sul passero italiano una breve nota trata da un lungo articolo monografico del compianto Giorgio Truffi...
"A loro volta invece il Chigi (1904, e poi tutta la letteratura successiva citata), lo Grzimek (1974) e con lui Friedmann, Niethammer e Wolters, e lo Smolik (1972) considerano specie solo il Passero oltremontano, di cui il Passero italiano ed il Passero spagnolo sarebbero sottospecie, anzi, per essere più precisi, considerano la specie Passer domesticus da cui avrebbero avuto origine le sottospecie Passer domesticus domesticus e Passer domesticus hispaniolensis che fra loro ibridandosi avrebbero originato la sottospecie Passer domesticus italiae.
E così ritorniamo da capo e sino a questo punto la domanda rivoltaci riguardante il nostro Passero (è uno, due o tre?) non ha ancora
avuto risposta perchè gli Autori, divisi fra loro, ci offrono ciascuno argomenti validi ed interessanti ad avallo della propria tesi.
Più avanti vedremo di chiarirci le idee ma per ora, in questo inventario a volo d'aquila dello stato attuale delle cose, prima di procedere esaminiamo quanto si è detto e si dice, sempre per il nostro Passero, a proposito delle sottospecie e per non debordare dai limiti del lavoro atteniamoci unicamente alle sottospecie (o ritenute tali) presenti in Italia.
Iniziamo dal Chigi, che dopo avere negato l'esistenza di tre specie diverse riconosce per il territorio italiano la presenza di sette diverse varianti: P. d. arrigoni in Sardegna, P. d. brutius in Italia meridionale, P. d. maltae (anche qui polemi*che: si sarebbe invece dovuto dire melitae) a Malta (e in Sicilia?), P. d. italiae all'Elba e in Corsica, e poi ancora P. d. romae nel Lazio, P. d. subalpinae nell'Italia settentrionale, P. d. valloni ai confini d'Italia e forse nella Francia meridionale. Nel 1903 lo Tschusi scopre la sottospecie P. italiae galliae in Corsica, all'Elba ed a Nizza e a questo punto, a livello di sottospecie nostrane (un ultimo accenno: P. d. carnicus, ovviamente in Carnia ) dato che ormai ce n'è per tutti, le cose tendono a stabilizzarsi.
A onor del vero il Salvadori (1906) «.., le tre forme o specie di Passeri italiani... sussistono realmente con lievi variazioni individuali o prodotte da ibridismo là dove due specie si incontrano, e le varie forme ammesse dagli Autori più recenti non hanno valore neppure di sottospecie», il Giglioli (1907) «... io sono, come si vedrà, e lo ero prima di leggere il suo scritto, enfaticamente dell'opinione del*l'amico Salvadori» e l'Arrigoni degli Oddi (1913) «... secondo me in Italia esistono soltanto le tre solite forme o specie di Passero... le nuove forme descritte od ammesse dagli ornitologi innovatori non hanno, a mio vedere, nemmeno va*lore sottospecifico», fanno giustizia di questo ginepraio. Che, d'altra parte, continua ad affiorare nella letteratura degli anni successivi (per fortuna tendono a scomparire le «sottospecie» galliae, romae, subalpina e valloni) anche se in modo non ben definito ed anzi piuttosto confuso, dato che alcuni (Moltoni, Tocchi, Zangheri, Frugis ) considerano le sottospeciee maltae, arrigoni e brutius derivazioni del Pascer hispaniolensis ed altri invece (Cova, Brichetti ) popolazioni costanti, probabilmente derivate da ibridismo con il Passero spagnolo, del Pascer domesticus italiae."