LA LEGGE DEL SILENZIO
Mi sto convincendo che cercare di spiegare, o meglio, di far comprendere che la FOI non è il Movimento degli allevatori nazionale è una fatica di Sisifo.
Il problema sta tutto nel fatto che anche coloro che sono di mentalità più aperta nei confronti dell’associazionismo pluralista, riconducono ogni problematica all’interno della FOI: rinnovamento sì, ma all’interno dell’organizzazione, tutto ciò che accade (o dovrebbe accadere) al suo esterno è mero contorno.
Forse che qualcuno parla più della COM Italia? Assolutamente no. Si tratta di questione marginale, vuoi mettere quale possa essere la funzione della rappresentanza italiana nel mondo, quando il presidente FOI “apre” alle istanze di rinnovamento della base?
Bene. È giusto. Meglio una FOI pluralista al suo interno e monopolista all’esterno piuttosto che una FOI che accetti il confronto con altre realtà. Prima regola: la difesa ad oltranza dell’organizzazione!
Perché rischiare qualcosa quando le regole (proprie) danno la possibilità di evitarlo?
Perché ammettere che ci possono essere idee e impostazioni in grado di fare presa sugli allevatori?
Molto meglio sbarrare le porte, erigere barricate, tutelare le posizioni invece di commettere l’errore di ammettere che possano esservi posizioni differenti e condivisibili.
La cosa importante è organizzare mostre. Di successo o fallimentari poco importa. Se creano buchi di bilancio difficilmente compensabili a chi cale? L’allevatore vuole mostre: questo è ciò che viene inculcato nelle menti.
E il bello è che in tanti ci credono. Anche quelli che alle mostre non partecipano.
Da qui ad affermare che la FEO voglia entrare nella COM Italia proprio per far partecipare i propri associati alle mostre organizzate da altri, ne corre poco. Eppure il messaggio fa presa!
Mostre organizzate da altri? Ma le mostre di carattere internazionale sono sotto l’egida della COM e se la FEO facesse parte di quella organizzazione dovrebbe contribuire fattivamente alla loro organizzazione!
Già, dimenticavo, la COM Italia esiste soltanto sulla carta perché le mostre internazionali, in realtà le organizza la FOI e questo è il dato di fatto che non si può (o non si vuole) cambiare. Alla FCI, alla FIAC, alla FIAV evidentemente questo va bene, perché rischiare che la FEO abbia qualcosa da ridire?
Quella FEO che ha sempre affermato che le mostre non hanno tutta questa importanza, che le manifestazioni dovrebbero essere progettate in maniera diversa, che le problematiche degli allevatori nei confronti delle istituzioni e dell’opinione pubblica sono ben altre.
Perché permettere alla FEO di instillare dubbi di tale portata? Molto meglio emarginarla, delegittimarla, tacciarla di inesperienza e addirittura di arrivismo o volontà di approfittare indebitamente del lavoro di altri. Qualcuno si accorge che sono solo illazioni che soltanto la prova dei fatti potrà eventualmente confermare o smentire?
La FEO ha scritto alla FOI, ormai mesi e mesi orsono, ha mai ricevuto una risposta? Magari per dire “no, grazie tante, della vostra offerta di collaborazione non sappiamo che farcene”? L’unica replica è stato il silenzio.
Perché la FEO “non esiste”. Per l’appunto non organizza abbastanza mostre … ma questo lo dice la COM Italia! O vuoi vedere che in realtà è la FOI a dirlo? Quella stessa FOI che esamina la domanda di ammissione della FEO alla COM Italia?
La FEO è una minoranza e le minoranze si ignorano, anzi – se possibile – si estirpano. Se la FEO vuole ottenere qualcosa deve rendersi simile alla FOI, fare quello che fa la FOI. Poi, eventualmente, chissà che non le venga consentito di avere una rappresentanza proporzionale (è la stessa FEO a chiederlo) e non certo su piede paritario.
Però se la FEO fosse una piccola FOI che senso avrebbe la sua esistenza? Qualcuno se lo domanda? Ma, per l’appunto, forse è del tutto inutile parlarne.
Piero Cortopiani