Marino Russo

I PICCOLI PAPPAGALLI DEL GENERE FORPUS

Prima di entrare in argomento riterrei opportuno aprire un discorso di carattere lessicale sulla denominazione volgare degli Psittacidi sino ad oggi in uso nel nostro Paese. La denominazione italiana infatti, derivata da quella inglese, distingue le varie specie di Psittacidi in base alle caratteristiche più evidenti. Così vengono definiti Pappagalli veri e propri (“ Parrots ” in inglese) quelli che a prima vista presentano corpo robusto, compatto e coda corta; tali sono il Pappagallo Cenerino le Amazzoni, gli Inseparabili, i Loriculi o Parrocchetti pendenti, i Pappagalli dei genere Poicephalus (quello cui appartiene il noto Jou-Jou) del genere Pionus per citare alcuni tra i più noti. Parrocchetti invece (“Parrakeets ” in inglese) sono chiamati quelli che presentano nella maggior parte dei casi corpo snello e coda piuttosto lunga, a volte di lunghezza superiore alla metà dello sviluppo totale: tra questi i Conuri, le Roselle e varie altre specie. Vi sono inoltre altri Psittacidi, e sono i Lori e i Lorichetti, che sfuggono a questa classificazione di massima e che presentano caratteristiche strutturali e comportamentali nettamente distinte; infine le Are (in inglese “ Macaws ”) caratterizzate da dimensioni generalmente grandi o molto grandi (sino ai 100 cm di lunghezza dell'Ara Giacinto, il più grande Psittacide attualmente esistente) e da becchi giganteschi, e che a prima vista possono essere considerati dei Parrocchetti giganti. Per quel che riguarda le piccole specie del genere Forpus, esse inspiegabilmente, sino ad oggi sono state definite Parrocchetti pur presentando caratteristiche (corpo tozzo e coda assai corta) che secondo il mio parere li dovrebbero far ritenere dei piccoli pappagalli. Concludendo quindi proporrei di mutare la denominazione usata sino ad ora, e cioè “ Parrocchetti “, in quella di “ Piccoli Pappagalli ” (del resto gli inglesi hanno coniato per essi un nuovo vocabolo e cioè “ Parrotlets ” che sta appunto per “ Little Parrots ” ).





CARATTERISTICHE GENERALI

Questi minuscoli pappagalli (le dimensioni variano dai 12 cm della maggior parte delle specie ai 14.5 di F. xanttops) sono distribuiti dal Messico sino all'Argentina settentrionale ( con l'eccezione di alcuni Stati dell'America centrale ). Le specie ascritte al genere sono 7 con ben 21 sottospecie, il che francamente non agevola l'identificazione da parte di chi ha talvolta ( la loro importazione non avviene certo con regolarità) l'occasione di osservare o possedere qualche esemplare. Se ci si sofferma ripeto, alle differenziazioni esistenti tra le sottospecie tipiche il compito di identificarlet non appare arduo date (ma è meglio non essere mai abbastnza sicuri) certe caratteristiche più o meno accentuate. Questo discorso vale comunque per i soggetti di sesso maschile poiché chi volesse affiancare ad ogni maschio la femmina della specie di appartenenza si troverebbe di fronte a notevolissimi problemi (a parte alcuni casi, v. ad esempio F. s. sclateri). A questi problemi generali si aggiunge il fatto che per la saltuarietà con cui alcune specie di Forpus giungono nel nostro paese spesso gli allevatori che entrano in possesso di qualche esemplare nòn vanno troppo per il sottile accoppiando individui appartenenti a specie diverse. Non vi è bisogno di sotto lineare come i risultati di queste inconsuete ibridazioni (o talvolta, anzi più spesso, meticciamenti) non fanno che complicare maledettamente le cose appiattendo e sovrapponendo i tratti caratteristici tipici di ogni specie e gettando ombra sui problemi citati dianzi.

In cattività questi pappagalletti si dimostrano piuttosto rustici, poco sensibili al freddo e all’umido (per chi non avesse la possibilità di alloggiarli in voliere esterne fonite di ricovero, la migliore soluzione alternativa consisterebbe nel lasciare a loro disposizione tutto l’anno il nido a cassetta che assumerebbe il ruolo di efficace ricovero notturmno. I Forpus sembrano non avere particolari esigenze alimentari. Ai mei soggetti fornisco oltre ad una miscela di semi di panico, miglio bianco scagliola, del pastoncino secco del commercio (del quale fanno uso soprattutto durante i primi giorni di vita dei nidiacei). Nonostante i miei reiterati sforzi per far accettare loro della frutta e della verdura mai essi hanno mostrato di volersene cibare, in definitiva questi uccelli il più delle volte magiano solo semi, con quali conseguenze per il loro stato di salute lascio al lettore giudicare se è vero, come è vero, che spesso (ed è anche il caso dei miei F. coelestis come vedremo più avanti) soffrono di deplumazioni accentuate.



NIDIFICAZIONE, RIPRODUZIONE E ALLEVAMENTO DELLA PROLE

Se lo scopo, e tale dovrebbe essere, è quello di offrire a questi piccoli psittacidi l’opportunità di riprodursi in cattivtà, una delle norme essenziali da seguire è senz'altro quella di ospitare una sola coppia in una voliera o in un grande gabbione, tenendo presenteche più grande sarà il contenitote maggiori saranno le probabilità di un sucesso riproduttivo). Sembra davvero difficile credereche questi graziosi uccelli possano trasformarsi in sanguinari assassini specialmente se alloggiati in contenitori angusti e affollati, ma tant'è questo è lo cotto che l'allevatore novizio o poco informato paga spesso quando si trova alle prese con specie poco conosciute e studiate. In conclusione alloggi spaziosi destinati a pochi esemplari (due o tre coppie in una voliera di 3 metri di lunghezza con 5 o 6 nidi a disposizione, se l’allevatore dovesse disporre di grandi gabbioni di un metro di lunghezza prudenza consiglia di ospitarvi una sola coppia; infine è possibile La coesistenza con uccelli di altre specie avendo l'accortezza di sceglierli di taglia superiore a quella dei nostri pappagalli.

Per quel che riguarda la nidificazione vi è da dire come, almeno in cattività, non costruiscono un nido vero e proprio e quindi sarà cura dell'allevatore predisporre uno strato di torba pressata o di paglia sul fondo della cassetta. La deposizione, che avviene di norma nei nostri climi da maggio a settembre, consta mediamente di 4-6 uova (fino ad 8) deposte a giorni alterni e incubate dalla sola femmina, mentre il maschio che tendenzialmente dimorerebbe fuori del nido ove fa ritorno per imbercare la consorte, per la forasticità che contraddistingue queste specie è solito starsene accanto alla femmina nel nido al riparo (o quasi) da sguardi, indiscreti. A tal proposito è opportuno consigliare di interferire il meno possibile nellavita coniugale di questi pappagali ficcarvi il naso significa a volte provocare una reazione inconsulta da parte dei genitori. Secondo la mia esperienza mi parrebbe opportuno valutare caso per caso, seguire le reazioni immediate degli uccelli, far tesoro di episodi negativi e agire di conseguenza. Non vi sono regolefisse da seguire giacché il comportamento degli uccelli in cattività subisce costantemente modifiche rispetto a quel che avviene in natura. In conclusione per ottenere dei risultati, anche dal punto di vista documentaristico, entra sempre incampo i1 fattore rischio, sta al buon senso dell’a1levatore mantenerlo entro limiti accettabili. Il periodo di incubazione varia dai 20 ai 22 giorni a seconda delle specie e le ndiate variano da una (nel caso di F. cyanopygius) a tre, durante l'arco della stgione riproduttiva. I piccoli escono dal nido attorno al trentacinquesimo giorno di esistenza e già a quel momento (se non già in precedenza nel nido) può avvenire l'identificazione dei sessi per di più il padre, a pochi giorni dall'abbandono del nido, inizia a vessare i giovani di sesso maschile (che dovranno essere ovviamente e prontamente tolti) e ciò costituisce un ulteriore fattore di discriminazione. Nessun problema per quel che riguarda l'allevamento dei piccoli ( a parte casi sporadici e quasi sempre dipendenti dall' intervento poco felice dell' allevatore)condotto solitamente con zelo dapprima dalla sola madre (con il tipico passaggiodell'imbeccata padre, madre, figli) e poi, attorno al quindicesimo giorno, direttamente anche dal padre. Per quel che riguarda l'alimentazione più idonea durante questa delicata fase ho già fatto cenno più sopra, non è comunque superfluo sottolineare quanto sarebbe opportuno insistere nell'offrire ai genitori alimenti alternativi ai semplici semi (nonostante l'esclusivismo sia prerogativa degli psittacidi in genere) ben conoscendo d'altro canto l'estrosità tipica dei pappagalli in genere e di questi in particolare.Concludendo quindi mi pare giusto consigliare l'allevamento di questi piccoli pappagalli anche all'allevatore novizio che trarrà senz'altro utile esperienza dall'osservazione di questi interessanti uccelli.



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