Il nuovo editoriale dal titolo ""PASSIONE ARRICCIATI "" - a disposizione gratuita dei nostri soci e simpatizzanti, nell'apposita sezione Editoriali dell’A.O.E.
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Discussione: L’Amaranto Lagonosticta senegala (Linneaus 1766)

  1. #1
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    L’Amaranto Lagonosticta senegala (Linneaus 1766)

    Il Genere Lagonosticta comprende,
    secondo l'attuale indirizzo tassonomico, otto Specie, delle quali sette politipiche :
    L. rara, L.rufopicta, L. nitidula, L. senegala, L. rubricata, L. rhodopareia, L. larvata e una monotipica: L.landanae; tutte presenti a Sud del Sahara.
    Fra queste la L. senegala, nota come Amaranto comune, è certamente la più conosciuta e la più diffusa in Italia, anche se in questi ultimi anni mi sembra sia divenuta meno frequente nei negozi specializzati e nelle Sagre degli Uccelli.



    maschio

    CARATTERI DISTINTIVI

    Maschio: testa, gola, collo, petto, parte alta del ventre e groppone rosso-amaranto molto
    intenso; dorso, bordature delle remiganti e delle timoniere bruno-rosato; becco rossastro; tarsi e piedi bruni; anello palpebrale giallo, più netto e appariscente all'epoca degli amori; irregolare e scarsa punteggiatura bianca sui fianchi e, non sempre visibile sul petto.
    Femmina: bruna, eccetto la fronte, una piccola zona sotto gli occhi e il groppone, che sono rossocremisi opaco. Punteggiatura dei fianchi più numerosa e distinta. Becco, tarsi e piedi come nel maschio.



    femmina

    SOTTOSPECIE E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA

    Per il vastissimo territorio nel quale vive (due terzi del continente africano) la L. senegala è tra le
    Specie del Genere quella che ha il maggior numero di Sottospecie: esattamente nove. Secondo Howard
    e Moore (1980) la loro distribuzione è la seguente:
    Lagonosticta senegala senegala - Dal Senegal fino alla Nigeria.
    L.s. guineensis - Costa della Guinea e Sierra Leone.
    L.s. rhodopsis - Ciad fino al Sud-Ovest del Sudan.
    L.s. brumeiceps - Etiopia.
    L.s. somaliensis - Somalia, Kenya, Tanzania.
    L.s. kikuyuensis - Kenya, Tanzania (Nord).
    L.s. ruberrima - Uganda, Zaire S.E., Zambia, Tanzania (Ovest).
    L.s. rendalli - Zaire S.E., Tanzania Sud, Sud - Africa.
    L.s. pallidicrissa - Angola (Sud), Namibia (Nord).
    Come nella maggior parte delle Specie politipiche non è facile distinguere una Sottospecie dalle altre, perché, eccetto poche eccezioni, le differenze cromatiche e somatiche sono minime, se confrontate con quelle della Sottospecie tipica. In qualche caso è preferibile esaminare le femmine,
    come per la L.s. somaliensis, dato che esse presentano una livrea più scura e di colore marrone-terra.
    Esempi con differenze cromatiche evidenti: i maschi della L.s. rhodopsis, rispetto la forma tipica, appaiono, a prima vista, di colore marrone-sabbia poco appariscente, mentre nella L.s. ruberrima, sono di un bel rosso-porpora scuro che diviene più chiaro, a volte rosa, nelle parti inferiori.
    Da notare che età e differenze individuali possono rendere difficile l'identificazione.

    HABITAT E COMPORTAMENTO IN NATURA

    Vive nelle steppe e nelle savane povere di alberi, nei boschetti di acacie, ma anche nei villaggi e nei giardini degli agglomerati urbani; si nutre prevalentemente di semi di erbe prative e di insetti.
    Studiosi degni di fede del passato come Hartmann, Heuglin, Brehm e più recenti: Etchecopar, Hue, Prozesky, che hanno avuto l'opportunità di osservarne i costumi in natura, concordano nel ritenerlo un uccelletto caro e domestico in sommo grado che, contrariamente alla maggior parte degli
    Astrildidi non teme la vicinanza dell'uomo.
    Bannerman a tal proposito scrive: «Fa visita alle botteghe per mangiare di nascosto il riso offerto in vendita, entra nelle case per nidificare sui travicelli del tetto e canta perfino i suoi motivetti, costituiti da poche note, stando a pochi passi di distanza dalle persone, senza dimostrare il minimo timore». La
    predilezione per il riso decorticato è segnalata anche da Etchecopar e Hue, già citati.
    Fuori dal periodo riproduttivo si sposta in gruppi numerosi e a sera, come già riferiva l'Antinori e come riporta, per la cattività in condizioni di libertà controllata, il Brooksbank, si raduna per il riposo notturno in lunghe
    file di 20-30 individui a stretto contatto fra loro. Si riproduce in nidi molto rustici, semisferici, con apertura laterale, costruiti con fibre vegetali, radichette, crini e piume, collocati abitualmente nelle crepe dei muri, nei fori degli alberi e, come abbiamo veduto, all'interno delle abitazioni. Le uova
    deposte variano da 4 a 7 e sono covate per 11 giorni (Reicherdt 1969) anche dal maschio che insieme alla femmina provvede all'alimentazione dei piccoli. L'involo avviene verso il 18°-19° giorno di età. Le cure parentali proseguono per altre due settimane, prima che i nati raggiungano l'autosufficienza.
    Durante la parata nuziale il maschio si esibisce in una serie di saltelli intorno alla femmina, tenendo una pagliuzza nel becco. Il canto è minimo ma non spiacevole; il grido di allarme è uno «tsek... tsek» ripetuto ad intervalli più o meno ravvicinati in rapporto alla gravità del pericolo o supposto tale.
    L'Amaranto comune è parassitato dal Combassù, Vidua chalybeata capace di imitare alla perfezione l'intero repertorio canoro della Sottospecie presente nel suo areale al punto tale che tra il parassita e l'ospite sembra si instauri una sorta di dialogo.


    __________________________________________________ ____________

    continua....

  2. #2
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    L’Amaranto Lagonosticta senegala (Linneaus 1766)

    seconda parte
    __________________________________________________ _______________

    COMPORTAMENTO E RIPRODUZIONE IN CATTIVITÀ

    L'Amaranto comune non presenta grandi difficoltà nel superare il periodo iniziale della cattività purchè trattato convenientemente. Va tenuto in un locale luminoso e asciutto a temperatura non inferiore ai 18 gradi e alimentato con un buon miscuglio per Esotici: panico in spighe, larve di Tenebrio
    molitor, grit, sali minerali e, nell'acqua, modiche dosi di vitamine.
    Utilissima, quando è possibile, la somministrazione di semi immaturi di miglio bianco, panico e spighe ancora verdi di erbe prative del gruppo «panichino selvatico». Insomma le solite elementari regole da adottare con gli Astrildidi mediamente impegnativi. Acclimatato diviene abbastanza
    robusto e, non timoroso com'è per sua natura, se alloggiato in una voliera adatta può iniziare fin dal primo anno la costruzione del nido.


    Quasi tutti gli Autori di libri di ornitocoltura che si occupano di Astrildidi descrivono questo grazioso Amaranto esprimendo, però, giudizi discordi sulla riproduzione in prigionia. Ecco alcuni esempi:
    «La riproduzione in voliera è molto difficile» (Menassé, V. 1971). «Spesso si riproduce» (Mandahl-Bart, G. e PeyrotMaddalena, M.G. 1972).
    «In cattività l'Amaranto cova spontaneamente»
    (Bechtel, H. 1976).
    «E ben complicato per loro allevare i piccoli» (Soderberg, P.M. 1963).
    «È proclive a riprodursi in voliera», (Cristina, P. 1969).
    «Si riproduce con una relativa facilità nelle voliere ben riparate, soleggiate e ricche di fitti cespugli» (de Baseggio, G. 1971).
    Chvapil S. (1982) afferma che si riproduce, ma consiglia di mettere una sola coppia per voliera.
    Ugualmente positivo il giudizio di Matthew M. Vriends (1984) che consiglia di impiegare cassette nido da appendere in un piccolo boschetto, perché in cattività scrive: «... raramente si farebbero un nido in un cespuglio».
    Positivo il risultato degli australiani Phil Frampton e Les Lawrence i quali negli anni '60 ottennero da due coppie 20 piccoli portati felicemente all'indipendenza.
    Di segno opposto l'esperienza di Vittorio Orlando che nel 1955 con otto coppie poste in aviario ebbe il seguente risultato: 18 covate; 73
    uova deposte; 15 nati; 2 portati all'indipendenza.
    Tornando sullo stesso argomento nel suo libro «Uccelli esotici» (1959) annota: «Alla seconda deposizione, avvenuta nel mese di giugno, da un
    nido di quattro uova nacquero, dopo dodici giorni d'incubazione, due piccoli che finalmente crebbero sani e robusti.
    Fino ad oggi sono rimasti gli unici Amaranti nati nelle mie voliere!»

    ESPERIENZA PERSONALE

    Il mio primo tentativo di riprodurre questa Specie avvenne nel lontano 1962 quando in maggio introdussi in voliera insieme ad altri Astrildidi una femmina, unica sopravvissuta di tre acquistate nel settembre dell'anno precedente, e un maschio acquistato nel marzo. Durante il mese di giugno in una rudimentale siepe di fascine e rami di alloro, a circa un metro da terra,
    costruirono il nido. Dalle quattro uova deposte nacquero tre piccoli portati felicemente all'indipendenza. Successivamente effettuarono una seconda covata in un nuovo nido poco distante dal primo, questa volta completamente nascosto nell'intrico fittissimo dei rami. Non mi fu
    possibile controllare, ma a settembre altri tre novelli inseguivano i genitori reclamando il cibo.
    L'anno successivo, sempre in voliera mista, alloggiai tre coppie: i due genitori e quattro figli.
    Furono costruiti tra i cespugli numerosi nidi; all'inizio dell'autunno una ventina di giovani svolazzavano pieni di vita tra le piante e apparivano in perfette condizioni di salute; ma alcuni avevano le remiganti esterne quasi completamente bianche.
    In questi due anni gli alimenti a loro disposizione, durante il periodo riproduttivo, furono, oltre agli insetti reperibili in voliera: miscuglio per Esotici, panico piccolo ovale, larve di Tenebrio molitor, paltoncino all'uovo del commercio e, come si usava allora, pane e latte; i due ultimi
    cibi vennero praticamente ignorati.
    Il 20 marzo del 1980 ancora in voliera (avevo sistemato tra i cespugli trenta cassette per Pappagallini ondulati, già parzialmente riempite, e abbondante materiale per la costruzione di nidi naturali) immisi una settantina di Uccelli e tra questi una coppia di Amaranti che possedevo da un anno e che avevano passato l'inverno in una stanza non riscaldata, dove al mattino in
    alcuni giorni il termometro sfiorava lo zero.
    In meno di una settimana occuparono una cassettina e, nonostante la stagione avversa, subito nidificarono. I primi ad uscire dal nido furono tre vispi piccoli Amaranti che batterono sul tempo i prolifici Diamanti mandarini e i fecondi Passeri del Giappone. A questa deposizione ne seguirono altre due per un totale di nove figli, tutti portati senza problemi all'indipendenza.
    Alimentarono i pulli con Centocchio e insetti reperiti in voliera, successivamente con il solito miscuglio per Esotici; non utilizzarono mai i paltoncini del commercio, né le larve di Tenebrio molitor. A proposito di questa coppia di Amaranti, voglio riferire un loro comportamento che ritengo abbastanza singolare. Covavano già da una diecina di giorni e il
    maschio, quando la femmina era nel nido, vigilava scacciando con decisione tutti gli intrusi che si avvicinavano. Una sera vidi che aveva permesso ad un Passero del Giappone di entrarvi e di sostare accanto alla femmina per trascorrervi la notte, anzi, posato tranquillamente a pochi centimetri dall'apertura, sembrava guardarli compiaciuto.
    La cosa mi meravigliò non poco e quando alcuni giorni più tardi, le uova si erano ormai schiuse, vidi i due Amaranti uno accanto all'altro su un rametto intenti a ravviarsi reciprocamente le penne e il Passero del Giappone nel nido, ritenni lo avessero abbandonato definitivamente perché disturbati dal petulante intruso. Invece non era così, e questo fatto si
    ripeté più volte: si erano concessi un po' di riposo supplementare dando i piccoli a balia!
    Quando i tre piccoli lasciarono il nido nessun componente del sestetto tornò a pernottarvi.
    Aggiungo che mai vidi il Passero del Giappone alimentare i nidiacei.
    Nel 1981 utilizzai tre coppie (anche in questo caso formate dai due genitori e da quattro figli).
    Ebbi i seguenti risultati:

    Coppia n. 1: 9 nati (3-3-3)
    Coppia n. 2: 7 nati (3-4)
    Coppia n. 3: un numero imprecisato di uova tutte infeconde.
    Non si verificò nessun decesso.
    Nel 1982 selezionai da questo piccolo stormo sei coppie, munite di anellini di plastica di diverso colore per individuarle, che immisi in voliera con altre Specie il ventuno marzo e tolsi tra il sei e il sette ottobre, quando nei nidi vi erano ancora alcuni piccoli e uova. I risultati furono ottimi come si può vedere dalla seguente tabella
    Covate valide Nati Allevati 4a covata (perduta)
    Coppia n.1 3 12 (5-3-4) 11 3 uova
    Coppia n. 2 3 10 (4-3-3) 10 2 uova feconde e un pullus neonato
    Coppia n. 3 3 8 (3-4-1) 7 4 uova
    Coppia n. 4 3 8 (4-1-3) 8 2 pulli di pochi gg.
    Coppia n. 5 3 4 (1-2-1) 4 2 uova
    Coppia n. 6 Uova chiare in numero im precisato

    Queste sei coppie, che avevano trascorso l'inverno in una stanza molto fredda, appena liberate in voliera occuparono subito i nidi e ai primi di aprile iniziarono a deporre. Utilizzarono esclusivamente le cassette per Pappagallini ondulati già riempite a metà con fieno, appese alla parete nuda nella parte in muratura o fissate a paletti collocati tra i cespugli. Dall'83 all'85
    l'esito non si discostò molto da quello descritto per gli anni precedenti. L'estrema domesticità della Specie mi permise di effettuare nel tempo numerose osservazioni e qualche esperimento.
    Da questo mio «studio», senza alcuna pretesa, ovviamente, di generalizzarne i dati, sia pure limitatamente alla Sottospecie presa in esame, riporto in sintesi i passi essenziali.
    Gli Amaranti nati in cattività, se hanno possibilità di scegliere fra materiale da costruzione per nidi naturali e cassette per Ondulati in parte imbottite, optano per quest'ultime, anche se appese al muro senza protezione.
    I primi giorni, se disturbati, si allontanano con facilità dal nido, ma con il passare del tempo, man mano che gli embrioni si sviluppano, rimangono al loro posto fino a farsi sfiorare con le dita.
    L'incubazione dura 11-12 giorni ed è effettuata, alternativamente, dal maschio e dalla femmina.
    __________________________________________________ __________

    continua....

  3. #3
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    L’Amaranto Lagonosticta senegala (Linneaus 1766)

    terza parte...
    __________________________________________________ ____

    I pulli hanno alla nascita pelle chiara che scurisce con il passare dei giorni e rade lunghe piume sulla testa e sul corpo. Le quattro escrescenze madreperlacee poste all'angolo del becco, che quasi non si notano alla schiusa, divengono in seguito, in proporzione alla testa, sempre più
    grosse e appariscenti, messe ancor più in risalto dal colore blu-viola delle connessure labiali che le separano. Questi contrassegni specifici scompaiono intorno al ventesimo giorno dall'uscita dal nido (circa al trentottesimo dalla nascita); contemporaneamente divengono autosufficienti.
    I piccoli iniziano però a nutrirsi in parte da soli molto prima.
    Per controllare alcuni nidi - questo è indicativo per valutare il carattere dell'Amaranto - fui costretto a staccare le cassette dal muro e, dopo aver sollevato il coperchio, a spostare la spessa
    cupola protettiva costruita all'interno che impediva completamente la visibilità; tutto ciò senza provocare complicazioni di sorta.
    L'Amaranto, com'è facilmente comprensibile, risulta inadatto ad essere impiegato come «balia».
    In questo senso tutti i miei tentativi furono vani, sia sostituendo i pulli, sia scambiando le uova; i non conspecifici (Diamanti di Gould, Cordon blu, Ventre arancio, Guance arancio e Bengalini verdi) vennero
    allontanati dal nido subito o alla schiusa. Ugualmente disastroso il tentativo di affidare uova o nidiacei di Amaranto a coppie di «vere» balie, alcune abituate ad utilizzare anche insetti (coppie formate da Passeri del Giappone, o costituite da F l di Cappuccini testa bianca o testa nera per
    Passero del Giappone, i maschi, e da femmine di Passero del Giappone). Tutti i piccoli morirono perché non furono alimentati, salvo quattro: due messi nuovamente ad una coppia di Amaranti e due, più grandicelli, allevati a mano. L'operazione si rivelò estremamente impegnativa.



    Quantunque in condizioni fisiche apparentemente ottimali e nonostante i vari accorgimenti per indurli a mangiare da soli (distribuzione di grani, larve e pastoncino sul fondo della gabbia, compagnia di adulti e di giovani già svezzati) continuarono a non nutrirsi e a reclamare il cibo, appena
    mi vedevano, per un tempo incredibilmente lungo: divennero indipendenti a circa due mesi d'età.
    Sulle cause che portano con alcune Specie a risultati negativi utilizzando i Passeri del Giappone e, nel caso in esame, anche coppie formate da maschi FI (Cappuccino t.b. e t.n. per P.) e femmine di P. del G. nelle quali i fenomeni di eterosi avrebbero dovuto rafforzare il comportamento di assistenza ai
    nidiacei, vi sono ipotesi diverse. Alcuni allevatori sostengono che le «balie» non allevano quelle
    Specie di Astrildidi che richiedono il cibo alzando la testa e allungando il collo così da assumere un atteggiamento più vicino a quello dei Fringillidi che a quello della Famiglia (in effetti i nidiacei di Amaranto si comportano così). Altri affermano che i Passeri del Giappone non alimentano i pulli che
    hanno pelle troppo scura. Altri infine vedono un nesso tra questo comportamento «patologico» e il riaffiorare di atavici istinti che condizionano le cure parentali ai contrassegni specifici dei piccoli Astrildidi.

    Prendiamo in considerazione tre caratteristiche sufficientemente comprovate:
    1) Gli Astrildidi riconoscono i piccoli della propria Specie da particolari strutture presenti all'interno e alle connessure del becco.

    2) I nidiacei di ogni Specie di Astrildidi hanno un proprio modo particolare di ruotare il capo nella richiesta di cibo e di emettere contemporaneamente suoni ben determinati.
    3) Parecchi uccelli possono accettare, se posti nei loro nidi, pulli di altre Specie o, al contrario, ignorare i propri figli caduti a pochi centimetri dal nido.
    Da quanto descritto si potrebbe ipotizzare che la maggiore o minore influenza fra comportamenti istintivi e appresi, lo scontro tra fattori contrastanti e il prevalere degli uni su gli altri facciano sì che piccoli appartenenti a Specie diverse vengano accettati come propri oppure ignorati o rimossi. In
    definitiva le interazioni fra questi elementi potrebbero spiegare i risultati positivi che si ottengono con alcune coppie di Diamanti mandarini (Taeniopygia guttata castanotis) e gli insuccessi con altre di
    Passeri del Giappone.

    NOTA AGGIUNTA.
    (Ipotesi con tanti forse e tante eccezioni. Un esempio tra gli altri: l’ottimo articolo sull’Amaranto, allevato con successo dai Passeri del Giappone, del Dott. Sebastiano Paternò, pubblicato da I.O. Dicembre 2000.)
    Nel 1982 alcune delle femmine novelle, a muta ultimata, presentarono una colorazione anomala: nelle parti superiori il colore bruno era sostituito dal rosso-fegato, mentre sulle guance, sul petto, sui fianchi e sul ventre era marcatamente inquinato da rosso-cremisi chiaro. Negli anni successivi il loro
    numero aumentò stabilizzandosi intorno al 30%. Non so cosa possa aver causato una livrea così diversa e più bella, ma escluderei uno squilibrio ormonale, anche se ricordavano i maschi, perchè comportamento sessuale e fecondità furono sempre eccellenti.
    L'Amaranto può ibridarsi spontaneamente in voliera con altri Astrildidi, anche in presenza di conspecifici di sesso opposto.
    Nel 1965 una femmina si accoppiò con un Ventre arancio (Amandava subflava). Il nido fu costruito a circa 50 cm. da terra in un fitto cespuglio. Dalle quattro uova deposte, covate diligentemente dal maschio
    e dalla femmina nacque un pullus (due risultarono chiare e uno non schiuse) che morì quando era prossimo all'involo: assomigliava a un giovane Amaranto ma con il petto soffuso di gialliccio.
    Nel 1982 la femmina della coppia n. 5 si prese delle libertà erotiche con un Diamante coda rossa (Neochmia - Bathilda – ruficauda); fu così che da quattro uova nacque un piccolo (le altre tre risultarono chiare) allevato dalla madre e dal coniuge tradito. A muta ultimata si rivelò uno stupendo
    ibrido di sesso maschile.
    Infine un altro fatto curioso.
    Nel 1984, agli inizi di maggio, sebbene nella voliera vi fossero più maschi che femmine, una diqueste si unì a un Guanciarancio (Estrilda melpoda) scapolo. Il nido fu costruito a terra in un fitto cespuglio di viole e la femmina si dimostrò intollerante verso gli altri uccelli della voliera se, nella ricerca del cibo, si avvicinavano troppo; aggrediva con maggiore accanimento i maschi della sua stessa Specie. La cova fu portata avanti senza problemi dai due membri della coppia e successivamente per alcuni giorni udii il richiamo dei piccoli al momento dell'imbeccata; poi tutto tacque. Quando controllai,
    il nido risultò vuoto e imbrattato di feci sane: dei pulli nessuna traccia.
    Nello stesso anno, approfittando di una nutrita colonia di Amaranti misi in voliera una coppia di Combassù (Vidua chalybeata) fidando nella buona stella, ma tutto si limitò a brevi soste della femmina in una cassetta nido occupata da Amaranti in cova, e da frequenti accoppiamenti del maschio
    con femmine di Amaranto che lo accettavano di buon grado facendo vibrare la coda!
    In definitiva, con tutte le cautele e i limiti che una simile ricerca comporta, se dovessi timidamente esprimere il mio punto di vista, riterrei la Lagonisticta senegala un ottimo uccello da voliera, prolifico, di facile riproduzione, interessante per l'ibridazione e una sempre possibile comparsa di
    mutanti.

    Chiudo con due ultimi consigli.
    Coltivare in un angolo della voliera Centocchio bianco (Stellaria media).
    Foglie, fiori e semi immaturi vengono usati in grande quantità, fin dai primi giorni, per allevare i
    nidiacei.
    Evitare la riproduzione in stretta consanguineità per anni senza l'aiuto di un esperto. La consanguineità senza regole, anche per questa Specie si paga in seguito con soggetti deboli, facili prede di malattie.

    (filmato del Dott. Capecchi sugli Amaranto in voliera del 1962)

    [YOUTUBE]Rx_eNa45YdY[/YOUTUBE]

    __________________________________________________ ____________



    Alamanno Capecchi
    nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
    Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
    Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
    Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.

    Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio

  4. #4
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    Favoloso!
    Articolo da collezione, grazie! :D


    askerix@outlook.com
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    ex-RNA AOB SV300

    ex-RNA FOI 76FE

  5. #5
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    Favoloso!
    Articolo da collezione, grazie! :D
    //[[]]//[[]]//[[]] quoto in pieno
    un saluto, Sara - RAE 0033 - SV401


    Adelante por los sueños que aún nos quedan
    adelante por aquellos que están por venir


  6. #6

    Interessantissimo articolo su una bellissima specie

  7. #7
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    E sempre fonte di piacere, leggere di queste sue splendide esperienze. ^[[[]]

  8. #8
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    Accidenti.... ma da dove li tiri fuori questi articoli ??? Stupendi. Grazie

    ___________
    Ciao - Paride

  9. #9
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    daccordissimo

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    Favoloso!
    Articolo da collezione, grazie! :D
    Concordo in pieno!!!!!!!
    Rosario Balsamo SV284
    i miei errori????? nè più nè meno dei tuoi!!!!!

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