QUANDO E COME CANTA L'USIGNOLO
(prima parte)

...Scesi, appiccicai un pezzo di carta sotto ogni gabbia, che segnai progressivamente con i numeri 1, 2 e 3. Quindi pregai mia zia di segnare nell'ordine il numero di ogni usignolo che sentisse cantare. Apri il rubinetto dell'acqua e ritornai nella mia camera.
Ero appena rientrato che il primo canto mi giunse all'orecchio cui fecero subito seguito gli altri due. Scesi nuovamente, controllai colle annotazioni della zia e trovai che concordavano colle mie. Da allora per diversi giorni ripetei la prova da altre stanze e dai piani inferiori. I risultati furono sempre precisi. Questo dimostrava in maniera incontestabile che i canti non erano gli stessi come a me superficialmente erano sembrati. Una maggiore attenzione e un più attento studio, mi rivelarono che la differenza stava nell'interpretazione.



I canti erano si uguali, ma venivano espressi in maniera diversa.

Le pause variavano dall'uno all'altro, i crescendo avevano consistenze diverse mentre certe battute venivano mantenute più alte o più basse a seconda del cantore. Il solo fatto di distinguere dal loro canto tre usignoli di uguale valore, provenienti dalla stessa località e quindi dalla medesima scuola, basta a dimostrare una loro decisa personalità artistica.

II canto è mezzo di conquista

Questa d'altronde non è una prerogativa esclusiva dell'usignolo.
Molte altre specie, anche se in tono minore, la possiedono. Così in fatto di caratteristiche esteriori o visive, ogni uccello ha rispetto ai soggetti della stessa specie, qualcosa di personale e di inconfondibile.
Ciò si rimarca quando si possiedono più esemplari della stessa varietà e di identica livrea. Dopo un certo tempo si distinguono esattamente l'uno dall'altro a prima vista.

Il canto è il mezzo più efficiente in possesso dell'usignolo per la conquista della femmina, così come altre specie dispongono di altri mezzi. Nell'avifauna in genere tutti i buoni cantori hanno colori opachi mentre specie dal canto insignificante o addirittura mancante, possiedono colori smaglianti. Non troviamo fra gli uccelli europei, per quanto ne sappia, specie che accoppino un vero e proprio bel canto a una smagliante brillantezza di colore.



Le evoluzioni e le danze (colori brillanti), il canto (colori opachi), le lotte (né colori brillanti, né danze) sono tutte forme di corteggiamento caratteristiche di determinate specie in relazione al loro aspetto esteriore.
In ogni specie, per la conquista della femmina, i maschi rivaleggiano con i mezzi di cui dispongono.
L'usignolo dispone del canto, del miglior canto per tono ed e-spressione, con tutta una gamma di sensazioni profondamente concepite, lungi dal manifestare la sola bramosia del possesso. (1)
(1)[I] Ecco come descrive la prima manifestazione del canto primaverile dell'Usignolo Paul Ceroudet nella sua appassionante opera .Les Passareaux:
e... Son chant est une affirmation de l'individu face aux autres, un débordement d'energie qui résonne somme un défi. Point de tristesse, de douleur, ni de tendresse, ni de soucis artistiques ou amoureux, mais une male proclamation, un jaillissement de vita-lite, prodi'ieux de richesse, de vigeur et de variété. Lanalyse du chant ne saurait lui rendre justice: il faut l'écouter. Il se compose de phrases séparées par de brefs silences,
chacune répétant une note ou un motif simple pendant deux à. quatre secondes, sur un temps variable, très rapide, en general. On y recconait ltoujours des roulades caractéristiques et de splendides crescendo flutes, plus lents «tiutiutiu-tiu...», etc., prolongés pparfois à en perdre le souffle.... (Paul Géroudet: «Le Passereaux», tome II, p. 152).[/I

]L'ampiezza del petto rispetto al canto

Si dice e si ritiene che un buon cantore debba possedere un petto ampio e profondo, ma se noi giudicassimo un cantore dalla sola ampiezza del petto, come moltissimi fanno, saremmo dei superficiali. Per giudicare un buon cantore (quello che canta bene e non quello che strilla forte) c'è un solo mezzo infallibile ed è quello di sentirlo cantare. Però, e teniamolo ben presente, è solo la competenza che ci consente un giudizio equo.

L'ampiezza del petto di un usignolo, così come si presenta ai nostri occhi, può essere determinata da molti fattori.
Un uccello tranquillo ed uno anche leggermente agitato, causa la diversa aderenza delle piume al corpo, mostrano in volume una differenza non lieve.

La posizione delle ali, più o meno aderenti all'incavo ascellare, cioè tra scapola e muscoli pettorali, può dare impressioni diverse. Il grasso che in questo incavo spesso si accumula, quello che si accumula sotto i pterilii petto-addominali e quello alla forcella, sono altri fattori che determinano una maggiore ampiezza del petto.

La più palese fra tutte le cause la troviamo nello sviluppo, nella pienezza dei muscoli pettorali. Questi muscoli, che determinano la vera e propria ampiezza del petto, sono sottoposti all'esercizio del volo e nel buon volatore a ragione sviluppa un volume proporzionalmente superiore ai cattivi volatori.



Costituendo i pettorali la massa predominante di carne, è ovvio che su di essi si ripercuotano in maniera proporzionata, quindi maggiormente visibili, gli effetti di disfunzioni organiche. La stanchezza generale (emigrazione faticosa) una inadatta o insufficiente alimentazione anche di soli pochi giorni, la stessa eccitazione amorosa, sono altrettante cause che portano ad una palese diminuzione del volume delle masse pettorali senza pregiudizio della coda e poche volte raggignge un grado possibile di dimestichezza. E un «osso duro» anche per coloro che possiedono una raffinata esperienza. Si direbbe che vive di libertà e per la libertà. Per farsi un'idea di ciò, basta tenere presente che non è raro il caso, tra tordi allevati da nido, che qualcuno mal sopporti la vicinanza anche di colui che lo alleva.

Coll'usignolo la faccenda è diversa.

Ha un'altra indole. Serio ed altero, a volte pare che se ne infischiell'uomo anche se sa di essere osservato. E uccello tranquillo e dignitoso, intelligente e presto si rende conto della situazione. Ha movimenti ponderati anche se da poco ingabbiato e non perde facilmente il controllo delle sue azioni.

L'usignolo domestico non è buon cantore

Ho avuto modo di osservare più volte usignoli adulti allevati dai genitori più confidenti e domestici di quelli allevati da nido dal'uomo. Ne ricordo uno del Signor Pietro Ciani, grande appassionato, che, si precipitava dalla gabbia aperta sulla mano del suo padrone a cogliere la tarma per ritornare diritto al suo posto a modulare qualche nota.

Anch'io ne ho posseduti diversi molto, direi, amici, però la domestichezza non offre nessun vantaggio agli effetti del canto.

Lo stesso Signor Ciani, quand'ero ragazzo, mi era prodigo di consigli, ma di tanto in tanto la giratina non me la risparmiava: «Gioca, gioca - mi diceva - ancora sei ragazzino, fra qualche anno imparerai da te a fare distinzione tra l'usignolo che ti diverte per la confidenza e quello che ti entusiasma per le qualità del suo canto».

E fu così. Con l'esperienza imparai che gli usignoli meno distrazioni trovano nell'ambiente, più si dedicano alla cura delle virtù canore.
Al modo come nutrire il nidiaceo rimando il lettore al capitolo «Riproduzione in voliera» dove l'argomento è trattato esaurientemente.

L'alimentazione dell'adulto, nell'insieme, non è tanto diversa da quella di tanti altri piccoli insettivori.

Oggi troviamo in commercio pastoni ottimi, razionalmente composti e preparati, che semplificano alquanto il compito del novizio, a condizione che siano acquistati presso ditte di una certa serietà ed esperienza e che la loro somministrazione sia integrata da qualche tarma.

L'alimentazione degli adulti

L'alimentazione dell'usignolo può essere costituita da pastoni umidi o granulati secchi. Io uso l'uno e l'altro, ma di preferenza il secondo che ha molti vantaggi sul primo in particolare quando si abbia poco tempo disponibile.
li pastone secco consente una somministrazione meno frequente e non costringe all'asportazione giornaliera degli avanzi. E più appetito e più igienico. Il pastone umido è buono, ma non è l'ideale specialmente durante l'estate quando le fermentazioni avvengono in brevissimo tempo. Le qualità alimentari dell'uno e dell'altro pastone dipendono naturalmente dalla loro composizione. Numerose sono le formule per ottenere un buon pastone e molte sono le sostanze che si possono in esso incorporare in opportune dosi.

È da tenere presente che l'usignolo, come gli insettivori in genere, ha bisogno di un cibo nutriente.

L'insettivoro si nutre di sostanze animali che sono la trasformazione di sostanze vegetali assimilate.


In virtù di queste trasformazioni e considerazioni, il cibo animale fresco è più digeribile e richiede, data la concentrazione di sostanze utili, minori energie per l'assimilazione. Gli ingredienti solitamente impiegati nella preparazione del pastone sono le crisalidi essiccate del baco da seta, uova di formiche fresche o secche, insetti secchi sfarinati, cuore lesso tritato, uova sode, farina di granoturco stagionata, farina di ceci abbrustoliti, farina di latte, sangue essiccato, farina di carne e di pesce, latte, frutta (banane, mele, pere, more e bacche varie), verdure ridotte in poltiglia (radicchio verde, lattuga la parte più verde, cicoria, ecc.).

Ma ripeto, la bontà del pastone dipende dalla scelta appropriata degli ingredienti e dalla loro giusta dosatura. In aggiunta al pastone è indispensabile la somministrazione di opportune quantità di tarme. La tarma è quella che completa l'alimentazione dell'usignolo, senza tarme nessuno s'illuda, per quanta abilità ed esperienza esso abbia, di allevare degli ottimi cantori.

Per chi ha l'abitudine di appendere la gabbia dell'Usignolo all'aperto, ricordi che le tarme esposte al sole muoiono in brevissimo tempo mentre è opportuno che l'uccello le mangi vive. Vitamine, sali minerali ed altri preparati, meglio naturali che sintetici, sono ottimi in determinate circostanze ma il loro impiego dev'essere ragionato e consapevole, pena sorprese piuttosto gravi.


M. Sernagiollo (continua)