Uomo e cane
Migliaia di anni or sono è nato il sodalizio tra uomo e cane; sodalizio che continua ancora oggi e che con certezza ha modificato la storia e i destini di entrambe le specie. Grazie al cane l'uomo è uscito dallo stato selvatico e s'è affacciato agli albori della civiltà. Grazie al cane il cacciatore dei primordi ha visto divenire facili e abbondanti le sue cacce. E' grazie al cane che i nostri antenati sono divenuti pastori: con tre cani un pastore controlla e conduce cento pecore, senza non ne controlla nemmeno tre. La pastorizia ha significato cibo sicuro ogni giorno e tempo libero. Nel tempo libero, l'uomo ha iniziato a riflettere; e di notte, custodito dal cane e liberato dal timore di essere aggredito, ha guardato le stelle: così è nata l'astrologia, madre dell'astronomia; così è nata la filosofia. Per centinaia di secoli il cane è stato accanto all'uomo cacciando, facendo la guardia, combattendo, conducendo e difendendo il bestiame. Il minimo che possiamo fare per il nostro compagno di viaggio è cercare di comprenderne a fondo la natura e i comportamenti; e per far ciò dobbiamo conoscere le sue origini, poiché se non sappiamo da dove provengono i nostri amici non possiamo capirli e amarli come meritano; penso sia quindi utile esaminarne brevemente le vicende preistoriche e storiche; precisando fin d'ora che vi sono sempre nuove scoperte archeologiche che potrebbero modificare in parte, com'è già avvenuto in passato, il panorama fino ad ora ricostruito dai ricercatori.
Le origini
Tutto ciò che esiste ha avuto inizio miliardi di anni or sono, ecco perché, sia pur brevemente, seguiremo fin dal più remoto passato il cammino che ha condotto alla comparsa dei cànidi.
Secondo la maggior parte degli scienziati (però oggi non tutti concordano con questa teoria), le cose sono andate all'incirca così.
Circa quattordici miliardi d'anni fa, provenendo da uno "stato" che gli scienziati chiamano singolarità, l'esplosione - o più correttamente, la "curvatura" - di una miscela "complessa" di Spazio e di Tempo detta Big-Bang (la miscela si dice complessa perché la fisica ha scoperto che se lo Spazio è reale il Tempo deve essere immaginario e viceversa), ha originato la Massa - che è l'insieme di materia ed energia - della quale è fatto tutto ciò che esiste nel nostro Universo (formatosi circa 200 milioni di anni dopo il Big-Bang): tutto, compresi noi, compresa la luce, compresi i cani.
Il Sole ha un'età di circa cinque miliardi di anni; un po' meno la Terra, che pare sia stata "*******ta" dalla Forza di Gravità solare assieme agli altri otto pianeti che compongono il Sistema Solare (oggi si pensa che ce ne sia qualcuno in più) e i relativi satelliti. Nel corso dei millenni la Terra è stata bombardata da un numero incalcolabile di corpi celesti nati nel cuore di lontanissime stelle e galassie. Questi meteoriti vi hanno portato, oltre a molti metalli pesanti, che nel nostro pianeta non esistevano, anche idrogeno, ossigeno, carbonio, azoto, calcio, ecc. Ogni organismo vivente è proprio composto da poco meno di due terzi di idrogeno, poco meno di un terzo di ossigeno, poco meno del dieci per cento di carbonio, qualche per cento di azoto e di calcio, qualche per mille di fosforo, potassio, sodio, zolfo, e qualche traccia di ferro e magnesio. L'acqua, elemento fondamentale per la vita, è comparsa sulla superficie del nostro pianeta tra i 3,8 e i 3,9 miliardi d'anni fa. Su come ciò sia accaduto esistono tre teorie. La prima ritiene che sia giunta sulla Terra a causa dell'impatto di asteroidi e comete composti di ghiaccio (specie le comete). La seconda ipotesi sostiene che l'acqua era già all'interno della Terra, intrappolata in alcuni minerali, i quali sarebbero stati proiettati sulla superficie per mezzo di eruzioni vulcaniche causate dall'alta temperatura del pianeta provocata dal decadimento di elementi radioattivi e dal bombardamento di meteoriti. L'acqua contenuta nei minerali in superficie sarebbe evaporata, condensandosi poi in vapore e ricadendo sulla Terra sotto forma di piogge torrenziali che hanno formato gli oceani. La terza tesi prevede che si siano verificate contemporaneamente entrambi gli eventi. Quando e come sia nata la vita non lo sappiamo; sappiamo però che si è formata poco dopo la comparsa dell'acqua, e quasi tre miliardi e mezzo di anni fa esistevano esseri formati da una sola cellula. Aggregandosi tra loro (anche in questo caso non sappiamo come), queste strutture unicellulari hanno originato, circa settecento milioni d'anni fa, i complessi multicellulari che, a loro volta evolvendosi e unendosi gli uni con gli altri si sono sviluppati, più o meno quattrocento milioni d'anni or sono, in animali detti "cordati". Dai "cordati" discendono i vertebrati, che ne sono una versione più complessa, e da questi i rettili, che hanno popolato e dominato il nostro pianeta per milioni di anni (dal Paleozoico Devoniano al Mesozoico Cretaceo), e ancora oggi lo abitano. Per trovare tracce dei primi mammiferi bisogna risalire a circa duecento milioni d'anni fa.
Nel frattempo, come ho detto, sulla Terra s'erano sviluppate molte specie di rettili; inizialmente di modeste dimensioni, ma che in seguito si trasformarono nei più grandi giganti che abbiano calpestato il suolo del nostro pianeta. Questi animali avevano forme diversissime. Alcuni erano carnivori, altri erbivori; v'erano i saltatori, i nuotatori, i corridori e i volatili. Talvolta alcune specie erano rivestite da formidabili corazze. Poi avvenne per l'evoluzione animale un fatto fondamentale quando, circa settanta milioni d'anni or sono, vi fu un evento che cambiò il corso della storia della Terra. Non si sa con certezza cosa lo causò - molti pensano ad un meteorite di gigantesche proporzioni - è certo però che vi fu uno stravolgimento meteorologico e mutazioni climatiche apocalittiche. Gli sconvolgimenti portarono all'abbassamento della temperatura terrestre e all'inizio di un'Era Glaciale, la quale causò l'estinzione di quasi tutti i grandi rettili che avevano regnato incontrastati per centinaia di migliaia di anni sul nostro pianeta. Essendo animali a sangue freddo e senza la possibilità di termoregolazione, la maggior parte dei rettili scomparve improvvisamente e rapidamente, lasciando il posto e la possibilità di svilupparsi ad altre specie. Tra queste i mammiferi, compresi quelli con caratteristiche di cànide. Le origini del cane non sono ancora spiegate; e diversi e controversi sono i pareri; tuttavia i ritrovamenti fossili fino ad ora fatti inducono a ritenere che l'Ordine dei Carnivori discenda da un gruppo d'animali arcaici detti "Miacidi", che erano presenti circa 40 milioni di anni fa nel Nord America e in Europa, ed erano simili agli attuali mustelidi (martore, faine, visoni, ecc). Dai Miacidi, che erano di piccole o medie dimensioni, discendono due principali linee d'evoluzione: i "feliformi" e i "caniformi".
I "caniformi" comprendono sette famiglie, tra le quali quella dei "Canidae", che a sua volta può essere divisa in altri due gruppi: le volpi e i cani. Nell'America del Nord era diffuso tra i 15 e i 2 milioni d'anni fa (quindi dal Miocene al Pliocene), un cànide un po' più piccolo di un odierno coyote, che rappresenta forse il passaggio tra le forme primitive e il Canis moderno. E' utile ricordare che al genere "Canis" appartengono quasi tutti i cànidi selvatici. Oggi alcuni studiosi ritengono che le volpi rappresentino invece un genere a sé stante. Le prime varietà di cànidi erano molto diverse tra loro; e ve n'erano di simili alle volpi, o alle iene, o all'orso. Tra le più antiche forme che si conoscono e che hanno rilevanza per lo sviluppo della famiglia vi sono quelle correlate all'Hesperocyon, che era un animale di piccole dimensioni, con muso sottile e allungato e corpo e coda lunghi. Sull'evoluzione che segue il periodo prima riportato non vi sono ancora certezze, anche se molti reperti fanno ritenere che buona parte di essa sia avvenuta nel Nord America, dove si svilupparono delle varietà che paiono a metà strada tra i tipi arcaici di cànidi e quelli che hanno portato alla versione moderna. Secondo molti paleontologi il cane discende da un cànide al quale è stato dato il nome di "Cynodictis", vissuto in Europa e in Asia circa da sessanta a quaranta milioni di anni fa, quindi per tutto il periodo detto "Eocene. Di questo animale sono state trovate tracce nelle fosforiti di Quercy, nel sud della Francia. Dal Cynodictis discende un cànide più evoluto, che è stato chiamato "Pseudocynodictis"e che è vissuto circa venticinque milioni d'anni fa nel Nord America. Di questi animali sono stati trovati reperti nelle formazioni oligoceniche di White River (Dakota, Wyoming, Colorado, ecc), e di John Day (Oregon). Sempre nell'America del Nord erano presenti altri due cànidi nel periodo che va dall'Oligocene inferiore al Miocene inferiore (quindi per circa dieci milioni di anni), il "Daphoenus" e il "Mesocyon". Dal Mesocyon, molti ritengono discendano il "Cynodesmus" e il "Tomarctus", sviluppatisi nel Terziario (Cenozoico), e considerati gli antenati più prossimi dei cànidi moderni. Per molto tempo il "Tomarctus" è stato ritenuto il diretto antenato del cane; ma oggi non tutti gli studiosi sono concordi, e alcuni mettono in dubbio perfino la sua esistenza. Secondo diversi ricercatori il genere Canis nacque in Europa, Asia e Africa nel Pliocene (circa dieci milioni d'anni fa), e migrò in America nel Pleistocene (un milione di anni fa). Altri pensano invece, come ho già detto, che la sua formazione sia avvenuta nell'America del Nord, e che poi il Canis, alla fine del Miocene (quindi più o meno otto milioni di anni fa), attraversando lo stretto di Bering, sia giunto in Europa, in Asia e in Africa. Il passaggio relativamente facile tra America, Europa e Asia dipende dal fatto - provato con sufficiente certezza - che in epoca preistorica questi continenti erano uniti in un punto che oggi è conosciuto come Stretto di Bering, e formavano un supercontinente che gli studiosi chiamano Pangea. Erano quindi, oltre che possibili, molto probabili i transiti incrociati di animali tra il Vecchio e il Nuovo Continente.
Circa 3 milioni d'anni fa il Canis era diffuso e presente in Asia, Europa e Africa.
Sintetizzando, si potrebbe quindi dedurre che dai comuni antenati chiamati dagli studiosi Miacidi, presenti nel Nord America e in Europa per tutto il periodo detto Eocene superiore, quindi quaranta milioni di anni fa, siano derivati per evoluzione genetica tutti i cànidi e poi il genere Canis, al quale appartengono il lupo, la volpe (abbiamo però visto che oggi non tutti includono la volpe nel genere Canis), il coyote, lo sciacallo, il licaone, il cane viverrino (diffuso in Giappone, Russia e Asia), e altri ancora. Anche in Italia la presenza di cànidi è accertata da ritrovamenti archeologici risalenti alla fine del Pleistocene (quindi circa un milione di anni fa), e ne sono state catalogate tre specie: il "Canis Arnensis", il "Canis Etruscus" (così chiamati perché il ritrovamento è stato fatto nella Valdarno in Toscana), e il Canis falconeri. Del Canis Arnensis sono state rinvenute tracce anche in Germania, Francia e Gran Bretagna, ed è da questo animale, o da specie più o meno simili, che s'è sviluppato in Europa e in Asia un cane con caratteristiche del lupo moderno. Dai ritrovamenti fossili pare si trattasse di animali di dimensioni contenute, tanto che alcuni studiosi lo considerano una specie separata e lo chiamano canis mosbachensis, mentre altri ricercatori pensano si tratti di una sottospecie di lupo, e lo identificano come canis lupus mosbachensis. Da questi antenati discende quello che il grande naturalista svedese Carl von Linnè, conosciuto come Linneo (1707 - 1778), chiamò "Canis lupus", il quale apparve circa mezzo milione di anni fa. Il Canis lupus non presentava dimensioni notevoli, e lupi più grandi, alcuni dei quali veramente giganteschi, risalgono all'epoca dell'ultima glaciazione iniziata circa quarantamila anni fa, come documentano i ritrovamenti in strati d'epoca più recente. Dal lupo, secondo la maggior parte degli studiosi e come è dimostrato dalle recenti ricerche sul D.N.A. mitocondriale, discendono tutti i cani esistenti, i quali sono stati prodotti per mutazioni dovute alla pressione ambientale naturale e all'intervento selettivo dell'uomo. Per molti ricercatori le teorie sull'evoluzione del cane possono essere riassunte in due grandi ipotesi. Quella detta monofiletica presuppone che da un tipo ancestrale si sarebbero poi evolute le varie razze oggi conosciute. Tra i sostenitori di questa tesi il già citato Linneo e il famoso naturalista francese George-Louis Leclerc, conte di Buffon (1707 - 1788), il quale ritiene che il capostipite di tutti i cani sia il cane da pastore, poi modificatosi a causa della selezione attuata dall'uomo. La teoria detta polifiletica sostiene invece che i cani si siano sviluppati nei vari continenti partendo da ceppi originari diversi, quali il lupo, lo sciacallo, il coyote, ecc: tesi sostenuta da Saint - Hylaire e da Charles Robert Darwin, il padre dell'Evoluzionismo. L'ipotesi oggi più accreditata è che il canis familiaris, ossia il cane domestico, discenda dal lupo (canis lupus) e si sia formato in diverse aree dell'America del Nord, dell'Europa e dell'Asia come prodotto di un medesimo processo di domesticazione. Alla luce dei ritrovamenti di reperti archeologici, e dell'analisi delle caratteristiche morfologiche, sembra perdere sempre più credibilità l'idea che il cane discenda da accoppiamenti tra lupi, sciacalli, coyote e altri cànidi: idea fino a pochi decenni fa molto seguita. E' vero che questi incroci sono fertili e che tutte queste specie possiedono 78 cromosomi, ma gli studi e i ritrovamenti più recenti, oltre alla già citata analisi del D.N.A. mitocondriale su molti reperti, sembra abbiano escluso questa tesi e, come ho già più volte scritto, il lupo ormai è considerato l'unico antenato del cane. La maggior parte degli studiosi identifica come data d'inizio della domesticazione del canis lupus un'epoca risalente a circa 15000 - 20000 anni fa: periodo di passaggio dal Paleolitico al Neolitico, vale a dire alla più antica datazione dei resti ossei di cani domestici ritrovati. Bisogna però tenere sempre presente che non esiste un completo censimento né una comparazione tra i materiali rinvenuti, e non è da escludere che anche in epoca anteriore a tale data potessero esservi stati addomesticamenti di lupi. Per completezza d'informazione devo riportare che gli studi della moderna genetica molecolare fanno risalire l'inizio della diversificazione tra lupo e cane ad oltre 100.000 anni fa. Tuttavia fino ad ora prove certe di domesticazione si hanno a partire da non più di 15 millenni. Appare ormai evidente che il fenomeno della domesticazione del lupo avvenne massicciamente quando l'uomo iniziò a trasformarsi da cacciatore nomade a pastore e allevatore; e i cani addomesticati, da rilievi fatti su reperti osteologici (ossa), presentano una taglia più piccola di quella del lupo, e musi più corti. L'etnologo francese A. Leroi-Gourhan, in una sua acuta osservazione fornisce una spiegazione a come mai il cane sia stato preferito ai felini come animale da addomesticare e scrive: "I caratteri biologici spiegano come il cane, battitore e cacciatore da seguito, sia passato alla domesticazione a preferenza dei felini, cacciatori da posta e inutili all'uomo per simile attività".
Uomo e cane assieme
Vediamo ora quali caratteristiche hanno fatto in modo che la vita del cane e quella dell'uomo si siano da prima unite, probabilmente per reciproca convenienza, e poi siano divenute inseparabili, tanto che uno ha influenzato la storia e l'evoluzione dell'altro e viceversa. Il lupo è un predatore: si nutre quindi della carne degli animali cacciati. Quasi tutti i predatori operano in modo solitario e hanno una vita sociale ristretta generalmente al periodo dell'accoppiamento e, talvolta, allo svezzamento della prole. E' così per gli orsi, gli uccelli rapaci, i rettili carnivori, i ragni e gran parte dei felini. I cànidi appartenenti al genere Canis: lupo, sciacallo, coyote e, naturalmente, cane domestico, sono invece gregari, ossia costituiscono gruppi, talvolta numerosi, retti da ferree regole e da una ben precisa scala gerarchica. Sono gregari anche certe varietà d'insetti, come le api e le formiche, alcuni uccelli (ad esempio pinguini e anatre), delle specie di ratti e qualche sùide (tra questi il cinghiale). Quasi tutti gli erbivori sono gregari.
Nelle prede, quindi prevalentemente negli erbivori (èquidi, bòvidi, ecc), il fatto di appartenere a gruppi numerosi consente una maggiore protezione verso gli attacchi dei predatori, permette di migliorare la selezione attraverso il combattimento tra i maschi, dove prevale (e per ciò s'accoppia) il più forte, ma costituisce anche una difesa durante le migrazioni e gli assalti dei nemici, che talvolta sono messi in fuga da una decisa reazione del gruppo. Per i predatori gregari, invece, il rapporto sociale, oltre agli scopi già elencati, offre la possibilità di un lavoro di gruppo e consente di cacciare prede che, singolarmente, sarebbe difficile *******re. I cànidi appartenenti al genere Canis sono tra i pochi carnivori predatori ad essere organizzati socialmente in gruppi guidati da severe regole gerarchiche; quindi, essi sono tra i rari esempi di mammiferi terrestri contemporaneamente predatori e gregari, e hanno elaborato nel corso dei secoli la predisposizione a cacciare uniti seguendo una tattica precisa, che consiste generalmente nel separare una preda dal suo branco e accerchiarla o sospingerla verso un luogo dove ad attenderla si trovano altri cànidi appartenenti allo stesso gruppo. Il fatto che i cànidi siano al contempo predatori e gregari favorì l'incontro con un'altra specie con analoghe caratteristiche, la quale aveva subìto un'evoluzione diversa ma che, alla fine, divenne tanto convergente con quella del lupo da portare entrambi ad un sodalizio che continua ancora oggi.
Questa specie si chiama Uomo.
I motivi per i quali l'uomo ha addomesticato il cane - che, non dimentichiamolo, all'inizio era un lupo (forse con carattere leggermente mutato ma sempre lupo) - non sono ancora chiariti. Alcuni ritengono che inizialmente i lupi furono *******ti come cibo e come fornitori di pellicce utilissime per la sopravvivenza. Lo testimonierebbero i reperti rintracciati nella grotta di Lazaret, in Francia, dove sono stati rinvenuti giacigli fatti da una base di alghe marine ricoperta da pelli di lupo. Secondo alcuni studiosi lupi addomesticati particolarmente docili venivano utilizzati per scaldarsi anche vivi. Recenti ritrovamenti fanno però pensare che questo non sia stato il primo approccio dell'uomo con il lupo ma che forse la collaborazione nella caccia fu il motivo dei primi sodalizi: cosa che parrebbe comprovata dal fatto che la più antica raffigurazione che si conosca di un cane (circa 10.000 anni prima di Cristo) è la pittura rupestre de "La Cueva Vieja d'Alpera, in Spagna, nella quale in alto a destra è ritratto un cane che partecipa a una battuta di caccia assieme agli uomini. Questo perché i nostri antenati hanno certamente avuto modo di notare che i lupi - che iniziavano sempre più a gravitare attorno agli insediamenti umani cibandosi degli avanzi della loro caccia - possedevano una tecnica per *******re le prede che poteva tornare utile. In seguito, l'intelligenza della quale l'uomo è dotato gli fece capire che, sotto il profilo alimentare, la carne di un animale morto si deteriorava in tempi brevi, e concepì quindi l'idea di trattenere e custodire gli esemplari *******ti. Ecco quindi che decise di *******re i lupi che gironzolavano presso le sue dimore come scorta alimentare, come fornitori di pellicce e come ausiliari nella caccia. In questa fase, nella quale l'uomo iniziò ad elaborare tecniche di caccia con l'aiuto dei cani, s'accorse che essi potevano essergli molto utili anche per un altro scopo. Gli esseri umani primordiali avevano alcune caratteristiche che paiono inconciliabili con la possibilità di sopravvivenza in quei durissimi periodi.
Possedevano un cervello grande e abbastanza evoluto, è vero, capace di sviluppare pensieri e ragionamenti, anche se ancora rudimentali, e avevano anche buona vista. Per contro, l'olfatto era debole e l'udito solo mediocre. Con queste prerogative essi erano esposti agli attacchi dei predatori notturni: primi fra tutti i grandi se non addirittura giganteschi felini che all'epoca abitavano la Terra.
Trattenendo dei lupi per scopo alimentare o come ausiliari nella caccia, è probabile che l'uomo iniziò ad apprezzare il fatto che questi animali avvertivano ben prima di lui, con il loro udito e il loro fiuto molto più sviluppati dei suoi, l'avvicinarsi di un pericolo, e con il comportamento e la voce (non si può parlare di abbaiate poiché i cani selvatici o inselvatichiti non abbaiano), davano l'allarme. Probabilmente, potendo riposare in modo più profondo i nostri antenati riuscirono ad avere una condizione fisica migliore per pensare, e quindi iniziarono a sfruttare meglio le potenzialità del loro cervello. E', infatti, il cervello che contraddistingue l'uomo dagli altri animali e che, ancora oggi, è da noi utilizzato solo in parte. Ausiliare nella caccia, riserva di cibo fresco, fornitore di calde pellicce, attento guardiano. Ecco le ragioni che hanno portato gli uomini a *******re, custodire e poi allevare il lupo-cane.
UMBERTO CUOMO