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Discussione: IL LUCHERINO di Leopoldo Codazzi

  1. #1
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    IL LUCHERINO di Leopoldo Codazzi

    IL LUCHERINO(Carduelis spinus)
    di LEOPOLDO CODAZZI

    Sembra una grossa farfalla brasiliana, verdegialla, migrata, nella bella stagione, in luminoso volo d'amore, dalle Ande alle nostre selve; una screziata farfalla canora, che danza, irida ed anima, con i suoi colori, it suo richiamo, le immense foreste di conifere dell'Eurasia, i pini, gli abeti, i larici secolari, delle incantevoli solitudini profumate, dove trova un habitat eccellente, insetti e semi a volontà, e silenzio e sicurezza lementi che forgiano it carattere e la tempra.

    Se il cardello è il più elegante, il pia estetico, il più fine, il più distinto, it più aristocratico, it pù nobile dei cardueli, il gentlemen, il Lucherino a il più gentile, il più gradito, it più amabile, il più simpatico, il pù socievole, il più sensibile, it più confidente, it più lieto.

    Ardito, vivace, svelto, gaio, attrae per le mosse, le forme, l'incedere; per la voce, il chiacchierio continuo, anche chi è insensibile all'estetica, alla bellezza ornitica, chiuso all'aucupio, allo sport pia gentile, pia idilliaco, pia georgico, pia virgiliano degli sports.

    Ricordo una persona carente di sensibilita, tesa al lucro, al guadagno, alla moneta oltre it limite; egli rimase vivamente colpito, quando un luchero volò da un vicino abete rosso di un parco, sulla mia mano a beccare i semi di canapuccia che tenevo.
    Il luchero era stato abituato ad uscire dalla voliera esposta all'aperto e a ritornare. La grettezza di quel rude individuo era stata sopraffatta, vinta dalla grazia di quell'alato.




    Paolo Savi, it principe degli ornitologi moderni, scrive: «sempre in moto, sempre cantarellando, it carattere e così dolce che in pochi giorni, si famigliarizza, e viene a prendere it cibo nella mano ...» «molto si amano tra loro i lucherini quando pia di uno si tiene nella gabbia; mentre si accarezzano, scherzano, giocano tra loro; quelli liberi, svolano per la campagna e si chiamano continuamente, e sembra che non siano contenti se non essendo uniti».

    Che esempio per le bande politiche odierne, i cosiddetti parlamentari!


    L'ornitologo reggiano Aldo Dallari mi ha scritto: «io amo quella famiglia garrula e pennuta che chiacchiera sommessa, e per essa ho un debole: si desiderano, si accarezzano, si chiamano, si aiutano, esempio e monito alla perfidia della societa.

    Sono un insieme di mansuetudine, intelligenza, ardore, tenerezza; e quanta bontà e quanto amore in quelle piccole creature!».

    Scrive it dott. Bonelli: «Se gli individui osservassero, studiassero la vita degli uccelli sarebbero migliori».

    II Pascoli, il poeta ornitosofo, nelle sue numerose liriche sugli alati "Le Uccelline" dice:
    « S'amavano i bimbi cugini / pareva un incontro di loro / l'incontro di due lucherini!».

    Il poeta nella breve terzina esprime chiaramente tutto l'affetto, l'indole di quei silvani.

    Pure il naturalista, che osserva it soggetto senza poesia, con l'occhio austero e severo della scienza, con freddezza assoluta, riconosce il temperamento eccezionale,iit carattere del pia amabile dei cardueli. Quando tenevo per osservazione ed esperienza, numerosi lucheri in voliera, formavano una famiglia; si coadiuvavano, si amavano, si aiutavano e c'era it capoccia, cui tutti obbedivano; se sottraevo qualcuno, lo cercavano, e l'isolato gemeva, e sembrava rimpiangere gli altri. Rimesso in voliera, era visibile la contentezza di tutti, era festeggiato, attorniato, baciato.

    Durante un ripasso primaverile, nella mia uccellanda di Albinea (Reggio Emilia) che doveva diventare tramite il prof. Ghigi, succursale della Stazione ornitologica di Bologna (il Ghigi era Direttore di tutte le stazioni ornitologiche italiane), in un mattino di aprile catturai per essere anellata per studio,la femmina di una coppia in transito. (II ripasso primaverile dei silvani avviene, di solito, il 3 e 4 aprile, i branchi transitano veloci fino a tarda sera e difficilmente si fermano). Il maschio che aveva assistito alla cattura della consorte, rimase nelle vicinanze aspettandola e frugando fra le pigne del parco; partì più volte, ritornando per il sempre al richiamo della femmina
    Improisamente , si gettò spontaneamente tra le reti, dimostrando piena consapevolezza dell'agire e di condividere volutamente la sorte della prigioniera, per essere a sua volta anellato rilasciato assieme alla compagna.

    Quando ero insegnante a Trento osservai che era tanto l'interesse per questi silvani che non c'era famiglia senza voliera di lucherini, a svago, diletto, sollievo, della casa; considerati compagnia indispensabile, relax, nepente.

    Dopo it pranzo si riunivano tutti i presenti intorno agli amici canori ad ascoltarli, osservarli, a porgere biscotti, semi di popone, di pigna, frutta, ecc. gareggiando in gentilezza.

    Nelle festività, nei compleanni, onomastici, gli ospiti aprivano le voliere e lasciavano liberi gli uccelli a volare sulla tavola a nutrirsi delle briciole lasciate. Molte famiglie avevano it roccolo speciale per lucherini dove andavano in campagnate festose e ristoratrici.
    La bella serena, soliva, salubre vita dello sport ornitico.

    Ad una collega trentina chiesi un giorno perchè tenesse nella sala la voliera dei lucherini, che lasciavano cadere il miglio ed il panico sui magnifici tappeti persiani che coprivano quasi tut-to il pavimento.
    Fissandomi in tono di rimprovero, molto argutamente rispose che preferiva far nettare ogni giorno i suoi tappeti, piuttosto che avere un salotto senza una nota, un moto, un colore, «qualcosa di vivo», sono sue parole: «se non avessi quella voliera, mi sembrerebbe che la finezza della mia sala, alla quale tengo tanto, non fosse completa.

    Quel richiamo quel canto, quelle piccole voci, quegli accenti teneri, sommessi, tremuli, quei strilli, quei campanelli d'argento, mi completano la casa, mi salutano quando ritorno, mi rispondono, mi confortano quando studio il ricamo sola, fanno chiasso quando alzo la voce e mi invitano ad abbassarla, ed i miei bimbi quando tornano da scuola si ingentiliscono alle loro mosse, si aggraziano, stanno tranquilli ad osservarli cosi mansueti ed amorosi ed i miei ospiti portan loro biscotti e savoiardi, ammirandoli, dolenti perche i loro lucheri non sono cosi canon e colorati.



    Mi mancherebbe - senza di loro- qualche cosa necessaria ai nervi, alla malinconia, allo spirito e mi parrebbe vuota e triste la dimora».
    A quelle calde parole, chi scrive, come potete facilmente immaginare, era in visibilio e divenimmo oltre che colleghi anche amici.

    Un altro giorno voile togliere un libro dalla sua ben fornita biblioteca, un volume, e lesse: «Gli uccelli sono oggetto di grande attaccamento a quelle persone del bel sesso che avendo, come conviene, cuor gentile, pagano d'affetto l'affetto». Il libro era l'ornitologia del Savi e tutti possono leggere quel passo.

    La giovane nobildonna trentina aveva ragione;

    Una casa senza all e colori e canto e un giardino senza fiori, un quadro senza colori, un albero senza foglie, una serata senza musica, una festa senza danza. La dimora diviene un ambiente freddo, grigio, sordo, un chiostro cupo e malinconico, privo di moto di vita, un monastero plumbeo senza sport, culto, arte.

    Iddio nella sua creazione ne ha riempito i cieli ed ha voluto che questi esseri privilegiati con le ali degli angeli e le note dell'Empireo fossero sparsi ovunque, nelle valli, nelle colline, sulle montagne, a sciami, a branchi, a stormi, per colorare le vette, animare le foreste, allietare le aurore, it creato, per adornare, musicare l'universo.


    Che sarebbero le selve, i boschi senza gli uccelli?

    Chi amerebbe quei luoghi talvolta cupi, interminabili, dove l'esploratore, il viaggiatore si addentrano e si internano per chilometri? Come sarebbe più triste i l loro cammino e chi li conforterebbe nei momenti di sconforto di smarrimento, in piena solitudine, senza la compagnia, il conforto, l'ausilio, il segnale, una voce, ecc.

    I templi arborei, le famose foreste imbalsamate sarebbero sorde, morte, se non avessero i concerti, i concerti degli uccelli!

    Non so se certi zotici si siano mai chiesti che cosa sarebbero le campagne senza gli alati, se quando si recano a diporto, in gita in montagna ed in pianura, non avessero il ristoro, il refrigerio di un guizzo di una nota di un canto; it diletto di un volo di un colore, una pennellata di gaiezza, di grazia, di estetica.

    Gli alati sono anche - e va aggiunto a quello che ho detto- un lenimento per i nostri nervi, un ristoro per gli occhi e per lo spirito, un farmaco, un nepente, un tonico, una distrazione, un lenimento dopo giornate di fatica, di lavoro, di carte, di applicazione, di studio, di numeri, di date, di preoccupazioni, di pensieri.

    Ed e perciò he i più sensibili alla natura, i più intelligenti hanno voluto averli accanto, rinserrarli nelle voliere, averli nella casa, nella villa, nella stanza, per riposo, lenimento spirituale, per ricordo, per evocare le belle giornate, la bella stagione, specie nel tempo piu triste dell'anno, nel crudo verno, per rimembranza di soggiorni, di tempi, di persone, ed avere tregua, oblio, serenita, giovinezza.

    Gli spiriti magni, gli intellettuali, pittori, poeti, musici, artisti, hanno sempre dimostrato attenzione particolare agli alati che sono un capolavoro della creazione, e stan sopra agli altri animali ed hanno fascino ed esercitano attrazione, maraviglia; fiori the danzano e cantano. Quale creazione e piU perfetta, di questi smeraldi, rubini, zaffiri, topazi che si muovono, danzano, cantano??? Quale creazione e più sublime, incantevole, artistica, con ognuno it suo richiamo, la sua nota differente, in scala, con ognuno la sua canzone, la sua fanfara, la sua melodia?

    I sapienti filosofi greci giustamente deridevano l'uomo «apteron», minorato, senz'ali (Aristofane).

    Confucio, Omero, Esiodo, amarono e cantarono «i colorati augelli, di auree penne scotitor veloci» ed il maestro di color che sanno, Aristotele, si attarderà a descriverli a classificarli (oscines), a catalogarli seguito dal romano Plinio, e da tanti altri.

    II genio di Raffaello voile dipingere a gloria imperitura in una delle sue più celebri Madonne, nel centro del quadro it silvano più elegante, ed altri pittori seguirono resempio nelle loro tele migliori. Paolo di Dono dipinse in una parete della sua stanza tutti i silvani, e tutti i principali nostri scrittori dall'Ariosto al Leopardi, al Carducci, al D'Annunzio, li descrissero nelle lore pagine migliori; e che dire del Prati, dell'Aleardi e del pill grande poeta della razza umana, l'Alighieri the «ficcava gli occhi nella fronda verde dietro gli uccellin?».

    E chi non ha letto delle gran cacciate di Nicolò Macchiavelli, del capanno di Alessandro Manzoni?

    Perfino i depositari della somma sapienza, i Pontefici, non furono immuni dalla magia delle più prestanti creature del monde animale: Sisto V si recava con i gentiluomini della Corte ad uccellare e persino col duca tedesco Ernesto di Sassonia e la nobiltà romana ed alemanna e cardinali e prelati.

    Il papa Giulio II nei giorni di passo abitava nel suo palazzetto di caccia e Leone X ogni autunno era assiduo, ed ogni primavera andava a vedere i suoi lucheri, tornando solo a Roma per le Funzioni religiose, e le udienze. Seguirono la sua attività sportiva Pio IV e Sisto V.

    Anche imperatori e regnanti furono amantissimi nell'allevare silvani: Guglielmo II di Germania, Pietro it grande di Russia, lo tzar Ferdinando di Bulgaria, ornitologo, che lasciò la più pregiata collezione degli uccelli dell'Europa orientale.
    E potrei dilungarmi.
    Anche ii sesso gentile, nobiidonne e popolane si dedicarono allo sport ornitico con finezza donnesca. Isabella d'Este, una delle più splendide ed intelligenti dame del Cinquecento, e forse la principessa elite, aveva le stanze colme di voliere, ed in Villa a Solarolo,
    Cosi Caterina de Medici, regina di Francia. Non ho finito: c'e d'altro Persino i Sant indulsero verso i privilegiati essere alati
    S. Francesco, it più santo degli italiani ed it più italiano dei santi cui gli uccelli obbedivano e she parlava a loro riuniti, immobili ad ascoltarlo?





    Tutti coloro che rivolgono la loro attenzione, che vertono la loro attività allo sport ornitico, the indulgono a custodire, allevare, incrociare, ibridare gli uccelli, che si dilettano, si dedicano si attardano ad osservarli, studiarli sono di sopraelevata natura, di sentimento particolare, di carattere gentile, di temperamento poetico, di portato artistico ed estetico, di animo delicato, di note-vole acume.

    Appartengono ad una elite, che si clistanzia dalla mediocrita, dalla comunità.

    L'estro verso gli alati a un dono della Provvidenza, e un privilegio, una distinzione, una finezza.

    E potrei scrivere ancora, ma voglio misurarci, non dilungarmi, sebbene la penna scorrerebbe ancora e la mente vorrebbe suggerire altre argomentazioni, ma «non mi lascia più it lo fren dell'arte» e ritorno al mio grazioso e simpatico Lucherino che mi ha fatto scrivere una cosi lunga parentesi, longus excursus, per i miei ventitre lettori.

    Il Lucherino deriva it suo nome dal vocabolo latino lucus che signifies bosco; quindi: abitante del bosco.
    Il disegno del suo mantello e semplice; ma delicato; la forma non e motto lunga, in compenso pero e slanciata.
    I colori dominanti sono tre: verde, giallo, nero. Carattere: allegro, vivace, mansueto. Estetica: it tipo pregiato abbonda di pigmento giallo, xantofilo; la famosa farfalla giallo-dorata, con le piume seriche. Le bande delle remiganti gialle e nere devono essere larghe e lunghe, specie quelle nere, i cosiddetti «vergoni» d'ebano, splendenti, smaglianti.




    I vecchi allevatori reggiani chiamvaano Lucherini reali i soggetti sfumati in blu ardesia.
    Vi sono anche soggetti di color verde puro, uniforme, senza giallo; i bruni, mori. Data l'immensa area dell' habitat del luchero si notano variety di forma e colore. Gli stanziali del Nord, come tutti i silvani hanno mole maggiore e colon rneno metallici, al Sud sono pH" piccoli e piu colorati, per le radiazioni solari, i cibi, l'extra.

    Il passo, e alterno, talvolta nullo, talvolta molto abbondante; di solito ogni quattro anni.
    Nei giorni della feria transitano ad ogni mezz'ora, a branchi copiosi.
    Arrivano da diverse direzioni ed entrano anche nei parchi e giardini d'i citta e talvolta nelle stanze.
    Caratteristico e il frastuono dei branchi in arrivo; una festa per l'uccellanda e l'uccellatore; una sagra, una kermesse, poiche nessun alato durante it passo si mostra con tanta gioiosita e festivity, brio, intelligenza, comprensione, facendo tinnire con insistenza it richiamo dolce, la nota d'oro, l'atomo sonante celato nel minuscolo corpo

    Non pochi Lucherini svernano sull'Appennino reggiano insieme ad Organetti, Venturoni e Cardelli di Corsica e San degna, intorno ai cinquecento metri; e nelle gior nate miti scendono fino alle prime colline.

    I lucheri sono acclimatabili dovunque, specie in collina e montagna.
    I miei esperimenti per la Società reggiana sono risultati positivi e segnalati dalla Rivista del Moltoni e dal prof. Duse dell'Osservatorio del Garda.

    II prof. Lucerni, ornitologo ha allevato Lucherini liberi nel suo parco, in Lombardia, insieme ad altri silvani.
    Il Lucherino si incrocia ed ibrida con congeneri ed esotici; i migliori incroci sono con la serie rossa.

    Questo prezioso alato, delizia d'egli amatori, e molto diffuso ed in van Continenti; nella zona paleoartica e neartica del vecchio e nuovo mondo; nell'Eurasia dall'Inghilterra alla Cina. Nel Nordamerica nidificano la serie verde e verdegialla, nel Centro America la serie rossa piu splendida, vistosa, ricercata e preferita per la vivacità e molto pregiata.

    In primis è il famoso e notissimo Cardinalino del Venezuela, simile in tutto al nostro Lucherino, per mole, aspetto, disegno, ma di color dominante rosso cremisi vivace. Un altro Lucherino tutto color cremisi acceso e con differente disegno e nelle savane dell'America centrale, ma l'esportazione e vietata da leggi severissime

    Nell' America del sud vivono altri Lucherini della serie verdegialla ed anche nell'India e nel Medio Oriente. Non so se esistono in Australia data che l'avifauna di quel Continente e molto differente da quella del resto del Pianeta.

    Gli ornitologi hanno realizzato pregevoli volumi e valori, trattati di alto pregio, pagine distinte di scienza, ma non hanno mai avuto l'idea di un libro unico, completo, fondamentale su un solo soggetto; nel caso nostro un libro sui lucherini.

    Non esiste oggi, dopo tanti anni di scienza e di sapienza dopo tante pubblicazioni di emeriti cervelli ed ornitologi distinti, un trattato sul Lucherino, su questo particolare silvano dell'Eurasia, delle Americhe; la serie verde, gialla, rossa, iridata; una vera e propria, esdusiva, basilare pubblicazione, una enciclopedia sullo Spinus nel Pianeta; sull'estensione, diffusione, migrazione, caratteristiche, per forma, colore, disegno, sia per gli omitofili cui interessa conoscenza, studio, ricerca, esperienza, sullo spinus, sia per gli allevatori che desiderano incrociarlo, ibriclarlo con estrani e nostrani nelle voliere.

    E una carenza per gli amatori, sentita e sofferta anche da chi scrive, durante le ricerche sui Crocieri, attratto dai caratteri, di questi uccelli, i famosi pappagalli europei, tipici, unici, col becco a croce, becco di pappagallo, donde la giusta tassonomia ptitjopsittacus di sensibili naturalisti in sintonia con la creazione. Sono la rappresentanza in Europa dei pappagalli, cosi numerosi altrove, dovunque.
    Dice Mountfort riguardo ai Crocieri: «aspetto di pappagalli: colorazione e movimenti di pappagallo». La mancanza di un libro sui Crocieri del globo fu da me riscontrata quando seppi da una lettera dell'ornitologo americano dott. Wetmore dell'esistenza della Loxia megaplaga nelle isole atlantiche.

    Non I'avevo mai riscontrata su alcun testo. Perciò gli ornitologi, specialmente coloro che hanno mezzi, aiuti dallo Stato, e possibilità particolari, se terranno presente l'idea e mi ascolteranno, gioveranno notevolmente non solo all'ornitologia, ma anche a tutta la naturalistica.


    Leopoldo Codazzi

  2. #2
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    Splendido articolo, da cui trasuda una passione infinita per gli uccelli! Grazie Marco
    Leo



    Uccello in gabbia, o canta per amore, o canta per rabbia...

  3. #3
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    Bellissimo articolo. Il modo di scrivere del Prof. Leopoldo Codazzi, uomo di lettere di grande cultura, mi ha sempre affascinato riportandomi al passato:quanti piacevoli ricordi!
    Alamanno Capecchi


  4. #4
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    Bell'articolo, mi è piaciuto. Grazie Marco
    Non importa cosa facciamo....
    è come lo facciamo che realmente conta.
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  5. #5
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    Complimenti, ottimo articolo e belle foto
    A presto
    Mario Zampaglione
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  6. #6
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    Bellissimo articolo e i soggetti delle foto sono veramente belli, l'ultimo in particolare ha un disegno favoloso!
    ROBY FEO 020


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