Ciao Paolo,
L'utilizzo del pastone assume un ruolo marginale nell'allevamento degli Psittacidi, in quanto può venire ampiamente sostituito da altri prodotti più idonei per conseguire il medesimo scopo, quali legumi-cereali bolliti ed estrusi dall'alto tenore proteico.
Personalmente sono solito fornirlo in basse percentuali durante la preparazione alle cove e l'allevamento dei nidiacei, con lo scopo di aumentare la varietà dell'alimentazione e velocizzare il passaggio di cibo tra genitori e pulli.
Analizzando l'aspetto prettamente organico, appare ovvio come la giusta percentuale di proteine si riveli indispensabile per garantire una crescita veloce e costante nei giovani novelli; tuttavia, alla luce di quanto esposto in precedenta, questa prima qualità risulta superflua ed ininfluente se il composto non risulta gradito: l'apporto nutrizionale quantitativo (garantito dalla fornitura di cibi appetiti), si associa di pari passo con l'aspetto qualitativo.
Inoltre, le esigenze organiche potranno venire soddisfatte tramite l'impiego dei sopracitati alimenti.
La soluzione al problema si rivela strettamente soggettiva, in quanto ogni soggetto presenta gusti individuali: la stragrande maggioranza degli ornicoltori ha concluso impiegando il giusto compromesso tra pastone secco e pastone morbido, miscelando insieme i due prodotti; in alternativa, è possibile integrare gli sfarinati secchi con una piccola porzione d'olio d'oliva o pastoncino per frugivori-insettivori, con lo scopo di incrementare la percentuale lipidica e accentuare la presenza di proteine nobili, estremamente gradite agli uccelli per ragioni evolutive.
Altro vantaggio del pastone secco si evidenzia nella capacità di «asciugare» gli alimenti troppo umidi (poco graditi ai pappagalli australiani, animali provenienti da areali discretamente aridi).
Infine, come sempre, occorre ricordare lo scarso interesse da parte dei parrocchetti del continente australe per gli sfarinati dalla scarsa granulomentria, peculiarità che non condividono con la totalità degli Psittacidi.
Per ovviare al problema, è possibile inumidire l'alimento al fine di «agglomerare» la polvere presente nel composto.