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Discussione: Combassù

  1. #1
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    Combassù

    leggendo l'articolo sull'amaranto del senegal e il fatto che l'amaranto viene parassitizzato dal combassù, volevo sapere se qualcuno ha un'idea su come riprodurre i combassù dato che ne ho una coppa ma non so come riprodurla.
    Ciao a tutti
    Stefano Ballabio

  2. #2
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    Combassu (Vidua chalybeata)

    Ciao Stefano, ti inserisco un articolo di Giorgio Truffi sulle Vedove e il loro parassitismo di cova che può rendere l'idea della difficoltà nel cercare di riprodurre il Combassu.
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    VEDOVE

    Una latente tendenza al parassitismo esiste in parecchi appartenenti alla famiglia dei Ploceidi (Ploceidae) dove assistiamo con frequenza a casi di usurpazione di nidi ed a volte anche a nidificazioni in coppia.

    Nell'ambito dei Ploceidi un intero.genere, le Vedove (Vidua) composto di nove specie (o forse otto, dato che alcuni sistematici considerano Vidua obtusa sotto-specie di Vidua orientalis) ha assuntoo costumi obbligatoriamente parassitari e non riesce più, e nemmeno ci tenta, a covare da sola le proprie uova che provvede a fare incubare deponendole nei nidi di piccoli passeriformi per lo più appartenenti ai generi Pytilia, Estrilda, Uraegìnthus e Lagonostica, che a schiusa avvenuta si prendono cura dei pulcini.

    Sotto molti punti di vista, soprattutto per quanto si riferisce al comportamento di parata, al piumaggio in eclisse ed agli elementi innati del canto, le Vedove, che vivono tutte nelle praterie e nelle savane africane dal confine meridionale del Sahara sino all'estrema punta del Capo, somigliano più agli :Euplectini (Eualectinae)- che a tutti gli altri rami dei Ploceidi.

    D'altro canto altri caratteri più adattativi, particolarmente quelli dei pulcini e dei giovani, ricordano gli Estrildidi • (Estrildidae) tra cui appunto si trovano i loro ospiti abituali di cova che le Vedove imitano in modo sorprendente, cosa che costituisce un esempio di mimetismo estremamente interessante, se concordiamo con il Wickler (1968) sull'intendere la nozione di mimetismo nella più ampia accezione, del termine. comprendendo in questo non solo le somiglianze tipicamente batesiane a carattere protettivo (secondo il mimetismo detto batesiano, dal naturalista Bates che lo descrisse per primo, alcune specie, mancando di propri mezzi di difesa, imitano altre specie) ma più in generale anche quelle che si basano sulla contraffazione dei segnali (Eibl-Eibesfeldt, 1976).

    Fra ospiti e parassiti si osserva anche una evoluzione parallela, tanto la somiglianza è spinta sino ai minimi dettagli e ciascuna specie di Vedova si è progressivamente adattata all'ospite al quale si è infeudata e che parassitizza più frequentemente, al punto di poter stabilire una tabella di concordanze tra ospiti e parassiti.

    Le Vedove, uccelli particolarmente socievoli, errano abitualmente in branchetti per lo più formati da due o tre maschi e sino a quindici o venti femmine e spesso negli erratísmi si associano ad altri passeriformi. Soltanto durante il periodo nuziale i maschi di due anni (solo a quell'età raggiungono la maturità sessuale) rivestono una splendida livrea, variopinta in talune specie, nero bluastra in altre, e, ad esclusione del Combassù, Vidua chalybeata,


    vedono allungare notevolmente le quattro timoniere centrali.

    Gli stormi tendono allora a dividersi in piccoli gruppi unifamigliari poligami ed ogni maschio cerca di accaparrarsi il maggior numero di femmine, a volte anche più di dieci. Come per tutti i parassiti di cova la vista di nidi di specie parassitabili stimola nella femmina l'ovulazione.

    Le Vedove depongono di regola un solo uovo (eccezionalmente due ed in alcuni casi forse anche tre) più grande e più ovale di quello degli ospiti, nei nidi parassitati, senza incontrare manifestazioni ostili. Non è il caso di parlare di mimetismo oologico perché sia le uova dei parassiti sia quelle degli ospiti sono bianche e immacolate.



    Dato però che le uova di specie affini alle Vedove, come appunto gli Euplectini, sono macchiettate, è legittimo ritenere che le uova delle Vedove abbiano perso la macchiettatura nel corso dell'evoluzione.
    Di regola, il parassita non distrugge alcun uovo nel nido dell'ospite anche se secondo le osservazioni di Nicolai (1964) i cui studi sono e rimangono fonda¬mentali per la conoscenza della biologia di questi ploceidi, quando più femmine di Vedova scelgono lo stesso nido per ovideporvi in modo che alla fine in questo vengono a trovarsi più uova di parassiti, pare che in questo caso le Vedove distruggano una o più uova dell'ospite e ne mangino il contenuto senza mai incorrere in errore e distruggere uova della propria specie.
    Tutti gli Estrildidi, che abbiamo visto più sopra essere i principali ospiti abituali, nutrono i loro piccoli in una maniera particolare somministrando cibo predigerito nel loro gozzo ma non, come fanno altri uccelli, a piccole dosi e staccando ogni volta il becco da quello dei nidiacei, bensì affondando il becco in quello del piccolo e pompando a lungo e senza sosta nella sua gola buona parte del contenuto del proprio gozzo.
    Questa singolare sistema di nutrizione, unico fra i passeriformi, è il motivo per cui non si possono fare allevare i piccoli Estrildid da uccelli apparteenti ad altri gruppi sistematici e, reversibilmente, non si possno neppure affidare uccelli di specie diverse. (se non quelle della sottofamiglia) ad strildidi addomesticati, anche se questi ultimi non prestano più molta attenzione ai segnali boccali che, come vedremo più avanti, hanno invece in natura una importanza fondamentale ai fini nutricatori.
    Soltanto i nidiacei di Vedova sono adattati a questo sistema di nutrizione.
    Il giovane della Vedova, a differenza di altri parassiti di cova (Cuculi europei ed Indicatori) non danneggia in alcun modo i fratellastri per quanto (Dorst, 1973) la specificità pare porti ad una non indifferente diminuzione delle possibilità di successo delle covate parassitate, ma deve solamente unirsi a questi per essere imbeccato dai genitori adottivi. E proprio qui osserviamo una delle particolarità .adattative sviluppatesi. nelle specie che stiamo considerando. Gli Estrildidi hanno infatti disegni nelle fauci altamente specializzati: il becco aperto rivolto verso il genitore per la richiesta del cibo è caratterizzato da macchie nere sul palato, sulla lingua e sulla parte inferiore; esistono inoltre a livello delle connessure labiali una o due papille per lato tondeggianti e solitamente bianchicce (ma in talune specie anche tendenti al blu) che sembrano luminescenti ma che hanno invece solo la funzione di riflettere la luce. Questi organismi, particolarmente adatti a funzionare nell'oscurità dei nidi chiusi e la cui disposizione specifica è servita per lo studio della filogenesi di questi uccelli, formano un insieme di stimoli-segnale fondamentale per liberare negli adulti il riflesso dell'imbeccata e recenti studi (vedere Dorst, cit., e la letteratura da questi riferìta) hanno dimo¬strato che giovani di altre specie che presentano un aspetto generale diverso della cavità buccale ed un comportamento diverso di solito non vengono nutriti. I genitori conoscono istintivamente il « disegno a bocca aperta » dei nidiacei della propria specie senza che debbano avere avuto esperienze precedenti al riguardo e depositano il cibo solo nei becchi che presentano quel particolare tipo di dise¬gno che varia da specie a specie, differenziandosi per il numero e la diversa disposizione e forma delle macchie e delle papille.
    I piccoli con diverso disegno buccale introdotti nei loro nidi non vengono nutriti e muoiono conseguentemente di fame; è quindi facile prevedere che i nidiacei delle varie specie di Vedove devono presentare pattem buccali non distingui¬bili da quelli della corrispondente specie di uccelli ospiti. Ai segnali di richiesta del cibo si aggiungono negli Estrildidi altri importanti segnali vocali e comportamentali anche questi specifici: i piccoli emettono suoni ben determinati e contemporaneamente ruotano il capo in modo del tutto particolare. Queste manifestazioni foniche ed etologiche sono copiate esattamente dai piccoli delle Vedove che inoltre, dovendo rimanere accanto ai piccoli del¬l'ospite sino alla raggiunta indipendenza e quindi sempre disponibili per un confronto, concordano con questi anche nel colore della livrea giovanile evidenziando le differenze fenotipiche solo nel piumaggio da adulti. Se non altrettanto appariscenti non meno importanti sono le concordanze nella fisiologia della digestione. Mentre è lecito presumere che un individuo di Cuculo europeo non accampi preferenze alimentari e sia quindi per lui indifferente farsi inibeccare con insetti da un silvide o con carne di topo o di rettile da un lanide, per quanto riguarda i piccoli delle Vedove si sa che dipendono dal tipo di cibo con il quale la specie corrispondente di estrildide alimenta i suoi nidiacei, pur essendo la maggior parte delle Vedove in grado di parassitare positivamente altre specie oltre l'ospite principale.
    Infatti mentre si sa che Vidua regia parassitizza soprattutto il Granatino, Uraeginthus granatinus, si sono trovate le sue uova nei nidi di altri quindici tessitori ed addirittura in quello di un silvide, Prinia (lavicans. Il Moltoni (cit.) ci ricorda che Vidua macroura, che parassitizza principalmente l'Estrilde ondulata, Estrilda astrid, depone le proprie uova anche nei nidi di altre diciassette specie.

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  3. #3
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    Combasu parte seconda

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    Analoghe osservazioni sono state fatte per altre Vedove per cui è necessario dedurre che in senso assoluto non si può affermare che i giovani delle Vedove non possono essere allevati da altre specie che non l'ospite specifico senza soffrime, è però certo (Dorst, cit.) che l'allevamento compiuto dalla specie cui i giovani sono meglio adattati è più favorevole, e questo basta perché la selezione porti ad una associazione fra il parassita ed il suo ospite specifico. A conclusione di quanto visto si può senz'altro affermare che nei piccoli delle Vedove è necessario che il disegno buccale, il verso di richiesta del cibo, il movimento del capo, il sistema digestivo ed il piumaggio giovanile si adattino alle caratteristiche della specie più frequentemente parassitata.
    Ma non è ancora tutto. Come la femmina ha sincronizzato il proprio ciclo sessuale a quello dell'ospite e come i giovani hanno progressivamente mimato i giovani dell'ospite per un evidente vantaggio selettivo per cui nelle Vedove e negli Estrildini si è prodotta una speciazione parallela raggiungendo simultaneamente i due gruppi stadi generici e specifici tali che le variazioni subspecifiche sono risultate parallele e si sono formate vere coppie o doppioni, così il maschio ha contributo apportando (Nicolai, cit.) fattori ereditari altrettanto importanti, a differenza di quanto si riscontra invece nel caso del Cuculo europeo dove sembra abbiano importanza solo i fattori ereditati dalla femmina. E' presumibile, per quanto abbiamo più sopra esaminato, che l'incrocio fra Vedove, che probabilmente determinerebbe un diverso disegno buccale ecc., debba avere conseguenze letali: il piccolo ibrido verrebbe a presentare caratteristiche intermedie non specifiche tali da non essere accettate, per le ragioni già viste, da nessun ospite e quindi morirebbe di fame. Pertanto, riten¢o sia nel vero l'affermare che possono accoppiarsi con possibilità di avere continuità di discendenza solo quei soggetti che riguardo si segnali importanti per il nutrimento portano le stesse caratteristiche ereditarie.

    E' stato provato che i maschi di Vedova possiedono solo pochi elementi canori (una parte del canto, quella innata, ricorda il canto degli Euplectini) ma in compenso ne sfoggiano molti di quelli dell'ospite specifico. I maschi di Vedova del paradiso a coda larga, Vidua obtusa, emettono gli stessi suoni del Melba afra, Pytilia afra, eseguendone l'intero repertorio, mentre quelli di Vedova del paradiso a coda stretta, Vidua paradisaea, specie che compare nello stesso territorio, cantano invece come il Melba, Pytilia melba, loro ospite specifico, emettendo solo il canto del maschio della specie. Il Combassù, Vidua chalybeata, mima i diversi canti e i gridi di richiamo, riproducendone l'intero repertorio, dell'Amaranto, Lagonostica senegala, suo ospite abituale, e le manifestazioni vocali variano geograficamente a seconda della razza dell'ospite (per la questione relativa ai « dialetti » canori e l'isolamento etologico da questi derivante, tale da permet¬tere lo sviluppo di sottospecie, vedere la bibliografia citata da Eibl-Eibesfieldt)



    al punto tale che ospite e parassita pare si comprendano fra loro perfettamente e siano in grado di intavolare una sorta di dialogo. Nessuna spiegazione esauriente è stata sino ad ora fornita al riguardo dell'evolversi di queste simulazioni.
    E' chiaro che i piccoli delle Vedove devono necessariamente essere in grado di emettere istintivamente il verso di richiesta del cibo tipico del loro ospite, ma è però improbabile e soprattutto non necessario che nelle Vedove sia innata la capacità di eseguire il repertorio dell'ospite adulto in quanto esse hanno occasioni sufficienti di apprenderlo. E' del resto ben noto che giovani uccelli apprendano il canto del genitore ed anche quello dell'eventuale genitore adottivo. Pertanto è probabile che la ricerca del partner sessuale sia basata su processi di apprendimento e si realizzi solo tra individui che, cresciuti nel nido dello stesso ospite, abbiano per così dite imparato la stessa lingua w quindi che la scelta sia fatta sulla base del riconoscimento del canto specifico, che è poi quello dell’uccello ospite, e che attraverso questo meccanismo essenzialmente culturale vengano così ad esistere tante popolazioni riproduttivamente isolate quante sono le specie di Estrildidi parassitate e questo sarebbe, qualora, fosse esatta l'ipotesi, il primo esempio conosciuto di una barriera isolante eretta attraversò l'apprendimento precoce e irreversibile all'incrocio tra animali che in effetti sarebbero incrociabili, cosa che ha portato diversi sistematici a ritenere che nel caso delle Vedove il concetto abituale di specie così come viene applicato ad altri uccelli potrebbe non essere accettabile (per la discussione, oltre a Nicolai vedere Wicklet, Mainardi, Eíbl-Eibesfieldt).
    Gli studi sul parassitismo delle Vedove hanno visto la luce solo da poche decine di anni ed il Moltoni (cit.) in una breve ed interessante monografia ne richiama alcuni risalenti a cavallo degli anni trenta.
    Ai vecchi autori il fenomeno era decisamente sconosciuto, tanto è vero che il Figuier, ancora nella quarta edizione italiana del suo « Gli Uccelli » pubblicata nel 1881 dai Treves, ci dice che a...le vedove non presentano nulla di particolare nei loro costumi... abitano l'Africa e le Indie... ».

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    Giorgio Truffi

    Le file degli ornitologi italiani si assottigliano: l'amico Giorgio Truffi se n'è andato in silenzio nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 2004. Forse i più giovani non lo ricordano perché da qualche tempo si era ritirato nella sua Genova, consapevole che le forze lo stavano pian piano abbandonando. Io, come tutti i meno giovani che lo hanno conosciuto, preferisco ricordarlo nel pieno del suo vigore, sempre sorridente, disponibile, pronto a lottare per le proprie idee, meticoloso nelle ricerche ornitologiche. Nella sua vita si è occupato di vari aspetti dell'ornitologia ligure e nazionale. Voglio solo ricordare i suoi approfonditi studi sull'avifauna ligure, dai classici lavori faunistici ai moderni atlanti, sempre ricchi di dati bibliografici, anche di quelli storici più reconditi; per non parlare delle minuziose ricerche sulle specie parassitate dal Cuculo in Italia. Direttore della Rivista Avifauna dell'Associazione Ornitologica Nazionale.

  4. #4
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    ho capito che morta la mia coppia non ne vedrò più

  5. #5
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    Tentativi di Riproduzione voliera con il genere Vidua

    Ciao Stefano... mai demordere se hai una bella voliera prova seguendo gli utili consigli scritti in questi articoli dal Nostro amico Dott.Alamanno Capecchi...
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    ESPERIENZA PERSONALE

    L'antica esperienza della signora Lohyd mi aveva sempre interessato e approfittando che nella mia voliera l'Amaranto comune L. senegala si riproduceva da tempo regolarmente, quell'autunno acquistai nove "Vedove del paradiso", quattro maschi e cinque femmine, con l'intenzione di tentare l'anno successivo l'esperimento, ma la cosa, come era facilmente prevedibile, si presentò complicata. Il primo anno (1981) il risultato fu quanto mai deludente perché il tentativo si chiuse con un nulla di fatto e con la morte di un maschio e due femmine, deceduti in seguito a gravi disturbi intestinali e respiratori. All'inizio della primavera 1982 misi nuovamente in voliera i tre maschi superstiti e due sole femmine perché durante l'inverno ne era morta un'altra. Alla metà di giugno tutte e cinque le Vedove avevano completato felicemente la muta, soltanto un maschio appariva frequentemente torpido e impallato. Delle due femmine una, che al momento dell'acquisto ritenni un soggetto ancora in abito giovanile, doveva appartenere a un'altra specie poiché era rimasta di taglia più minuta e con tutta la parte infe*riore del corpo di colore bianco-sporco uniforme.
    Per una quindicina di giorni non successe niente anche se in voliera vi erano numerosi nidi di Amaranto con pulli, con uova o in preparazione (costruiti tutti in cassette per Pappagallini ondulati) e un nido naturale di Cordon blu Uraeginthus bengalus, da poco completato. Ai primi di luglio una coppia di Passeri del Giappone, che in precedenza aveva allevato in una cassettina, costruì in un arbusto un grosso nido globulare con ampia apertura di accesso. Approfittando del ca*rattere mite dei legittimi proprietari, una
    coppia di Guance arancio Estrilda melpoda, una di Becchi d'argento Lonchura malabarica cantans, una di Cordon blu e un Cappuccino testa bianca Lonchura maja maschio scapolo, cominciarono ad entrare e uscire indaffaratissimi dal pre*detto nido, trasformato in una sorta di "comune", portando nuovo materiale con il risultato di modificarne in continuazione la forma.


    La confusione e il viavai erano inde*scrivibili perché anche i Passeri del Giappone non mollarono e si unirono alla compagnia. Nello stesso tempo una delle Vedove maschio aveva rivolto la sua attenzione alla femmina più grossa con la quale si accoppiava frequentemente dopo un curioso cerimoniale che merita di essere descritto: si posava su un rametto privo di foglie, nella parte più alta del cespuglio dove era collocata la "comune", allungava il collo, in maniera tale da farlo apparire più fine e con le piume più schiacciate e aderenti; drizzava quelle della nuca, così che la testa assumeva la forma di un uovo posato secondo il suo asse maggiore, ed eseguiva una serie di riverenze con movimenti rapidi e a scatti spostando la testa a destra, a sinistra e in basso tanto da ricordare un uccellino meccanico; poi volava sopra la femmina, posata a poca distanza più in basso, librandosi fermo a mezz'aria e producendo il caratteristico fruscio con la coda.



    Alla fine di questa specie di dan*za erotica avveniva l'accoppiamento. Pochi giorni ancora e le due Vedove cominciarono a dimostrare interesse per il nido conteso. Senza tanti complimenti e con decisione montarono la guardia avventandosi sugli intrusi e finalmente i Passeri del Giappone, rimasti soli, poterono tranquillamente terminare l'opera e deporre le prime due uova. Il terzo giorno sorpresi la Vedova femmina nel nido; quando uscì le uova dei Passeri erano scomparse: al loro posto vi era un uovo ugualmente bianco ma più grosso e di forma diversa; il gior*no successivo queste uova erano due. I Passeri ne deposero ancora tre che furono subito mangiate con avidità dalle due Vedove, mentre le proprie non vennero distrutte. Le piccole solerti balie provvidero a covarle per dodici giorni poi le abbandonarono; al controllo risultarono chiare. Non vi furono altre deposizioni ma la zoppia rimase in forma amorosa fino a settembre nutrendosi di numerose uova di Astrildidi presenti in voliera. Per far que*sto inspezionavano a tratti i nidi (sopratutto quelli naturali) rimasti momentaneamente incostuditi. Da rilevare che consumarono soltanto le uova freschissime di giornata e ignorarono sempre quelle embrinante e i pulii neonati, anche se en*trambi ben visibili. Scrivendo di queste Vedove ho riportato.
    Vedove del paradiso tra virgolette perché in effetti non si trattava della "classica" Vidua paradisaea ma quasi sicuramente della Vidua orientalis interyecta, una sottospecie della V. orientalis presente: nel Nord Camerum fino al Sud Sudan, che ha le rettrici lunghe ma non rastremate parassita dell'Astro ali gialle Pytilia ypogrammica e con pressione minore dell'Astro aurora Pytilia phoenicoptera. Il giudizio basato in un primo tempo aclusivamente sulle caratteristiche soma*tiche è stato ulteriormente convalidato dal confronto del canto del maschio in amore registrato a suo tempo) con quello degli Astri ali gialle maschi presenti in voliera.


    TIMIDE IPOTESI

    Se teniamo conto che anche in Natura i viduini possono effettuare, in particolari circostanze, deposizioni anomale e che la cattività spesso stimola comportamenti anomali come risposte adattive a situazioni particolari, immettendo in una grande ,voliera una colonia di Passeri del Giappone e delle Vedove si dovrebbero, prima o poi, ottenere risultati positivi. Il processo riproduttivo, una volta superata la prima fase, quella della deposizione, sarebbe in questo caso enormemente facilitato dalla predisposizione alle cure parentali propria della specie parassitata. Per avere balie adatte allo scopo i Passeri del Giappone devono però riacquistare un pò di "selvatico" e appetire prede vive. Secondo quanto ho appurato nella mia lunga espe*rienza in merito, è sufficiente liberare un certo numero di coppie in voliera (spazio*sa e ricca di verde) per poter scegliere, dopo qualche mese, una buona percentuale di soggetti robusti, dinamici, vigili e, ciò che più conta, accaniti consumatori d'insetti.
    Una alternativa potrebbe essere l'utilizzo dell'Amaranto comune L. senegala di facile riproduzione in colonia, visto anche che viene utilizzato in Natura e in cattività da altre specie di Vidua oltre che dal Combassù, suo ospite abituale. Questa via, a mio avviso, anche se più "naturale" non è facile. Bisogna tener presente, come ho avuto modo di segnalare in una precedente nota, che la L. senegala risulta rigidamente legata, per l'assistenza ai nati, a pulsioni istintive selettive e quindi è una pessima balia quando i nidiacei presentano segnali diversi da quelli dei conspecifici, situazione che dovrebbe verificarsi quasi sempre in voliera.
    Anche nel rapporto fisiologico Combassù...Amaranto considerando che Vidua chalybeata e L. senegala sono specie politipiche, c'è da supporre che l'optimum, almeno teorico, può essere raggiunto soltanto se vi è concordanza tra le due sottospecie e questo è un'altro problema che si presenta all'allevatore.
    Un altro campo d'indagine interessante potrebbe essere quello del controllo pratico sulle possibilità di ibridazione fra i Vidaini e i loro ospiti abituali almeno per quelle specie che in cattività possono accoppiarsi spontaneamente tra loro (cit. a proposito del tentativo di riproduzione del Combassù nell'articolo sull'Amaranto pubblicato in precedenza).
    Per l'americano Friedmann ("Il Mondo degli Animali" Rizzoli - Opera cit.) la straordinaria somiglianza dei piccoli dei Viduini con quelli dei loro ospiti dipende più dall'affinità parentale tra parassiti e parassitati che da un effettivo adattamento evolutivo. In "Vita degli Animali" (Grzimek 1971), nono volume dedicato agli Uccelli, a proposito delle Vedove J. Nicolai, G. Niethammer, RE. Walters e ancora H. Friedmann affermano che secondo studi abbastanza recenti risultano strettamente imparentate agli Euplettini e che le somiglianze somatiche, fonetiche e comportamentali che le avvicinano agli Astrildidi dipendono esclusivamente dal loro parassitismo e vanno considerati degli adattamenti a questo scopo.
    Anche se oggi analisi biochimiche par*ticolari consentono di studiare le parentele tra le singole specie e quindi di valutarne le affinità con metodiche probanti, non sarebbe inutile controllare l'assunto "sul campo": in biologia soltanto dopo lunghe e plurime sperimentazioni a tutti i livelli (scientifici e pratici) è possibile dire che tutto sommato.. forse.. .può darsi sia così.
    Chiudo con un'ultima annotazione.

    L'eccessiva e apparentemente immotivata distruzione di uova da parte delle Vedove in amore, presenti nella mia voliera, che ha ingigantito e distorto un fenomeno accertato in Natura, può essere stata determinata dalla necessità di assumere elevati apporti proteici indispensabili in quel particolare momento del ciclo biologico.


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    lAlamanno Capecchi
    nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
    Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
    Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
    Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.

    Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio

  6. #6
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    il maschio di combassù non è più fra noi.
    al quarto inverno mi ha abbandonato.

  7. #7
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    Peccato.... :(
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  8. #8
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    Mi dispiace...


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