A RITROSO NEL TEMPO
LA LEGGENDA DELL'OLINA
di GAETANO MONTANARI
Tutti i lettori della Rivista sanno,- per esperienza, quanto melodioso e seducente sia il canto del nostro piccolo amico alato, il Canarino. Comunque, anche se sono state masticate diverse versioni, sulla comparsa del primo, canarino in Europa e l'epoca approssimativa in cui é stato iniziato lo allevamento, molte cose restano, ancora oggi, da riesumare, per poter conoscere con una certa sicurezza i preliminari di un'arte oggi rinomata in tutto il mondo. Non sarà inopportuno, pertanto, pur trovando la maniera di scocciare i nostri benevoli lettori, di fare un rapido salto indietro al tempo.
Il Canarino (il Dryospira Canaria dei tecnici) proviene, e fin qui non diremo ancora niente di nuovo, dalle isole Canarie, arcipelago ordinariamente considerato come un superstite dell'Atlantide leggendaria, situato nel bel mezzo dell'Oceano tenebroso, oltre le famose Colonne di Ercole, nel 'quale i Greci posero il Limbo ed i Fenici e Cartaginesi fecero buoni affari. I cronisti e gli storici più attendibili nel ramo suddetto, sono quasi tutti d'accordo nel riconoscere nel noto gentiluomo normanno GIOVANNI BETHENCOURT, il brillante iniziatore dell'allevamento del canarino. Egli dopo avere nel secolo XV occupata l'isola ne divenne signore, finchè, non senza prima aver convertito quelle popolazioni al Cattolicesimo, ne fece dono alla Spagna.
Fin da quei lontani tempi, ne fanno fede storiografi di valore, il canarino seppe farsi piacere, tanto da diventare in breve il favorito della nobiltà e della borghesia. Ricordiamo infatti, per un istante, i numerosi quadri di dame e cavalieri ritratti con un canarino sulla mano.
Gli spagnoli, assai scaltri e con un buon naso, capirono che l'allevamento del nostro uccelletto poteva essere fecondo di ottime soddisfaziani morali e materiali. Che ti combinano in un detto e fatto ! Monopolizzano quest'impresa proibendo nel modo più rigoroso l'esportazione delle femmine.
Vi sono di quelli che ritengno di poter giurare sul Vangelo che nessuna
femmina di Canario valicò la frontiera della Spagna, ne clandestinamente, nè
legalmente, per un centinaio di anni circa, tanto da far ritenere che i furbi al-
levatori spagnoli siano riusciti a mantenersi l'esclusiva sino alla metà del sec. XVI.
Però, seppure in minor numero, vi sono anche coloro che danno per certo,
probabilmente non a torto, l'esistenza di numerosi allevamenti in tutti i paesi
di Europa nella stessa epoca. É di quel tempo la « leggenda dell'Olina » un
piroscafo spagnolo diretto a Livorno, nei primi decenni del sec. XVI, con un carico di canarini, sorpreso in alto mare da una tempesta impressionante.
Il capitano quando vide che la caravella correva pericolo di naufragare ebbe pietà di tutti quei poveri canarini e li mise in libertà, nel preciso istante in cui essendo la nave sprovvista di imbarcazioni di salvataggio, fu lanciato a bordo il disperato « si salvi chi può ».
Si vuole che i canarini trovassero un confortevole asilo nell'isola d'Elba, e che qui si riproducessero. Gli abitanti dell'isola, a conoscenza del mercato che ne facevano gli Spagnoli, allestirono degli allevamenti di una certa importanza, esportando esemplari a centinaia, un pò dapertutto nel continente.
Forti quantitativi valicarono le frontiere della Francia, del Belgio, della Germania ecc.
Non ci vuole molta dimestichezza con la storia per capire che questa faccenda dell'Olina è un puro' e piacevolissimo parto della fantasia.
Se l'esportazione dei canarini, come abbiamo visto, era cosi draconianamente vietata dalle superiori autorità spagnole le quali governavano le Canarie, il trabiccolo spagnolo scomparso nella tempesta non poteva trasportare che canarini maschi. Ordunque, come può essere stata possibile la riproduzione nell'isola d'Elba ? Ci sembra perciò molto più giusto credere alle notizie divulgate dai cronisti del tempo, i. quali scrivono che i canarini giunsero in Italia a mezzo di nostri coraggiosi esploratori che approdarono alle Canarie parecchio tempo prima di Bethencourt, e più precisamente da quell' Ancillotto che battezzò col suo nome una di quelle isole o da Nicolosi da Recco che ne continuò l'esplorazione per conto del re del Portogallo.
Forse gli equipaggi di queste spedizioni non videro la necessità di intraprendere l'allevamento del canarino, lasciandosi precedere dagli spagnoli : ad ogni modo questa digressione non vieta che questi gioielli dalla forma alata siano vissuti e si siano moltiplicati sotto il nostro bel cielo incantato, proprio all'epoca del singolare proibizionismo spagnolo.
Il Tirolo seppe subito farsi notare creando un centro di indiscussa fama, non pochi, del resto, furono quegli allevatori che da -questo paese si recavano in Inghilterra, in Belgio, Germania, Russia e persino in Turchia con dei campionari di ingente valore.
Da valenti speculatori i tirolesi approfittarono per divulgare l'allevamento del canarino sforzandosi nello stesso tempo, e ciò va tutto a loro onore, di migliorare e perfezionare la qualità del canto e la tinta del piumaggio.
In altre nazioni si tentò di fare altrettanto, poichè il guadagno urgeva.
Fu tanto e tale il successo che il canarino ottenne nell'Harz, da indurre nna pleiade di accanitissimi nazionalisti a tentare di mutare il nome di sanar ino nientemeno con quello di Harzer vogel (uccello dell'Harz).
Non è trascurabile il numero dei naturalisti e degli allevatori, che cercano
di dimostrare l'importanza di questo commercio a base di cifre. Il Lenz nella sua Storia Naturale nomina delle provincie ove la canaricoltura rendeva oltre dodicimila talleri (circa 200.000 marchi odierni) all'anno. Anche la « Cronaca di Norimberga » dedica molte pagine a questo argomento e dimostra, con delle statistiche oneste, che fin dal sedicesimo secolo quella grande città dominava il mercato mondiale dei canarini.
Come si può constatare anche per quello che si riferisce all'allevamento del canarino, nei territori tedeschi cominciava a circolare sin da quei lontani tempi qualcosa del famoso « Deutchland uber alles » così disastroso e responsabile del più tremendo conflitto che la storia ricordi. Le pretenziose aspirazioni dei pangermanisti non hanno impedito e non impediranno tuttavia che l'Italia abbia il sopravvento nel libero allevamento su larga scala dei canarini tanto più se accettiamo l'ipotesi che siano stati proprio degli esploratori italiani a trasportare i primi canarini nel continente.