Interessante articolo...grazie Marco
In alcuni volatili esistono più aree cerebrali coinvolte nel canto
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By Massimo Bertolucci - 19 marzo 2010
Un gruppo di scienziati americani e brasiliani ha scoperto che nei colibrì, pappagalli e merli esistono sette aree cerebrali addestrate dalla natura a riconoscere e produrre nuovi suoni.
Gli esperti sono meravigliati dalle sorprendenti abilità del colibrì: è capace di volare indietro, vede nell'ultravioletto, ha un metabolismo molto alto, si iberna di notte e ha anche la capacità di imparare nuovi suoni. In pratica, il suo canto non nasce solo dall'istinto ma anche e soprattutto dall'imitazione e dall'apprendimento.
Gli scienziati hanno appurato che quando il colibrì canta, nella parte anteriore del cervello, si attivano sette aree. Queste stesse aree sono state individuate in altre due specie di volatili: i pappagalli e i cosiddetti uccelli canterini, cioè tordi e merli. L'analogia potrebbe sembrare inconsueta visto che i tre gruppi di volatili non sono imparentati.
Questa scoperta è molto importante perché significa che in questi uccelli il cervello si è modellato sulla base di stimoli provenienti dall'ambiente. Ciò è avvenuto nel corso dell'evoluzione: è come se mamma natura avesse fornito le istruzioni necessarie per sviluppare determinate strutture cerebrali e comportamentali come la capacità di memorizzare e riprodurre nuovi suoni.
Secondo i ricercatori, lo studio potrà aiutare a chiarire i meccanismi di apprensione della vocalizzazione di alcuni mammiferi, compreso l'uomo. Oltre all'uomo, solamente balene, delfini e pipistrelli sono capaci di imparare a cantare.
Interessante articolo...grazie Marco
Leo
Uccello in gabbia, o canta per amore, o canta per rabbia...