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Discussione: Acqua passata e foglie al vento (A.Capecchi)

  1. #1
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    Acqua passata e foglie al vento (A.Capecchi)

    Acqua passata e foglie al vento.
    Alamanno Capecchi

    25 ottobre 2008.

    Nella tarda mattinata sono sceso in giardino e mi sono seduto al sole. Ho con me: “Acqua passata e foglie al vento”, un libro di Renato Fucini, un vecchio libro di ricordi dell’autore, edito a cura del nipote nel 1935. Ho intenzione di rileggerlo ma il richiamo vicinissimo del Picchio verde mi distrae. La giornata è bellissima, nel cielo di un azzurro intenso non si vedono nubi. Un Codirosso spazzacamino , “ piovuto” all’improvviso dal cornicione di una casa vicina, si mette a becchettare tra l’erba incurante della mia presenza, ma un attimo dopo fugge inseguito da un Pettirosso, sbucato chi sa da dove.



    In lontananza risuona il richiamo dei merli ed il gracchiare aspro della gazza.




    L’aria calda è appena mossa da un leggero soffio di vento.

    Sembra primavera, ma una primavera triste con gli alberi ormai semispogli e la fitta coltre di foglie ingiallite che ricopre il terreno. Ho di fronte la mia più grande voliera vuota.
    Poso sulle ginocchia il libro … “Acqua passata e foglie al vento” Le “foglie” sono reali e le sento a tratti frusciare ai miei piedi, “l’acqua passata” sono i miei ricordi.
    Nel corso degli anni la voliera ha ospitato centinaia e centinaia di specie americane africane ed asiatiche: specie a volte rare o rarissime in cattività. Chiudo gli occhi ed è come se si aprisse una finestra sul passato.
    Vedo due Uragus sibiricus che dopo una leggera pioggia approfittano per fare il bagno, ma lo fanno in modo strano scivolando come serpenti sulle foglie bagnate, poi si danno una scrollatina e vanno a riassettarsi le penne e le piume al sole.



    Vedo una simpaticissima Alcippe brunnea , (Fulvetta di Gould), piccolo uccellino presente anche i Cina, che appena siedo in un angolo della voliera mi vola in testa ed inizia a rovistare meticolosamente tra i capelli.



    Per lei sono, senza ombra di dubbio, un grosso mammifero peloso pieno di parassiti, se muovo un braccio, o meglio se “scodinzolo” si allontana di poco per ritornare un minuto dopo all’opera.

    Vedo tante specie di Bulbul, in particolare i Pycnonotus jocosus Bulbul dalle guance rosse, allevati e riprodotti per alcuni anni in voliera con successo.


    La prima esperienza riproduttiva con questa specie fu causa di un divertente equivoco. Vorrei descriverlo riportando alla lettera alcune noterelle dagli appunti ma dovrei rientrare in casa. La giornata è troppo bella. I ricordi in certi momenti immalinconiscono.


    Preferisco rimanere in giardino, scrivere queste parole su un pezzo di carta, chiudere “la finestra sul passato” e pensare ad altro.
    Domani al computer le copierò in word e aggiungerò gli appunti.

    --------------------------------------------------------------------------


    26 ottobre 2008

    Appunti dal taccuino delle osservazioni
    Anno 1990.
    Dal 16 marzo al 5 aprile.
    Dal 16 marzo i Garrulax galbanus simaoensis hanno occupato un porta nido di filo di ferro per Canarini, collocato a circa un metro e trentacinque centimetri dal piano terra all'interno di un fitto cespuglio, e tentano di costruirvi il nido utilizzando fibre vegetali di un vecchio materasso.



    Un Garrulax costruisce, l'altro assiste posato sul bordo del nido, o vicinissimo ad esso, ed ogni tanto becchetta le piume del dorso e della testa del compagno.
    5 aprile. I due Garrulax continuano ad occuparsi del nido sostandovi frequentemente. Non ho ancora ben capito se è uno solo a costruire il nido o se si alternano perché la scena è sempre identica: uno lavora ed uno con¬trolla vicinissimo.

    Dal 5 aprile al 2 giugno
    9 aprile ore 11. Prima deposizione: è .un uovo marrone chiaro punteggiato da fitte macchioline color bruno.
    10 aprile. Le uova sono due.
    11 aprile. Le uova sono tre ma i Garrulax, che durante la costruzione del nido erano docilissimi e per niente timorosi, sembrano averlo abban¬donato dopo la deposizione del primo uovo e stranamente ne preparano un altro in un secondo porta nido da Canarini, nascosto tra i rami di un cespuglio vicino.
    15 aprile. Visto che le uova, sempre apparentemente abbandonate , sono diventate due le trasferisco nel nuovo nido occupato dai Garruli, ma il giorno dopo le trovo forate.
    Ancora pochi giorni e nel primo nido, che era stato costruito dai Garruli, riappare un uovo seguito quotidianamente da altre due.



    I Garruli, intanto, continuano a lavorare nel secondo nido.

    Non senza meraviglia, dopo 13 giorni, noto in questo nido "abbandonato" due uova ed un pullo. Incuriosito, . per cercare di risolvere il “mistero”, mi apposto, nascosto dietro una vicina rete completamente ricoperta di edera, pratico tra le foglie un minuscolo spioncino e attendo pazientemente.
    Ed ecco, con grande circospezione un Bulbul orfeo si avvicina al nido, si ferma per alcuni secondi e guarda attentamente intorno, poi, rassicurato, entra nel nido e vi si accovaccia con delicatezza, coprendo il piccolo e le uova.
    Mistero risolto!
    Era semplicemente avvenuto questo: i Garruli avevano fatto il nido ed i Bulbus vi avevano deposte le uova. Sospettosissimi si allontanavano non appena sentivano qualcuno avvicinarsi, senza lasciare la possibilità di vederli fuggire, cosicché il nido sembrava abbandonato dai pacifici Garruli.

    P.S. In una gentile e-mail l’amico Luca Anniballi mi invita a scrivere un nuovo articolo e scherzosamente aggiunge “…magari me lo dedichi ahahah…” ed io carissimo Luca ti dedico questo articoluccio uccio uccio.

    Come si dice: “Basta il pensiero”
    Tanti anni fa, quando era piccolo, mio nipote Paolo mi portava in regalo fiorellini selvatici di nessun conto, colti nei prati.

    Li gradivo:”Basta il pensiero” Una diecina di giorni fa venne a trovarmi ma non era solo, era in compagnia della figlia e del nipote. Nonno Paolo prese per mano il bambino e gli parlò a bassa voce. Dopo poco il trisnipotino, piccolo angelo biondo dai grandi occhi azzurri, arrivò sgambettante: aveva in mano una foglia caduta da poco, me la porse e… regalo per te! Lo abbracciai commosso.

    Come si dice: Basta il pensiero.

    A.Capecchi

  2. #2

    Che meraviglia questo racconto, prezioso connubio di esperienze interessantissime e pura poesia. Non ho parole.
    So solo che domattina, guardando il balletto rituale tra pettirosso e codirosso spazzacamino, e quando sentirò il gracchiare sarcastico della gazza, un gran senso di gioia e di malinconia insieme mi arricchira la giornata
    Marco Peluso

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  3. #3
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    Grazie Dott. Alamanno Capecchi per questo suo ulteriore scritto(magnifico).
    I suoi,più che scritti o racconti,sono dei veri e propri scrigni,pieni di sogni e di "dura" realtà.
    Io la ringrazio sentitamente per tutte l'emozioni che mi trasmette.[[//]*[[//]*

    Cordiali saluti.
    Pierluigi.
    LA LIBERTA' DI FARE QUELLO CHE DICE IL CUORE,SENZA IMPEDIMENTI O COSTRIZIONI E' UNA DELLE PRIORITA' DELLA VITA.


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  4. #4
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    Questi racconti catturano l'attenzione, e sono divorati con avidità da chi si appresta a leggerli, grazie Alemanno.
    Mi ha fatto affiorare alla mente il bull bull dalle orecchie rosse, circa 20 anni fà ne ho avuta una coppia che si è riprodotta più volte, il nido me lo costruivano dentro cassette semi aperte di circax15 x 15 x 20 di altezza, come materiale usavano solo fibre di cocco, le uova di solito 3-4 sono di un bel rossiccio macchiettate di bruno, i pulli erano voracissimi e la loro crescita molto rapida, dopo circa una settimana dall'involo erano in grado di nutrirsi da soli.
    Splendido animale,il maschio si distingue per le dimensiono leggermente maggiori ed il bianco del petto più candido, anche le orecchie sono più marcate di rosso, come il sottocoda canta frequentemente, nell'insieme ricordano il comportamento delle nostre cince, dal carattere fiero e giocherellone, anche molto rustico e in grado di nutrirsi sia di semi che insetti.
    Il bull bull moro ha le stesse abitudini, solo maggiormente aggressivo sia in fase riproduttiva e non, anche il canto è molto forte, specialmente nelle mattine di primavera.

  5. #5
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    Condivido pienamente il giudizio di Casagrande sul Pycnonotus jocosus. In passato ebbi la possibilità di ospitare in voliera, contemporaneamente, alcune sottospecie ( R. Howard, A. Moore, 1991 ne riportano nove) e tutte si riprodussero Tra le altre cose notai che il colore delle uova era un po' diverso. Difficile, in quel bailamme di uccelli allo stato " brado", stabilire a quale sottospecie appartenessero.
    Alamanno Capecchi


  6. #6
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    Alamanno, sono le 8,14 del 3 novembre 2008 e in questa giornata grigia e triste ha aperto uno squarcio con il tuo racconto che non posso che definire "poesia".
    Grazie per le emozioni di cui ci fai dono.
    P.S. Ho gli occhi lucidi per l'emozione del ricordo.

    Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere!
    R.N.A. SV527

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  7. #7
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    poesie d'autore....

    Queste meravigliose poesie, ricche di intense sensazioni, fanno vivere dei momenti speciali, distaccando mente e corpo dalla realtà e dai momenti negativi che ci circondano, regalandoci "armonia". Chiudendo gli occhi si riescono a carpire i profumi che si annicchiano in queste meravigliose righe di poesia e musica....
    Alla fine del racconto, ritornando alla "realtà", un senso di benessere e tranquillità avvolge la stanza dove ci troviamo....
    Grazie Alamanno per averci fatto un altro grande regalo, che solo GRANDI PERSONE come te possono fare.
    Grazie per la dedica.$]]^$]]^$]]^$]]^
    Sono fiero di avere un amico come te.
    Un fortissimo(ma molto forte) abbraccio...
    Non importa cosa facciamo....
    è come lo facciamo che realmente conta.
    _______________________________________________
    GIANLUCA ANNIBALLI F.E.O.r.a.e 0009 - A.O.E r.n.a SV 370

  8. #8
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    Grazie a tutti, ancora una volta, per vostri affettuosi apprezzamenti. Quando inviai a Marco Cotti i primi pezzi ero convinto che mi sarebbero piovute addosso aspre critiche. ,Scrivere articoli in lingua parlata e "pisanata" (vernacolo pisano), come ho fatto io, si corre il rischio che qualcuno arricci il naso e pensi: "Questo è uno che scrive cuore con la lettera q !" I miei "pezzulli, come li ho sempre chiamati, non hanno pretese, sono soltanto quattro chiacchiere, alla buona, tra un vecchio ornitofilo e un gruppo di amici, senza offesa per la grammatica italiana e i numerosi vocabolari-dizionari (Rigutini, Melzi, Palazzi, Zingarelli, Sabatini Coletti,...) che ho in biblioteca.
    Alamanno Capecchi


  9. #9
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    Complimenti anche per questo articolo Prof Alamanno,mentre leggevo le splendide prime righe,ho socchiuso gli occhi e per un attimo mi è sembrato di essere seduto li con lei tra picchi e codirossi. $]]^

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