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Discussione: Riflessioni Sulla Struttura Polivalente Del Canto E Della Genetica Malinois-waterslag

  1. #1
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    Riflessioni Sulla Struttura Polivalente Del Canto E Della Genetica Malinois-waterslag

    RIFLESSIONI SULLA STRUTTURA POLIVALENTE DEL CANTO E DELLA GENETICA MALINOIS-WATERSLAGER
    di G. P. Mignone
    (Meditando sopra un'opera recente) (1)

    La questione di conoscere quali sono le circostanze in cui vengono poste le basi selettive di una razza, un tipo, una varietà in ornitofilia, è una delle più importanti ed oscure che incontri chi si occupa dell'evoluzione delle singole caratteristiche somatiche e genetiche selezionate.
    Per risolverla il mezzo migliore che si presenta consiste nello studio approfondito delle osservazioni dei primi ornitofili e degli Atti delle Associazioni cui essi appartenevano; se non che, almeno per la generalità degli ornitofili, il metodo di esposizione dei loro primi tentativi da essi adottato è ben diverso dal metodo di creazione delle loro scoperte: è questo un profondo distacco, esplicitamente rilevato dai molti tormentati dal vivo desiderio di scoprire la genesi della selezione artificiale, sia pure limitatamente a certe varietà.


    coppia di malinois in cova
    Vorrei accostarmi pertanto ora a questi problemi esaminando un recente libro sul Malinois-Waterslager edito da Zamparo e citato in calce al presente articolo, iniziandone con voi l'esame dal momento in cui ho avuto il piacere di riceverlo dall'Autrice.
    «Cara Signora - scrivevo alla cortese e gentile amica nel gennaio di quest'anno riferendomi al libro - mi rallegro di veder stampato da Zamparo il suo lavoro composto in collaborazione con il Sig. Lelièvre: un ottimo libro, senza riserve... a me non resta che il dovere-piacere di ringraziarLa per averlo scritto e di avermene inviata copia con gentili e care parole. Con tali contenuti - mi sembra, anche se Lei sa ch'io non sono un convinto della teoria di Peleman, che il libro adotta nella analisi delle Waterslags - i lettori non credono in immaturo disprezzo per il Malinois, ed acquistano per vero maggiore sensibilità per tutti i canarini da canto».

    Vengo subito ora, con una breve digressione su Peleman, al tema di queste note. Teoria di Peleman? Ma che cos'è? Chi è o chi era Peleman? Se lo domanderanno in molti.
    B. Peleman di Borgerhout (Anversa), fiammingo, della scuola dei pionieri del Malinois moderno al principio di questo secolo, valente ornitofilo e pubblicista assai noto, poco geloso com'era delle sue tecniche e convinto assertore dell'autentico Malinois, stimolò e incoraggiò molti dei suoi contemporanei delle Fiandre e le generazioni dopo la sua alla coltura del Malinois.
    Curò, nel 1922, una monografia in fiammingo per quell'epoca assai valida che il Lelièvre ha poi anche riprodotto nel 1970, con la collaborazione di Six e Meuleman, in edizione ciclostilata francese.
    Le vedute di Peleman maggiormente discusse e non condivise da tutti i fiamminghi riguardano essenzialmente il nucleo centrale del canto Malinois: in parole povere, quella parte che in particolare interessa il novizio e cioè la distinzione tecnica tra le Waterslags o colpi d'acqua (Klokkende - Bollende - Rollende Waterslags ), tours come sappiamo fondamentali del cantore fiammingo. A proposito - qualcuno si chiederà - non è in antitesi con l'estrazione di questo cantore la recente proposta tecnica italiana approvata al Congresso di Bocholt in base alla quale un punteggio senza colpi d'acqua, ma superiore ai 60 punti, conta per il punteggio di stamm, Forse sì. Bisogna per altro tener presente che il Malinois è anche un usignolato e alla mancanza di colpi d'acqua dovrebbero supplire i tours usignolati. Non saprei spiegare altrimenti le nostre richieste a Bocholt che, geneticamente e selettivamente, sono a mio parere da appoggiare. Torniamo a Peleman.

    B. Peleman nel 1922 e, ai giorni nostri, il Lelièvre in fatto di distinzioni di Waterslags o colpi d'acqua oppongono una concezione monista facilmente rilevabile dalle descrizioni onomatopeiche contenute nel libro e basata sulla presenza nella Klokkende WS del giuoco marcato della consonante «L» o nell'assenza assoluta della stessa consonante nella BoIlende WS.
    Forse qualcuno se ne ricorderà: ne ho scritto a lungo sul «Giornale degli Uccelli» dieci anni fa in una serie di articoli dal titolo «Canaricoltura da canto in tempesta: il rapporto dell'olandese Schouten van de Velde». Ora io ho sempre sostenuto, sulla base di ricerche presso le più antiche associazioni fiamminghe di Malinois, che se la Klokkende WS ha sì spesso (non sempre però, badate bene), come tono di base, il giuoco marcato dei doppi suoni della consonante «L» e presenta soprattutto più ampie risonanze d'acqua (per ragioni di struttura ritmica), anche la Bollende WS non è che non la faccia sentire, ma la fa semplicemente sentire meno chiaramente.
    Stando così le cose, se le vedute direi troppo rigide e drastiche di Peleman-Lelièvre si applicano alla lettera, bisogna quasi sempre rinunciare a punteggiare le Bollenden WS fino ad arrivare, e non per assurdo, a considerarle scomparse dalla tessitura di canto. Da questo assunto tecnico il motivo di una successiva serie di articoli che scrissi nel 1969 subito dopo quelli sul rapporto Schouten v.d. Velde, sotto il titolo, «E' davvero scomparsa la Bollende WS nel canto del moderno Malinois?» ibidem, 1969.


    Ma c'è di più.
    Sotto quest'ottica gli olandesi hanno già tentato in varie riprese - l'ultimo tentativo risale a pochi mesi or sono - di abbassare il punteggio standard della Bollende WS, e ciò non sembra che veramente giovi al Malinois.
    Forse, per molti, queste paiono sottigliezze e rischiano di finire tuttavia per risultare monotone, per apparire al non specialista una vivace monocorde ripetizione pirotecnica di tesi e discorsi che potrebbero proseguire all'infinito, con variazioni continue.
    Con le immaginose e vacue etimologie onomatopeiche del canto - chiunque leggerà queste righe può almeno sospettarlo - ogni realtà canora degli uccelli potrebbe prestarsi ad una girandola di interpretazioni incessanti e inverificabili, a una giostra di analisi indefinite, interscambiabili a piacere e prevedibili. Siamo tutti d'accordo, lo scrivente compreso. Ma il novizio? Non gli confondiamo un pò troppo le idee?
    Che sia lecito attendersi delle perplessità di questo genere proprio sui tours fondamentali che qualificano il cantore di Malines lo dimostrano i quesiti che pervengono dai novizi, appunto. E' molto interessante, a questo proposito, leggere dei loro problemi.
    Ne trascelgo uno dei tanti pervenuto dall'Ins. Giuseppe Castiglioni di Como. Eccolo:
    «Ascoltando un disco sul canto Malinois inciso dai Signori Di Mauro e un altro olandese (si tratta del disco «Het lied van de Waterslager» inciso sotto la consulenza di M. Van Woezik, noto e anziano giudice olandese N.d.A. ) ho scoperto come la Klokkende famosa non sia la stessa italiana, ma molto più lenta e diversa. Ho ragione? Quella che per noi è Klokkende è per gli olandesi una Rollende: ma sbaglio?»

    L'aggettivazione «famosa» usata da questo novizio (che, oltre che ornitofilo, è un insegnante, quindi una persona con una notevole carica critica) accanto al termine Klokkende WS è di per sè un evidente sintomo delle difficoltà d'individuazíone della melodia; a ciò si aggiungano le difficoltà e le perplessità derivanti dall'ascolto dei due citati dischi. Orbene, la Klokkende WS del soggetto di Van Woezik è effettivamente una vera e propria, magnifica Klokkende WS portata in due forme, una lenta ed una più rapida: la seconda è quindi di minor valore, ma accresce il valore complessivo attribuibile alla melodia: si ha dunque una forma principale da 6 punti più 2 punti per la seconda, cioè 8 punti complessivamente in scheda per la Klokkende WS.

    Ricordo con precisione, e nell'occasione ne fotocopiai anche le schede, che ero presente in Olanda in sede di giudizio dei soggetti di Van Woezik. Questi soggetti ottennero i seguenti punteggi complessivi: 120 più 120 più 117 più 120 più 3 punti di armonia uguale 480 punti in stamm. Un vero primato, dunque. Il giudice annotò correttamente in scheda: «Pracht stam vogels. Klokkende Waterslag soms met vlug» (magnifico stamm di Malinois. La Klokkende WS è talvolta portata con variazioni veloci).

    La Klokkende WS dei soggetti Di Mauro -

    • qui subentra sia in fase di classificazione sia in interferenza la teoria di Peleman - è pure variata e passa quasi insensibilmente da forma iniziali di Bollenden WS (che per Peleman-Lelièvre, portate con la consonante «L», sono klokkenden WS ) ad una bellissima forma vera e propria, ma ben diversa da quella olandese, di Klokkende WS. Nel complesso e non essendo presenti variazioni trattasi di una forma unica, una Klokkende WS da 8 punti secondo Peleman, da 6 punti per la Klokkende WS più 4 punti per la Bollende WS, secondo lo scrivente.



    Debbo anche agginugere, ad onor del vero, che il canto dei soggetti Di Mauro è di più alto livello anche se veloce sulla Klokkende WS, di quello dei soggetti olandesi. Aggiungo inoltre che in questo tour che è il principale di tutto il canto Malinois, assume grande importanza il ritmo che tiene il cantore. Cantata in modo molto lento, infatti, attinge alle più alte valutazioni: una Klokkende WS da 12 punti che è il massimo di standard
    • che non si è mai dato di vedere in scheda
    • tanto meno di ascoltare (almeno per quanto riguarda lo scrivente) dev'essere portata con toni profondi, piena, forte, tenuta abbastanza a lungo; deve anche avere molte risonanze d'acqua chiare e ben percepibili. I tours usignolati, specie i Tjokken, devono invece presentare risonanze opposte e cioè corte.

    Ma torniamo al discorso del nostro insegnante, novizio di Malinois, là ove afferma:

    «Quella che per noi (cioè Di Mauro) è Klokkende WS è per gli olandesi una Rollende WS» che non è errato, badiamo bene, poichè si dà che il soggetto Van Woezik fa sentire una Rollende WS, tra l'altro bellissima, che attacca, come il soggetto Di Mauro, passando insensibilmente da una forma di Bollende WS. Ecco, pertanto, come nascono, a modestissimo avviso dello scrivente, le perplessità e le confusioni nei novizi, tanto più poi che il soggetto Di Mauro non ha Rollende WS, ma bensì una ottima Waterrol.

    Il libro che esaminiamo è comunque il coronamento di due buoni lustri di lavoro iniziato sotto la regia di Lelièvre e portato lodevolmente ed encomiabilmente avanti, anche talora con lo scrivente, dalla Signora Di Mauro che ho sempre lodato e lodo senza incensamenti per la sua attività e dedizione che, almeno ora, vorrei che continuasse, come attualmente, un po' più italiana che di Lelièvre, perchè le qualità nella Di Mauro ci sono, come anche giustamente mette a fuoco il Zamparo nella presentazione del libro citando il valore dei ceppi italiani di Malinois.
    Ancora qualche annotazione in margine al libro.

    Conoscendo il precedente libro scritto dall'estensore di queste note e dedicato al Malinois-Waterslager, pubblicato nel 1970, i lettori potranno rimanere per altri versi un pò perplessi. Perplessi non certamente perchè il testo Di Mauro-Lelièvre sia malfatto o incompleto, o perchè non si proponga di affrontare la tematica anche dal punto di vista critico. Al contrario, vi si parla seriamente e con una certa ampiezza di anatomia, allevamento, alimentazione, eredità. Anche il discorso metodologico pratico dell'istruzione dei novelli appare chiaramente e viene condotto in maniera corretta e coerente, con l'impostazione razionale che tale tecnica esige dall'ornitofilo. Interessanti e magistrali senza dubbio gli esperimenti del compianto Ing. Di Mauro riguardanti le tecniche di scuola di canto con foto illustrative sia per i cosidetti colpi d'acqua sia per l'istruzione in generale.

    La perplessità accennata ha quindi una origine diversa e deriva essenzialmente dal fatto che il testo e la guida alle varie tecniche selettive sembrano indirizzati agli allievi giudici, più che ai novizi. L'ornitofilo che legge il libro è ritenuto, in certo modo, in grado di giungere a sciogliere non soltanto i problemi delle
    interazioni melodiche di canto sopra delineate per qualche caso e, secondo me, per lui insormontabili, delle loro distinzioni talvolta sottili, talvolta inafferrabili anche ad un orecchio esperto posto che, come ben sappiamo, non tutti i cantori sono dei campioni e ce ne sono molti che pasticciano parecchio in fatto di interazioni di canto, se non proprio di variazioni.

    Ciò vale anche per la parte genetica piuttosto confusa: qual'è il presupposto tecnico della distinzione degli indirizzi selettivo-genetici in canto wasser e canto profondo? Forse una analogia ai vecchi indirizzi Harzer (si v. il testo sull'Harzer dello scrivente)?

    Per i Malinois, o meglio, per gli indirizzi selettivi dei Malinois i ceppi d'impostazione genetica anversesi e di Malines erano ben altra cosa da quelli degli Harzer. Perchè dunque vestirli geneticamente di un abito già fatto fin dal 1912 dai colleghi di lingua tedesca Tretter e Streifeneder per i loro cantori dell'Harz e non certo di misura per i Malinois?
    In conclusione: il precedente testo sul Malinois dello scrivente era impostato semplicemente ed essenzialmente per il novizio, come già la precedente, lucida monografia del Zamparo che risale al 1956, se non vado errato, ed era centrata sul canto e sulle direttive di tessitura dello stesso viste dai colleghi francesi per il loro Rossignol Parisien, un Malinois cioè d'indirizzo usignolato e non d'indirizzo puro del Waterslager belga, che è un'altra cosa per il tecnico.
    Come giudizio finale - e mi sono dilungato di proposito nel corso di queste note per prospettare al lettore qualche aspetto della problematica del cantore fiammingo - mi sembra di poter affermare che il libro della Signora Di Mauro e del Signor Lelièvre possiede i requisiti sufficienti per diventare un punto di riferimento valido per gli aspiranti giudici di Malinois, e torno così al giudizio espresso nella lettera di cui all'inizio. Poteva farsi qualcosa di più per il novizio ma, in ogni caso, il discorso di base è presente.

    Mi sia concesso ora, prima di firmare queste note - l'ho nominato nel corso dell'articolo e lo ricordo con nostalgia già da quando aveva il primo numero di stamm A.H.I. il 22 maggio 1955 - un saluto accorato, a nome del Direttivo A.N.I.E.I. e della Rivista, alla memoria dell'Ing. Riccardo Di Mauro che ci ha lasciato improvvisamente da pochi anni, il 28 Maggio 1976 dalla Clinica Richiedei in Gussago. Io desidero dire alla Signora Mariella Di Mauro che sappiamo bene che la dipartita dell'Ing. Di Mauro è stata per Lei un fatto gravissimo, ma desidero da queste colonne dirLe anche ch'Egli è stato strappato non solo agli affetti familiari, ma agli affetti di una famiglia molto più grande: quella degli ornitofili convinti, di cui è stato una luce che si è spenta lungo il difficile cammino della selezione dei canarini da canto.

    (1) Mariella Di Mauro - Gustaaf Lelièvre - «Allevamento, ereditarietà e giudizio del canto del canarino Malinois-Waterslager», p. 166 (Edizioni Zootecniche Udine, 1977) L. 4500. Nel volume, in appendice, è inserito il regolamento per le gare di canto dei canarini Malinois in Italia.


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    Per questo articolo ancora oggi valido, l'AOE assegna il Silver One alla memoria di un Grande dell'Ornitocoltura Italiana

  2. #2
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    La bandiera di Daniele Santoni


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    Grazie per queste interessanti informazioni!!!!!

    Daniele

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