La storia italiana del Bossu, quella che poi è legata ai momenti attuali, nasce in Sicilia e in un successivo e subitaneo momento in Campania.
Uno dei cultori del Bossu fu l’amico Vetrice, con i suoi Bossu bianchi diede inizio alla selezione di tutto quello che lo standard attuale prevede.
Sono certo che la spinta migliore data alla selezione del Bossu sia nata con la fondazione del “CLUB ITALIANO BOSSU”, ed uno degli artefici principali è stato, e tuttora è, l’amico fraterno Salvo Affronti, che tanto si è prodigato sia attraverso il coinvolgimento di tanti allevatori, sia in tanti articoli tecnici, apparsi su Italia Ornitologica e sul giornalino del Club, e attraverso mostre specialistiche durante le quali avvenivano, e tuttora avvengono, convegni sul Bossu.
Nell’anno 2001, fui invitato dai dirigenti del Club a giudicare alla mostra specialistica che il Club stesso aveva organizzata a Cellole di Caserta. In quell’occasione, credo, che il Club abbia raggiunto i massimi vertici, sia sotto l’aspetto espositivo, quello quantitativo, e in particolare quello qualitativo. I 308 Bossu esposti erano la tangente risposta a coloro che potessero avere dei dubbi sul Bossu in Itala. Il giudizio a confronto fatto a Cellole mi appassionò tanto, tanto da non farmi neppure sentire la stanchezza che comporta il giudizio di questa Razza, di così tanti soggetti, ai quali è doveroso dare un certo lasso di tempo per esprimere il miglior giudizio possibile. Il sabato non fu sufficiente, alle ore 17, senza neppure l’interruzione per il pranzo, ho saltato il giudizio per riprenderlo la domenica mattina. Al mattino, il locale mostra era colmo di espositori e appassionati, tutti interessati allo svolgimento finale del giudizio; fu quello per me il momento più significante, durante il quale, soggetto per soggetto e a voce alta, enunciavo pregi e difetti fino alla conclusione finale del giudizio. A Cellole ancora sussisteva una certa disparità di vedute: Bossu grandi con poco collo e teste grandi, Bossu troppo piccoli, Bossu con arricciature tecniche, sia sul petto che sui fianchi; ma una buona parte dei Bossu esposti avevano già i requisiti che lo standard prevede. Questi ultimi avevano una discreta posizione, un bel piumaggio e una buona taglia. Nel mese di novembre dell’anno 2002, a Bologna, in occasione della mostra specialistica del Bossu, si tenne un importante convegno aperto a tutti gli allevatori interessati e ai giudici della specializzazione. A quel convegno furono invitati ospiti particolari, personaggi che, negli ultimi anni, avevano contribuito alla rinascita del Bossu attuale, e dal Belgio giunsero la signora Arlette Cardon, il noto giudice internazionale Joseph Watrin e uno degli artefici maggiori il signor Claude Bernard.
I relatori per l’Italia erano Salvo Affronti e il sottoscritto; il convegno fu condotto magistralmente dall’amico Gliuano Motta
Fu in quella occasione che i grandi allevatori belgi che il Bossu allevato in Italia era uguale ai loro Bossu; questa asserzione è stata spesso suffragata dai successi che gli allevatori italiani hanno ottenuto in campo internazionale, in particolare nella specialistica di Bologna e in quella internazionale di Reggio Emilia, dove espongono anche maggiori allevatori belgi e dove il giudizio dei Bossu è quasi sempre affidato a giudici belgi.
Dopo questo doveroso cappello di presentazione, è importante parlare dei requisiti che il Bossu deve avere, e dove alcune volte il nostro amico difetta.
Dei 100 punti delle voci del considerando dello standard del Bossu ben 35 spettano alla posizione, ed è giustissimo che sia così è attraverso la posizione che si possono evidenziare tutte le altre voci: la forma del corpo, il collo e la testa, il piumaggio, la taglia, le zampe e la coda.
La posizione ideale del Bossu sia quando il soggetto si rizza sul posatoio centrale della gabbia a cupola, in posizione quasi immobile, il collo allungato in avanti, con le zampe leggermente inclinate e non totalmente rigide come alcuni spesso asseriscono.
È in questa occasione che la bellezza del Bossu raggiunge la massima espressione.
Per i soggetti più tipici, appena individuati dal giudice esperto, è utile prendere in mano la gabbia, portarla in alto fino a che la base della stessa è all’altezza degli occhi del giudice, e dare leggermente una “grattatina” al fondo gabbia.
Con questa ulima operazione il soggetto si eccita, non in modo nervoso, ma, oserei dire, con la classe e lo stile che un ottimo Bossu deve possedere, fino al raggiungimento della posizione.
È in questo momento che la forma del corpo assume le sembianze di un triangolo allungato rovesciato, quindi spalle larghe, leggermente avvallate al centro, petto ben pronunciato, il tutto si racchiude geometricamente all’attaccatura della coda, coda che deve scendere verticalmente dritta al corpo senza rialzarsi o incurvarsi sotto al posatoio.
Anche il collo raggiungerà la massima estensione inclinandosi verso il basso, è in questo momento che dobbiamo osservare la testa, che dovrà essere piccola e di forma ovale.
È durante la posizione che si potrà osservare nel migliore dei modi la qualità del piumaggio, che dovrà essere di tessitura fine, e nel contempo scendere ben aderente su tutto il corpo. Alcune volte si possono tollerare leggere penne scomposte sia sul petto che sulle spalle.
Quando invece le penne scomposte, in particolare sui fianchi, sul petto e sulle spalle assomiglieranno ad arricciature tecniche, patrimonio essenziale per le Razze Arricciate, la penalizzazione sarà pesante, fino alla non giudicabilità del soggetto.
La taglia, o meglio detta “lunghezza presunta”, per la maggior parte dei Bossu non è più un problema.
La lunghezza presunta del soggetto in posizione, che inizia dalla punta del becco e termina all’apice della coda, passando attraverso il collo, le spalle, il dorso, le ali e la coda, raggiunge quasi sempre i 17cm richiesti dallo standard.
I 5 punti assegnati a questa voce sono la testimonianza che poca importanza viene data a questo secondario requisito.
Sono rimaste le zampe e la coda.
Le zampe possono essere valutate soltanto nel momento della posizione, come inizialmente asserito, non devono essere troppo corte, non devono essere rigide, ne troppo flesse e neppure troppo larghe tra loro. Le tibie devono essere ricoperte di piumaggio.
La coda deve essere lunga, ben compatta e chiusa all’estremità, è la continuazione della linea verticale che parte dalle spalle e prosegue attraverso il dorso e le ali.
Riepilogando sono da penalizzare quei Bossu che portano il collo rialzato, che hanno il collo corto e spesso questi ultimi hanno anche la testa grande.
Meglio un soggetto leggermente piccolo ma tipico, che un soggetto grande che di Bossu ha ben poco.
Al Club Bossu Italiano va un grande plauso per quello che ha saputo fare dalla sua fondazione, questo merito è sempre dovuto alla capacità tecnica che i dirigenti dei Club dovrebbero avere. Sono loro i capo guida che danno i giusti orientamenti agli allevatori, alcuni dei quali, un domani saranno giudici, e saranno quindi loro a sancire, attraverso il giudizio, quello che hanno saputo apprendere, con tanta passione e tanto amore per questo mondo alato. Il nostro mondo alato non ha bisogno soltanto degli ambientalisti , ma ha necessità di persone come noi allevatori, che quotidianamente ci prodighiamo, non solo alla selezione delle Razze allevate in cattività, ma in particolare al mantenimento di quest’ultime fatto con tutte le cure possibili e immaginabili. Questo già avviene per tutti quegli animali che una volta erano liberi, e che l’uomo ha reso domestici, sia per compagnia che per altri usi, che fanno parte da sempre della nostra vita.
G.P.
Complimenti Marco, precisa ed esatta cronostoria ed analisi, perfetto. Peccato però che sia in Italia che ai mondiali fanno vincere canarini che sono solo grandi
Yorknero