Alamanno Capecchi

Su una grave infezione da Salmonella typhimurium in alcune specie di Estrildidi.

(Articolo datato e terapie d’epoca, ma la cronaca può sempre insegnare qualcosa)

Cronaca di un'infezione da Salmonella ttphmurium seguita di persona diversi anni fa.
I dati che emergono non possono, è ovvio, essere generalizzati, ma è pur sempre un'esperienza sul campo basata su riscontri certi, non su supposizioni, che può rappresentare una goccia di "sapere" nel grande mare della patologia degli Esotici.



In una spaziosa voliera addossata al muro di cinta del giardino, che costituiva una delle pareti, fondo naturale con numerose piante e in buona parte coperta dalla sola rete, furono alloggiate in primavera le seguenti coppie: 6 di Diamanti di Gould, 10 di Passeri del Giappone, 10 di Diamanti mandarino, 2 di Diamanti coda rossa, 2 di Cordon blu, 1 di Amaranti comuni, 1 di Codaceto, 1 di Bengalini pettodoro

In totale trentatre coppie che presto, in buona parte, iniziarono a riprodursi. Particolarmente importante: la voliera iniziò ad essere frequentata da numerosi topi, attratti dal cibo, che penetravano all'interno nei punti più disparati attraverso gallerie scavate nel terrapieno di una proprietà ubicata più in basso sul confine.

Soluzioni tecniche per allontanare gli intrusi c'erano, ma per tutte era indispensabile rinunciare all'allevamento per un lungo periodo. Fu tentata la sorte fidando nella buona stella,ma le cose andarono male.
Inizialmente la malattia si presentò in modo subdolo con sintomatologia sfumata, per niente indicativa: qualche adulto un po' "impallato" alla continua ricerca di cibo, qualche occhio "triste", lieve aumento della mortalità prenatale e nel nido. Fu deciso di ricorrere a una "terapia profilattica e curativa" aggiungendo all'acqua da bere, prima tetraciclina cloridrato (Ambramicina), poi un prodotto per uso avicolo a base di furanici, sulfamidici e cloramfenicolo.



Risultato: per diversi giorni l'infezione rimase "al palo" poi la malattia esplose in tutta la sua gravità provocando numerosissimi morti. La situazione ormai tragica consigliò di ricorrere a sistemi più razionali e scientifici abbandonando cure cervellotiche. Furono portati un buon numero di cadaverini delle diverse specie all'istituto di Patologia Aviare dell'Università di Pisa dove vennero eseguite le opportune analisi.

Questa la diagnosi: "Salmonellosi da S. typhimurium sensibile all’antibiogramma a Kanamicina, Gentamicina, Rifampicina e Acido nalidissico.".

Decorso clinico.

Tra il primo contatto con l'Istituto Universitario e la diagnosi passarono alcuni giorni, cosa che permise di delineare meglio il processo morboso nelle varie specie che, per comodità, riunirò in gruppi.

1° Gruppo: Passeri del Giappone e Diamanti mandarino.

Sintomatologia varia.
Inizialmente fu notata una progressiva mortalità prenatale e di pulli di pochi giorni; in seguito furono trovati adulti morti nei nidi, non denutriti e con le piume intorno all'ano asciutte e pulite.
Ad un'attenta osservazione, il giorno prima del decesso, questi soggetti apparivano immobili e poco vigili.
Numerosi adulti morirono in pochi minuti colpiti da improvvise convulsioni. In altri il decorso fu invece più lento e con sintomatologia diversa, cioè: ali cadenti, feci liquide o cremose non striate di sangue che bagnavono o sporcavono le piume del codrione, dimagrimento progressivo e morte in stato cachettico. I decessi in totale, compresi i novelli, superarono di poco il 60%.



II° Gruppo: Diamanti di Gould e Diamanti coda rossa.

Due diverse sintomatologie che si manifestarono subito in modo drammatico. La più comune presentò grave abbattimento del sensorio e feci liquide con abbondante presenza di sangue; l'altra: testa e collo piegati in avanti e atassia; la morte sopravvenne sempre entro 24-36 ore. I decessi in totale raggiunsero il 40% circa nei Diamanti di Gould (solo adulti perchè non nidificarono) e il 60% nei Diamanti coda rossa (adulti e nidiacei).



III° Gruppo: Amaranti e Cordon blu.

Questi i sintomi: torpore, feci striate di sangue. Mortalità molto contenuta. Degli undici Amaranti (i genitori e nove figli) uno soltanto non sopravvisse. Tra i Cordon blu (quindici tra adulti e giovani) i morti furono due.

IV Gruppo: Codaceto, Bengalini pettodoro.
Non si evidenziarono segni di malattia.

Terapia.

Dopo aver messo la maggior parte degli uccelli, riuniti in piccoli gruppi, in gabbie munite di doppio fondo per eseguire nel modo migliore la pulizia e la disinfezione (Gli Amaranti, i Cordon blu e i Codaceto che avevano ancora i piccoli nel nido e non ancora indipendenti rimasero in voliera) fu iniziata la terapia.
Tra i farmaci efficaci sulla S. Typhimurium in causa venne scelto, per praticità, il Rifadin gocce per uso pediatrico (Rifampicina). La posologia prescritta fu di una goccia in 25 ml di acqua pari a mg 0,2 per ml e per 10 gr di peso vivo.



La somministrazione venne effettuata per cinque giorni nel primo ciclo e per quattro nel secondo, intervallati da tre giorni durante i quali furono utilizzate generose dosi di un polivitaminico per uso umano. Il farmaco venne rinnovato nei beverini tre volte durante la giornata. Assidue e accurate le disinfezioni con sali quaternari d'ammonio.





Nei primi tre giorni di cura, prima che l'infezione fosse sotto controllo, si verificò una riacutizzazione del male; mentre in numerosi soggetti, visibilmente ammalati, la sintomatologia cominciò a regredire, in altri, apparentemente sani e isolati, sottoposti allo stesso trattamento antibiotico, la salmonellosi si manifestò in forma grave che portò al decesso quasi sempre entro poche ore.

Postumi.

Anche per i postumi emersero notevoli differenze. Più gravi furono nei Passeri del Giappone e nei Diamanti mandarino dove il processo di normalizzazione delle condizioni fisiche fu lento e l'anno successivo, benchè apparentemente sani, si rivelarono nella quasi totalità inutilizzabili, sia come balie che come riproduttori per l'altissima percentuale di morti nell'uovo o nel primo mese di vita.




Più contenute le conseguenze negative nei Diamanti di Gould e nei Diamanti coda rossa, che presentarono in tono minore le stesse caratteristiche al momento della riproduzione. Negli Amarati e nei Cordon blu, dove tra l'altro la terapia funzionò prontamente senza tentennamenti o ricadute, non emersero postumi e l'anno successivo genitori e figli si riprodussero regolarmente. Negativi ovviamente i postumi tra i Codaceto, Bengalini pettodoro che, almeno giudicati dall'aspetto, uscirono indenni dalla malattia.

Considerazioni.

Prima di chiudere l'argomento vorrei fare alcune timide considerazioni. Per una malattia una cosa è leggere sintomi e prognosi nei libri di patologia aviare, altra cosa è seguirla sul campo "dal vivo": c'è sempre da imparare.

Se la S. typhimurium è rara tra le specie da lungo tempo riprodotte in gabbia in modo razionale, non si può dire altrettanto per gli uccelli allevati in aviari infestati da topi e per gli Esotici di recente importazione, spesso tenuti per lunghi periodi ammassati in condizioni igieniche precarie, prima di essere inviati ai grossisti.
Infine, anche a lume di questa esperienza, la solita osservazione, ma ormai è divenuto un coro: terapie senza diagnosi, nella migliore delle ipotesi, sono terni a lotto.
Se si fosse fatto ricorso tempestivamente agli addetti ai lavori invece di improvvisarsi veterinari, le perdite e i danni postumi sarebbero stati certamente più contenuti.

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Alamanno Capecchi