Buongiorno
Questa discussione, all’inizio sicuramente estremamente interessante, credo stia diventando sgradevole e sicuramente poco costruttiva, andando nella direzione opposta da quella prevista da questo forum, dove gli utenti si confrontano serenamente e pacificamente, nel pieno rispetto reciproco.
Avendo trascorso 4 bellissimi anni della mia vita a Pozzuoli, capisco lo spirito di Latency che in qualche modo si sente messo in cattiva luce da Andiok, che invece sicuramente non intendeva urtarne la sensibilità, sminuendone la competenza.
Premesso ciò,
Anch’ io adoro il cardellino non solo per i suoi sgargianti e spettacolari colori, ma soprattutto per il suo canto e come Latency non apprezzo particolarmente le mutazioni di colore, in quanto, e questa è una personale opinione, la natura con tutte le specie alate ha già fatto un lavoro eccellente e di solito l’uomo con il suo intervento non riesce a fare altro che a peggiorarlo.
Per dirla tutta allevo i Venturoni e li seleziono principalmente per il loro canto, non sento per ora la necessità di avere cardellini perché abitando in campagna, li vedo e li sento spesso e in primavera loro mi allietano le giornate con l a loro melodia e ogni tanto con qualche nidiata di pullus nata tra gli alberi dl mio giardino. Chiaramente apprezzo il canto del cardellino al naturale e pur riconoscendo differenze tra maschi, a me sembra che cantino tutti eccezionalmente, ma non conosco il metro di giudizio dei miei cari amici partenopei (avrei voluto stare di più a Pozzuoli), per cui chiedo cortesemente a Latency, quando può farlo, di spiegare, magari con l’ausilio di un file audio, a cosa corrispondono i termini onomatopeici utilizzati (pliò, zipè, ble ble ble, ziò, Rullo, ect) per descrivere ciascuna vocalizzazione del canto del cardellino.
La considererei, oltre che una cortesia estremamente apprezzata, quella lezione di vita napoletana che mi sono perso, ma che voglio assolutamente recuperare.
Grazie in anticipo per la tua disponibilità
Cordialmente
Daniele