canti melodiosi che sembrava un'alba nella giungla..............
rivivo quest'intenso momento..............
spettacolare..........
Grazie Marco.
Grazie Dott.Alamanno.
Il Drongo del Paradiso.
Dicrurus paradiseus (Linnaeus, 1766)
di Alamanno Capecchi
Il Drongo del Paradiso, in particolare in alcune sue Sottospecie, è il più bello,
vistoso e spettacolare rappresentante del gruppo, per la livrea nero lucente, ornatadi riflessi, il ciuffo pieno e ricurvo, ma soprattutto per le due straordinarie timoniere esterne prive di vessillo che possono raggiungere i 35 centimetri e con l'estremità a forma di spatola; quando l'animale è in volo, come scrive il Perrins:
"Sembrano due uccellini o delle api che viaggiano a rimbalzi dietro il suo dorso".
È Specie politipica.
Un pomeriggio di molti anni fa, eravamo nell'ottobre del 1971, andai, come
spesso facevo, a far visita a un mio amico, grosso importatore di animali
esotici che aveva ricevuto in quei giorni, fuori programma, una grossa partita
di uccelli dall'India e, per mancanza di spazio, era stato costretto ad ammassarli, provvisoriamente, in gabbioni e voliere nella stalla di un cascinale in disuso, poco distante dalla sua abitazione. Lo trovai indaffaratissimo, aiutato dai suoi familiari, a pulire i contenitori, a distribuire acqua e cibo e a preparare le cassette per le spedizioni. Aggirandomi per l'ampio locale, in un concerto tale di grida assordanti e canti melodiosi che sembrava di essere nel bel mezzo di una giungla all'alba, vidi, posata sul muretto che divideva le mangiatoie, una gabbia con cinque Dronghi del Paradiso, più esattamente quattro, perché uno giaceva ormai cadavere sul fondo. - C'è un Drongo morto - urlai, per farmi sentire.
L'amico si avvicinò: "Lo so, disse, è già il terzo che muore; anche gli altri sono
destinati a fare una brutta fine. Non vogliamo saperne del pastone, mangiano
soltanto insetti ed io non ho il tempo di stare loro dietro: se ti interessano portali via". Non me lo feci ripetere due volte; caricai in macchina la gabbia con i quattro superstiti e tornai a casa. Erano veramente in pessime condizioni: le timoniere esterne rotte all'altezza delle altre penne o poco più sotto (soltanto uno le aveva ancora integre, ma di diversa lunghezza), il ciuffo tutto sporco e appiccicato; così
magri che il petto sembrava un coltello.
Eppure, nonostante questo, conservavano ancora un portamento altero, proprio a molti rapaci, messo ancor più in risalto da quello starsene immobili sul posatoio: lo sguardo vivido, l'aspetto grifagno. Guardandoli, per una di quelle associazioni d'immagini un po' irrazionali che qualche volta svegliano nel cervello memorie sopite dal tempo, mi ricordarono il Corvo, la Civetta e il Grillo parlante, sussiegosi e paludati di nero al letto di Pinocchio, visti in un disegno della mia infanzia: in questo caso erano quattro. Per niente timorosi, mi permisero di introdurre, senza scomporsi, la mano nella gabbia per deporvi sul fondo pezzetti di carne cruda e numerose larve di Tenebrio molitor. Appena richiusi lo sportello, scesero con calma dal posatoio e a ogni colpo di becco un "Gremignolo" scomparve nelle ampie fauci; la carne invece fu tenuta ferma con gli artigli e inghiottita a piccoli frammenti. In pochi minuti fecero piazza pulita dell'abbondante cibo; poi risalirono tranquillamente su un
unico posatoio.
Nella prima settimana, man mano che, nutriti con generose quantità di larve e
carne cruda ricuperarono peso, divennero sempre più vigili e forastici dibattendosi a ogni mio tentativo di introdurre la mano nella gabbia. Ben presto, però, impararono a riconoscermi arrivando in poco tempo a prendere il cibo dalle dita. Più difficile fu indurli ad accettare i pastoni per insettivori del commercio, mangiati
tutti in piccole quantità, scegliendo le parti più gradite e soltanto dopo averli
mischiati con dosi decrescenti di carne cruda, larve di Tenebrione e insetti
trovati in giardino. Questi ultimi alimenti rimasero comunque un cibo
insostituibile. Sebbene alloggiati in una volieretta di modeste dimensioni, visserosempre di buon accordo, limitandosi a allontanarsi reciprocamente con un colpo di becco, inferto di lato, tutte le volte che la distanza sul posatoio, tra di loro, diveniva troppo esigua, o beccandosi a vicenda sulla testa quando si ostacolavano alla cassetta del cibo. Erano colpi portati senza energia, quasi appoggiando il becco e accompagnati da un breve "chiocciare", come se dicessero: "Per favore scansati". Un comportamento completamente diverso da quello osservato in natura e descritto da Jerdan.
Dopo alcuni mesi, pressato da impegni professionali che mi lasciavano poco
tempo libero, fui costretto a disfarmene: i quattro Dronghi, restituiti all'amico,
trovarono subito un compratore. Mi separai da questi uccelli veramente a
malincuore, per l'ottima impressione che ne avevo avuto: belli, intelligenti, domestici.
Il seguente episodio è abbastanza significativo.
Pochi giorni prima di riportarli, tornato a casa per il pranzo, ebbi la sgradita
sorpresa di trovare la volieretta con lo sportello spalancato: gli uccelli
scomparsi, volati via attraverso la finestra che avevo lasciato aperta per
consentire il rinnovo dell'aria. Guardai fuori: i Dronghi stavano posati sulla
cima di un imponente Kaki secolare che si erge maestoso a pochi metri dalla
casa. Mi ero rassegnato a perderli, invece, dopo aver svolazzato pigramente per alcune ore da un albero all'altro del giardino, verso sera, allettati da un pugno di larve di Tenebrio molitor, che avevo provveduto a mettere bene in mostra sul davanzale della finestra, si avvicinarono e uno dopo l'altro entrarono nella stanza.
Pochi minuti dopo erano sul posatoio della gabbia a scambiarsi "affettuosi" colpi di
becco.
Alamanno Capecchi
nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.
Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio, Information)
canti melodiosi che sembrava un'alba nella giungla..............
rivivo quest'intenso momento..............
spettacolare..........
Grazie Marco.
Grazie Dott.Alamanno.
Non importa cosa facciamo....
è come lo facciamo che realmente conta.
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GIANLUCA ANNIBALLI F.E.O.r.a.e 0009 - A.O.E r.n.a SV 370
D'accordissimo con Gianluca...
Grazie per queste emozioni che ci trasmettete.... ::-°°-
Fioravante Prontera - R.A.E 0017
Come al solito questi racconti sono pieni di sentimenti.
Un applauso continuo al Dottore e a chi permette a tuti noi di usufruire dei suoi testi.
Due persone.....due grandi persone!!!!!!!!!!!
Rosario Balsamo SV284
i miei errori????? nè più nè meno dei tuoi!!!!!
Bella come tutte le altre pagine già pubblicate del Dott. Capecchi che con Marco, che ha avuto l'ottima d'idea di diffonderle in questo sito, ha il merito d'insegnarmi anche "cose ed anime" della natura che, nonostante la mia ormai non più giovane età, prima non conoscevo.
Grazie ancòra.
Cordiali saluti.
Sergio
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