modo da formare un disco facciale intorno ai grandi occhi. Dietro il disco facciale si aprono i grandi padiglioni auricolari.
Nel buio completo delle notti nemmeno questi uccelli vedono bene ma in compenso hanno un udito finissimo e solitamente cacciano usando infallibilmente questo senso. Il volo è perfettamente silenzioso grazie alla conformazione delle penne che permettono loro di piombare sulla preda senza fare rumore.
Si alimentano generalmente di piccoli mammiferi, uccelli, piccoli rettili, anfibi ed insetti e nidificano in cavità naturali di alberi e rocce ove depongono da 1 a 12 uova bianche tondeggianti.

I “rapaci” possono essere individuati e riconosciuti in due grandi ordini: quello dei Falconiformes, che comprende tutti i rapaci diurni (i predatori per eccellenza e comprendono aquile, falchi, avvoltoi, nibbi, poiane e sparvieri) e quello degli Strigiformes, che comprende tutti i rapaci notturni (gufi, civette, allocchi e barbagianni).
In Italia sono presenti 2 famiglie di rapaci: la famiglia degli Accipitridi, composta da circa 220 specie, di cui 13 nidificanti in Italia (poiane, aquile e avvoltoi), e la famiglia dei Falconidi, composta da 60 specie di cui soltanto 10 coinvolgono l'Italia (Falco Pellegrino, Falco Pecchiaiolo, Falco della regina ecc.).

La loro conservazione è legata non solo alla persecuzione diretta da parte dell’uomo ma anche ai danni derivanti dalle perturbazioni ambientali, che presuppone oltre ad una riduzione dell’impatto del bracconaggio anche delle cause di mortalità accidentale (ad esempio urti contro elettrodotti), la tutela dei siti di nidificazione e il mantenimento di soddisfacenti livelli di produttività nelle catene alimentari di cui fanno parte.
La silvicoltura intensiva, l’utilizzo di pesticidi e fitofarmaci nell’agricoltura, il taglio non controllato dei boschi ed infine il bracconaggio sono tra le cause principali che contribuiscono alla scomparsa di molte di queste specie.

Qui di seguito, piccoli accenni ad alcune specie nidificanti in Italia considerate a rischio di estinzione.

Aquila del Bonelli
- (Hieraaetus fasciatus)

Un tempo distribuita in Italia con popolazioni stabili in Sardegna, Sicilia e in Calabria ha subito un drammatico calo a partire dalla metà degli anni ’60 portandola alla scomparsa da diversi sistemi montuosi.
L’habitat è rappresentato da strette gole, canyon in ambienti prevalentemente rocciosi con ampie pareti ben assolate, di natura generalmente calcarea, siti in prossimità della macchia mediterranea o zone ampie e aperte a pascolo, dove caccia sia da appostamento sia sorvolando i pendii.
Scarso nidificante nel Sud Europa, fa il nido tra le rocce, più raramente sugli alberi. Depone 2 uova (raro 1, rarissimo3) che sono incubate da entrambi i sessi per un periodo di 42-44 giorni. Si nutre di conigli selvatici, lepri, altri piccoli mammiferi, uccelli, lucertole e caccia piombando in picchiata o inseguendo le vittime lungo le pareti rocciose o tra la macchia.
Il suo nome comune è un omaggio all'ornitologo italiano Franco Andrea Bonelli.


Gipeto
- (Gypaetus barbatus)

Conosciuto anche come Avvoltoio barbuto o Avvoltoio degli agnelli, vive nelle zone montuose selvagge, ricche di ambienti rupestri e pareti rocciose. In Italia (Sardegna) estinto come nidificante dal 1965 circa, ora è oggetto di tentativi di reintroduzione basato sulla riproduzione in cattività e la successiva liberazione dei giovani nati. Oggi la specie frequenta ampie zone alpine degli Alti Tauri (Austria), Alta Savoia (Francia), Engadina (Svizzera), Stelvio e Alpi Marittime (Italia). Nidifica sulle rocce, nelle cavità e negli anfratti ben protetti. Depone un uovo (raro 2).
Il gipeto è solitario, ispeziona i versanti montani in volteggi passivi, cercando le carogne di cui si nutre. Predilige la carne di animali morti di recente e le grosse ossa (anche tartarughe), spesso lasciate cadere da grande altezza per spezzarle in pezzi abbastanza piccoli da poter essere ingoiati.


Nibbio reale -
(Milvus milvus)

Frequenta le aree con ampie zone a pascolo, coltivi, terreni a maggese alternati a boschi di medie dimensioni. Per la nidificazione predilige boschi maturi di preferenza vicino ai laghi, anche se localmente può nidificare su pareti rocciose.
Provetto volteggiatore e planatore, tiene le ali leggermente abbassate e angolate sul carpo e muove continuamente la coda.
Costruisce il nido sugli alberi, ma spesso sistema e utilizza un vecchio nido di un altro rapace o di un corvide. Depone 2/3 uova (raro 4, rarissimo 1/5), che sono prevalentemente o esclusivamente incubate dalla femmina per un periodo di 28/30 giorni. Le uova sono deposte a intervalli di 3 giorni e l'incubazione ha inizio con la deposizione del primo uovo. Il nibbio reale si nutre di piccoli mammiferi e uccelli, carogne, anfibi, pesci, insetti.
La popolazione nidificante in Italia è stimata in 300-400 coppie distribuite, soprattutto, in Basilicata, Abruzzo, Molise con presenze meno consistenti in Campania, Calabria, Puglia, Lazio, Sicilia e Sardegna.


Capovaccaio
- (Neophron percnopterus)

Conosciuto anche come Avvoltoio degli Egizi è presente solo in poche aree dell'Italia meridionale, dove le pochissime coppie sopravvissute nidificano in molti siti ormai irregolarmente. E’ il più piccolo e il più comune degli avvoltoi europei. A terra ha un aspetto scoordinato ma in volo ha un'aura dorata e una maestria non comune ad altri predatori. Si trova in diversi habitat dell'Europa meridionale, più spesso in zone montuose e quelli più visti in nel nostro continente, sono gli adulti poiché i giovani passano in Africa i primi anni di vita.
Nidifica a diverse altitudini (dalle zone quasi a livello del mare fino ai 3600 m nel Caucaso). Il suo nido è rozzo, costituito di pochi stecchi e ricoperto di rifiuti, si trova in cavità, nicchie di roccia, raramente sugli alberi. Nel nido depone 1/2 uova (raro 3) a intervalli di 3/4 giorni, che sono incubate da entrambi i sessi per un periodo di 42 giorni.
Si nutre di carogne, rifiuti, frutta marcia e anche di sterco. Raramente cattura prede vive, qualche lucertola o tartaruga; è nota la sua abitudine di utilizzare le pietre per spaccare le uova di struzzo.


Grifone -
(Gyps fulvus)

E' un grande e poderoso rapace che in volo si muove con lentezza. Frequenta zone montane e collinari, localmente anche coste marine, con presenza di vaste zone aperte, pascoli, praterie primarie e secondarie, importanti pareti rocciose, utilizzate per la nidificazione e/o come posatoi diurni e notturni. Fondamentale è la presenza di ricche popolazioni di ungulati selvatici e/o bestiame domestico al pascolo brado.
In Italia era praticamente estinto ad eccezione di alcune zone della Sardegna nord-occidentale. E' stato reintrodotto sulle Prealpi friulane e nell’Appennino centrale, in Abruzzo, in Calabria e in Sicilia con successo con una popolazione attualmente stimata in circa 20-30 coppie.
Gli adulti raggiungono il territorio di nidificazione in gennaio, periodo dell'accoppiamento, in febbraio o marzo costruiscono il nido, nell'anfrattuosità di una roccia, su cenge rocciose o dirupi, nelle località più aperte, pietrose e aride. Utilizza per la costruzione dei rami che spezza col robustissimo becco. Depone un solo uovo, generalmente bianco con eventuali macchie rosso scuro. L'incubazione è fatta da entrambi i sessi, a turno e dura 48/54 giorni.
Si nutre di carogne di grossi mammiferi, di cui prima dilania le interiora, poi la carne ed infine la pelle. Spesso s'ingozza talmente da non riuscire ad alzarsi in volo e rimane sul luogo dell'abbuffata per diverse ore a digerire ed a riposarsi. In caso di pericolo vomita il cibo per potersi alzare in volo.


Biancone -
(Circaetus gallicus)

Nidifica sugli alberi sempreverdi e solo occasionalmente su roccia ma sempre in zone aperte.
Predilige pascoli, praterie incolti con rada vegetazione, boschi sparsi lungo pendii scoscesi.
La popolazione italiana appare stabile ed è stimata in 350-400 coppie, localizzate nelle Prealpi centro-orientali, Alpi piemontesi, Occidentali e Marittime, Appennino, in particolare nella Maremma tosco-laziale, nel Molise, Gargano, Cilento, Basilicata e Calabria.
Effettua una sola covata composta da un solo uovo che è incubato generalmente dalla femmina, per un periodo di 47 giorni circa.
Il biancone ha una dieta molto peculiare; si nutre infatti quasi esclusivamente di rettili, con predominanza di ofidi e in misura marginale di lucertole, perciò dipende strettamente dalla loro presenza. Tali uccelli, veri e propri "sterminatori di serpenti", circondano la loro vittima sbattendo le ali, così da disorientare il rettile.
Talvolta si nutre anche di vipere e di altri serpenti velenosi.


Lanario Falco -
(Falco Biarmicus)

E' un rapace principalmente africano, adattato a pianure e deserti. Cinque razze; quella europea (feldeggii) è in declino.
L’habitat preferenziale della specie è rappresentato da ambienti aperti tendenzialmente lerici, in aree montane o collinari con presenza di pareti rocciose; nella porzione mediterranea dell’areale frequenta anche ambienti con estesa copertura boschiva.
Il nido è posto di solito nella cavità di una parete rocciosa o nel vecchio nido di altri uccelli (corvo imperiale, aquile, ecc.). Nessun materiale è aggiunto dalla coppia e l'unica covata annuale di 3/4 uova (raro 5) è deposta sulla roccia nuda.
Si nutre soprattutto di uccelli, piccoli mammiferi, rettili e insetti. La preda è catturata sia in volo (con la stessa tecnica dei pellegrino), sia sul terreno con una rapida picchiata. Nella parata nuziale il maschio compie delle picchiate sulla femmina che, in volo, può voltarsi sul dorso e presentare gli artigli al partner.
E’ presente in Italia con una popolazione stimata in 140-170 coppie nidificanti tra l’Appennino emiliano, l’Italia centro-settentrionale, l’Italia centro-meridionale, l’Italia meridionale e la Sicilia.


Gufo reale
- (Bubo bubo)



Per secoli cacciato, ma anche temuto e venerato, è il più grande rapace notturno d’Europa. Ha delle forme massicce con ali arrotondate, coda corta e grande capo; gli occhi frontali con iride giallo-arancio sono sormontati da lunghi ciuffi di penne erettili.
In Italia è presente più o meno intensamente tranne che in Sardegna e in Sicilia; la sua popolazione totale è stimata stabile fra i 500 e i 680 esemplari (250 - 340 coppie nidificanti).
Frequenta habitat molto diversi, sebbene il principale habitat di nidificazione in Italia sia rappresentato dalle pareti rocciose. Nidifica a diverse altitudini, costruendo il nido normalmente sulle rocce, ma anche raramente sul suolo o su di un albero (usa anche casette "bidoni" nido). Effettua una sola covata, costituita da 2/3 uova, che sono deposte a intervalli di 2, 4 giorni.
Abilissimo predatore, il Gufo reale è in grado di sollevare e stritolare con la sola forza delle zampe prede anche di notevoli dimensioni. Caccia, preferibilmente all'alba e al tramonto piccoli mammiferi (topi, conigli) uccelli come corvidi, gabbiani, anatre (anche grandi quanto un gallo cedrone) nonché serpenti, lucertole, rane, pesci e grossi insetti.
Per secoli cacciato, negli ultimi decenni è stato oggetto di diverse misure di protezione, riuscendo così ad evitare la sua completa estinzione.


Il falco della Regina - (Falco eleonorae)

Il suo nome deriva da una principessa medioevale che legiferò sulla protezione dei rapaci sardi. Vive sulle isole rocciose del Mediterraneo e alle Canarie. E' soprattutto un migratore, sverna in Madagascar anche se alcuni individui trascorrono l'inverno nel Mediterraneo orientale.
Indipendentemente da età e sesso si presenta in due diverse colorazioni del piumaggio: la "forma scura", più rara, mentre la "forma chiara", è stata osservata in oltre il 70% dei casi.
E' un rapace velocissimo e agile che cattura uccellini e insetti in volo ma al di fuori del periodo riproduttivo ha una dieta prevalentemente insettivora; dopo la schiusa delle uova e sino allo svezzamento dei nidiacei, gli adulti cambiano completamente abitudini alimentari e si cibano quasi esclusivamente di altri uccelli, in particolare dei piccoli passeriformi migratori.
In Italia esistono delle colonie abbastanza numerose in Sardegna, in particolare sull’Isola di San Pietro e nel golfo Orosei e in Sicilia, in particolare a Lampedusa e nelle Isole Eolie.
Alla fine dell'autunno compie una lunga migrazione transahariana, seguendo prevalentemente rotte costiere attraverso il canale di Suez, il Mar Rosso e il Corno d’Africa per giungere fino al Madagascar ed alle isole Mascarene dove solitamente sverna.