(seconda parte)
Esperienza personale
Nel 1992 ebbi l'opportunità di occuparmi per circa nove mesi di un numeroso gruppo di Zosteropidi. A quei tempi avevo un amico importatore che mi regalava, o prestava per lunghi periodi, numerose specie di uccelli per i miei "studi" sul comportamento. Tra i suoi fornitori ve n'era uno che trattava avifauna della Cina e Paesi limitrofi che vendeva a prezzi per noi irrisori. Unico inconveniente: se non disponeva delle specie richieste, presenti sul listino, ne inviava altre senza preavviso.
Una volta spedì un numero enorme di Zosteropidi e circa ottanta rimasero invenduti. "Per favore levameli di torno, non ho tempo per seguirli, va a finire che moriranno tutti" mi disse testualmente l'amico quando una mattina andai a trovarlo, come facevo spesso. Li portai a casa e l i alloggiai in sei ampie gabbie da cova. La maggior parte erano magri e così sporchi e spennacchiati che fu un problema capire a quale specie appartenessero. Ad ogni modo, dopo un'attenta osservazione, potei appurare che, esclusi pochi Zosterops erythropleura, erano tutti Zosterops palpebrosa e Zosterops jiaponica.
Con molta pazienza e tante cure riuscii nel giro di tre mesi a rimetterli in sesto, salvo una diecina che morirono nella prima settimana. Ai primi di giugno li trasferii in una grande voliera esterna lunga sette metri, profonda 4 e alta 2,60 con fondo naturale e numerosi cespugli e piccoli alberi, alimentandoli con frutta di stagione e un pastoncino "da Usignoli", come mi disse il commerciante al quale chiesi consiglio.
Non avendo la possibilità, dato il numero elevato di questi uccellini, di preparare quotidianamente il nettare, misi negli angoli della voliera alcuni sottovasi di terracotta pieni di bucce di frutta per attirare le drosofile che
rappresentano un cibo ideale per loro.
Per le prime tre settimane l'accordo fu perfetto. Quando, però, l'istinto riproduttivo cominciò a farsi sentire e le prime coppie si accinsero alla costruzione dei nidi iniziarono le liti e gli inseguimenti. Erano baruffe senza
conseguenze fisiche, eccetto la perdita di qualche piuma, ma sempre più frequenti con il passare dei giorni. Mi resi conto, ben presto, che in quelle condizioni non vi sarebbe stato nessun successo riproduttivo. A malincuore tolsi dalla voliera tutto il materiale che avevo messo a disposizione per la costruzione dei nidi e cercai di calmare i bollenti spiriti sostituendo la consueta alimentazione con un'altra più "leggera"; infine alloggiai, separatamente, due coppie sicure di Z. palpebrosa in un'altra voliera più piccola.
Dagli appunti presi dalla fine di giugno alla fine di settembre, quando per impegni familiari fui costretto a ridarli tutti, fuorché due, all'amico, riporto in sintesi i dati più importanti.
Le coppie separate costruirono tre nidi, (rispettivamente, due e uno). Sei le uova deposte, quattro i nati; due morirono poco dopo la schiusa, gli altri due (fratelli) furono diligentemente allevati e portati all'indipendenza anche se i tempi del ciclo riproduttivo, per quanto riguarda la permanenza al nido e
l'assistenza alimentare da parte dei genitori dopo l'involo, risultarono notevolmente più lunghi di quelli descritti in natura. Nella grande voliera alcune coppie di Z. palpebrosa e forse anche di Z. jiaponica, disturbandosi a vicenda costruirono, con il poco materiale adatto che riuscirono a trovare, diversi nidi
quasi tutti appena abbozzati o incompleti e deposero, almeno per quello che potei appurare, una ventina di uova nelle mangiatoie.
Se il risultato riproduttivo, d'altra parte previsto dalle circostanze, fu quasi completamente negativo ebbi comunque la prova che, almeno per lo Z. palpebrosa, singole coppie opportunamente alloggiate, ben nutrite e seguite diligentemente si possono riprodurre con facilità. Anche oggi ricordando quell'esperienza concordo con quanto afferma Matthew M. Vriends per gli Z. palpebrosa: "Se ricevono le cure adeguate, questi uccelli si riproducono regolarmente in cattività".
Gli Zosteropidi, pure tenuti esclusivamente a scopo ornamentale, sono simpatici uccelli da gabbia e da voliera.
Chiudo riportando alla lettera un passo di un vecchio articolo scritto con l’amico Mignone.
“ Curioso quadretto di simbiosi tra specie: uno Z. jiaponica si avvicina ad
una Granatina violacea e tanto fa e tanto briga che la induce alla pulizia delle sue piume. In altra parte della voliera un altro Z. jiaponica se ne sta addirittura disteso tra due sottili rami per farsi pulire le piume, dalla testa alla coda, da un compiacente Usignolo del Giappone”
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Alamanno Capecchi
nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.
Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio