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Pet Therapy, l’interazione che cura

L'idea che gli animali da compagnia potessero supportare alcuni tipi di terapie, si perde nella notte dei tempi. La Delta Society, attraverso il Pet Partner Aptitude test (PPAT), analizza il binomio uomo-animale nel processo di co-terapia



L'intuizione che gli animali da compagnia potevano costituire un valido supporto terapeutico risale a tempi molto lontani. Già Ippocrate, 2400 anni fa, valutava gli effetti benefici che si traevano da una lunga cavalcata e la consigliava agli amici per combattere l’insonnia e ritemprare il fisico e lo spirito in situazioni che oggi definiremmo di "stress".

Agli animali, nelle antiche culture, venivano attribuiti poteri soprannaturali e taumaturgici e li troviamo sovente rappresentati.
Bisogna giungere al XVIII° secolo per osservare, presso scuole anglosassoni, l'effetto benefico esercitato dalla presenza di cani e gatti sull'umore e sulle condizioni di salute dei pazienti; in particolare, occuparsi di questi animali consentiva a malati di mente di acquistare un certo equilibrio ed interesse per il mondo esterno.
Nella seconda metà del XIX° secolo un medico francese sperimentò l'ippoterapia in pazienti portatori di handicap neurologici e ne riportò dei risultati soddisfacenti.
Durante l'ultima guerra mondiale, animali da compagnia vennero utilizzati come supporto per ridurre i danni psicologici causati a molte persone dagli eventi bellici.
Agli inizi degli anni '60 lo psichiatra Boris Levinson verificò scientificamente l'efficacia terapeutica degli animali d'affezione impiegati per il recupero di persone con gravi turbe psichiche e coniò il termine "Pet Therapy", termine che utilizzò nel suo libro "Dog as Co-Therapist" (Il cane come terapeuta).
Secondo la Delta Society (organizzazione internazionale che favorisce l'impiego degli animali per il miglioramento dello stato di salute, l'indipendenza e la qualità della vita dell'uomo), solo gli animali domestici possono essere inseriti in programmi di attività e terapie assistite dagli animali, escludendo quindi tutti gli animali selvatici o inselvatichiti, gli animali esotici ed i cuccioli.

Tutti gli animali impiegati come Pet partners devono superare una valutazione che ne attesti lo stato sanitario, le capacità e l'attitudine.

Il Pet Partner Aptitude test (PPAT) della Delta Society valuta se la coppia conduttore/animale ha l'abilità, le capacità, la disposizione ed il potenziale per partecipare a programmi di questo tipo di terapia. Bisogna tenere presente che l'animale, messo a contatto con persone che possono manifestare comportamenti iperattivi o stereotipie, può vivere situazioni che gli creano molto stress e deve essere quindi particolarmente equilibrato per evitare reazioni indesiderate a stimoli eccessivi, manipolazioni maldestre, ecc.

Gli animali che vengono abitualmente coinvolti nella pet-therapy sono cani, gatti, criceti, conigli, asini, capre, mucche, cavalli, uccelli, pesci, delfini.

• Il cane ha un rapporto privilegiato con l'uomo sin dalla preistoria e sono frequenti le occasioni in cui possiamo apprezzarne la collaborazione e, talvolta, l'abnegazione. Per questo viene impiegato di frequente quale co-terapeuta, sia nella cura di bambini che di adulti ed anziani attraverso l'invito al gioco, l'offerta di compagnia e la richiesta di interazione.

• Anche il gatto è utilizzato nella pet-therapy: per la sua indipendenza e facilità di accudimento, lo si preferisce per persone che vivono sole e che, a causa della patologia o dell'età, non sono agevolate negli spostamenti.

• Criceti e conigli sono diffusi nelle nostre abitazioni: osservare, accarezzare e prendersi cura di questi animaletti può arrecare grande beneficio soprattutto a quei bambini che stanno attraversando una fase difficile nella loro crescita
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• Il cavallo, attualmente, oltre ad attività sportive o ricreative, viene utilizzato per l'ippoterapia, medica, psicologico-educativa, riabilitativa, che viene praticata generalmente in strutture attrezzate, con il supporto di personale specificatamente preparato ed addestrato. A beneficiare dell'ippoterapia sono soprattutto i bambini autistici, i bambini Down, disabili, persone con problemi motori e comportamentali.

• Da alcuni esperimenti effettuati su gruppi di anziani, è stato rilevato l'effetto benefico derivante dal prendersi cura abitualmente di uccelli, in particolare pappagalli.

• E' stato constatato che l'osservazione dei pesci di un acquario può contribuire a ridurre la tachicardia e la tensione muscolare, agendo così da antistress.

• I delfini occupano un posto privilegiato nelle attività che prevedono terapie con gli animali. L'amicizia tra uomini e delfini è di vecchia data ed il loro utilizzo quali co-terapeuti si è rivelato particolarmente efficace per la depressione ed i disturbi della comunicazione. La delfino-terapia è utile anche per i pazienti autistici e li aiuta, in molti casi, ad uscire, almeno parzialmente, dal proprio isolamento.

• Asini, capre e mucche, animali con i quali esisteva una grande familiarità sino a pochi decenni or sono, ultimamente vengono anche loro utilizzati per la pet-therapy .


Animali co-terapeuti

L'animale co-terapeuta agisce come soggetto attivo e tra lui e la persona trattata avviene uno scambio reciproco fatto di emozioni e di stimoli che provocano cambiamenti ed effetti positivi in entrambi.
Con persone disturbate gli animali trovano un canale preferenziale, una sorta di accesso più facile per entrare in contatto riuscendo a volte a sbloccare condizioni patologiche cronicizzate negli anni.

L'animale costituisce uno stimolo nuovo alla curiosità rendendo possibile il contatto e una comunicazione non convenzionale.
La comunicazione con l'animale, preferibilmente con il proprio, che avviene nelle forme più svariate, non potendo ovviamente far ricorso al linguaggio, garantisce un effetto calmante con conseguente diminuzione della pressione del sangue.

Tale dialogo non conosce, infatti, rigide regole sociali e, soprattutto sentimenti competitivi distruttori. Inoltre, la soddisfazione del bisogno di affetto e di relazione "interpersonale" crea le condizioni di un buon equilibrio psico-fisico, specialmente nei bambini, negli anziani, nei malati.

Il prendersi cura dell'animale, favorisce il senso di responsabilità, quanto mai auspicabili nel caso di bambini e di adulti che hanno perso la fiducia in se stessi, garantendo un'immagine valida e positiva della propria persona e del proprio valore individuale.

Infatti, dare da mangiare all'animale rappresenta il primo passo per stabilire un rapporto di fiducia poichè grazie al cibo si creano tutta una serie di informazioni ed emozioni che legano vicendevolmente uomini ed animali.
Negli anni il valore dell'animale come co-terapeuta è stato riconosciuto e sono state condotte diverse esperienze, da parte di gruppi di professionisti quali etologi, medici, veterinari, psicologi e pedagogisti che hanno utilizzato il "Pet", nella terapia, sia in ambito sociale (ospedali, carceri, istituti), sia come supporto psicologico individuale.



Tania Pedini Llavina