Il nuovo editoriale dal titolo ""PASSIONE ARRICCIATI "" - a disposizione gratuita dei nostri soci e simpatizzanti, nell'apposita sezione Editoriali dell’A.O.E.
+ Rispondi
Visualizzazione dei risultati da 1 a 6 su 6

Discussione: Leoncino

  1. #1
    Silver master European Forum
    Nazionalità:
    La bandiera di marco cotti

    L'avatar di marco cotti
    Registrato dal
    06-07-07
    residenza
    invorio (NO)
    Messaggi
    6,774

    Leoncino

    Riceviamo dal Dott. Alamanno Capecchi e pubblichiamo questo suo articolo e lo inviatiamo ad inviarcene altri, che volentieri pubblicheremo in questa sezione.
    __________________________________________________ ___________


    LEONCINO




    Alamanno Capecchi
    « LEONCINO »
    Fermo sul suo trespolo lo " Storno fagiano " guarda fuori dalla finestra



    Lamprotornis caudatus

    i passeri che vengono al tetto o si inseguono chiassosi nelle prime risse d'amore. L'ho raggiunto nella stanza all'ultimo piano, incrocio tra soffitta e mansarda, che è il suo regno. Il vento freddo di questa fine di marzo fa stormire gli abeti e sembra eccitarlo. E' irrequieto, a tratti sbircia al di là dei vetri i passeri che continuano a volare vicinissimi e i suoi occhi gialli si fanno più luminosi. Ero venuto su con il proposito di liberarlo dopo mesi di prigionia forzata per timore dei cacciatori. Ma all'ultimo momento ho paura e le finestre restano chiuse. Aspetterò ancora un po' di tempo fino a quando sarò sicuro che anche l'ultimo fucile, ben pulito e ingrassato, riposa in attesa del nuovo anno venatorio. Non vorrei perderlo;esso, così domestico, ma libero e " naturale ", così amico ma " gatto ", così affezionato ma indipendente, che non mi fa sentire in colpa per averlo forgiato a " misura di uomo ".
    Vi è in me una contraddizione di fondo. Io che provo e ho sempre provato un senso di disagio di fronte a scimmie in cilindro e marsina, a cagnolini acconciati all'ultima moda, a pappagalli e gracule troppo antropomorfizzati. Io che sogno enormi voliere dove gli uccelli possano vivere secondo la loro natura di animali liberi, non ho saputo resistere, a volte, al fascino di un rapporto quasi conspecifico che solo alcuni di loro instaurano se tolti ai genitori appena possibile. Questi poveri esserini indifesi che frequentemente male si adattano alle ristrettezze di una gabbia, che vogliono vivere con noi, spesso eludono la sorveglianza, escono fuori di casa e fanno una brutta fine lasciandoci un po' di bocca amara.
    Dalla memoria affiorano ricordi lontani. Rivedo una Averla piccola nelle fauci di un famelico gatto randagio; un'altra Averla, cenerina questa volta, miseramente schiacciata tra i battenti di una porta, nella fretta di impedirle di seguirmi, da una stanza all'altra, come un'ombra; e poi passeri, tanti passeri, compagni della mia infanzia e della mia giovinezza, quasi tutti, prima o poi, finiti miseramente. Fra i molti ricordi, in epoca più recente, quello di una Amadina testa rossa maschio così poco " uccello " e tanto " umano " che mai ne ho avuti di uguali. Ed è di questa storia un po' triste che mi accingo a scrivere.
    Nell'autunno del 1966 acquistai da un rivenditore pisano una coppia di Amadine a testa rossa che all'inizio della primavera dell'anno successivo alloggiai in voliera esterna. Sul finire del mese di giugno occuparono una cassetta nido per Pappagallini ondulati, già predisposta per la cova, dove la femmina depose cinque uova, tutte feconde, che schiusero. Allevarono esclusivamente con insetti e in particolare con larve di formica delle quali erano ghiottissime. La loro predilezione per questo particolare cibo era tale che quando si accorsero che potevo agevolarle rimuovendo il fondo della voliera con una zappa, cominciarono a starmi letteralmente tra i piedi per essere pronte a prenderle, appena in superficie.
    Per una settimana, mattina e pomeriggio sarchiai il terreno per favorire la ricerca del cibo, poi fui costretto ad assentarmi per alcuni giorni. Al ritorno guardai nel nido: tre pulli erano morti e già in avanzato stato di putrefazione, due ancora vivi,completamente nudi, e con il gozzo vuoto. I genitori, intanto, continuavano disperatamente a cercare, tra le zolle rimosse, un alimento ormai introvabile. Fidando nella buona stella e nel caldo torrido di quei giorni decisi di tentarne l'allevamento allo stecco: mi andò bene. Nutriti con un pastoncino del commercio per insettivori a becco fine e qualche larva della farina crebbero sani e vispi e si impiumarono perfettamente. Precocemente a tutti e due comparve il rosso sulla testa.
    Il rapporto che questi maschi instaurarono con me e con mia moglie fu però nettamente diverso. Sebbene fossero stati trattati alla stessa maniera, uno, che poi regalai, si rivelò ottuso, distaccato, antipatico (uso questa terminologia solo per dare un'idea del " carattere " secondo la nostra ottica; so benissimo che sarebbe assurdo e ridicolo pretendere di applicarla seriamente a degli animali), l'altro una specie di piccolo cane a forma di uccellino. La sera, a volte, rimaneva per lungo tempo appollaiato sul bracciolo della poltrona o sulle nostre gambe e sembrava guardare con noi la televisione. Quando si stancava disturbato dalla luce del video, o volava alla gabbia dimostrando chiaramente il desiderio di essere portato in un luogo buio per dormire, o si infilava in una tasca della mia giacca, dove rimaneva fino a quando, allungata una mano, non lo prelevavo per trasferirlo nel suo consueto alloggio. In alcuni giorni, ma specialmente nel periodo del richiamo sessuale, era una vera peste. La penna che nello scrivere si muoveva con la mano, le stesse dita e gli orecchi erano per lui altrettanti avversari da aggredire, anzi che aggrediva con grande determinazione. Allora quel suo beccuccio robusto stringeva, colpiva e tentava di lacerare. Non aveva nessun timore e qualsiasi cosa facessi per impaurirlo e tenerlo lontano si rivelò sempre inutile.
    Lo ghermivo con falsa cattiveria nell'atto di stritolarlo, lo facevo roteare vertiginosamente nel pugno chiuso, lo buttavo letteralmente via, lo avvolgevo in un fazzoletto che annodavo per gli angoli in modo da formare un piccolo fagottino, niente da fare, appena libero riprendeva imperterrito la tenzone. Il suo coraggio e la sua temerarietà erano tali che se mimavo con la mano una " zampata " invece di fuggire mi aggrediva rimanendo, a volte, per un attimo, a mezz'aria attaccato alla punta delle dita come in un fumetto di Walt Disney. Quando non ne potevo più lo rinchiudevo in gabbia. Per questo comportamento battagliero, durante il quale alzava le piume della testa e del collo formando una sorta di criniera, gli mettemmo nome " Leoncino ": piccolo leone.
    Durante la buona stagione lo tenevo spesso in voliera dove, forse per l'ampio spazio a disposizione, andava d'accordo anche con i più piccoli Estrildidi mantenendo però sempre un comportamento tra l'isolato e il distaccato. Quando mi vedeva si attaccava alla rete tentando di uscire. Se entravo, subito mi volava su una spalla e in più di una occasione riuscì ad evadere al momento di aprire la porta. Per due volte si allontanò e non fu capace di ritornare; me lo riportarono dei vicini nelle cui case si era introdotto. Fu questa mancanza di orientamento la causa della sua triste fine.
    Nell'estate del 1970 dovetti assentarmi per una quindicina di giorni e affidai, come al solito, a mia moglie la cura dell'allevamento. " Leoncino " fu alloggiato in voliera ma un giorno la seguì, al momento della somministrazione del cibo, per quella specie di " odio-amore " che lo univa a noi. Purtroppo non se ne accorse e la conseguenza fu che al mio ritorno riposava ai piedi di un roseto, sepolto dalle mani pietose di mia figlia. Era avvenuto questo: accanto alla casa, separata da una corte, vi è una Cappella gentilizia, un tempo sepolcreto di famiglia e dal 1847 luogo di culto aperto al pubblico. Là fu trovato dalla sagrestana, la " tuttofare " Rosaria, sulla tomba di un avo che aveva avuto il mio stesso nome.
    Immagine cara a un romanticismo decadente quella di un animaluccio intelligente al punto di leggere un'epigrafe funeraria, ultrasensibile da morire di dolore al pensiero che l'amico scomparso giaccia morto lì sotto. Molto più realisticamente, introdottosi nella chiesa durante un riordino vi era rimasto chiuso per giorni poiché la Messa veniva cele¬brata, come attualmente, una volta la settimana. Affamato si era spostato sul pavimento, tra le tombe, in cerca di cibo e di acqua fino a morire, per caso, proprio in quel punto.
    Tutto chiaro, logico, razionale. Però, disse mia moglie, quando la Rosaria mi ha chiamato e l'ho veduto immobile, la testa reclinata su di un lato, con le ali semiaperte come in un ultimo abbraccio nel punto preciso dove è scritto: « Quì giace il dottor Alamanno Capecchi... » ti giuro che mi ha fatto un certo effetto.



    Alamanno Capecchi nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
    Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
    Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
    Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.

    Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio, Information)

  2. #2
    Consigliere Nazionale FEO
    Nazionalità:
    La bandiera di Luca Anniballi

    L'avatar di Luca Anniballi
    Registrato dal
    14-07-07
    residenza
    Siracusa
    Messaggi
    3,375

    Grazie al dott. Alamanno

    molto bella la storia, mi associo al nostro amministratore Marco Cotti, all'invito di scriverci ancora.
    Un saluto
    Non importa cosa facciamo....
    è come lo facciamo che realmente conta.
    _______________________________________________
    GIANLUCA ANNIBALLI F.E.O.r.a.e 0009 - A.O.E r.n.a SV 370

  3. #3
    Royal master Forum
    Nazionalità:
    La bandiera di Bernardini Alessandro


    Registrato dal
    29-07-07
    residenza
    Anguillara Sabazia
    Messaggi
    1,088

    Mi associo anche io al nostro amministratore, storia bella e commovente saluti, e::-°°- ad altri articoli.

  4. #4
    Queste storie sono bei momenti da condividere con i loro autori che ci trasmettono le loro emozioni. Grazie-^^°

  5. #5
    Consigliere Nazionale FEO
    Nazionalità:
    La bandiera di Fioravante Prontera

    L'avatar di Fioravante Prontera
    Registrato dal
    06-07-07
    residenza
    Presicce (Le)
    Messaggi
    3,040
    Storia bellissima!!!
    Fioravante Prontera - R.A.E 0017



  6. #6
    sò fritto
    Nazionalità:
    La bandiera di Garbizza Marco

    L'avatar di Garbizza Marco
    Registrato dal
    11-07-07
    residenza
    prov.Venezia
    Messaggi
    252

    Concordo pienamente con il dott.Capecchi:certe volte non si resiste a un rapporto quasi conspecifico,rapporto che spesso sfocia in odio e amore e che come le piu' forti storie amorose ti riempie di esperienza facendoti gioire e soffrire smisuratamente a causa dalla ovvia diversita' e del diverso sistema di vita e comunicazione.
    Addiouu!!!

+ Rispondi

Permessi di invio

  • Non puoi inserire discussioni
  • Non puoi inserire repliche
  • Non puoi inserire allegati
  • Non puoi modificare i tuoi messaggi