II Parigino


I canarini arricciati rappresentano il più alto traguardo finora raggiunto dalla canaricoltura, sia per la bellezza e forma, sia per la delicatezza intrinseca dei vari soggetti.
Tutti i canarini perfetti per forma, arricciatura e colore, come canto non hanno alcun valore, ma la loro forma, il piumaggio e il colore bastano a renderli pregiati e molto interessanti.

II canarino «Parigino» (Frisé parisien) una meraviglia di arricciato.




E' un uccello forte e ben resistente e le sue qualità di fondo si possono così definire: forza, piumaggio, eleganza.
La qualità, la quantità, la morbidezza, la finezza, la vaporosità delle sue piume ne fanno un canarino regale, assai imponente e bello, per cui non a torto è stato definito un uccello di lusso o meglio ancora «elegante piumino da cipria».
Ad un soggetto perfetto si richiedono piumaggio fine ed abbondante, spalline elevate e simmetriche e piume del petto fitte sì da formare addirittura un cestino o conchiglia (jabot), in mezzo al quale esce il collo massiccio, ben attaccato alle spalle. I fianchi (o pinne) devono essere folti e aggirare completamente le ali fino a toccare le spalline.



La testa dev'essere bella in tutto il suo complesso, maestosa, e le sue piume devono formare un bel «casco» sviluppato e di raffinato gusto, tale da destare subito simpatia all'osservatore. Le cosiddette «barbe» devono essere ben pronunciate in modo da completare, unitamente al becco corto e grosso,
Sopra il codione debbono scendere delle piume lunghe e leggere, dette «penne di gallo», e la coda deve essere piuttosto stretta e lunga e terminare quasi quadrata. Le cosce possono essere più o meno «calzate», cioè ricoperte di piume. Le unghie lunghe e attorcigliate sono un'altra delle sue caratteristiche.



Il portamento del «nobile» Parigino deve essere fiero, orgoglioso e al tempo stesso maestoso.
Un canarino di siffatte caratteristiche dev'essere presentato in perfette condizioni fisiche e in irreprensibili condizioni di pulizia.



Il tipo allevato oggi in Italia è superiore a quello francese, in quanto ad accrescere la sua mole e il suo magnifico piumaggio è stato immesso sangue di canarini York e Norwich, ragion per cui si è ottenuto un soggetto più massiccio e più lungo. Ma, ora mi chiedo, è giusta la strada degli incroci? E' vero che è stato raggiunto il traguardo, ottenendo dei superbi esemplari, ma è anche vero che si notano soggetti mancanti di un fianco o dalle arricciature asimmetriche, gambe simili a canarini nostrani anziché di Parigino, soggetti sterili o ciechi, mortalità di embrioni nell'uovo, malformazioni nella prole, in una parola degenerazione.



Reputo, quindi, che non convenga più esagerare, cioè andare al di là della natura stessa o superare i limiti, perché si è già giunti al punto massimo della selezione. Ci sono quindi buoni motivi per dire che è bene non forzare all'eccesso i caratteri razziali dell'Arricciato di Parigi, a costo di ritornare alla taglia media.
Le razze non vicine, cioè differenti tra loro, danno origine a dei meticci perché l'eredità bilaterale porta alla formazione di soggetti disarmonici che non corrispondono allo scopo, e tale disarmonicità concorre a compromettere la razza che l'allevatore desidera, invece, migliorare o rafforzare. Per mantenere costante l'armonia bisogna studiare gli accoppiamenti o le linee di allevamento (ad es.: unire un soggetto ricco di una determinata caratteristica con un altro mancante di quella caratteristica), e se vi è bisogno di rinsanguare i soggetti è necessario l'accoppiamento con una razza che abbia con l'altra molte affinità. Per buona norma non bisogna ricorrere spesso alla necessità di rinsanguare i soggetti.
I Francesi suddividono il colore del Parigino in due classi e precisamente: i «puri» e i «pezzati».
Per «puri» intendono quei soggetti a tinta unita, cioè senza la minima macchia; per «pezzati» quelli macchiati, che però dovrebbero avere sul mantello macchie simmetriche.
La storia non ci riporta notizie precise su questo pregiato canarino, comunque, teniamo per buona la notizia che verso la metà del secolo scorso si ebbero, a Parigi, i primi canarini «arricciati»: probabilmente una piccola arricciatura si ebbe per fenomeni di mutazione favorita da assimilazione di «cheratina», e questo ci dice quanta importanza ha l'alimentazione sui soggetti.
Questo inizio di arricciatura fu molto seguita dai Francesi che si preoccuparono di svilupparla al massimo e migliorarla, dando a detti canarini la denominazione di «Trombettieri» e, più tardi, orgogliosi di questi soggetti, li presentarono ai concorsi annuali di avicoltura a Parigi, al Parco degli Espositori (Porta di Versailles), e in altre città della Francia, sotto la denominazione di «Arricciati di Parigi». Ogni concorso aveva la durata di otto-dieci ore.
Nell'ottobre del 1867 i Francesi fondarono a Parigi la Società degli allevatori del «Serin Parisien», chiamata «La Nazionale», che aveva lo scopo di radunare, organizzare e stimolare la passione dell'alleva mento.delI'arricciato.
Naturalmente i primi Parigini avevano la testa liscia e il piumaggio poco riccio, ma nel 1880 i Francesi riuscirono a migliorare la taglia e l'arricciatura del soggetto, attirando l'attenzione degli Americani, che si contesero a suon di dollari i migliori esemplari. Negli anni successivi al 1900 molti arricciati furono importati anche nei vari Paesi europei. L'Italia, in questo campo, non fu seconda a nessuno. Infatti sappiamo che il dott. Germano Giuliani (via P. Castaldi n. 30, Milano 118), acquistò personalmente in Francia dei pregiati Parigini e a lui poi si accodarono i vari Alessandri, Testi, Tega, Medetti, Pesciantini, Astori, Fatti, Vaccari, Scola e molti altri di cui ora mi sfugge il nome, fino a venire ai nostri giorni.
Riccardo della Rovere