Un ibrido tra Psittacula krameri e Psittacula Eupatria dovrebbe presentare un equilibrato compromesso tra le caratteristiche di entrambe le specie, sempre ipotizzando che il soggetto in questione si riveli un incrocio di prima generazione.
In tal caso, l'esemplare analizzato mostrerà una taglia compresa tra 48 e 50 cm, un becco meno possente, un cranio più bombato ed un collare meno esteso (rispetto all'alessandrino); i marchi alari caratteristici dell'eupatria, inoltre, risulteranno appena accennati.
Riporto un'immagine dell'ibrido descritto:
La questione più tortuosa, però, comincerà a insorgere durante il riconoscimento degli ibridi di successive generazioni: per mezzo dell'incrocio tra due specie distinte, si traferisce sull'esemplare generato circa il 50% del patrimonio genetico di ogni animale.
Dopo tale «rimescolamento», non sarà mai più possibile ripristinare la purezza originaria: il fenotipo potrà essere riportato ai comuni livelli ancestrali attraverso una lunga ed accurata selezione, ma il genotipo rimarrà perennemente ambiguo, fino all'interrompersi di una nuova discendenza.
Un problema piuttosto consistente (anche se non più contorto), conseguentemente, sarà rappresentato dagli «scarti» della suddetta selezione, i quali, diffondendosi tra gli appassionati del settore, favoriranno un'ulteriore fusione del patrimonio genetico delle due specie, talvolta su scala globale.
È così che, a causa della poca lungimiranza di molti ornicoltori per nulla degni di essere definiti tali, fra non molto tempo ci ritroveremo incapaci di discernere un esemplare puro da uno «contaminato», ma soprattutto avremo smarrito una delle più preziose ricchezze caratteristiche dell'allevamento amatoriale: il valore protezionistico.