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Discussione: Uccelli da preda (Falco di Palude)

  1. #1
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    Uccelli da preda (Falco di Palude)




    "Come il falcon, ch'è stato assai sull'ali ché senza veder logoro od uccello fa dire al falconiere:

    Oimé tu cali, discend’ basso, onde si mosse snello per cento ruote e da lungi si pone del suo maestro disdegnoso e fello
    "..

    (Dante Alighieri - Inferno, XVII, 127-132)




    Con queste parole Dante nella sua opera, decanta per similitudine, la magnificenza (lo farà più volte) dell’arte della Falconeria che nei secoli colpì l’uomo e la sua fantasia.

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    Questi magnifici uccelli, sin dal Medioevo, furono utilizzati per la caccia; in Egitto, nella Cina e perfino in Europa.




    Molti furono i personaggi famosi che ad essa si dedicarono, e di tutte le estrazioni sociali. Papi, cardinali, imperatori e nobili, furono abili falconieri; furono promulgate leggi ed editti che regolavano la caccia col falco. Fu grazie a Federico II di Svevia che la caccia con i rapaci divenne materia di studio più approfondito e scientifico.


    Grazie a lui ed al suo trattato "De arte venandi cum avibus" (che ancora oggi, rapportato a qui tempi, costituisce una vera e propria guida ornitologica sui rapaci), la conoscenza di questi fieri e maestosi uccelli divenne una realtà.

    Di fatto nel suo trattato, il gran sovrano ( “stupor Mundi”), solo dopo aver attentamente descritto le abitudini e le capacità dei rapaci, espone le tecniche di addestramento.

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    Riflessioni: In un contesto Ornitologico variegato come quello di cui ci occupiamo, sia come allevatori, addetti ai lavori o semplici appassionati, non si può e non si deve ignorare l’importanza che alcuni animali occupano nella catena alimentare naturale.

    Difatti, in un mondo sempre più all’apparenza “insensibile” alle questioni afferenti le politiche naturalistiche ed ornitologiche, occorre ribadire con forza determinati concetti che ad un primo superficiale esame, possono apparire sicuramente avulsi dal concetto di “allevatore” o di “allevamento”, ma in un’ottica a più ampio respiro, è palese la stretta e marcata correlazione tra le diverse realtà.

    La conoscenza di tutto ciò che è Natura nei suoi cicli, può dare sicuramente una maggiore completezza ed arricchimento in termini successivi di traduzione pratica; in parole povere quel “tocco in più” che innesca l’interesse e la conoscenza non finalizzata al solo allevamento.

    Alla luce di ciò, ed entrando nel merito, possiamo tranquillamente affermare che i Rapaci (come tutti i predatori), all’apice della catena alimentare aviaria dei “liberi in Natura”; sono l’anello di congiunzione, anche se purtroppo com’è noto, le campagne di sterminio si susseguono da secoli.

    La gravità della situazione, risiede nel fatto che mentre nei tempi passati a causa di altri fattori quali l’ignoranza, le credenze popolari e non ultima la maggiore abbondanza di tali animali poteva esser ricondotta all’idea comune della loro nocività, ad esempio per l’impatto sulla fauna pregiata d’interesse venatorio (luogo comune ancor oggi diffuso), è altrettanto vero che nei tempi odierni è impensabile un tale atteggiamento.

    Tanto più, se si considera che questi animali cacciano (per sopravvivere) solo gli animali più deboli o malati e che comunque le popolazioni svernanti e nidificanti al pari di quelle stanziali, sono ormai purtroppo così ridotte da non creare assolutamente un pericolo.

    Paradossalmente, la diminuzione dei rapaci ha portato all’aumento di quelle specie più adattabili alla vicinanza dell’uomo come i piccoli Corvidi (cornacchie, taccole e gazze) o i roditori (nel caso delle specie notturne come gli Strigidi).

    Ci si rende conto dunque, che solamente il monitoraggio costante d' ogni singola specie, (anche se invero per cause di organizzazione esso è limitato a popolazioni locali), è di estrema importanza allo scopo ultimo di individuare tutti quei fattori limitanti o minacce e possibili interventi di sostegno e tutela.

    Ne consegue che, tutte le conoscenze acquisite da chi si occupa di questi uccelli, (e non solo delle Associazioni deputate a questo scopo ma anche dagli appassionati e dai simpatizzanti), possono però essere soprattutto, un prezioso contributo alle Amministrazioni preposte alla gestione territoriale dei problemi legati alla loro tutela.

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    Accipitriformi e Falconiformi (rapaci diurni).



    La classe degli uccelli (Aves), sembrerebbe originata da quella dei rettili.

    Possiamo, infatti notare sulle zampe le squame corne tipiche dei rettili e le penne, altro non sono che squame cheratinose modificatesi nel corso delle ere, per esigenze di adattamento al volo.

    E’ così che si evidenziò la distinzione nei due gruppi sistemici oggi riconosciuti. Da alcuni reperti fossili ritrovati datati circa sessanta milioni d'anni fa, la caratteristica strutturale degli attuali Falconiformi non è in effetti di molto diversa da quelli arcaici.

    Con il termine generico di “rapace diurno”, si intende la famiglia dei Falconiformi che comprende Albanelle, Nibbi, Falchi, Aquile, Poiane ed avvoltoi.

    Alla grande famiglia dei falconiformi, appartengono cinque ordini:

    Falconidi:

    Rapaci di dimensioni medie e piccole dalle forme snelle e lunghe ali appuntite, che uccidono la preda dilaniandola con gli artigli ed il forte becco; le femmine sono generalmente più grosse dei maschi.

    Accipitridi:

    Uccelli di dimensioni medio/grandi dalle ali larghe e tozze; generalmente manca il dimorfismo sessuale visibile (salvo pochi casi), ad eccezione delle maggiori dimensioni della femmina.

    Pandionidi:

    Unica specie il falco pescatore; presenta colorazione bianca inferiormente e scura nella parte superiore; cresta e zampe con scaglie cornee atte a trattenere i pesci di cui si nutre.

    Cathartidi:

    Appartengono a questa specie diversi Vulturidi (Avvoltoi), come il Cathartes aura, Cathartes burrovianus e il Cathartes melambrotus. La tipicità degli avvoltoi è quella ( come in quasi tutti questi rapaci) è quella di avere in capo nudo, per consentire all’animale di entrare nella cavità toracica delle carogne di cui si nutre. Molto goffi a terra, donano in volo un esempio di maestosità e solennità incommensurabili.

    Sagittaridi:

    I Serpentari o “Segretari” sono così chiamati, per le lunghe penne sul capo che ricordano appunto degli scrivani d’altri tempi. Si nutrono prevalentemente di rettili che catturano con le - 4 - lunghe zampe munite di grosse scaglie cornee che li proteggono dai morsi. Sono uccelli molto eleganti e di consistenti dimensioni.

    Caratteristiche dei Rapaci.

    Testa affusolata ed aerodinamica, becco ricurvo con mascella sporgente, massiccio e dai bordi taglienti, vista acutissima (campo visivo a 250°), apparato oculare ben saldato nelle orbite, membrana di protezione indipendente (nittitante), utilizzata durante il volo o l’attacco alla preda, zampe forti e robuste dotate di artigli affilati e possenti, atti ad uccidere e trattenere la preda. In una parola delle vere e proprie “macchine di morte”.

    La definizione può apparire forte, ma se facciamo un raffronto con altre specie carnivore non appartenenti all’Ordine dei Falconiformi come ad esempio un Lanide, il Lanius excubitor, che pur essendo molto piccola di dimensioni (attorno ai 18-20 cm.), si ciba anche di Passeriformi più grossi di lei con notevoli difficoltà d' abbattimento della preda che insegue e tramortisce a beccate con evidente sofferenza della vittima medesima, vedremo che in definitiva, nel caso dei Rapaci, la morte avviene quasi immediatamente; spesso anche in volo.



    E’ il caso ad esempio del falco pellegrino (Falco peregrinus). Tipico uccello di “stoccata”, com'è definita la sua tecnica di caccia dagli appassionati di falconeria, il pellegrino una volta avvistata la preda, si lancia in caduta libera ad ali semichiuse raggiungendo punte di oltre duecento chilometri orari, mentre emette il caratteristico verso stridente. Raggiunta la preda, la artiglia con forza (usando l’artiglio posteriore) e la uccide in seguito ripiombandole addosso col proprio peso .



    Vediamo nello specifico alcuni dei più rappresentativi:

    Falco pellegrino (Falco peregrinus)

    Rapace dalle ali lunghe ed affusolate, il pellegrino è un acrobata dell’aria. Dotato di colorazione bruno/bluastra sul dorso più scura sulle ali, ha occhi molto grandi e rotondi con - 5 - anello perioftalmico giallo così come la cera nasale; la testa appare arrotondata e quasi nera, con sottogola biancastro.

    Caratteristici i neri “mustacchi” che partendo dalla parte inferiore dell’occhio, arrivano fin sotto le guance.

    Come in molti rapaci la femmina è di dimensioni maggiori rispetto al maschio.



    Maschio: Femmina:
    Lungh.: 40 cm Lungh.: 50 cm
    Peso: 550 g Peso: 1000 g
    Ap. alare: 70 cm Ap. alare: 50cm
    Becco: 22 mm Becco: 24 mm
    Coda: 13/15 cm Coda: 16/18 cm



    Il suo habitat, è preferibilmente costituito da pareti o dirupi a strapiombo, ma a volte nidifica anche sugli alberi.

    Di recente, ha eletto a proprio domicilio anche le grandi metropoli del Nord, e non è raro, vederlo volteggiare fra le guglie del Duomo di Milano ove si nutre di nidiacei di piccione.

    La stagione degli amori coincide con la Primavera, e dopo un elaborato rituale di corteggiamento in cui spesso porge doni alla femmina composti da piccole prede o pezzi di carne, si accoppia. La prole è allevata tra maggio e giugno da entrambi i genitori .

    Il falco pellegrino, si nutre prevalentemente di uccelli (pispola, ghiandaia, colombaccio, piccioni selvatici) all’occorrenza non disdegna piccoli mammiferi terrestri come topi, arvicole, pipistrelli, insetti, roditori, rettili. L’involo dei giovani esemplari, avviene a 35/42 giorni. In questo periodo, devono imparare dai genitori le tecniche di caccia tipiche della specie; essi saranno indipendenti dopo circa 10/12 settimane e si riprodurranno dopo 2/3 anni. L' allontanamento dal nido dei piccoli avviene in maniera repentina da parte dei genitori che li scacciano letteralmente dal proprio territorio perché al momento della muta dalla forma juvenilis, i giovani esemplari non sono più riconosciuti dai genitori, e sono scacciati dal nido senza pietà. Potrebbe apparire come una crudeltà della Natura, ma è un gesto molto importante per la sopravvivenza della specie, in quanto i rapaci dovrebbero dividere il territorio e le prede in esso presenti spesso non molto numerose; tutto ciò andrebbe a discapito dei nuovi nati e conseguentemente sulla consistenza demografica dei soggetti residenti.
    Distribuzione:

    Specie cosmopolita. In Europa, dal Mediterraneo alla Lapponia. In Italia manca nelle pianure. Migratrici le popolazioni nordiche ed orientali, sverna nell'area atlantica - mediterranea ed in centro- Europa.

    La migrazione autunnale avviene in settembre-ottobre; quella primaverile, in marzo aprile.

    Popolazione:

    Paleartico occidentale; in decremento, causa avvelenamento e bracconaggio. Attualmente in recupero, dopo la riduzione od il divieto dell'uso dei pesticidi e dove viene effettivamente protetto. In Italia è stimata una popolazione nidificante di circa 450 coppie.

    Habitat:

    Ambienti aperti con emergenze rocciose; falesie. Fino ai 1500 m. nel centro - Europa; oltre i 300 m. nel Caucaso


    Poiana (Buteo buteo)

    Questo accipitride, è un rapace molto grosso, con dimensioni che nella femmina possono raggiungere i 70/80 cm. di lunghezza e un’ampia apertura alare (130/140 cm).

    Animale maestoso e dal volo solenne, in cui i due sessi sono pressoché simili con le femmine leggermente più grandi del maschio, come già detto, caratteristica comune in molti rapaci. La colorazione è molto varia, la parte superiore è marrone a volte molto scura, le parti inferiori sono colore crema chiaro o nocciola con screziature e striature marroni molto marcate, le zampe sono di color giallo e in alcune specie come la Poiana calzata, le penne ricoprono i tarsi.


    Rapace molto versatile e rustico, effettua delle parate nuziali a volte spettacolari ove si susseguono velocissime picchiate e ampie ascese in volo planato sfruttando le correnti ascensionali grazie alle ali corte e robuste.

    L’accoppiamento e la relativa costruzione del nido avvengono generalmente in marzo/aprile e le uova fecondate, sono covate dalla femmina fino a giugno.

    A Volte una seconda covata, può essere effettuata entro agosto. Come quasi tutti i rapaci la Poiana si ciba di orittolaghi (coniglio selvatico e lepre), grandi uccelli e roditori.

    Tuttavia, qualora le condizioni di necessità lo richiedano, non disdegna anfibi e rettili.

    Maschio: Femmina:
    Lungh.: 50 cm Lungh.: 55/60 cm
    Peso: 600 g Peso: 1300 g
    Ap. alare: 130 cm Ap. alare: 140cm
    Becco: 20 mm Becco: 23 mm
    Coda: 18 cm Coda: 20/22 cm


    Habitat:

    L'area di distribuzione comprende l'Europa, parte dell'Asia e l'Africa settentrionale. In Italia è comune e stazionaria.

    Caccia:

    La caccia avviene prevalentemente all’agguato. La poiana dall’alto del suo posatoio (un albero, un palo o un traliccio) scruta il territorio silenziosamente e perfettamente immobile. Non appena scorta la sua preda, con un potente battito d’ali la raggiunge ed uccide. Altre volte, soprattutto in zone alpine dove c’è vento, riesce a librarsi immobile controvento, dando atto a quello che è definito come lo “spirito santo”, un volo “a fermo”, comune anche ad altri rapaci.

    Alla sottofamiglia delle Buteoninae, appartengono una ventina di specie e precisamente:

    Buteo magnirostris,

    Buteo lineatus,

    Buteo ridgaway,

    Buteo platypterus,

    Buteo brachyurus,

    Buteo swainsonii,

    Buteo albicaudatus,

    Buteo galapagoensis,

    Buteo polyosoma,

    Buteo poecilochorus,

    Buteo albonotatus,

    Buteo solitarius,

    Buteo jamaicensis,

    Buteo rufinus,

    Buteo regalis,

    Buteo lagopus,

    Buteo augur,

    Buteo rufofuscus

    Ed inoltre le sottofamiglie

    Buteogallus, Busarellus, Leucopternis, Kaupifalco, Parabuteo e Butastur. Buteogallus Buteogallus anthracinus, Buteogallus subtilis, Buteogallus urubitinga, Buteogallus aequinoctialis, Buteogallus meridionalis, Busarellus Busarellus nigricollis Leucopternis Leucopternis plumbea, Leucopternis schistacea, Leucopternis princeps, Leucopternis melanops, Leucopternis semiplumbea, Leucopternis albicollis, Leucopternis occidentalis. Kaupifalco Kaupifalco monogrammicus Parabuteo Parabuteo unicinctus Butastur Butastur rufipennis, Butastur teesa


    Buteo jamainensis

    Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)

    Questo splendido rapace merita inconfutabilmente una descrizione a sé. I motivi sono prevalentemente due: Il primo è la sua triste storia d'animale perseguitato ingiustamente a causa dell’ignoranza. La “barbara” tradizione vuole, che abbattere un “Adorno” (così è chiamato nelle regioni meridionali della Penisola), assicurerebbe la fedeltà coniugale.

    E' così, che il povero animale, durante la migrazione sullo stretto di Sicilia, si è trovato da secoli centinaia di bracconieri che lo fucilavano inesorabilmente da capanni fissi, costruiti appositamente per lo scopo.

    Per fortuna, negli ultimi anni grazie alle forze dell’Ordine e dei volontari delle varie Associazioni protezionistiche, che hanno messo in atto campagne di sorveglianza e controllo, il Pecchiaiolo ha aumentato sensibilmente la sua consistenza numerica, ed i dati confortanti fanno ben sperare in ulteriori aumenti nei prossimi anni.



    La seconda caratteristica del falco pecchiaiolo, è la totale diversità dai suoi cugini carnivori.

    Esso è infatti, un “divoratore d’insetti”, come si evince dal suo nome Latino di “apivorus”. Api, vespe e bombi costituiscono difatti la sua dieta base, ma in casi abbastanza rari esso può cibarsi di rane e rettili come lucertole, ramarri e gechi. Non è raro vederlo razzolare in terra alla ricerca delle sue prede preferite, oppure tra gli alberi cavi, ove insidia le api selvatiche.

    L’accoppiamento inizia tra maggio e giugno; la femmina depone due o tre uova che cova per circa un mese. Trascorso questo periodo, i pullus sono nutriti da entrambi i genitori e s’involano a circa 40/45 giorni.


    Essi a quest’età sono già in grado di compiere la loro prima migrazione verso le coste d’Africa. Corpo snello e aggraziato, testa sottile e una coda lunga gli permettono di muoversi agevolmente anche tra fitti alberi alla ricerca di alveari e nidi di vespe. Molto ben protetto dalle punture delle sue vittime da piume cornee sulla fronte, quest'animale, può tranquillamente infilare la testa in un favo e uscirne indenne.

    Maschio: Femmina:
    Lungh.: 50 cm Lungh.: 55/60 cm
    Peso: 600 g Peso: 1000 g
    Ap. alare: 110 cm Ap. alare: 120cm
    Becco: 20 mm Becco: 22/23 mm



    Descrizione:

    Spesso il falco pecchiaiolo, è confuso con la Poiana. In effetti le dimensioni sono pressoché identiche eccezion fatta per il capo che si presenta come detto meno massiccio e per la colorazione del medesimo grigio/ bluastra. Inoltre le ali sono meno larghe e tozze; anche il collo è esile e chiaro nel piumaggio, anche se esso è molto variabile da soggetto a soggetto (in ciò è simile alla Poiana), si distingue in ogni modo per le evidenti macchie dei carpi e per la barratura caudale molto scura.

    Questo bellissimo rapace, è un gran migratore che sverna in Africa tropicale dalla quale giunge nel nostro Paese in aprile/maggio con ripasso a settembre/ottobre. Poiché esso sceglie luoghi favorevoli di stazionamento, non è raro osservare luoghi a concentrazione elevata di individui. Boschi cedui, boschi misti, faggete e boschi di conifere, intercalate da radure e zone aperte sono i suoi luoghi d’elezione; purché abbia ampia disponibilità di imenotteri.

    Nidifica sugli alberi d’alto fusto nei boschi fitti e utilizza nidi abbandonati


    Biancone
    (Circaëtus gallicus)

    Cum vere rubenti, candida venit avis longis invisa colubris“ (Virgilio). (Quando sboccia la primavera arriva l’uccello bianco odiato dai lunghi serpenti)

    In tal modo, Virgilio descrive nelle Georgiche, questo rapace. Il suo ritorno dalla migrazione primaverile a dare la caccia ai serpenti di cui esso si nutre.

    Chiamato popolarmente “aquila dei serpenti”, esso può raggiungere i due chili di peso e quasi i due metri d' apertura alare.

    Il Biancone, trascorre l’inverno nelle aride lande a sud del Sahara e ritorna da noi attraverso il Mediterraneo e la Sicilia raggiungendo i territori di nidificazione che sono costituiti da tutte le aree calde della Penisola (Maremma, Liguria occidentale, Marche, Calabria e Sicilia).

    Il biancone in caccia, scruta con i grandi occhi ogni centimetro quadrato del terreno, e una volta avvistato un rettile scende giù, lentamente, poi, a pochi metri dal suolo, piomba sulla preda. Non appena afferrato dai poderosi artigli, il malcapitato serpente cerca di mordere il rapace, ma questi si ripara con le ali e becca ripetutamente il capo della vittima uccidendola. A quel punto il Biancone trangugia il serpente intero, lasciando la coda che penzola fuori del becco e con lo stomaco pieno si libra in volo per raggiungere il suo rifugio. Se ha la nidiata che attende la preda, i pulcini tirano con forza la coda del rettile sfilandolo dallo stomaco del genitore e lo trangugiano con gusto.

    Questo rapace esercita una funzione di controllo importantissima sulla popolazione dei serpenti; una famigliola di Bianconi ne può distruggere a centinaia in pochi mesi.

    Nella sua dieta sono presenti colubridi vari; Biacchi, Cervoni e persino rettili velenosi come le vipere.

    Maschio: Femmina:
    Lungh.: 64 cm Lungh.: 74
    Peso: 1500 g Peso: 2200 g
    Ap. alare: 180 cm Ap. alare: 190cm
    Becco: 35 mm Becco: 40 mm
    Coda: 28 cm Coda: 31 cm

    Descrizione:

    Il Biancone è lungo 65-70 cm, con apertura alare di 185-195 cm, e non ha uno spiccato dimorfismo sessuale.



    Ha come molti suoi consimili piumaggio variabile da individuo a individuo, ma non è come molti di loro legato al sesso o all'età.

    Le parti superiori vanno dal marrone chiaro al marrone scuro, o al nero ardesia; mentre le parti inferiori sono biancastre con barrature evidenti, sia sul dorso che sulle ali. Il capo è grande, le ali sono ampie e lunghe.

    La riproduzione ha inizio verso aprile con caratteristici voli a coppia.

    I Bianconi costruiscono il nido sulla chioma degli alberi (conifere o latifoglie). La femmina depone un unico grande uovo che è covato per circa 45 giorni. Il piccolo lascia il nido dopo circa 80 giorni dalla schiusa.

    Al genere Circaëtus appartengono anche:

    Circaetus beaudouini,

    Circaetus pectoralis

    Circaetus cinereus.



    Circaetus pectoralis



    Aquila del Bonelli (Hieraëtus fasciatus)

    Questo raro e maestoso rapace, prende il suo nome dal Naturalista Italiano dell’ottocento.

    L’aquila del Bonelli, è un grosso rapace con un’apertura alare di quasi due metri; anche in questa specie la femmina è più grossa del maschio. Le sue prede principali sono piccoli mammiferi e uccelli. Si conosce ben poco delle abitudini di questo rapace, ma parrebbe che, a causa delle migrazioni effettuate in Europa, la vedono presente in Spagna e Francia (zone meridionali); inoltre si ha documentazione della sua presenza nella Sicilia e nella Sardegna oltre che ovviamente in Asia occidentale.

    L’aquila del Bonelli è agile e potente, dalla sagoma slanciata ha ali arrotondate e brevi. La coda è lunga, e insieme alle ali, gli permettono uno scatto potente e immediato. Il piumaggio è tra il bruno e il grigio crema chiaro e nei giovani, è quasi simile a quello della Poiana con la quale spesso si confonde per via della livrea.

    Come quasi tutti i rapaci, la parte superiore è nettamente diversa (più scura) di quella inferiore. Predatrice silenziosa, emette stride rauche durante la stagione degli amori o se spaventata. La sua infallibile tecnica di caccia e la sua rapidità, ne fanno un predatore molto temuto da tutti gli uccelli.

    L’aquila del Bonelli caccia generalmente “alla posta”, ma non è raro vederla eseguire larghi giri perlustrando dall’alto i terreni e i pendii (a volte con il/la compagna); le sue zone congeniali sono le zone umide, le pareti scoscese e montagne non molto alte anche in prossimità del mare. La sua dieta come detto, è costituita da Lepri, conigli, columbiformi, Pernici e anche Corvidi; non disdegna in ogni caso, lucertole e serpenti.

    La riproduzione avviene generalmente in Marzo, dove la femmina depone due uova picchiettate di bruno. In questa specie ambedue i genitori si occupano della cova, che dura 40-45 giorni. Alla fine di questo periodo, nascono i piccoli ricoperti da soffice piumino biancastro. In questa specie, non è raro il caso del primo piccolo che uccide il secondo per motivi d’opportunità. Se invece il cibo è abbondante, ciò non accade. Il piccolo/i saranno indipendenti dopo circa 60 giorni.



    Habitat

    in Italia: Presente stabilmente un tempo nelle Isole maggiori e in Calabria, negli anni ’70 ebbe un forte declino a causa della diminuzione delle prede abituali tra cui il coniglio selvatico e la lepre. Attualmente è stimata una popolazione di aquile così suddivise: Sicilia: 12 coppie, Calabria: 2 coppie, Sardegna: 4 coppie.

    Falco della Regina (Falco eleonorae)

    Questo rapace deve il suo nome ad una nobile Sarda, Eleonora d’Arborea, la quale in una legge da ella stessa promulgata, vietò severamente la cattura dei falchi e dei loro nidiacei dalla regione.



    Alimentazione:

    Il Falco eleonorae ha come il pecchiaiolo, un’alimentazione prevalentemente insettivora; imenotteri, coleotteri ed ortotteri costituiscono la sua dieta base. Essa non disdegna comunque qualche grossa lucertola che cattura sulle aree costiere delle isole ove vive. Ciò nondimeno, queste sue abitudini alimentari variano totalmente durante l’imbecco dei piccoli, cacciando esclusivamente uccelli come gallinelle d’acqua, piccole anatre, ed alcuni passeriformi migratori nel ripasso autunnale. Si nutrono anche di pipistrelli che catturano al crepuscolo con tecniche veramente spettacolari. Sono attivi anche di notte, e non è raro vedere delle colonie intere in azione, dar la caccia ai migratori stremati sfruttando le correnti ed i venti.

    Specie endemica.

    Il Falco della regina, ama nidificare nelle isole del Mediterraneo, In Spagna ed in Marocco oltre che in Grecia dove sono state rilevate consistenze significative.

    Nella Penisola esistono circa 450/500 coppie (dati 1998/2000) distribuite prevalentemente nelle isole maggiori; la più famosa ed accessibile resta quella dell’Isola di San Pietro in Sardegna.
    Questi rapaci vivono in colonie essendo animali molto sociali, e a fine estate, inizia il periodo riproduttivo ed i siti di nidificazione sono utilizzati per gli anni a venire.

    L’allevamento dei piccoli continua fino a settembre inoltrato (periodo di ripasso dei migratori), e quando questi saranno autonomi (ottobre/novembre) tutta la colonia migrerà attraverso il mediterraneo verso l’Africa e il Madagascar per svernare.

    Caratteristiche:
    Falconide dall’aspetto snello, per certi versi ricorda il falco pellegrino, ma è molto più scuro. Il colore del dorso può variare dal grigio metallico al nero al marrone scuro.
    Come nel pellegrino sono evidenti i mustacchi scuri; ha coda molto lunga. Il piumaggio del petto è chiaro e picchiettato di macchie brune

    Fine prima parte.....

  2. #2
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    Uccelli da Preda (seconda parte)

    Falco pescatore (Pandion haliaëtus)

    Il falco pescatore ama nidificare sulla cima di alti alberi (di solito conifere), nelle immediate vicinanze dei grandi laghi e corsi d’acqua. I falchi pescatori costruiscono nidi con i rami che si accrescono d' anno in anno. (Questi rapaci come altri della loro specie sfruttano gli stessi nidi per diversi anni).

    Altre volte, preferiscono le zone rocciose ove nidificano sulle falesie e spesso in terra purché vicino al mare o a lagune ove possano trovare le prede.



    In volo il falco pescatore, presenta ali curvate come quelle dei Laridi e testa bianca con una striatura nera molto vistosa; coda lunga e di colore tendente al rossiccio. I giovani presentano iride rossa che negli adulti diviene gradualmente giallo carico. La bianca testa appare crestata, le parti alari inferiori presentano vistose macchie carpali di colore nero. In volo il falco pescatore è agilissimo, e appena avvistata la preda in acqua si lancia pesantemente zampe in avanti per afferrarla. Le sue zampe robuste, presentano scaglie cornee che si comportano come ardiglioni trattenendo le viscide prede.

    Il suo verso è un fischio modulato e lamentoso. Molto spesso la fulminea picchiata finisce con un bel tuffo in acqua e non è insolito vedere il rapace sparire sotto la superficie.

    Durante il corteggiamento, il maschio reca doni alla femmina e rami per la costruzione del nido. - 15 - L’accoppiamento avviene di norma tra Marzo ed Aprile e i piccoli sono allevati tra Maggio e Luglio inoltrato. La femmina depone dalle due alle tre uova che sono covate da entrambi i genitori per circa 35/40 giorni. L’involo dei giovani nati avviene a circa 50/55 giorni e per tutta la durata di questo tempo essi sono nutriti (da entrambi gli adulti) con pezzi di pesce. Alla fine del mese d' agosto si ha l’inizio della migrazione verso il Sudafrica. Estinto nella Penisola, esso è presente in piccolissima parte in Corsica. Caratteristiche: In definitiva, I lunghi artigli estremamente ricurvi, e il dito esterno opponibile, il piumaggio impermeabile e le narici che presentano una membrana richiudibile al momento dell’immersione, fanno del Pandion un meraviglioso esempio di adattamento. Le sue prede d’elezione sono i pesci di diverse specie (siano essi d’acqua dolce che salata), la cui taglia generalmente si aggira tra i due o trecento grammi; eccezionalmente un grosso rapace può afferrare e portare in volo anche pesci di taglia maggiore.
    Spesso il falco pescatore “collabora” con altre specie di rapaci che frequentano le zone umide come il falco di palude. Non è raro vedere infatti, il pescatore far sollevare gli anatidi in volo che vengono ghermiti dal falco di palude.

    Falco lanario (Falco biarmicus sp.)

    Il falco lanario, rapace di media taglia, è più piccolo del pellegrino e leggermente più grande del grillaio; dotato di sagoma snella e fluida, ha dorso e testa bruno/rossastri e barrature scure sulle ali e sulla lunga coda.

    Le ali sono allungate e strette.

    Il lanario è un animale piuttosto raro a causa delle mutazioni dei suoi habitat, (Il Lanario é attualmente specie rara e minacciata, contando nel territorio europeo all'incirca 250 coppie - Tucker, 1994).

    E purtroppo anche a causa della depredazione dei suoi nidi da parte dei bracconieri, essendo questo animale molto usato anche oggi nella falconeria. Per contro, occorre dire che attualmente le Leggi sulla detenzione dei rapaci destinati alla falconeria sono estremamente rigide, ed è quindi impensabile la depredazione dei nidi come avveniva in passato; pur non di meno, esistono ancora forme di bracconaggio in tal senso.

    Il Lanario è abilissimo nel volo battente a causa delle ali piatte, e gli basta piegare di poco l’angolazione dell’ala per aumentare o diminuire la portanza rendendolo così padrone del volo in base alle circostanze ed alle caratteristiche morfologiche dei terreni di caccia.

    Esso si nutre di piccole prede quali tutti i micromammiferi, i chirotteri, insetti vari e rane. Attacca in ogni caso, anche Corvidi come gazze, taccole, cornacchie e ghiandaie. Non disdegna columbiformi come colombacci e piccioni selvatici e piccoli passeriformi.

    Il Lanario predilige di norma le zone pedemontane purché con terreni estesi e liberi ove cacciare. Non presente in quote superiori agli 800 metri o più.

    a caccia avviene generalmente in coppia, la quale è prettamente monogama. La femmina è circa un terzo più grossa del maschio come in moltissime altre specie di rapaci; la tecnica di caccia in coppia prevede che la femmina atterrisca volteggiando le prede, che vengono catturate dal compagno in picchiata dall’alto.



    Corologia della specie:

    Mediterraneo-afrotropicale.

    La specie nominale é il Falco biarmicus biarmicus, (Temminck 1825).

    La sottospecie italiana, il Falco lanario appenninico, é definita come Falco biarmicus feldeggii, (Schlegel 1843).

    Le altre sottospecie esistenti sono

    il Falco biarmicus biarmicus ( Temminck 1825);

    Falco biarmicus abyssinicus, (Neumann 1904);

    Falco biarmicus tanypterus, (Schlegel 1844);

    Falco biarmicus erlangeri, (Kleinschmidt 1901)



    Falco di palude (Circus aeruginosus)

    Il falco di palude è distribuito in Asia ed Europa. I due sessi si differiscono ampiamente in quando mentre il maschio ha piumaggio marrone scuro/rossiccio e coda ed ali grigio/chiaro, nella femmina e nei giovani (più chiari) si aggiunge un color crema su capo e tarsi.

    Un disco di piume simile a quello dei gufi, completa la descrizione esterna. Udito molto sviluppato, riesce ad individuare, grazie ai grandi orifizi auricolari, il minimo movimento nell’erba. Il falco di palude trascorre gran parte del suo tempo alla ricerca delle prede scrutando il suo territorio di caccia: insidia roditori e uccelli acquatici come gallinelle, folaghe ed anatre.

    Come molti suoi consimili, durante il corteggiamento compie delle mirabolanti acrobazie “lanciando” addirittura la preda alla femmina che la riprende in volo capovolgendosi e recuperandola sulla schiena con gli artigli. Il recupero della preda è stereotipato e la coppia dimostra un affiatamento ed un sincronismo impressionante.



    Come dice il suo nome, il suo habitat è costituito dai luoghi palustri e dai canneti, e nel periodo della migrazione lo si può trovare vicino ai litorali. Il suo volo è lento, mentre esplora con pazienza il territorio a bassa quota con battiti d’ala ad di sopra del dorso, raggiungendo spesso alte quote. La femmina costruisce il grosso nido con canne ed erbe palustri, a volte nell’acqua ma sempre ben nascosto e vi depone 4 o 5 uova verdastre.

    Il periodo di deposizione coincide con Aprile/Giugno e la cova dura circa 35/38 giorni. I piccoli sono imbeccati dalla madre per i primi giorni rigurgitando per loro il cibo pre-digerito, successivamente depone la preda intera nel nido ed i piccoli si alimentano da soli dilaniando la carne col becco ed ingollandola. Anche in questa specie, se il cibo è insufficiente i più grandi uccidono e divorano i più piccoli; lasciano il nido appena impiumati a 35/40 giorni.

    La migrazione inizia alla fine d' agosto e le femmine sono le prime a partire per i luoghi di svernamento insieme ai giovani; i - 18 - maschi arriveranno successivamente.

    Durante la migrazione, questi uccelli riescono a volare ad altezze tali da riuscire a superare le catene montuose (anche se di solito preferiscono volare a bassa quota). La migrazione verso nord comincia in febbraio e marzo e di frequente attraversa il Mediterraneo. Solitamente migrano da soli o in piccoli gruppi, non in grandi stormi, ma quando si posano i falchi sono più gregari del solito, formando gruppi anche di 300 individui.

    Gli uccelli arrivano nelle loro aree di riproduzione dal tardo marzo in avanti; al più tardi i primi di maggio nelle zone più a nord dell'areale. In Italia è migratore regolare e svernante, localmente sedentario.

    Gheppio (Falco tinnunculus)

    Piccolo ed agile rapace delle dimensioni di un colombo, il Gheppio ha ali appuntite ed una lunga coda con barrature scure sulla parte terminale.

    In questa specie è molto evidente il dimorfismo sessuale; il maschio ha testa grigio scuro la femmina ed i giovani (indistinguibili) presentano invece la tipica colorazione uniforme nocciola e marrone a diverse gradazioni.



    Il Gheppio, è un animale molto adattabile all’ambiente in declino ed ormai lo troviamo come “vicino di casa” in parecchi centri abitati. Generalmente lo troviamo in boschi antistanti ampie distese aperte ove caccia.

    Può nidificare in colonie oppure da solo, si nutre di lucertole, topi, arvicole, piccoli uccelli e grossi insetti come cavallette o libellule. La nidificazione avviene di norma tra la fine dell’inverno e la primavera, e dopo l’accoppiamento che avviene con spettacolari parate nuziali del maschio. La femmina depone di norma dalle 4 alle 6 uova di color giallastro che vengono covate dalla femmina per circa un mese. Occorrerà un altro mese circa affinché i pulli siano impiumati e autonomi; tuttavia verranno ancora nutriti dai genitori per altre tre – quattro settimane.
    Il Gheppio è presente in Africa, Asia, Europa e perfino in India. Nella nostra Penisola, il Gheppio è presente un poco ovunque, La sua migrazione avviene tra agosto e novembre (autunnale) da febbraio a maggio quella primaverile.

    Sparviero (Accipiter nisus)

    Questo stupendo Accipitride, è lungo una quarantina di centimetri, ed è molto simile all’Astore con il quale potrebbe facilmente essere confuso se non fosse per le più ridotte dimensioni. Anche in questa specie, la femmina è più grande del maschio.

    Come l’Astore, lo Sparviero ama i boschi di conifere in cui si rifugia volentieri. Come il Gheppio, è presente in Europa, Asia , Africa e Italia.



    Lo Sparviero, inizia la costruzione del nido ed il relativo accoppiamento tra febbraio e marzo, costruendo insieme alla compagna un nido molto ben nascosto tra la fitta vegetazione; la femmina vi depone dalle 4 alle 6 uova che cova da sola per quattro settimane circa. Il ruolo del maschio in questa fase è quello di procurare le prede per la compagna e successivamente anche per i piccoli.

    Questo comporta un grave handicap per la coppia: Infatti se il maschio venisse ucciso, la covata andrebbe sicuramente persa in quanto la madre abbandonerebbe il nido per provvedere al proprio sostentamento. I piccoli Sparvieri, abbandonano il nido attorno ai 30 giorni d’età, ma restano con i genitori per circa altri 30 giorni. Lo Sparviero è un formidabile cacciatore e sfrutta con profitto la velocità fulminea dei suoi attacchi, predando in volo uccelli di piccole e medie dimensioni; grazie alle sua ali corte e robuste e alla lunga coda, esso può volare a bassa quota tra gli alberi e sorprendere le prede col suo volo radente

    La sua dieta è costituita da uccelli e roditori ma anche insetti. Per le sue innate caratteristiche di cacciatore preciso ed infallibile, e per la sua aggressività, lo Sparviero è stato ed è attualmente molto usato in Falconeria.

    Lo Sparviero ha il dorso marrone molto scuro e più chiaro anteriormente; il maschio più piccolo della femmina ha dorso grigio ardesia e colore rosso mattone sulla parte anteriore. La coda è lunga e retta e le ali corte ed arrotondate. Zampe e tarsi nei due sessi sono gialli, così come pure l’iride.



    Lodolaio
    (Falco subbuteo)

    Questo rapace molto elegante è presente in Italia ad eccezione della Sardegna; presente in Europa e Scandinavia. Migratore eccezionale, il lodolaio sverna in Africa in autunno (agosto/ primi di novembre). In Italia è stata stimata una popolazione di circa 400 – 500 coppie nidificanti. Il lodolaio ama i grandi spazi aperti misti a zone boschive; lo si può trovare occasionalmente in presenza di laghi e fiumi. Vive a quote modeste, non oltre i 1000 metri.

    Il Falco subbuteo, si nutre prevalentemente di uccelli che cattura all’agguato dall’alto di un ramo, ma non disdegna grossi insetti, che cattura in volo, roditori e rettili vari. Può cacciare in coppia o singolarmente afferrando le prede in aria; più raramente al suolo e può cacciare anche a sera.

    Generalmente è abbastanza confidente con l’uomo. Riproduzione: Il Lodolaio, è un falconiforme prettamente estivo; esso nidifica su alti alberi utilizzando per lo scopo vecchi nidi di Corvidi. La femmina depone (fra maggio e giugno)3 – 4 uova che cova per 30 giorni circa.

    Generalmente questo compito viene assolto dalla sola femmina. Dopo 28/30 giorni, i piccoli sono pronti per l’involo e a 70 giorni circa essi sono totalmente indipendenti.



    La maturità sessuale avviene al terzo anno di vita. Descrizione: Nel Lodolaio non esiste dimorfismo sessuale ad eccezione delle dimensioni della femmina più grossa del maschio. La colorazione delle parti superiori è color ardesia ; petto e fianchi sono chiari con striature nerastre. Il ventre, calzoni e sottocoda rossiccio/ mattone. Le penne remiganti e le timoniere sono scure, con barratura chiara nella pagina inferiore. La testa è nera la nuca è biancastra, macchiata di rossiccio. I giovani Lodolai sono assai simili all'adulto, ma nella parte superiore tendono al marrone. Ventre, calzoni e sottocoda più chiari.

    La muta del piumaggio và da marzo ad ottobre. In volo esso è agile e potente. Spesso volteggia e scivola con ali appuntite e dirette leggermente all' indietro. Volteggia con ali completamente distese.

    Albanelle

    Con questo nome, si definiscono alcune specie di rapaci molto eleganti dalla sagoma slanciata ed aggraziata. Sul territorio Nazionale sono presenti tre specie e precisamente:

    Albanella reale,

    Albanella minore

    Albanella pallida.

    __________________________________________________ ______________


    Albanella reale (Circus cyaneus):

    Nell’Albanella reale il maschio presenta nella parte superiore del dorso una bella colorazione sul grigio cinereo con le primarie nero antracite; il capo e i pettorali sono grigio chiaro. Dal basso l’Albanella reale appare molto chiara quasi bianca. La femmina invece è scura nel dorso e le ali sono chiare; vista dal basso appare di un bel colore crema.

    Le Albanelle hanno volo battente con ali che si congiungono alle punte, gli immaturi sono simili alle femmine.



    Distribuzione:

    Regioni Oloartiche; presente in Europo, Scandinavia, Spagna. Presente in Italia meridionale.

    E’ specie migratoria parziale .

    Habitat:

    Ampi spazi aperti, praterie, coltivi erbacei, pascoli colonizza spesso le zone umide.Generalmente la si trova al di sotto dei 600/800 metri ad eccezione dell’Asia o durante le migrazioni.

    L’albanella reale si nutre prevalentemente di piccoli mammiferi come i roditori che caccia all’aspetto; non disdegna comunque uccelli (che caccia al suolo) rettili ed anfibi. L’Albanella, predilige cacciare sul terreno o all’involo ed è un volatore instancabile; trascorre infatti buona parte della giornata dedicandosi alla caccia.

    Animale gregario per natura, fa eccezione in questa sua abitudine il periodo riproduttivo. L’atto riproduttivi e la costruzione del nido da parte della coppia avviene di norma tra aprile e maggio, mentre le uova vengono incubate tra maggio e giugno.

    La femmina depone3-4 uova di colore biancastro picchettate di bruno. I piccoli sono allevati tra giugno e luglio.

    A circa 40/45 giorni sono autonomi e restano ancora per un mese circa con i genitori.


    Albanella minore (Circus pygargus



    L’albanella minore si differisce dalla cugina per le dimensioni più ridotte e per la colorazione. Il maschio presenta colorazione alare grigio scuro e primarie nere, la femmina ha primarie più chiare e barratura molto evidente. Come nell’Albanella maggiore il maschio presenta capo e collo grigio cenere ma molto più scuro. Il Codrione è bianco in entrambe le specie. Le femmine presentano colorazione castana inferiormente con tendenza al violaceo.

    Come nell’Albanella reale il volo è battente con pause a “veleggio”. Parate nuziali spettacolari può emettere strida molto acute.

    Purtroppo recentemente a causa della perdita del loro habitat naturale e del mutare delle condizioni climatiche, l’Albanella ha subito una notevole diminuzione in Europa. Ne esistono importanti ceppi colonici in Francia e Spagna. Nella nostra penisola ne esistono attualmente circa 40/450 coppie che nidificano regolarmente ogni anno.Esse sono presenti nella pianura Padana, in Maremma, sugli Appennini settentrionali, Sardegna Marche e Sicilia.

    L’albanella sverna in Africa (Senegal, Etiopia ,Sudafrica). Le migrazioni stagionali iniziano a Luglio e proseguono fino a settembre inoltrato.

    Come l’Albanella reale, i suoi luoghi d’elezione sono gli spazi aperti preferibilmente vicino alle zone umide. Nidifica sul terreno, tra la vegetazione; anche tra le coltivazioni di cereali

    Depone dalle 4 alle 5 uova che la femmina cova per 28/30 giorni I piccoli s’involano a 35/40 giorni e saranno indipendenti a 55.

    La maturità sessuale avviene dopo il 2° o 3° anno di vita

    Albanella pallida (Circus macrourus)



    Il maschio ha capo, parti superiori, coda e ali grigio chiaro, remiganti nere visibili su ambedue le superfici; le parti inferiori del corpo e delle ali sono bianche mentre il dorso è grigio. La femmina è molto simile alla femmina di Albanella minore ma ha il margine posteriore scuro.

    Dal di sotto, le secondarie appaiono più scure rispetto alle remiganti primarie con barrature strette. ”Collare” bianco candido, macchia biancastra alle guance.

    Uccello molto raro, è un visitatore estivo nelle aree occidentali della regione Paleartico.

    Habitat.

    Predilige terreni aperti, principalmente praterie aride. Caccia: Perlustra incessantemente il terreno, piombando sulla preda con estrema rapidità.

    Si nutre principalmente di mammiferi e uccelli, ma occasionalmente anche di insetti e rettili. Corologia: Centroasiatico-pontica


    fine seconda parte....

    terza parte LE AQUILE

  3. #3
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    nella foto n°7 si tratta sicuramente di un peregrinus brookei, ma il rapace rappresentato nella foto del lanario, dovrebbe essere della specie abyssinicus, perchè presenta una colorazione molto chiara rispetto al biarmicus biarmicus e alle altre due sotto specie....
    Giuseppe Grossi 75024 Montescaglioso (MT) Lucania giuseppegrossi87@alice.it

    Blick in i mörkret gömda under din yta, och njuta av lidandet, förnuft dränerad på respektlöshet, med en sådan komplicerats tro på bra, därefter lita ont, nästa steg för mänskligheten kommer att vara de senaste säsongerna i synd...

  4. #4
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    Uccelli da Preda: Le Aquile (Falco di palude)

    Aquile:

    Al nome di “aquila” appartengono molti Falconiformi; prevalentemente tenaci predatori, essi sono solidi nidificare tra le alte ed impervie rocce a strapiombo.

    Le aquile sono presenti a quasi tutte le latitudini (tranne al Polo).


    Aquila americana

    Nella penisola sono presenti

    L’aquila reale, l’aquila anatraia, l’aquila minore e l’aquila del Bonelli sopra descritta.

    Le aquile, le più grandi in dimensioni e maestosità fra i rapaci, hanno becco forte e robusto e tarsi “calzati” dalle penne. Il capo alla base del collo, presenta sovente piume lanceolate che conferiscono la caratteristica fierezza all’animale.



    Hanno grandi zampe con artigli molto uncinati. A questo genere appartengono una quindicina di specie la più grossa è la Chrysaetos o aquila reale. In Italia la si può osservare (sebbene raramente) In zona Alpi, in Sicilia e in Sardegna. Essa può raggiungere i 90/100 cm di lunghezza e un’apertura alare di due metri. La nidificazione delle coppie residenti avviene in marzo, la femmina depone dalle due alle tre uova, ma generalmente un solo uovo si sviluppa completamente.

    L’aquila è molto territoriale e generalmente non si allontana molto dal suo rifugio nemmeno durante la ricerca del cibo.



    Estremamente aggressiva e temeraria nei confronti degli estranei, difende con ferocia il proprio ambiente.



    Si nutre di animali che sbrana vivi. Altre specie appartenenti al genere aquila sono:

    Aquila heliaca, l’Aquila orientalis, l’Aquila naevioides, l’Aquila clanga, l’Aquila pomarina; l’Aquila adalberti, l’Aquila wahlbergi, L’Aquila audax, L’Aquila verreaxii, L’Aquila spilogaster, l’Aquila pennatus, L’Aquila morphoides, L’Aquila ayresii e l’Aquila kienerii.


    Aquila heliaca


    Aquila spilogaster




    Inoltre:

    Haliaetus:

    Haliaetus vocifer, l’Haliaetus albicilla, L’Haliaetus leucocephalus, l’Haliaetus pelagicus,


    Haliaetus albicilla


    Circaetus:

    Circaetus pectoralis, Circautus cinereus, Circautus fasciolatus, Circaetus cinerescens.


    Circaetus gallicus

    Polemaetus:

    Polemaetus bellicosus Lophaetus: Lophaetus occipitalis


    Polemaetus bellicosus


    Spizaetus:

    Spizaetus nipalensis, Spizaetus alboniger, Spizaetus philippinensis, Spizaetus nanus, Spizaetus tyrannus, Spizaetus ornatus.


    Spizaetus nanus

    Stephanoaetus:

    Stephanoaetus coronatus


    segue quarta parte....
    Gli Avvoltoi

  5. #5
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    Uccelli da preda: Gli Avvoltoi (Falco di palude)

    Avvoltoi:

    Appartengono a questa famiglia, rapaci necrofagi di grosse dimensioni; essi sono animali molto sociali con una gerarchia forte. Per comodità si suddividono in avvoltoi del Nuovo e del Vecchio Mondo.

    Avvoltoi del Vecchio Mondo:

    Questi formidabili Rapaci, risiedono (purtroppo in numero limitato) in Europa, ma anche in Africa ed Asia, dove sono più numerosi e protetti. Morfologicamente sono più simili ai loro cugini falchi ed alle Aquile che non ai grandi Vulturidi Americani.

    Caratterizzati da piumaggio scuro e collo nudo, non presentano dimorfismo sessuale evidente se non in alcuni casi.

    Questi rapaci per individuare la preda si affidano alla potente vista, risiedendo prevalentemente in pianure o montagne. Possono divorare quantità enormi di carne in poco tempo e spesso a causa di ciò, non riescono a sollevarsi in volo.

    Avvoltoi del Nuovo mondo:

    Sono i più grandi uccelli in assoluto.

    La colorazione del piumaggio può variale dal marrone scuro (come loro cugini del Vecchio Mondo), a colori sgargianti in alcune specie.

    Vista acutissima, olfatto finissimo sono le loro caratteristiche principali.

    Hanno però purtroppo cicli riproduttivi stentati; depongono poche uova ed alcuni si riproducono ogni due anni come il grande Condor Andino.

    Gli studi effettuati su questi - 28 - rapaci, li equiparano più ad alcuni Ciconiformi piuttosto che agli avvoltoi, pur mantenendo cicli biologici similari.

    Di seguito, sono riportate le più significative specie di Avvoltoi del Nuovo Mondo:

    Coragyps atratus, Cathartes aura, Cathartes burrovianus, Gymnogyps californianus, Vultur gryphus, Sarcoramphus papa.


    Le specie del Vecchio Mondo:



    Grifone (Gyps fulvus), Avvoltoio Monaco (Aegypius monachus), Capovaccaio o Avvoltoio degli Egizi (Neophron percnopterus), Gipeto (Gypaetus barbatus).



    Nella foto Gipeto barbuto (Gypaetus barbatus)



    Nella foto: Capovaccaio (Neophron percnopterus)


    Nuovo Mondo

    Al Coragyps atratus, appartengono tre sottospecie:


    Coragyps atratus atratus,

    Coragyps atratus brasiliensis,

    Coragyps atratus foetens.

    Cathartes aura;




    sottospecie: Cathartes aura aura, Cathartes aura ruficollis, Cathartes aura septentrionalis, Cathartes aura jota, Cathartes aura falklandicus.

    Cathartes burrovianus;

    sottospecie: Cathartes burrovianus burrovianus,Cathartes burrovianus urubitinga.


    Gymnogyps californianus;

    sottospecie: Gymnogyps californianus californianus, Gymnogyps californianus amplus.



    Vecchio Mondo



    Le sottospecie del Gyps:

    Gyps africanus, Gyps bengalensis, Gyps indicus, Gyps tenuirostris, Gyps rueppelii, Gyps himalayensis, Gyps coprotheres.



    Nella foto: Gyps africanus


    Ed inoltre:

    Torgos:

    Torgos tracheliotus

    Trigonoceps:

    Trigonoceps occipitalis

    Sarcogyps:

    Sarcogyps calvus

    Serpentario

    Unica specie rappresentante, questo elegante uccello Africano vive a sud del deserto del Sahara.

    Contrariamente all’aspetto, può volare benissimo anche se molto raramente si alza in volo; infatti caccia correndo agilmente sul terreno grazie alle lunghe zampe.

    Può raggiungere la velocità di 50 chilometri e percorrerne moltissimi giornalmente alla ricerca delle prede di cui si nutre; una volta individuate, usa abilmente le zampe per stanarle ed ucciderle.

    Il serpentario (o segretario), cattura grossi insetti, lucertole africane, serpenti, tartarughe e topi. Costruisce un nido enorme (può raggiungere i due metri di diametro) in cima agli alberi e lo utilizzerà per diversi anni.

    La femmina vi depone dalle due alle tre uova, che cova per circa 40/45 giorni. I piccoli rimarranno nel nido per circa due mesi ove saranno nutriti da entrambi i genitori, l’involo avverrà a circa 80 giorni.

    Il colore del piumaggio negli adulti è grigio chiaro nella parte superiore, le ali sono nere come la coda e i “calzoni” il petto ed il ventre sono candidi



    Nella foto: Caracara crestato (Caracara plancus)
    Caracara

    Sotto questa definizione, vengono identificati alcuni grossi Falconidi che si suddividono in diverse sottofamiglie:Daptrius, Phalcoboenus e Milvago Daptrius:

    Alla sottofamiglia Daptrius, appartengono le sottospecie:

    Daptrius ater, Daptrius americanus.

    Phalcoboenus:

    Phalcoboenus carunculatus, Phalcoboenus megalopterus, Phalcoboenus albogularis, Phalcoboenus australis.

    Caracara:

    Caracara lutosa, Caracara plancus, Caracara cheriway.

    Il Caracara plancus, ha due sottospecie:

    Caracara plancus plancus e il Caracara plancus prelutosus; mentre il Caracara cheriway ha tre sottospecie: Caracara cheriway cheriway, Caracara cheriway pallidus, Caracara cheriway audubonii

    Milvago:

    Milvago chimachima, Milvago chimango.

    Il Milvago chimachima ha due sottospecie: Milvago chimachima chimachima e Milvago chimachima cordatus; il Milvago chimango, ha come sottospecie il Milvago chimango chimango e il Milvago chimango temucoensis.

    Descrizione:

    I Caracara sono presenti territorialmente in Messico, sulle coste d’America, in California e a sud di Panama. Vi sono popolazioni isolate a Cuba ed in Florida.

    Questi Falconiformi grossi come Poiane, sono animali dei grandi spazi aperti; occupano le ampie praterie e spesso si spingono dentro le aree coltivate.

    I Caracara hanno ali corte e larghe, una lunghezza compresa fra i 54 e i 60 centimetri ed un’apertura alare attorno al metro e mezzo. Generalmente non esiste (salvo poche eccezioni), dimorfismo sessuale evidente. Ogni coppia ha un territorio molto vasto, che custodisce gelosamente. Nidificano sugli alberi costruendo degli enormi nidi con rametti e foglie.



    La stagione della riproduzione varia da Gennaio a Marzo a seconda della latitudine. La femmina depone 2/3 uova che cova per circa 30/35 giorni ed i pullus abbandonano il nido dopo circa otto settimane di vita. I Caracara sono uccelli molto opportunisti; possono alternare prede vive o carogne di animali che trovano durante le loro scorribande.



    Le prede preferite consistono in tartarughe o nelle loro uova, pesci, rane, grossi insetti, rettili, piccoli mammiferi ed uccelli.

    Popolazioni in declino a causa della mutazione degli ambienti e delle scarse capacità riproduttive dei Caracara.


    Bibliografia consultata:

    Bruun – Singer Uccelli d’Europa Cogecstre

    L’aquila reale: Biologia, etologia, conservazione – Spinetti - 33 - Viggiani

    I rapaci del Pollino Brichetti-Fracasso Ornitologia Italiana Identificazione, distribuzione, consistenza e movimenti degli uccelli italiani

    Zanichelli: Guida ai rapaci diurni – Gensbol


    FALCO DI PALUDE

  6. #6
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    complimenti a falco di palude per i sui articoli completi e anche a te Marco, il gipeto nella foto è un giovane, perchè non ha il caratteristico colore giallo-cannella degli adulti.....
    Giuseppe Grossi 75024 Montescaglioso (MT) Lucania giuseppegrossi87@alice.it

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    Ciao Marco,volevo fare una piccola correzione;l'Aquila Reale,oltre le regioni che hai citato,é presente anche in Abruzzo,nel Parco Nazionale della Majella e nel Parco Nazionale del Gran Sasso.

    Ciao,Pierluigi.
    LA LIBERTA' DI FARE QUELLO CHE DICE IL CUORE,SENZA IMPEDIMENTI O COSTRIZIONI E' UNA DELLE PRIORITA' DELLA VITA.


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