Seconda parte
Dopo tanti anni, nel novembre del 1990 venni in possesso di due coppie di
Aethopyga christinae un Nettarinide presente con tre Sottospecie nella Regione orientale: A.c. latouchii nel SE della Cina e nel N Vietnam, la forma tipica A.c. christinae, nell'isola di Hainan e A.c. sokolovi nel S Vietnam. I colori che più risaltano nei maschi sono il verde splendente della parte superiore della testa, nuca, auchenio e penne centrali della coda, che dopo il bagno assume riflessi lilla e porporini, e quello rosso vivo della gola e del petto.
Il dorso, le ali e le altre timoniere sono grigioscuro-grigioverde. Il sopraccoda e
la parte terminale del groppone: giallo limone, difficilmente visibile perché
quasi sempre nascosto dalle ali. Parte inferiore del petto e il ventre: grigio
cenere chiaro. Tarsi, piedi e becco: grigi. Occhi: neri.
La femmina ha colori sobri che variano dal grigioverde al grigio cenere con sfumature gialle sul petto e sul groppone. Tarsi, piedi, becco e occhi come nel maschio. La coda non possiede le due penne centrali più lunghe. Lunghezza intorno ai dieci centimetri.
Anche in questo caso il viaggio fu un mezzo disastro per le Nettarinie che
arrivarono in parte stressate e in cattive condizioni di salute.
Dei quattro uccellini avuti in regalo, due (una coppia) erano magrissimi e
affetti da gravi disturbi respiratori e digestivi; nonostante le cure morirono
dopo circa un mese. Gli altri due (un maschio adulto e un giovane poi risultato
di sesso femminile) si assuefecero abbastanza bene, ma il processo sì
rivelò lungo e problematico. A differenza delle Nettarinie possedute nel
1973, fui costretto a alloggiarle per alcuni mesi nella gabbia infermiera a
temperature che oscillavano tra i 25 - 30 gradi centigradi. Se la temperatura
scendeva a 16-15 gradi (avvenne alcune volte per mancanza di elettricità) si
raffreddavano rapidamente, assumevano la posizione del sonno e si facevano
prendere in mano senza accorgersene.
Nell'afferrarle avevo l'impressione di toccare un rettile in letargo.
Soltanto l'impiego tempestivo di due borse piene di acqua calda, messe
accanto alla gabbia, mi permise di salvarle.
La micosi che aveva colpito la prima coppia in modo irreparabile, si manifestò
anche nella seconda ma un'immediata terapia con Fungilin, a dosi elevate,
diede in questo caso risultati positivi.
Vi furono però ricadute, quindi nuovi cicli di cura, fino a marzo. A
primavera inoltrata, ormai fuori pericolo e ben irrobustite, le trasferii in una
gabbia da Canarini.
Attualmente (15 ottobre 1991) le due Nettarinie stanno benissimo e il maschio
si esibisce spesso di fronte alla femmina nella parata nuziale cantando con
quanto fiato ha in gola. È bizzarro vederlo inclinato tutto su una parte, con la
coda alzata semiaperta e vibrante piegata in avanti, il collo e la testa flessi
indietro nell'atto di mostrare alla femmina la sua sgargiante livrea. Se tutto
andrà bene ho intenzione di predisporre una parte della voliera per
alloggiarvi questa coppia alla fine di giugno del prossimo anno.
Ultime annotazioni.
Uso un "nettare" costituito da liofilizzato di carne, alimento completo in
polvere per neonati e miele integrale, che rinnovo ogni mattina dopo avere accuratamente pulito il beverino con una soluzione di sali quaternari
d'ammonio.
Le cose per ora vanno a gonfie vele; anche il cambio delle
penne, avvenuto nel periodo agosto-settembre, è stato regolare; unico neo:
le nuove piume del petto anziché rosso vivo sono rosso mattone.
Una serra voliera riscaldata in inverno è l'ambiente più confacente per
questi uccelli. Se costretti ad utilizzare le gabbie, le più pratiche sono
quelle comuni con sul fondo carta assorbente e poste su di un "tappeto" di
pagine di giornale o chiuse con fogli di plastica. Le Nettarinie infatti,
quando mangiano, lo fanno quasi di continuo, schizzando il cibo da tutte le
parti, in special modo se è denso. Le gabbie all'inglese, con il frontale di
vetro o altro materiale trasparente, opportunamente aerate, sono più belle
ma meno luminose. La carta sul fondo deve essere sostituita
quotidianamente, la gabbia va pulita secondo necessità, comunque almeno
due volte alla settimana se non si vogliono correre rischi per la salute di
questi leggiadri ma impegnativi volatili.
Por nostro amigos espanol:http://www.tranexp.com:2000/InterTra...Submit=Traduci
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Alamanno Capecchi
nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.
Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio