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Discussione: Il Genere Pericrocotus e divagazioni sul tema(A.Capecchi)

  1. #1
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    Il Genere Pericrocotus e divagazioni sul tema(A.Capecchi)

    Adattamento alla cattività di Specie ornitiche “difficili”
    Il Genere Pericrocotus e divagazioni sul tema
    .

    di Alamanno Capecchi


    Pericrocotus, noti anche come Minivets, sono Passeriformi Oscini ascritti, secondo la
    classificazione corrente, alla Famiglia dei Campefagidi (Campeghagidae), Tribù (Sottofamiglia?)
    Pericrocotini. L'altra Tribù (Sottofamiglia?) è quella dei Campefagini (Campephaginidae).
    I Pericrocotini sono tutti riuniti nel Genere Pericrocotus formato da dieci Specie e cinquantanove


    Pericrocotus flammeus xanthogaster - Scarlet Minivet

    Sottospecie.
    Pericrocotus roseus
    P. divaricatus
    P. cinnamomeus
    P. lanshergei
    P. erydiropygius
    P. solaris
    P. ethologus
    P. brevirostris
    P. miniatus
    P. flammeus


    Ashy Minivet (Pericrocotus divaricatus)


    Grey-Chinned Minivet


    Il Pericrocotus flammeus,


    Pericrocotus flammeus

    per il vastissimo areale che occupa, è il più ricco di forme subspecifiche (20), seguito da P. cinnamomeus con undici.
    Due Specie sono monotipiche: il P. lansbergei delle isole Sumbawa e Flores e P. miniatus presente a Sumatra e Giava.
    Questi graziosi e appariscenti Uccelli sono propri dell'Asia sudorientale dal Pakistan al Giappone, all'arcipelago della Sonda e alle Filippine.

    Di forme eleganti, hanno ali e coda lunghe e appuntite, zampe corte e deboli con dita brevi, becco uncinato e seghettato all'apice della mascella superiore, setole intorno alla base vicino alle narici.
    Caratteristico è un ciuffo di penne rigide e acuminate sulla parte bassa del dorso che si staccano con grande facilità al minimo attrito; vengono considerate una forma di difesa contro i predatori.
    I colori
    predominanti, nei maschi, sono il rosso e il nero; nelle femmine, il giallo e il grigio.
    In alcune Specie, (P. roseus), parte del nero è sostituito dal grigio o sono presenti ampie zone del corpo ricoperte da piume bianche come nel P. erythropygius.
    La lunghezza varia dai quindici ai ventitre centimetri, secondo la Specie o la Razza.
    Uccelli essenzialmente arboricoli vivono in piccoli gruppi nella parte alta degli alberi, impegnati alla continua caccia d'insetti, soprattutto larve di farfalle.
    (Il nome della famiglia Campephagidae deriva dal greco Kampe: bruco e phagein: mangiare e significa appunto "mangiatori di bruchi").
    Spesso ricercano il cibo in compagnia di altri uccelli come Silvini e Muscicapini.
    Si riproducono in piccoli nidi, più simili nella forma a scodelle che a coppe, ben costruiti con steli, muschio e tele di ragno, posti su rami sottili di alberi d'alto fusto tra i cinque e i dodici metri da terra.

    Le uova (tre-cinque) sono per la maggior parte delle Specie color verde tenue con macchie e strie scure, ma in alcune Sottospecie possono essere quasi bianche, punteggiate di rosso mattone.
    L'incubazione dura tredici-quattordici giorni. Alle cure parentali accudiscono sia il maschio che la femmina. Sono stazionari, eccetto il P. divaricatus, che durante la stagione invernale migra verso Sud-Est ed è considerato l'unico vero migratore fra tutti i Campefagidi.

    Vita in cattività

    Se le notizie sulla vita in Natura di questi Uccelli, reperibili nei libri in italiano, sono ridotte all'osso e quasi sempre limitate al P. flammeus, ancora più scarse sono quelle che si riferiscono alla cattività. - "Nel Mondo della Natura" - Zologia Vol. 1° Ed. Motta è riportato: "Tutti i Campefagidi, così irrequieti e carichi di vitalità nella vita all'aperto, perdono, se imprigionati, tutta la loro vivacità, intristiscono e non tardano a morire". -
    "Il Mondo degli Animali" - Vol. III Ed. Rizzoli, a proposito del P. flammeus riferisce: "I Cinesi e gli Indiani tengono volentieri in cattività l'Uccello vermiglio il quale però è Specie delicatissima".
    Il Menassé (Enciclopedia dell'ornicoltore - Vol. I° Ed. Encia) non si discosta dal
    giudizio espresso in "Nel Mondo della Natura" e sottolinea che i pochi tentativi effettuati per allevare questi Uccelli hanno dato sempre esito negativo, perché non riescono a abituarsi alla cattività e in poco tempo muoiono. Più ottimista il Cristina che nel suo libro "Uccelli da gabbia e voliera di tutto il mondo" Ed. Hoepli, include anche il P. flammeus limitandosi a consigliare di alloggiarlo in una voliera alta e alimentarlo: "come tutti gli insettivori".


    Esperienza personale

    La mia esperienza si riferisce alla detenzione per un periodo di circa quattordici mesi di una coppia di Pericrocotus flammeus speciosus, alloggiata in una voliera interna, e di due maschi di taglia più piccola, probabilmente due P.cinnamomeus igneus, tenuti in una grossa gabbia da cova.
    Erano soggetti in buone condizioni di salute ma appena importati, privi di notizie sull'alimentazione, adatti quindi a tentativi per assuefarli alla vita in cattività senza una base di partenza.
    L'unica cosa che sapevo adatta allo scopo erano le larve delle Farfalle,
    ma sarebbe stato impossibile trovarne a sufficienza. Ripiegai su un pastoncino per insettivori a becco fine mescolato a modiche quantità di tuorlo d'uovo sodo, ricotta e liofilizzato di manzo "condito" con una diecina di larve di T. molitor che subito inghiottivano con avidità.

    I P. flammeus, in inglese Scarlet Minivet, si abituarono con relativa



    facilità al nuovo cibo anche se occupò sempre il terzo posto nelle loro preferenze. Per prima cosa mangiavano le larve di T. molitor, poi le pupe di Mosca carnaia (a giorni alterni
    distribuivo anche queste), infine si decidevano a mangiare, senza avidità ma a
    sufficienza, il pastoncino. Si mantennero vivaci e in forma e non mi crearono problemi; alla muta, però, le piume rosse furono sostituite da altre molto più chiare: rosa pallido.
    Diverso fu il comportamento dei Pericrocoti più piccoli che vissero nutrendosi quasi esclusivamente di larve di T. molitor; a giudicare dall'aspetto delle feci dovevano digerirle bene. Mangiavano minime quantità di pastoncino, se lasciavo a disposizione soltanto quello: ben presto intristivano e mettevano il capo sotto l'ala; se non avessi subito ridistribuito il loro cibo preferito, sarebbero certamente morti entro poche ore. Una volta che tardai, fui costretto a alimentarli a viva forza perché incapaci di muoversi e
    alimentarsi. Approfittando che con il passare del tempo si erano pian piano abituati a mangiare le larve, prima uccise, poi divise a metà, successivamente tagliate a piccoli pezzi, le mescolai al pastone in modo che fossero costretti a mangiarlo; dopo appena un giorno gli escrementi cambiarono colore e divennero liquidi evidenziando disturbi digestivi.
    Nessun interesse per le pupe di Mosca carnaia che, raramente, in mancanza di meglio, mangiavano allo stadio di larva; non riuscivano però a digerirle e le trovavo intatte sul fondo della gabbia.

    Commento

    Questa scarna notarella sul comportamento in cattività di quattro Uccelli non autorizza sicuramente a generalizzarne i risultati ritenendo il P. flammeus di facile detenzione e il P. cinnamomeus delicato e difficile. Può darsi benissimo che ad altri sia capitato o possa capitare una situazione completamente opposta, perché, ferme restando quelle che sono le esigenze in senso lato di una determinata Specie esotica, esigenze che, eccetto per poche
    allevate regolarmente e divenute ormai domestiche, rimangono ignote o quasi per la scarsissima e generica letteratura in merito, il processo di adattamento per la sopravvivenza di un Uccello a mutate condizioni di vita, può dipendere dalla Sottospecie alla quale appartiene, dagli stress subiti e naturalmente dalla resistenza fisica che non sempre coincide con l'aspetto florido. In questi ultimi anni ho avuto l'opportunità di acclimatare e appastare Uccelli appartenenti a diecine e diecine di generi diversi: Garrulax,
    Babax, Pycnonotus, Criniger, Hypsipetes, Leiothrix, Liocichla, Yuhina, Minla, Paradoxornis, Aegithalos, Zosterops, Psarisomus, Uragus, Melophus, Parus, Sitta... tanto per citarne alcuni che
    se dovessi riportarli tutti farei un lungo e noiosissimo elenco di desueti nomi latini.
    Da questa esperienza ho potuto constatare che il noto assioma: "ogni uomo è un'isola" è applicabile, a volte con significato più ampio, anche in ornitologia.
    Alcuni esempi. Nella primavera del 1989 mi furono affidati una quarantina di Astri montani di Reichenow (Cryptospiza reichenovii)

    particolarmente difficili da acclimatare e da alimentare, perché avevano bisogno di temperature costanti sui venticinque gradi e
    appetivano esclusivamente piccoli semi immaturi di graminacee spontanee, oltre le solite larve di T. molitor.
    Qualunque altro cibo veniva ignorato, compresi pastoncini e semi germinati.
    Quando in autunno inoltrato non trovai più a sufficienza il loro cibo preferito, iniziarono a morire. Riuscii a salvarne undici che si abituarono ai semi secchi (miglio bianco e scagliola). Se ai circa quaranta avuti in custodia si aggiungono quelli morti nei primi
    giorni all'importatore, la percentuale dei sopravvissuti si abbassa ulteriormente.

    __________________________________________________ ________

    (segue)

  2. #2
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    Il Genere Pericrocotus e divagazioni sul tema(A.Capecchi)

    segue seconda parte

    __________________________________________________ _______________
    Ne tenni per me quattro (due coppie); uno, un maschio spennacchiato per falsa muta e un po' sofferente, lo trasferii in voliera che in parte avevo coperto con un grande telo verde impermeabile: si riprese e trascorse l'inverno in ottima salute. Alla metà di maggio pensai di trasferirvi anche gli altri tre, che per prudenza avevo tenuto in casa: erano in
    condizioni perfette e già pregustavo il tempo dei nidi. Il giorno dopo il maschio e una femmina erano morti, l'altra femmina la salvai all'ultimo momento rimettendola in gabbia; soltanto l'ex-malatino, pieno di vita, volava tra i cespugli facendo udire a intervalli il caratteristico, malinconico richiamo. Nell'estate del 1991 arrivarono dalla Tanzania quindici coppie di Crvplospiza reichenovii; nessun problema: un solo morto.

    Situazioni simili, quasi fotocopie, ho potuto constatarle in tempi diversi con
    Ciuffolotti siberiani Uragus sibiricus,


    Astrildi guancia nera Estrilda erythronotos,


    Astri nani Estrilda melanotis (Sottospecie),



    Diamanti a fronte nera (bambù) Ervthrura hvperythra e altre Specie.

    Le cause dirette o indirette che interferiscono nel processo di
    adattamento alla cattività di una Specie ornitica sono numerose e abbastanza note.
    Tra queste ritengo che una delle più comuni e importanti, in senso negativo, sia, come già detto, lo stress. Basta assistere all'apertura dei contenitori per rendersi conto in quale stato arrivano frequentemente gli Uccelli esotici, in special modo se appartengono a specie piccole e delicate, dopo un viaggio di migliaia di chilometri fatto in condizioni proibitive: la morte per stress è inevitabile per molti di loro anche se vengono adottati i rimedi più indicati per combatterlo.
    I suggerimenti in caso di acquisti .di uccelli poco comuni in cattività e di recente importazione sono i soliti e sempre validi: gabbia confortevole, luogo tranquillo, temperatura elevata, cibo consigliato da libri o articoli che trattino quella particolare
    Specie o comunque Specie simili e, è ovvio, acqua fresca e pulita. E preferibile mettere la vaschetta del cibo sul fondo della gabbia. Attenersi a quanto riporta la stampa specializzata utilizzandone i consigli come base, tenendo presente il citato assioma, perché in biologia due più due può non fare quattro.
    Ho veduto Granatini, Melba e Codibugnoli testa rossa (Aegithalos concinnus )



    cantare a piena gola e fare il bagno quando nella stanza la temperatura era di pochi gradi sopra lo zero e l’umidità relativa intorno al 90%.

    Ho avuto Estrildidi ritenuti grandi consumatori d’insetti che mai ne hanno mangiato uno quantunque potessero scegliere tra numerose Specie e ho avuto
    Passeri del Giappone che vuotavano in pochi minuti la vaschetta piena di larve di T. molitor messe in voliera per gli insettivori. Ho veduto uccelli appartenenti alla stessa Sottospecie, “amici” e in uguali condizioni fisiche, condizioni apparentemente perfette, messi due a due in gabbia, uno assuefarsi subito al cibo somministrato, l’altro morire di fame dopo un’inutile affannosa ricerca di alimento appetibile.
    Ho conosciuto soggetti di Specie ritenute pacifiche dimostrarsi turbolenti e altri di Specie rissose e territoriali sopportare perfino l’intrusione nel nido di “odiati” on specifici.
    Ho veduto troppi comportamenti “anomali” per accettare a scatola chiusa i giudizi perentori di alcuni esperti come ad esempio che il Granatino non può sopravvivere a temperature inferiori ai venti gradi, oppure che i Diamanti di Gould devono essere tenuti a una temperatura di trenta gradi e alimentati con un miscuglio di semi nel quale non compaia miglio bianco, causa di malattie e anche di morte.
    Come sempre, necessaria la teoria, utile l’esperienza altrui, ma indispensabile l’esperienza propria per farsi le ossa e acquistare “l’occhio clinico” che permetta di regolarsi caso per caso secondo il bisogno, nella speranza…di imboccare la strada giusta!

    BIBLIOGRAFIA
    Austin O.L. 1962 – Uccelli del Mondo – A. Mondadori, Milano.
    Du Pont J.E. 1971 – Philippine Birds – Museum of Natural History, Delaware.
    Francis C.M. 1984 – Pocket Guide to the Birds of Borneo –The Saba’ S., Malaysia.
    Grzimek B. 1971 – Vita degli Animali – Uccelli Vol. 1X° Ed. Bramante. Milano.
    Holmes D. Nash S. 1989 – The Birds of Java and Bali –Oxford University Press.
    Holmes D., NASH S. 1990 – The Birds of Sumatra and Kalimantan – Oxford Univ. Press.
    Howard and Moore 1980 – A complete checklist of the Birds of the Worls – Oxford Univ. Press.
    King B., Woodcock M., Dickinson E.C. 1984 – Birds of South-East Asia – Collins, London.
    Lanza B. 1982 – Dizionario del Regno Animale – A. Mondadori, Milano.
    Meyer De Schauensee R. 1989 – The Birds of China – Oxford University Press.
    Short L. 1975 – Uccelli – A. Mondadori, Milano.
    Woodcock M. 1987 – Birds of the Indian Sub-Continent – Collins, London.
    I quattro testi già citati nell’articolo.

    __________________________________________________ ________________

  3. #3

    Un altro articolo prezioso su specie rare, pressochè introvabili...
    E le considerazioni finali sono determinanti, da memorizzare e mettere in pratica ogni giorno nella nostra esperienza, soprattutto in situazioni ignote e difficili. Articoli e considerazioni come quelle di Alamanno affinano la sensibilità e l'elasticità di ogni ornicoltore. Fortunati noi che grazie ad Alamanno e Marco possiamo approfittarne!

  4. #4
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    Grazie

    Come sempre gli articoli del Dr. Capecchi sono dettagliatissimi.....
    Grazie anche a Marco che ci da la possibilità di poterli leggere.
    E che dire delle foto....bellissime un abinamento davvero azzeccato.....
    COMPLIMENTI!!!!!!!!!!!!!!!
    Rosario Balsamo SV284
    i miei errori????? nè più nè meno dei tuoi!!!!!

  5. #5
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    Grazie Alamanno e Marco!!!!!!

    Leggo ogni volta questi articoli tutti d'un fiato... sono bellissimi... grazie ancora...
    Fioravante Prontera - R.A.E 0017



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