Bella , son parole che trafiggono l'anima....
Senza più lacrime e col cuore che a stento batte il ritmo di una vita al limite,vago per il mondo.Arrivata sul bordo di un precipizio, un vortice di vento arrabbiato mi butta nell'implacabile baratro.Non c'è fondo non c'è fine e io continuo a cadere sentendo intorno a me solo il rumore dell'aria trafitta dal mio corpo. Mi passano veloci e nitide le immagini della mia vita. Mi rivedo bambina, privata del privilegio dell'infanzia che mai mi aveva spalancato le sue porte. Poi giovane donna, turbolenta ma sempre pensierosa, lungimirante ma sempre con una zavorra ai piedi. Non ho fatto mai voli pindarici perchè la caduta sarebbe stata ancor più dolorosa. Poi compare la mia figura di moglie e madre imperfetta chè mai ha ceduto alle lusinghe di una vita piene di promesse che mai sarebbero state mantenute. Mi rivedo adesso, nel mezzo del cammin della mia vita, precipitare in un oceano di niente, e capisco finalmente il senso di una vita che senso non ha mai avuto. Dolce e protettivo mi accoglie il fondo del baratro e...... mi sento a casa !
CIAO DONYLA SPERANZA E'UN ESSERE PIUMATO CHE SI POSA SULL'ANIMA E CANTA MELODIE SENZA PAROLE....E...NON SI FERMA MAI !
Bella , son parole che trafiggono l'anima....
E' molto bello questo brano...mi chiedo però come mai hai scritto una cosa tanto bella ma dolorosa?
forse per "rabbia"?... chissà
Molto bello, molto triste. Morte allo sconforto!!! Lo sconforto è un capestro di seta nera che uccide la volontà e spinge nel baratro!!!
Alamanno Capecchi
Carissima Donatella,
ho letto e mi si è gelato il sangue, spero di sbagliarmi.........
Con affetto
Franca
R.A.E. 0077
AIAP 006 - Referente per la Toscana
ciao donny.vola come un aquila.il baratro può'attendere!!!
]enrico a.o.b. s.v. 599
Alla Signora, che in un momento di sconforto ha scritto “Il baratro”, rispondo con l’inizio di un mio libriccino intitolato “Il signor Nessuno”, un vecchio con mille problemi che non conosce lo sconforto.
All’amica, Donatella, faccio, anche se con molto ritardo, un miliardo di auguri per tutto l’anno!!!
Il signor Nessuno.
Premessa.
Il mio nome, all’anagrafe è Enrico: Enrico Santini, ma tutti mi conoscono come Francesco. Cominciarono a chiamarmi così quando avevo meno di un anno in ricordo di un amico fraterno di papà, morto tragicamente, che si chiamava Francesco, e Francesco sono rimasto. Sono un impiegato postale vicino alla pensione, ho un figlio sposato e una moglie casalinga. Nel tempo libero gironzolo per i mercatini di libri usati della mia città, alla ricerca di vecchi testi di ornitologia. Ieri mattina sono stato fortunato e per 20 Euro ho portato a casa un anastatica dell’”Ornitologia siciliana” di Luigi Benoit del 1840, una copia originale de “L’ornitologia maremmana” di Alfonso Ademollo, edita nel 1877 e un quaderno di appunti.
Ad una prima occhiata, il quaderno, con la copertina nera e il bordo rosso vinaccia, mi aveva subito incuriosito per il contenuto, anche se completamente estraneo all’ornitologia. Sfogliandolo, nel pomeriggio, con più attenzione, mi sono accorto che mancavano diverse pagine ed altre erano piene di cancellature e scritte con una calligrafia così minuta e contorta che era impossibile leggerle. Un abbozzo di promemoria per un’autobiografia e di autobiografia si sarebbe sicuramente trattato anche se, all’inizio, l’anonimo estensore voleva far credere di parlare di un personaggio inventato o di un amico, utilizzando, per l’evidente imbarazzo di parlare di se, la terza persona. Un anonimo che, se ancora vivo, dovrebbe essere molto avanti negli anni: “… un relitto umano, un abito a brandelli appeso a un bastone, ma con un’anima capace di battere le mani e di cantare, di cantare sempre più forte per ogni brandello del suo abito mortale”. Una persona che non ha avuto il coraggio di ritornare al passato e ha buttato via gli appunti, finiti, chi sa come, sulla bancarella di un rigattiere.
Prima di trascrivere, quanto è stato possibile, mi sono chiesto se avessi avuto il diritto di farlo o se non fosse stato meglio bruciare il manoscritto. Sono arrivato a un compromesso: l' ho trascritto ma nessuno lo leggerà, e proprio “Nessuno” ho chiamato l’anonimo protagonista di questa storia.
Alamanno Capecchi
Il problema, quando si è sull'orlo del baratro, è che si guarda sempre in giù e si comincia a considerarla l'ultima direzione che si possa prendere... Invece basterebbe alzare la testa, lo sguardo: si vedrebbe il cielo, azzurro o tempestoso che sia, ma sempre immenso, con infiniti spazi e orizzonti e infinite direzioni da prendere. Lasciando il baratro alle spalle...