L'ultimo volo
Seconda parte (19 giugno 1983)
Mi arrampico lungo lo stretto sentiero che porta in cima al poggio, per la consueta passeggiata di fine settimana; mi seguono — more solito — Lupo, Pastore tedesco, Camilla, gatta soriana e, di albero in albero, King, lo Storno fagiano.
Strana compagnia la nostra: un uomo, un cane, un gatto e un uccello a zonzo per i campi. Giunto sul piccolo pianoro, anche questa è diventata un'abitudine, mi siedo e subito il cane si accuccia ai miei piedi e la gatta mi salta sulle ginocchia. Nell'aria, che sa già d'estate, risuona insistente il canto forte e un po' aspro dello Scricciolo.
Dopo poco lo vedo per un attimo; il tempo di emettere un gorgheggio e scomparire di nuovo tra le foglie. E' la prima volta che vedo lo Scricciolo da queste parti durante la buona stagione. Una Ballerina, scrutando il terreno, segue il trattore che sarchia; ad un tratto si ferma, riempie affannosamente il becco di vermi e vola via. A valle due Gabbiani reali perlustrano, con pigri colpi d'ala, il laghetto delle Trote.
Dalla cima di uno degli alberi vicini alla riva la Cornacchia non gradisce questa sfacciata invasione del suo territorio e ripetutamente si scaglia contro il primo che le capita a tiro. Ad un certo punto vi è anche un timido tentativo di difesa degli aggrediti; ma questo provoca l'immediato intervento dell'altra Cornacchia rimasta nel nido e i Gabbiani fuggono in
opposte direzioni, gridando a perdifiato.
Lo Stornò fagiano, che fino a quel momento era rimasto tranquillo su un ramo vicino alla mia testa, mette in atto il suo rituale terrifico: gonfia le piume del corpo, abbassa le ali, alza la coda, e con le pupille contratte e la testa inclinata in basso, emette una serie di suoni cupi particolarmente sgradevoli, poi si alza in volo e scompare oltre la macchia
dei rovi. Quando giungo a casa sento il suo richiamo provenire da uno degli Abeti rossi: « Fiiii-Foooo, Fiiii-Foooo».
E' il fischio che gli ho insegnato e che vuol dire, a un di presso: « Dammi qualcosa di buono da mangiare ». Per accontentarlo mi affaccio dalla sua stanzetta, mostrando una larva di Tenebrione e ripeto il verso: « Fiiii-Foooo, Fiiii-
Foooo ».
Mi viene incontro afferrandola al volo e va a posarsi sul trespolo; allora chiudo la finestra, controllo l'acqua e il cibo, e vengo via.
l giorno dopo lo trovo morto. E' affogato nel recipiente di plastica che sta sotto il rubinetto perché durante la pulizia dei contenitori del cibo,l'acqua non cada sul pavimento. Lo prendo e lo giro e rigiro tra le mani, nell'assurda speranza di cogliere un sia pur lieve segno di vita, ma è ormai una misera spoglia tutta bagnata. A parte il dolore per la perdita, mi sento in colpa; avrei dovuto tenere coperto il recipiente. A niente valgono i tentativi per persuadermi che forse la causa del decesso è stato un malore improvviso e che, dibattendosi disordinatamente durante l'agonia, sia caduto nell'acqua; quel recipiente è lì da più di due anni, e non si era verificato mai il minimo inconveniente. Nulla da fare; il rimorso resta.
Con il passare del tempo, da quando scrissi di lui nel precedente articolo, era diventato più imponente e i colori cangianti, più belli e splendenti. Robustissimo, aveva sempre goduto ottima salute e solo una volta temei potesse morire. Fu nell'estate di due anni fa: una sera ,non tornò alla soffitta e invano il giorno dopo, di primo mattino, lo chiamai ripetutamente con il solito allettante fischio modulato: « Fiiii-Foooo, Fiiii-Foooo » niente, era scomparso. Non mi detti pace e ad intervalli di tempo ripetei il richiamo dall'alto della soffitta; finalmente mi rispose ma con un suono flebile, come emesso a fatica. Poi comparve sotto di me, alzò la testa e cercò di raggiungermi; volò arrancando fino ad una certa altezza, ma ricadde a terra; ripeté il tentativo altre due volte, ma sempre con lo stesso risultato.
Scesi al primo piano e lo feci entrare da una finestra; mi seguì "di pedina" per il corridoio e salì i venti gradini che portano alla soffitta, ad uno ad uno, aiutandosi con le ali. Rimase per due giorni sul pavimento, mogio mogio, con il piumaggio scomposto, le ali e la coda cadenti e gli occhi socchiusi; poi la forte fibra ebbe il sopravvento e si riprese rapidamente. Penso che la causa possa essere stata l'ingestione di qualche insetto avvelenato.
Ora che è morto, il maggiore rimpianto lo avrò per il suo comportamento, così diverso da quello dei numerosi uccelli che in passato ho allevato a mano. Comportamento di animale libero e intelligente, un po' "cane" e molto "gatto". Comportamento che lo faceva apparire ai miei occhi, gli etologi mi perdonino perché so di dirla grossa, pieno di dignità: un vero signore. L'ho sepolto ai piedi di un salice, accanto alla panchina dove qualche volta mi siedo a leggere e a meditare; l'ho voluto mettere in quel punto perché è un po' il mio colle de " L'Infinito ", anche se non c'è la siepe:
« ... che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude ».
Luogo rivolto verso quelle ampie distese che innumerevoli volte aveva sorvolato.
Come ricordo mi è rimasta la sua fotografia. E la stessa pubblicata a suo tempo da « Avifauna »; un'immagine che non gli rende giustizia, sia perché in bianco e nero, sia perché, evidentemente impaurito dal fotografo, vi appare in una posizione quasi orizzontale che non gli era propria. La farò incorniciare e l'appenderò qui in biblioteca, in questa stanza senza tempo,
piena di ricordi, ora tristi, ora lieti, ma quasi sempre soffusi di malinconia perché testimonianze di una parte di me o del mio mondo che se n'è andata per sempre.
E anche questa fotografia sarà la memoria di un piccolo – grande dolore e di un rimorso e i rimorsi non sono come le cambiali:non scadono mai.
http://www.tranexp.com:2000/InterTra...Submit=Traduci
http://www.tranexp.com:2000/InterTra...Submit=Traduci
Alamanno Capecchi
nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.
Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio