Tutti gli organismi viventi necessitano di uno scambio di materie ed energia con l’ambiente: nell’ambito della fondamentale funzione biologica della nutrizione, essi si alimentano, assumono i principi nutritivi necessari alle proprie funzioni vitali ed espellono i rifiuti. L’alimentazione, quindi, indispensabile alla sopravvivenza degli esseri viventi, viene stimolata e diretta da forti ed incontenibili funzioni come la fame e la sete, che sono istinti primari ad alto valore di sopravvivenza, come osservò Konrad Lorenz. Gli uccelli, per quanto attiene all’alimentazione, presentano una grande varietà di adattamenti all’ambiente. Ciascuna delle 8.600 specie che compongono la Classe degli uccelli si è adattata ad una gamma specifica di alimenti. Anche le specie strettamente affini adottano regimi alimentari differenti, hanno nicchie trofiche separate per ridurre la competizione interspecifica. La letteratura, in questa materia, è molto carente e caratterizzata da aspetti e valori approssimativi e poco affidabili. Non esiste, nel nostro Paese, un trattato coordinato e funzionale che riunisca le nozioni fondamentali scientifiche alla pratica dell’alimentazione. Nonostante ciò, nel suo lento procedere, aveva raggiunto livelli discreti che, con gli accorgimenti del caso, permettevano di soddisfare le esigenze degli uccelli. Dopo l’entrata in vigore della cosiddetta “legge della mucca pazza”, i mangimi degli uccelli sono stati sconvolti a causa della sostituzione di gran parte delle proteine animali con quelle vegetali, sconcertante improprietà biologica incompatibile con la natura degli uccelli. All’inizio degli anni 90, spinto dalle nominate difficoltà nutrizionali, ho collaborato nella preparazione di un mangime specifico per l’imbecco dei nidiacei con una ditta, che, diretta da un esperto nutrizionista, nel giro di una settimana, realizzò un alimento ottimo sotto ogni punto di vista. Ho operato con detto mangimificio per diversi anni, sino a quando sono stati prodotti dei mangimi bilanciati, idonei a soddisfare le esigenze delle principali fasi fisiologiche degli onnivori e dei frugivori. I risultati, sorprendenti, mi appassionarono e mi fecero comprendere quanto fosse utile, per la qualità degli alimenti, collaborare con i produttori. Seppure con notevoli difficoltà, ho avuto l’opportunità di operare per diversi anni con altre tre aziende, sino quando compresi che l’emergenza mangimi era del tutto superata e che nessun mangimificio gradiva produrre un alimento per uccelli insettivori, considerato di difficile realizzazione ed assai poco rimunerativo. In tempi successivi, ho ricevuto insistenti segnalazioni riguardanti la mancanza di un alimento bilanciato e adatto alla alimentazione degli uccelli prettamente insettivori. Ho sempre attribuito grande importanza alle nominate richieste ma, allora, non avevo le conoscenze adeguate a dare una risposta esaustiva alle legittime aspettative. Appassionato anche di uccelli insettivori, ricordo fin troppo bene il tempo e l’impegno dedicati ad allevare le tarme della farina e l’obbligo costante di somministrare prede vive per integrare il mangime per onnivori, unico alimento disponibile. In seguito, leggendo, ho appreso che è scientificamente acclarato da esperti entomologi ed ornitologi come il Roeser e il Bergier che gran parte degli insetti siano composti da valori proteici superiori a quelli dei grassi e dei carboidrati, quasi nulli. Per questi motivi, si concluse che gli uccelli insettivori trasformano biologicamente parte delle proteine in carboidrati e, allo stato di naturale libertà, assumono, in modiche quantità, essenze ricche di glucidi per soddisfare i fabbisogni nutritivi. Quest’ultima ipotesi viene avvalorata dalla cosiddetta legge di Scott secondo la quale esiste una stretta relazione tra la quantità giornaliera di cibo e l’energia metabolizzabile. In relazione a quanto esposto, mi sono impegnato nel preparare una proposta innovativa volta a soddisfare le peculiari esigenze degli uccelli insettivori per metterla a disposizione di tutti coloro che fossero interessati ad utilizzarla in tutto o in parte. Voglio sperare che l’innovazione, attuata alla luce di deduzioni di carattere scientifico, dia esiti soddisfacenti. Auspico che gli amatori, in futuro, offrano le prede vive per diletto e non per necessità e che gli uccelli possano esprimere, nella misura più elevata, le potenzialità canore del loro patrimonio genetico. La soluzione è composta da tre prospetti: il primo non prevede l’impiego della farina di carne perché molti produttori, per la citata legge, non possono utilizzare detto componente, il secondo la include ed il terzo riporta l’integrazione vitaminica e minerale. La materia, vasta e complessa e la conclusione di eminenti studiosi in ordine alla trasformazione delle proteine in carboidrati potrebbero promuovere numerose ed animate discussioni, eccezionale opportunità per migliorare l’innovazione in argomento e favorirne l’utilizzo da parte di capannisti, allevatori e produttori.

Allegati n. 3 prospetti Nicolino Jogna Prat
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