Giorgio Palagini

IL FAGIANO ARGENTATO

L'Argentato è un fagiano di poche pretese, gode ottima salute ed è refrattario alle malattie che possono colpire altre.specie affini.



Si adatta benissimo al nostro clima mediterraneo e non teme affatto il freddo. Da evitare, come per tutti i fagiani, la esposizione eccessiva ai raggi solari, alle correnti d'aria e l'umidità del terreno anche se, in presenza di tali agenti atmosferici ed ambientali, resiste più di altre specie. Grazie alla sua rusticità non crea particolari problemi d'allevamento, perciò lo consiglio al novizio che voglia cimentarsi nell'allevamento di fagiani esotici con l'unica importante avvertenza: è estremamente litigioso, battagliero ed esclusivista!



Allevarlo in voliera assieme ad altre specie sarebbe un grave errore; nel prosieguo del tempo solo lui rimarrebbe vivo.

Per poter tentare una certa qual convivenza bisogna disporre di voliere spaziosissime e -di soggetti eccezionalmente remissivi, di contro quando è accoppiato con la propria compagna gli.è sufficiente una voliera di un paio di metri quadrati.

Il carattere d'attaccabrighe inizia dal terzo-quarto mese di vita.

I maschi, pur della stessa covata, se non godono di ambienti spaziosi accennano a beccarsi spennandosi sul dorso e sul petto. Se sulle parti nude compare un po' di sangue per lo sfortunato fagiano non c'è scampo: la vista del sangue eccita i rivali che lo beccano con accanimento fino a farlo piegare sulle zampe dalla debolezza e morire.
Inizialmente il colpevole è uno solo, ma i complici possono essere numerosi. Occorre individuarlo con prontezza e toglierlo di voliera affinché questo malo esempio, per imitazione, non si propaghi. A nulla varrebbe isolare il più debole perché il più forte continuerebbe a sfogarsi contro i rimanenti. Il maschio prepotente lo si riconosce facilmente perché è quello che conserva piumaggio intatto e portamento altero.



Alcuni allevatori sostengono che la plumofagia sia causata da carenze alimentari.
Ritengo invece che l'alimentazione possa essere una concausa, ma non la più importante. Infatti ho provato a somministrare ogni ben di Dio correggendo le razioni con più o meno valore proteico e vitaminico, ma il fenomeno si è ripetuto.
A maggior ragione, se questa forma di pica dipendesse da deficienze di vitto produrrebbe, come conseguenza estrema, il cannibalismo.


I miei Argentati, distratti da una somministrazione di cibo sempre variegata, non hanno contratto questo viziaccio. Cannibalismo che è invece latente nei fagiani di Mongolia, tenebrosi e venerati che, per natura, sono più voraci ed insaziabili.
Questi ultimi divorano a beccate i morti iniziando con l'asportazione dell'intestino attraverso la cloaca.
Nei miei Argentati escludo che la plumofagia sia dovuta ad infestazione di parassiti quali gli acari che causando un prurito cutaneo incitano il fagiano allo spennamento. Le voliere non sono mai state attaccate dai parassiti, ma quand'anche lo fossero, perché dovrebbe accadere' questo fenomeno dello spennamento solo negli Argentati?



Sono propenso a ritenere che la plumofagia sia dovuta principalmente al sovraffollamento della voliera (quando ho tenuto soltanto due o tre fagiani cono cresciutii ben impiumati) e ad un fattore caratteriale innato (difesa estrema del proprio territorio) associato talvolta all'ozio dovuto ad inattività. Penso quindi si tratti più di una mania che di una vera e propria malattia. Se così non fosse sarebbe inspiegabile il comportamento masochistico o di morbosa voluttà di chi subisce le beccate.
Infatti verso sera quando i fagiani si sistemano sul posatoio per trascorrere la nottec si ripresenta il "pestaggio" a suon di beccate al vicino senza che questi accenni minimamente ad allontanarsi da una posizione che chiunque giudicherebbe quantomeno scomoda.



A tal fine corredo la voliera di alcuni posatoi distanti l'uno dall'altro in modo che possano meglio dislocarsi.
Altro utile accorgimento è di tenere l'Argentato lontano da altre voliere. Infatti la presenza di un vicino così "entrante" qual'è l'Argentato, finirebbe per intimorire ed innervosire esemplari di razze più pregiate ed abbisognevoli di maggiori cure.

Esso considera ogni altro fagiano un rivale. Per scacciarlo fischia e lo insegue con ossessione lungo i bordi della voliera. Se si dispone di uccelliere attigue è necessario separarle con uno strato di plastica alta da terra una settantina di centimetri per impedire la reciproca vista e dividerle con rete a maglie fitte per evitare che i fagiani si becchino dal posatoio.

Suo nemico particolare è lo Swinhoe, fisiologicamente affine.

Nel suo territorio tollera soltanto uccelli di piccola taglia che si involano rapidamente. Predilige le tortore. Queste stanno all'Argentato come la capretto al cavallo.



Ho osservato il fagiano spollinarsi con il bagno di sabbia e tollerare compiaciuto la tortora sul dorso. Se custodito in ambiente idoneo, sentendosi a suo agio è un fagiano di tutta confidenza. E' domestico e non teme l'intrusione dell'allevatore in voliera.
Si comporta come un pollo, ma non da pollo. Dietro la domesticità nasconde il carattere puntiglioso e fiero anche nei confronti dell'allevatore stesso che tenta di aggredire, specie nel periodo degli amori. L'atteggiamento aggressivo può persistere ed aumentare col tempo. Sovente l'Argentato alla vista delle persone si immobilizza tenendo gli occhi fissi per alcuni secondi in senso interrogativo; questo atteggiamento talvolta è il preludio del tentativo d'attacco.
Una certa attenzione deve porre l'allevatore agli speroni che sono forti e taglienti. Si può comunque riacquistare la sua amicizia offrendogli un po' d'insalata e radicchio che accetta con sommesso gorgoglìo di attesa-richiesta.




La femmina è sempre docilissima ed è la prima ad accorrere. Con essa convive tranquillamente pur non risparmiandole qualche beccata quando non accondiscende ad essere coperta. Una sola femmina è sufficiente, anzi consigliabile per avere un'alta percentuale di uova gallate. Depone fin dal primo anno di vita, ma poche uova ed irregolarmente. E' prolifica invece dal secondo anno fino a superare la trentina di uova.



A Pisa inizia a deporre verso il venti-venticinque di marzo terminando a metà giugno circa. Non ho mai riscontrato nell'Argentato il vizio di beccare le uova. Deposto il primo in una buchetta del terreno di solito trascorrono quattro o cinque giorni per il secondo, ma in prosieguo depone a giorni alterni nel tardo pomeriggio diradando nell'ultimo mese.



Nel 1982 da una femmina di tre anni ho raccolto trentasei uova di cui ben trentadue gallate. La femmina però s'indebolì tanto da doverle somministrare una miscela ancora più ricca di proteine. Le uova sono grandi quanto quelle di una gallina e di colore rossiccio mattone punzecchiate leggermente di bianco. L'incubazione affidata alle bantams dura venticinque giorni. I pulii nascono bene e crescono senza problemi, sia se affidati alla chioccia, sia sotto la lampada a raggi infrarossi.



Il maschio in amore fa notare tutto il suo fascino: allarga le candide ali vibrandole con leggiadria a mo' di ventaglio (segno iniziale della fregola), le caruncole si allargano e si tingono di un rosso acceso, le piume del groppone si scompongono mentre le penne della coda tendono a sventagliarsi. Con andamento irrigidito e trasversale accerchia la femmina.



L'alimentazione è varia, si nutre di molte granaglie ed accetta un po' di tutto con appetito e gola. Se ben tenuto può vivere in voliera fino a vent'anni!