Il tema del linguaggio da utilizzare per definire gli agapornis e’ diventato un argomento di attualita’.


Cerco di dare un mio contributo nell’intento di chiarire, per quanto possibile, da un lato la situazione storica dei linguaggi (quella che non si puo’ discutere perche’ e’ gia’ storia scritta) e dall’altro per aprire una discussione con i nostri utenti sul comportamento che decideremo di adottare su questo forum.

Per quanto riguarda i linguaggi con cui si definiscono gli Agapornis ogni paese ne possiede uno proprio.


Il linguaggio italiano e’ quello in vigore da sempre, riconosciuto dalla Federazione e dalla COM, utilizzato per definire i criteri descrittivi di giudizio e, di conseguenza, obbligatorio per dichiarare i soggetti all'ingabbio in tutte le mostre sul territorio italiano, pena la squalifica in caso di errata indicazione.
Il linguaggio italiano prende spunto dal colore del piumaggio.


In epoca recente un gruppo di ricercatori scientifici organizzati in commissione (denominata MUTAVI) con compiti di ricerca sulle varie mutazioni hanno messo a punto un linguaggio, che prende il nome dalla stessa commissione, che basa i suoi principi sulla genetica.

Alcune Federazioni europee, compreso il BVA, lo hanno recepito come proprio linguaggio.

Fin qui e’ storia, e credo che poco ci sia da obiettare, a parte qualche eventuale imprecisione.



Ora pero’ si tratta di decidere quale dei due linguaggi intendiamo utilizzare, e da questo momento in poi il discorso diventa, ovviamente, opinabile; c’e’ chi di MUTAVI non ne vuole neppure sentire parlare e c’e’ invece chi vuole parlare solo in MUTAVI….

A questo punto dico la mia…
La totalita’ degli allevatori italiani (anche quelli di una certa eta’...) conosce ed usa da sempre la nomenclatura italiana.
A mio parere, sarebbe un grave errore pretendere il cambiamento del linguaggio da un giorno all’altro senza nessuna ragione, tra l’altro finche’ le Federazioni nazionali non ne acquisiranno uno nuovo restera’ obbligatorio l’uso di quello nazionale.

Bisogna pero’ riconoscere che il linguaggio MUTAVI essendo dettato dalla genetica e’ un linguaggio logico che sicuramente aiuta a comprendere meglio anche i concetti base della genetica.
A me piace molto, e mi auguro che possa trovare terreno fertile soprattutto far i giovani che si avvicinano al nostro mondo.
Sono pero’ convinto che sia un gravissimo errore educare i neofiti alla sola conoscenza del MUTAVI.
Perche' in tal modo saranno in grado di comprendersi con l’allevatore belga ma non potranno capirsi con il 99% degli allevatori italiani e poi quando vanno ad iscrivere i loro soggetti alle mostre scrivono pallid anziche’ isabella e se non c’e’ Orazio a correggergli la scheda quei soggetti gli vengono squalificati!


Eccomi alla proposta:
Marco inserisce da qualche parte il “dizionario” italiano-mutavi in modo tale che ognuno possa leggerlo e/o stamparlo.
Poi, naturalmente chi se la sentira’, sul nostro forum, indichera’ prima il termine italiano poi tra parentesi quello mutavi.
Mi sembra la soluzione migliore che, senza stravolgere nulla della nostra identita’, stimola, chi e' interessato, ad imparare la nuova nomenclatura
che speriamo, diventi sempre piu’ internazionale.

Che ne dite?