seconda parte
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COMPORTAMENTO E RIPRODUZIONE IN CATTIVITÀ
L'Amaranto comune non presenta grandi difficoltà nel superare il periodo iniziale della cattività purchè trattato convenientemente. Va tenuto in un locale luminoso e asciutto a temperatura non inferiore ai 18 gradi e alimentato con un buon miscuglio per Esotici: panico in spighe, larve di Tenebrio
molitor, grit, sali minerali e, nell'acqua, modiche dosi di vitamine.
Utilissima, quando è possibile, la somministrazione di semi immaturi di miglio bianco, panico e spighe ancora verdi di erbe prative del gruppo «panichino selvatico». Insomma le solite elementari regole da adottare con gli Astrildidi mediamente impegnativi. Acclimatato diviene abbastanza
robusto e, non timoroso com'è per sua natura, se alloggiato in una voliera adatta può iniziare fin dal primo anno la costruzione del nido.
Quasi tutti gli Autori di libri di ornitocoltura che si occupano di Astrildidi descrivono questo grazioso Amaranto esprimendo, però, giudizi discordi sulla riproduzione in prigionia. Ecco alcuni esempi:
«La riproduzione in voliera è molto difficile» (Menassé, V. 1971). «Spesso si riproduce» (Mandahl-Bart, G. e PeyrotMaddalena, M.G. 1972).
«In cattività l'Amaranto cova spontaneamente»
(Bechtel, H. 1976).
«E ben complicato per loro allevare i piccoli» (Soderberg, P.M. 1963).
«È proclive a riprodursi in voliera», (Cristina, P. 1969).
«Si riproduce con una relativa facilità nelle voliere ben riparate, soleggiate e ricche di fitti cespugli» (de Baseggio, G. 1971).
Chvapil S. (1982) afferma che si riproduce, ma consiglia di mettere una sola coppia per voliera.
Ugualmente positivo il giudizio di Matthew M. Vriends (1984) che consiglia di impiegare cassette nido da appendere in un piccolo boschetto, perché in cattività scrive: «... raramente si farebbero un nido in un cespuglio».
Positivo il risultato degli australiani Phil Frampton e Les Lawrence i quali negli anni '60 ottennero da due coppie 20 piccoli portati felicemente all'indipendenza.
Di segno opposto l'esperienza di Vittorio Orlando che nel 1955 con otto coppie poste in aviario ebbe il seguente risultato: 18 covate; 73
uova deposte; 15 nati; 2 portati all'indipendenza.
Tornando sullo stesso argomento nel suo libro «Uccelli esotici» (1959) annota: «Alla seconda deposizione, avvenuta nel mese di giugno, da un
nido di quattro uova nacquero, dopo dodici giorni d'incubazione, due piccoli che finalmente crebbero sani e robusti.
Fino ad oggi sono rimasti gli unici Amaranti nati nelle mie voliere!»
ESPERIENZA PERSONALE
Il mio primo tentativo di riprodurre questa Specie avvenne nel lontano 1962 quando in maggio introdussi in voliera insieme ad altri Astrildidi una femmina, unica sopravvissuta di tre acquistate nel settembre dell'anno precedente, e un maschio acquistato nel marzo. Durante il mese di giugno in una rudimentale siepe di fascine e rami di alloro, a circa un metro da terra,
costruirono il nido. Dalle quattro uova deposte nacquero tre piccoli portati felicemente all'indipendenza. Successivamente effettuarono una seconda covata in un nuovo nido poco distante dal primo, questa volta completamente nascosto nell'intrico fittissimo dei rami. Non mi fu
possibile controllare, ma a settembre altri tre novelli inseguivano i genitori reclamando il cibo.
L'anno successivo, sempre in voliera mista, alloggiai tre coppie: i due genitori e quattro figli.
Furono costruiti tra i cespugli numerosi nidi; all'inizio dell'autunno una ventina di giovani svolazzavano pieni di vita tra le piante e apparivano in perfette condizioni di salute; ma alcuni avevano le remiganti esterne quasi completamente bianche.
In questi due anni gli alimenti a loro disposizione, durante il periodo riproduttivo, furono, oltre agli insetti reperibili in voliera: miscuglio per Esotici, panico piccolo ovale, larve di Tenebrio molitor, paltoncino all'uovo del commercio e, come si usava allora, pane e latte; i due ultimi
cibi vennero praticamente ignorati.
Il 20 marzo del 1980 ancora in voliera (avevo sistemato tra i cespugli trenta cassette per Pappagallini ondulati, già parzialmente riempite, e abbondante materiale per la costruzione di nidi naturali) immisi una settantina di Uccelli e tra questi una coppia di Amaranti che possedevo da un anno e che avevano passato l'inverno in una stanza non riscaldata, dove al mattino in
alcuni giorni il termometro sfiorava lo zero.
In meno di una settimana occuparono una cassettina e, nonostante la stagione avversa, subito nidificarono. I primi ad uscire dal nido furono tre vispi piccoli Amaranti che batterono sul tempo i prolifici Diamanti mandarini e i fecondi Passeri del Giappone. A questa deposizione ne seguirono altre due per un totale di nove figli, tutti portati senza problemi all'indipendenza.
Alimentarono i pulli con Centocchio e insetti reperiti in voliera, successivamente con il solito miscuglio per Esotici; non utilizzarono mai i paltoncini del commercio, né le larve di Tenebrio molitor. A proposito di questa coppia di Amaranti, voglio riferire un loro comportamento che ritengo abbastanza singolare. Covavano già da una diecina di giorni e il
maschio, quando la femmina era nel nido, vigilava scacciando con decisione tutti gli intrusi che si avvicinavano. Una sera vidi che aveva permesso ad un Passero del Giappone di entrarvi e di sostare accanto alla femmina per trascorrervi la notte, anzi, posato tranquillamente a pochi centimetri dall'apertura, sembrava guardarli compiaciuto.
La cosa mi meravigliò non poco e quando alcuni giorni più tardi, le uova si erano ormai schiuse, vidi i due Amaranti uno accanto all'altro su un rametto intenti a ravviarsi reciprocamente le penne e il Passero del Giappone nel nido, ritenni lo avessero abbandonato definitivamente perché disturbati dal petulante intruso. Invece non era così, e questo fatto si
ripeté più volte: si erano concessi un po' di riposo supplementare dando i piccoli a balia!
Quando i tre piccoli lasciarono il nido nessun componente del sestetto tornò a pernottarvi.
Aggiungo che mai vidi il Passero del Giappone alimentare i nidiacei.
Nel 1981 utilizzai tre coppie (anche in questo caso formate dai due genitori e da quattro figli).
Ebbi i seguenti risultati:
Coppia n. 1: 9 nati (3-3-3)
Coppia n. 2: 7 nati (3-4)
Coppia n. 3: un numero imprecisato di uova tutte infeconde.
Non si verificò nessun decesso.
Nel 1982 selezionai da questo piccolo stormo sei coppie, munite di anellini di plastica di diverso colore per individuarle, che immisi in voliera con altre Specie il ventuno marzo e tolsi tra il sei e il sette ottobre, quando nei nidi vi erano ancora alcuni piccoli e uova. I risultati furono ottimi come si può vedere dalla seguente tabella
Covate valide Nati Allevati 4a covata (perduta)
Coppia n.1 3 12 (5-3-4) 11 3 uova
Coppia n. 2 3 10 (4-3-3) 10 2 uova feconde e un pullus neonato
Coppia n. 3 3 8 (3-4-1) 7 4 uova
Coppia n. 4 3 8 (4-1-3) 8 2 pulli di pochi gg.
Coppia n. 5 3 4 (1-2-1) 4 2 uova
Coppia n. 6 Uova chiare in numero im precisato
Queste sei coppie, che avevano trascorso l'inverno in una stanza molto fredda, appena liberate in voliera occuparono subito i nidi e ai primi di aprile iniziarono a deporre. Utilizzarono esclusivamente le cassette per Pappagallini ondulati già riempite a metà con fieno, appese alla parete nuda nella parte in muratura o fissate a paletti collocati tra i cespugli. Dall'83 all'85
l'esito non si discostò molto da quello descritto per gli anni precedenti. L'estrema domesticità della Specie mi permise di effettuare nel tempo numerose osservazioni e qualche esperimento.
Da questo mio «studio», senza alcuna pretesa, ovviamente, di generalizzarne i dati, sia pure limitatamente alla Sottospecie presa in esame, riporto in sintesi i passi essenziali.
Gli Amaranti nati in cattività, se hanno possibilità di scegliere fra materiale da costruzione per nidi naturali e cassette per Ondulati in parte imbottite, optano per quest'ultime, anche se appese al muro senza protezione.
I primi giorni, se disturbati, si allontanano con facilità dal nido, ma con il passare del tempo, man mano che gli embrioni si sviluppano, rimangono al loro posto fino a farsi sfiorare con le dita.
L'incubazione dura 11-12 giorni ed è effettuata, alternativamente, dal maschio e dalla femmina.
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continua....