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Discussione: E’ Morto Alex, Pappagallo Parlante Piu’ Famoso Del Mondo

  1. #1
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    E’ Morto Alex, Pappagallo Parlante Piu’ Famoso Del Mondo

    (AGI) - new york, 11 set. - Alex non parla piu’. Il pappagallo piu’ famoso del mondo e’ morto venerdi’ scorso alla veneranda eta’ di 31 anni.
    Conosceva piu’ di cento parole e sapeva categorizzarle, sapeva contare, distingueva forme e colori ed era una star televisiva. “Le ultime parole che mi ha detto giovedi’ sera, quando l’ho messo nella sua gabbietta” ha ricordato Irene Pepperberg, psicologa comparativa all’universita’ di Harvard e proprietaria del pappagallo “sono state ‘fai la brava, ci vediamo domani, ti voglio bene’”.
    La Pepperberg l’aveva comprato nel 1977, quando era ancora una dottoranda in chimica, ma non si sarebbe mai aspettata che l’uccello avrebbe sviluppato capacita’ linguistiche tali da renderlo protagonista di innumerevoli articoli sulle maggiori pubblicazioni scientifiche. E invece, grazie a innovative tecniche di apprendimento, Alex riusciva, ad esempio, a riconoscere la forma e il colore di un triangolo rosso, e, se lo prendeva nel becco, anche a distinguerne il materiale. La pepperberg, nei suoi esperimenti, si e’ basata su un metodo che privilegiava l’attitudine sociale del pappagallo africano, mettendolo in competizione con un addestratore per piccole ricompense come un chicco d’uva.
    Le capacita’ linguistiche di Alex, in un certo senso, sono state piu’ sorprendenti di quelle dimostrate dagli scimpanze’ e dai gorilla che utilizzano un linguaggio composto da segni. Diana Reiss, psicologa dell’Hunter College che lavora con elefanti e delfini, ha dichiarato che gli studi condotti sul pappagallo “hanno rivoluzionato le nostre conoscenze sul modo di ragionare degli uccelli”. Ma la comunita’ scientifica, pur apprezzando le ricerche della Pepperberg, professa cautela perche’ Alex comunicava utilizzando espressioni base, senza mostrare i processi di apprendimento tipici dei bambini nei primi anni di vita. “Non ci sono prove di logica ricorsiva e, senza quella, non si possono imparare cifre complesse o processi grammaticali”, ha affermato David Premack, professore emerito di psicologia all’universita’ della Pennsilvania. La Pepperberg, comunque, potra’ consolarsi della scomparsa di Alex perche’ sta gia’ addestrando altri due pappagalli africani, Arthur e Griffin, per farle compagnia. (AGI)
    Red/Uba

    Marco Cotti FEO 0004





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  2. #2
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    Grazie Marco dell'aggiornamento

    ....a conferma che quando viene a mancare una star mondiale, non si tratta sempre e solo di persone......
    Non importa cosa facciamo....
    è come lo facciamo che realmente conta.
    _______________________________________________
    GIANLUCA ANNIBALLI F.E.O.r.a.e 0009 - A.O.E r.n.a SV 370

  3. #3
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    I pappagalli

    Soltanto un terzo, ossia 107 delle 315 specie della famiglia dei pappagalli sono effettivamente chiamati "pappagalli". Ai rimanenti vengono dati altri nomi quali cacatua, parrocchetto, lori, ara, ecc. Di questi, 25 sono originari del Rio delle Amazzoni e hanno piumaggio prevalentemente verde e coda corta. Una delle specie più grandi è quella del pappagallo amazzone dalla testa gialla, lungo circa 40 cm, con le ali macchiettate di azzurro o di rosso. Vive dal Messico al Brasile. Il pappagallo amazzone dalla testa albina rappresenta invece la specie più piccola. In media, la sua lunghezza si aggira sui 25 cm.
    Un altro pappagallo tipico è quello africano. Esso vive nelle foreste tropicali dell' Africa centrale e occidentale. Ha guance bianche e coda rossa.
    Tutti gli psittacidi sono caratterizzati da una testa larga, da un collo tozzo e da un becco fortemente uncinato. la loro mascella, più lunga della mandibola, è curvata all' ingiù. Alla radice del becco c'è una larga membrana cartilaginea, nuda e spessa, attraverso la quale si intravedono le narici. Delle quattro dita di ogni zampa, due sono rivolte in avanti e due all'indietro. Il piumaggio, che ricopre tutto il corpo, è oltremodo soffice.

    Gli Ara pappagalli, essenzialmente arboricoli, si spostano nelle foreste volando rumorosamente; i più piccoli cinguettano; i più grandi emettono gridi rauchi; si arrampicano sugli alberi aiutandosi col becco. Grazie alle loro zampe prensili riescono a mantenere il cibo tra gli artigli. Il loro palato sembra assai più sviluppato che nella maggior parte degli altri uccelli. Non ingoiano il cibo senza averlo dapprima assaporato sulla loro lingua carnosa.
    Da secoli, i pappagalli amazzoni e il pappagallo grigio africano (particolarmente quest'ultimo), familiarizzano facilmente con l'uomo, che li apprezza per la loro naturale predisposizione all' imitazione delle voci e dei suoni. I più dotati riescono a riprodurre qualsiasi suono, dal canto degli uccelli ai rumori meccanici e al linguaggio umano.Zufolano melodie, ripetono frasi musicate, ridono, piangono e chiamano persino per nome le persone. La loro maniera di esprimersi vocalmente ha insomma un certo che di umano. Un pappagallo grigio africano sapeva imitare persino il gesticolare del suo padrone.

    La fama dei pappagalli si trovò minacciata negli ultimi anni dalle capacità d'imitazione dei parrocchetti canori e dei mainati (gracule religiose), capacità da taluni ritenuta superiore. È dubbio tuttavia che la differenza sia sensibile. Si è anche sostenuto che il pappagallo non comprenda affatto ciò che traduce in voce o suono. Da un attento studio risulta invece che esso associa parole e suoni agli avvenimenti e alle persone nello stesso modo di un bambino di due anni. Altri pretendono che il pappagallo, buon imitatore quand'è addomesticato, non imiterebbe alcunché trovandosi in libertà. L'ipotesi non è agevolmente ammissibile. La ghiandaia europea addomesticata riesce a pronunciare parole, e quella selvatica imita lo squittire della civetta. È assai probabile che il pappagallo imiti pure i suoni del suo habitat naturale, ma il problema rimane aperto per non essere stato studiato ancora a dovere.

    Il pappagallo nidifica di solito in una cavità d'albero; più di rado in tane o crepe rocciose; qualche specie australiana scava il proprio covo in un termitaio. Il covo è sempre lasciato a nudo; tutt'al più, le uova sono deposte su un po' di polvere di legno marcito o altra materia simile. Bianche, un po' lucide, di forma quasi sferica, esse sono in numero di 2-3 nei grandi pappagalli e fino a 10 nei piccoli.
    L'incubazione, curata dalla femmina, dura un po' più di un mese. Alla schiusa, il piccolo, di tinta chiara, ha chiari anche il becco e gli artigli. Il corpo si ricopre rapidamente di soffici piume, mentre il becco diventa nero già dopo qualche giorno. La femmina cova i suoi piccoli per due mesi, soprattutto di notte. Questi sono alimentati dal maschio per rigurgito. A piumaggio completo, i giovani somigliano agli adulti, tranne il corpo che è di un grigio più scuro, la coda che è di un rosso meno acceso e gli occhi che sono completamente neri.

    Se si considera la struttura del suo organo vocale, sorprende il fatto che il pappagallo possa imitare una così notevole varietà di suoni. Nell'uomo, la laringe e le sue corde vocali sono situate nella parte superiore della trachea. Il passaggio dell'aria sulle corde le fa vibrare producendo parole o suoni modulati a seconda anche della posizione della lingua e dei denti, nonché della forma delle guance e delle labbra. Nell'uccello, la siringe è posta alla base della trachea ed è soltanto la contrazione di una dozzina di piccoli muscoli che produce i vari suoni. Questi non sono prodotti dalla laringe, bensì da due membrane tese alla base della trachea in fondo alla gola. Ecco perché un uccello può cantare a becco chiuso, cosa che fa spesso, e un pappagallo parlare a becco chiuso. Così avviene pressappoco per il ventriloquo, dando l'impressione che la voce abbia un'altra provenienza. Le consonanti emesse da un ventriloquo non risultano nitide se ascoltate attentamente, e la stessa lacuna la si riscontra anche fra gli uccelli che parlano, come dimostra quanto segue. Un cane viveva in una casa dove c'era anche un pappagallo. Ogni volta che il cane cercava di svignarsela verso il giardino, il padrone lo richiamava fischiando e scandendone il nome. Il cane si arrestava e rientrava. Quando il cane cercava di andarsene di soppiatto approfittando dell'assenza del padrone, il pappagallo fischiava o lo chiamava per nome, imitando apparentemente bene la voce del padrone. Senza nemmeno volgere la testa, il cane rizzava allora un orecchio e proseguiva imperturbato la sua corsa perfettamente consapevole che a chiamarlo era solo quell'impertinente di un pappagallo. L'udito del cane, verosimilmente più selettivo, percepiva immediatamente la differenza fra la voce del suo padrone e quella del pappagallo.


    Da tempo immemore i pappagalli sono ritenuti gli uccelli da compagnia per eccellenza e molte specie vengono allevate in cattività anche fuori dalle gabbie o dalle voliere, tenute su un trespolo con o senza catenina a una zampa. Si tratta in realtà di uccelli molto intelligenti, divertenti, facilmente addomesticabili, ai quali si possono insegnare diversi giochetti, e che in alcuni casi riescono a imitare la voce umana e imparano a 'parlare'. Altra caratteristica che fa dei pappagalli specie favorite dagli appassionati è la loro discreta longevità. Si sa di giachi o pappagalli grigi africani e di amazzonie, che sono vissute in compagnia dell'uomo per oltre cinquant'anni e non sono rari i documenti che attribuiscono alle specie più grosse una sopravvivenza certamente ultracentenaria.
    Attualmente molti paesi regolano o proibiscono addirittura l'importazione dei pappagalli presi in natura. La gran parte delle specie che si trovano attualmente sul mercato sono dunque perfettamente acclimatate e gli individui, con ogni probabilità, nati in cattività.
    Marco Cotti FEO 0004





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  4. #4
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    sempre più stupefacentemente interessante.......

    Già da piccoli, ci narravano storie.... dove c'era sempre un capitano che portava sulla spalla quel pappagallo parlante....... c'era sempre quello stregone che ne aveva uno come consigliere........ chi lo usava come messaggero parlante.... sono proprio una favola!!!
    Non importa cosa facciamo....
    è come lo facciamo che realmente conta.
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    GIANLUCA ANNIBALLI F.E.O.r.a.e 0009 - A.O.E r.n.a SV 370

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