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Discussione: IL BECCOFRUSONE - G.Truffi

  1. #1
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    IL BECCOFRUSONE - G.Truffi





    IL BECCOFRUSONE
    Bombycylla garrulus (Linneo 1798)

    di G. Truffi

    Parlare del Beccofrusone limitandoci ad una stereotipata ed oleografica elencazione delle sue caratteristiche, così come più volte è stato fatto in pubblicazioni che se anche avanzavano ed avanzano pretese di altro genere hanno solo unicamente caratteristiche di tipo commerciale, prescindendo da una panoramica più ampia che abbracci e la sistematica e la nicchia ecologica in cui il soggetto si colloca, mi sembrerebbe sterile, meramente nozionistico e non sicuramente legato al discorso che stiamo portando avanti da tempo.

    Partire da considerazioni di carattere generale e giungere a focalizzare l'attenzione sulla specie che abbiamo preso in esame penso sia il modo più completo e più serio per affrontare l'argomento.

    E premesso questo, discorriamone.

    La sistematica

    li Beccofrusone appartiene alla famiglia dei Bombicillidi, che si divide in tre sottofamiglie (cinque generi ed otto specie in totale) che hanno fra loro alcune caratteristiche comuni, quali zampe corte con dita forti, becco relativamente largo, piumaggio soffice, dodici timoniere: Bombicillini, Ptilognatini e lpocoliini, almeno secondo lo schema di classificazione degli Uccelli proposto da Peters, Mayr, Greenway e Paynter.

    Altri, fra i quali il Grasse e il Mayaud, pongono nella famiglia dei Bombicillidi anche l'Uccello delle palme o Dulo domenicano Dulus dominicus (Linneo 1766),


    (Dulus dominicus)

    uccello che vive nelle Antille e che, per la maggior rusticità del piumaggio e per le abitudini marcatamente gregarie anche nel periodo di nidificazione, pur presentando aspetti che lo possono ravvicinare alla famiglia in oggetto se ne differenzia però notevolmente.

    Premesso non essere questa la sede per entrare in argomento, resta il fatto che dobbiamo prendere atto che esistono tuttora divergenze per la successione delle famiglie nel sottordine degli Oscini, famiglie il cui numero, prescindendo dai due fossili sino ad ora conosciuti, oscilla a seconda degli ornitologi da 42 a 53. Emerge da questo la necessità di approfondire ulteriormente gli studi da parte dei sistematici per poter meglio comprendere i rapporti filogenetici.

    I Bombicillidi

    Gli Ptilognatini, sottofamiglia composta da tre generi e quattro specie, sono uccelli che vivono nel continente americano in zone cespugliose aride.
    Lo Ptilogono a coda lunga Ptilogonus caudatus Cabanis 1861


    (Ptilogonus caudatus )

    ha struttura corporea slanciata, ciuffo appuntito sul capo, lunghezza di circa 24 cm. il maschio e 20 cm, la femmina.
    E' di un bel colore grigio con la parte superiore del capo e l'addome gialli, sottocoda giallo splendente, coda nerastra con banda bianca e le due timoniere centrali più lunghe di circa 4 cm. rispetto alle altre. Vive nel Panama e nel Costa Rica. La femmina porta a termine da sola la covata di due uova.

    Lo Ptilogono cinerino Ptilogonus cinereus Swainson 1827,


    (Ptilogonus cinereus )

    lungo 21 cm. circa, si distingue dal precedente per la mancanza delle due lunghe timoniere centrali. Vive sui rilievi montuosi del Guatemala e del Messico.

    La Phainoptila melanoxanta Salvin 1877,


    (Phainoptila melanoxanta )

    dall'areale presso che sovrapposto a quello dello Ptìlogono a coda lunga, presenta un più accentuato dimorfismo sessuale rispetto alle specie precedenti.
    Ferma restando la lunghezza totale di circa 21 cm., il maschio, più o meno simile ad un tordo, ha piumaggio nero con parte superiore e fianchi di colore giallo splendente, la femmina è invece verde oliva con fianchi gialli.

    La Fainopepla Phainopepla nitens (Swainson 1827)


    (Phainopepla nitens)

    vive nelle zone semidesertiche dal Messico centrale agli Stati Uniti sudoccidentali. Lunga 18 cm., il maschio è nero con riflessi bluastri e vistoso campo bianco sulle ali spiegate, la femmina verde oliva scuro, depone da due a quattro uova che cova di notte, mentre di giorno è il maschio che provvede all'incubazione.

    La sottofamiglia degli Ipocoliini è composta da un solo genere ed una sola specie, l'Ipocolio Hipocolius ampelinus Bonaparte 1851


    (Hipocolius ampelinus )

    lungo 22 cm. circa, uccello grigio con disegni bianchi e neri, becco largo alla base e zampe color carne.
    La femmina manca della colorazione nera sul capo. Vive nell'Asia sudoccidentale in limitati territori tuttora mal definiti (Mar Rosso, Mar Caspio, Sind). Sino ad oggi i nidi, costruiti da entrambi i componenti la coppia, sono stati rinvenuti solo nell'Iraq. Si alimenta con bacche, more di gelso, fichi, datteri e pochi insetti.

    Dei Bombicillini, sottofamiglia formata da un genere e tre specie, fa parte il Beccofrusone dei cedri Bombycilla cedrorum Veillot 1808


    (Bombycilla cedrorum )

    vivente nel nord America, più piccolo della specie tipica (circa 17 cm.) dalla quale si differenzia per la mancanza delle macchie bianche sulle ali; il Beccofrusone giapponese Bombycilla japonica (Siebold 1824),


    (Bombycilla japonica )

    che in realtà vive e si riproduce nella Manciuria settentrionale e in alcune regioni della Siberia orientale, con ali prive delle piastrine cornee rosse e fascia rossa sulla coda, e finalmente il nostro Beccofrusone Bombycilla garrulus (Linneo 1758).

    La descrizione





    Il maschio adulto (lunghezza a seconda dei soggetti dai 18 ai 21 cm.) è di un bel colore castano vinato, nuca, mantello e copritrici di un bruno piuttosto scuro, groppone, sopracoda e timoniere bruno grigiastre, timoniere grigie alla base degradanti in nero con apici giallo brillante e spesso (ma non sempre) con piccoli apici delle rachidi rossi (ceralacche).





    Fronte, redini, stria sopra e dietro gli occhi, mento e centro della gola neri. Alla base della mandibola inferiore si nota una piccola stria bianca. Le remiganti sono nerastre con vessilli interni tendenti al grigio, 2.a, 3.a, e 4.a remigante con macchie bianche all'apice, le rimanenti con macchie il cui vessillo esterno è giallo vivo, secondarie nero grigiastre con apici dei vessilli esterni bianchi ed apici delle rachidi appiattiti ed allungati di colore rosso brillante (ceralacche). Copritrici primarie nerastre con apici bianchi, restanti copritrici brune. Petto e lati del ventre bruno grigiastri, sottocoda castano scuro, ascellari e sottoalari bianco grigiastre.

    Ciuffo erettile sul capo.



    La femmina è simile ma presenta in genere aspetto più scialbo, in particolare è meno esteso il giallo agli apici delle timoniere (che si presentano senza ceralacche) ed il bianco e il giallo delle remiganti primarie. Le ceralacche delle remiganti secondarie sono notevolmente ridotte.
    II giovane è in generale simile alla femmina, con macchie bianche e ceralacche ridotte, ma se ne differenzia sopratutto per il ciuffo più breve e per la mancanza del nero sulla gola. II pulcino, nidicolo, presenta l'interno della bocca rosso ciliegia, lingua vinata, macchie blu violaceo ai lati del palato e sulla mandibola inferiore.

    La distribuzione

    Vive nel nord Europa e, contrariamente a quanto è solita affermare una pubblicistica a volte troppo frettolosa, nell'America settentrionale (parte occidentale del Canada, nella zona delle foreste boreali e della taiga) dove condivide, in parte, I'areale del Tetraone.



    Più ad est, sempre in Canada, e poi più giù negli Stati Uniti, si incontra invece il Beccofrusone dei cedri. Sarebbe interessante sapere, ma per quanto mi risulta nessuno ne ha mai parlato, se le due specie nella zona di confine si ibridano fra loro e se, in caso positivo, danno origine ad ibridi naturali fertili, così come succede in altra zona fra lo Zigolo giallo e lo Zigolo gola rossa. Riconosco che comunque tenendo presente le caratteristiche delle due specie, che sì differenziano fra loro solo dalla presenza o meno del bianco sulle remiganti, l'identificazione degli ibridi sarebbe oltre modo difficoltosa.

    La parata nuziale e la nidificazione

    Da maggio a luglio, prevalentemente nei boschi di conifere con sottobosco cespuglioso ricco di bacche od anche, ma più raramente, ai margini di paludi torbose e sulle sponde dei fiumi, con betulle e pioppi isolati, viene costruito un nido a coppa su un ramo orizzontale a breve distanza dal trocco, ad una altezza variabile dal suolo fra i 2 ed i 9 metri, con ramicelli. muschio
    e licheni, imbottito internamente con erbe, peli, piumino e penne, in cui verrà deposta un'unica nidiata di 4-7 uova, solitamente 5, di colore azzurro cinerino con sottili macchie brune.



    II maschio nutre la femmina per tutto il periodo dell'incubazione, circa quattordici giorni, e poi concorre con questa ad imbeccare la prole, che lascia il nido dopo circa tre settimane.
    II primo nido di Beccofrusone è stato rintracciato nel 1856 da John Wolley e da un suo raccoglitore lappone.
    L'inglese Meadow, che per primo nel 1964 è riuscito a portare a termine l'allevamento di questi uccelli, ci ha anche fornito la prima esatta e completa descrizione della parata di corteggiamento. II maschio arruffa le penne della parte inferiore del dorso, tanto da formare una specie di gobba, e contemporaneamente quelle dell'addome, solleva le penne del ciuffo e tiene la coda in posizione verticale.



    Volge quindi il capo in direzione opposta a quella della femmina, che se accetta il corteggiamento assume un atteggiamento simile. Stabilita l'intesa fra la coppia, il maschio porge un dono simbolico piuttosto piccolo e anche non necessariamente commestibile, anche se il più delle volte si tratta di una bacca o una pupa di formica. Lo offre alla femmina tenendolo con la punta del becco e questa col becco lo preleva. II cibo simbolico passa così più volte dall'uno all'altro e non viene mai inghiottito se non alla fine della parata amorosa.
    E' interessante rilevare che un comportamento analogo è stato osservato dall'americano Sidney Porter per il Beccofrusone dei cedri, ed ancora una volta mi chiedo se ad areale confinante ed identità di alimentazione e di comportamento, non debbano corrispondere ibridi fecondi interspecifici.

    Le migrazioni e le invasioni

    II Beccofrusone compie, ed è una delle sue caratteristiche più conosciute, spostamenti irregolari per cui a volte si presenta numerosissimo in zone dove per anni non era mai stato notato.
    Nel 1941 lo zoologo finlandese Siivonen descrisse tre principali spostamenti del Beccofrusone: una migrazione invernale annuale alla quale non partecipano molti individui e che quindi non colpisce particolarmente l'attenzione, durante la quale raggiunge l'Ungheria e le zone balcaniche, spostamenti intermedi a distanza di alcuni anni, determinati da penuria di cibo (qualcosa di simile a quanto accade ai Crocieri o alle Nocciolaie) e le grandi invasioni che si verificano ad intervalli irregolari.
    Gli uccelli partono in massa verso sud e raggiungono anche l'Algeria.




    E' interessante osservare che anche il Beccofrusone giapponese ed il Beccofrusone dei cedri compiono occasionalmente analoghi macroscopici spostamenti, durante i quali il primo raggiunge la Cina centrale ed anche il Giappone, ed il secondo effettua invasioni sino all'America centrale.



    Le invasioni sono sempre precedute da un notevolissimo incremento numerico degli individui sessualmente maturi e da un ampliamento dell'abituale territorio di cova. Negli anni che seguono, solo pochi individui nidificano nell'habitat naturale e gli esemplari migranti che tentano di nidificare nelle zone raggiunte compiono solitamente tentativi infruttuosi.
    La spiegazione, quella con la S maiuscola, esauriente e definitiva, delle invasioni non è ancora stata data.
    Molte sono le opinioni, a volte divergenti, nella maggior parte dei casi concordanti ma che pongono l'accento oguna su un particolare aspetto, pur tenendo conto di tutti gli altri.



    Esiste comunque una incontrovertibile relazione fra le invasioni dei
    Beccofrusoni e le migrazioni dei Lemming che si concludono con suicidi in massa nel tentativo di attraversare il mare.
    In tali occasioni anche il Gufo delle nevi Nyctea scandiaca (Linneo 1759) che si ciba prevalentemente di questi piccoli roditori si sposta, generalmente verso sud. Anche le volpi hanno un ciclo pressochè uguale.

    Si trovano variazioni concordanti anche in altri uccelli (es. Pernice bianca nordica) per cui si potrebbe pensare all'esistenza di fattori climatici che agiscano contemporaneamente su roditori e uccelli.

    Ma dato che le variazioni numeriche dei due gruppi non coincidono, è piuttosto pensabile che siano i rapaci a rappresentare un legame fra i due gruppi (se non ci sono Lemming si cibano di uccelli, che per altro non costituiscono però il loro cibo abituale).
    Tornando al Gufo delle nevi notiamo che questo prolifica in anni in cui vi è abbondanza di cibo (covate di 7-9 uova) mentre se vi è penuria non cova affatto. Si nutre in grandissima parte di microtini e specialmente di Lemming. Divora però anche altri piccoli animali e uccelli.
    Presenta un fortissimo incremento demografico negli anni successivi a quelli in cui la densità di popolazione dei Lemming raggiunge il massimo.



    In definitiva le invasioni dei Beccofrusoni, per tornare all'argomento che ora ci interessa, parrebbe siano da attribuirsi ad una serie di concause fra loro interdipendenti: eccesso di riproduzione della specie che raggiunge il massimo dopo un certo numero di anni, contemporaneamente accidentale carenza di nutrimento sia per l'accresciuto numero sia per una insufficiente fruttificazione nell'habitat naturale; migrazione dei Lemming dovuta anch'essa a sovrapopolazione ed a mancanza di nutrimento; conseguente recrudescenza dell'azione predatrice dei rapaci di cui condividono I'areale.

    Sottraendosi oltre ai Lemming anche i Beccofrusoni e le Pernici bianche nordiche all'azione predatorìa, a loro volta i Gufi delle nevi, per ragioni di sopravvivenza, effettuerebbero massicce invasioni verso sud, sopratutto di giovani.

    Per solito, le invasioni, e non solo quelle dei Beccofrusoni, terminano con la sparizione degli individui che vi hanno partecipato e che non si stabiliscono nel paese raggiunto. Non sempre, però. Il Sirratte dalle steppe asiatiche in occasioni di migrazioni di massa è giunto spesso sino all'Europa occidentale (nel 1880 alcuni esemplari erano stati osservati intorno a Roma) dove ha più volte nidificato.



    In qualche caso si riscontra un ritardo al luogo di origine, che per altro non era stato abbandonato dalla totalità dei soggetti, e così i) ciclo reinizia.

    L'alimentazione e l'allevamento

    Frutti e bacche di tutti i generi costituiscono l'alimentazione di base dei Beccofrusoni, integrata da insetti, sopratutto durante il periodo riproduttivo.
    Nella mia voliera ne ospito quattordici, fra maschi e femmine, e già da tempo, e direi con buoni risultati di mantenimento, somministro loro frutta (mele, banane, arance, poche pere perchè scarsamente gradite) ed un composto in parti uguali di pastoncino vitaminizzato per canarini, per frugivori (quello delle Gracule), pastone per insettivori e misto per canarini, cui aggiungo, mediamente, sei biscotti all'uovo sbriciolati per ogni chilo.
    A parte, qualche tarma della farina, cinque o sei per soggetto.
    Necessitano di molta acqua da bere (a mia opinione bevono circa il triplo dei silvani indigeni) e prendono frequentemente il bagno, che porgo loro quotidianamente anche nella stagione fredda.



    In voliera convivono pacificamente con altri uccelli, dei quali però non gradiscono l'eccessiva vicinanza ma che per altro assolutamente non molestano.
    Sono animali di indole confidente e socievole; per nulla sospettosi, imparano in brevissimo tempo a riconoscere che si occupa di loro.

    Se alimentarli è facile, come abbiamo visto, e quindi è facile il mantenerli in buone condizioni di salute e di piumaggio, il discorso non è altrettanto semplice se si deve parlare di allevamento e quindi di riproduzione.

    Con buona pace di certa letteratura fantasiosa che confonde i sentito dire e le aspirazioni con le realtà obiettive, ritengo non sia neppure tentabile la riproduzione in gabbia o in voliera interna.



    All'esterno invece, creando nell'aviario un ambiente adatto con una piccola conifera ed un fitto sottobosco di cespugli, penso che la riproduzione sia possibile a patto di fornire ai soggetti l'alimentazione adatta, sopratutto le bacche di cui in stagione non è eccessivamente difficile fare raccolta.

    E' un impianto non semplice ma i risultati, se dovessero essere positivi, ripagherebbero veramente l'allevatore, e quanto dico ripagherebbero chiaramente non alludo ai risvolti commerciali tanto cari a certi signori che vanno per la maggiore.
    Risultati migliori penso si potrebbero ottenere con il Beccofrusone dei cedri (nella parte sud orientale del suo areale alcune condizioni climatiche, quali temperatura media e precipitazioni medie, sono pressoche simili o comunque più vicine alle nostre che non quelle della zona in cui nidifica la specie tipica) ma purtroppo sino ad oggi, nonostante varie promesse, non mi è stato possibile entrare in possesso di una o più coppie giovani. Non dispero però di riceverle, ma penso che comunque non potrei servirmene quest'anno per tentarne la riproduzione. Mi mancherebbe il tempo per una corretta preparazione.
    Pertanto, è nelle mie intenzioni ripiegare sui soggetti di cui posso attualmente disporre, ed in voliera porró un maschio e due femmine. Non ho eccessiva fiducia nei risultati ma ritengo la sperimentazione la forma più completa e corretta per compiere delle verifiche. In ogni caso comunque ricaverò una interessante serie di osservazioni comportamentali che mi saranno indiscutibilmente utili l'anno prossimo con soggetti più adatti.

    Le mostre

    Pur essendo un uccello di incomparabile bellezza ed eleganza per la finezza del piumaggio ed il delicato ed armonico accostamento di sfumature e di colori, calmo e dal portamento composto, inspiegabilmente alle mostre il Beccofrusone è completamente assente, mentre a mio avviso ne dovrebbe essere un ospite abituale e di tutto prestigio.

    Se queste note avranno destato l'interesse di chi effettivamente si occupa di uccelli con spirito veramente amatoriale, è augurabile che alla prossima tornata qualche esemplare cominci a fare la propria apparizione.

    Personalmente, ne ho presentati alcuni all'ultima mostra di Rapallo ed ho notato che intorno ad essi si era focalizzata l'attenzione di una buona parte del pubblico che se non sempre è in grado di valutare le differenze fra le diverse varietà di canarini esposti (la mostra, a mio avviso, non dovrebbe essere fatta solo per gli addetti ai lavori ma soprattutto per suscitare e sviluppare l'interesse nei visitatori non tecnici) è però senz'altro in grado di apprezzare un grazioso uccello anche se non conosciuto.



    L'Inghilterra è lontana, anche se tanti padri eterni si vestono in fumo di Londra.
    Per chi comunque volesse presentare alle mostre il Beccofrusone, consiglierei di toglierlo dalla voliera almeno due settimane prima della data prevista e porlo, in una gabbia di tipo inglese di almeno 60 cm. di lunghezza. Così l'uccello, che comunque è già calmo di natura, si abituerà al contenitore in cui verrà esposto. Perchè è bene che il Beccofrusone venga portato in mostra in una gabbia di questo tipo e non nelle solite gabbiette da Canarini di colore; contrariamente in meno di mezza giornata anche il soggetto meglio impiumato si guasterebbe irrimediabilmente (almeno ai fini espositivi) a tutto scapito dell'effetto e del giudizio.
    Bisogna al riguardo tenere presente che digerisce molto rapidamente (un frutto di rosa attraversa tutto il suo sistema digerente in 25-40 minuti) e di conseguenza le deiezioni sono abbondanti e semiliquide, approssimativamente del tipo di quelle degli insettivori.



    Occorre pertanto, per la perfetta presentazione del soggetto, una gabbia spaziosa e con capace fondo raccoglitore abbondantemente coperto di sabbia.
    Meglio ancora, a mio avviso, sarebbe il presentare i soggetti a coppie ed in ampio gabbione con parziale ricostruzione dell'ambiente naturale. Ma in Italia le mostre sono per oggi ancora lontane da sensibilità di questo genere.



    Speriamo che l'esempio di nazioni ornitologicamente più avvedute possa benevolmente contagiare anche i nostri organizzatori.
    Ho ancora davanti agli occhi la mostra allestita nel gennaio di quest'anno al Palazzo delle Esposizioni di Nizza dall'Amicale Serinophile Nicoise in cui gli uccelli, parrocchetti, pappagalli, colombi ornamentali e da competizione, esotici, ibridi e canarini erano presenti nella cornice più adatta fra fiori, piante ornamentali, tappeti verdi. Credetemi, in un ambiente del genere, più vicino ai miei gusti, a quello dei visitatori e senza tema di sbagliare anche a quello degli uccelli esposti, mi riusciva forse più facile accettare il fatto che probabilmente anche quella mostra era stata allestita per vendere i canarini.

    Giorgio Truffi

    Bibliografia:
    Grzimek B. - Vita degli animali, Milano 1974 Grassè P.P. - Storia e vita degli animali, Mi 1971 Mancini G. - Allevare, alimentare, addestrare
    gli uccelli nostrani, Udine 1972
    Reade W. - Uccelli nidificatori, uova e prole,
    Torino 1969
    Brún B. - Uccelli d'Europa, Milano 1973
    Barruel P. - Vita e costumi degli uccelli, TO 1967

  2. #2
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    Un altro ottimo articolo del carissimo Giorgio Truffi. Ciliegine, cosa dico, CILIEGIONE sulla torta le fotografie inserite da Marco!
    Alamanno Capecchi


  3. #3
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    Meraviglioso servizio e foto spettacolari, questi non sono articoli, sono documentari !

  4. #4
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    Bellissimo e interessantissimo articolo,complimenti a Giorgio Truffi e Marco //[[]]

  5. #5
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    Quote Originariamente inviata da Attilio Casagrande Visualizza il messaggio
    Meraviglioso servizio e foto spettacolari, questi non sono articoli, sono documentari !
    Concordo con attilio carinissimo soggetto grazie Marco e Giorgio Truffi!!!![[441[[441
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  6. #6
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    ciao

    Ciao Marco, bella trattazione .....ma le foto fanno SOGNARE ad occhi aperti.........[[//]*
    Stefano

  7. #7
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    Due inverni fa dalle mie parti ne sono arrivati centinaia. Si sono fermati per una quindicina di giorni poi sono spariti nello stesso modo con cui sono arrivati. I viali in centro Bormio erano invasi da questo splendido uccello. Dopo qualche giorno sono scesi fino a Sondalo (circa 25 chilometri da Bormio verso Sondrio). Si cibavano sui sorbi piantati lungo le strade. Questa è stata la seconda volta nella mia vita a vedere il Beccofrusone dal vero in Valtellina. La prima volta circa 20 anni fa proprio dalla finestra di casa mia. Un solo soggetto attratto dai richiami di un soggetto che possedevo e tenevo in giardino!!!
    L'arrivo in Italia di questo uccello è da ritenersi un fatto eccezionale e si dice avvenga in genere ogni 15-20 anni. I conti a questo punto tornano....
    Spero di non dover attendere ancora tanto per rivederli volare liberi!!!

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