Gli eccessi di calcio nell'organismo vengono solitamente reputati altamente dannosi per gli animali, così come risultano causati da una smisurata integrazione di vitamina D3.
La formazione di gusci anormali rappresenta solamente la punta dell'iceberg: i pericoli provocati da un sovraddosaggio di vitamina D risiedono in maggior misura nella sedimentazione del calcare nei vasi sanguigni, nei tessuti e soprattutto negli organi epatici, comportando gravi danni a tutti gli apparati. Si assiste, oltretutto, alla dispersione dei minerali del sistema scheletrico, scatenando osteoporosi spesso abbinata ad una copiosa diarrea.
Tali livelli di degenerazione non risultano raggiungibili per mezzo di una semplice alimentazione, ma sono scatenati da smodate somministrazioni di integratori e supporti vitaminici, protratte per considerevoli lassi di tempo.
Solitamente un'integrazione di vitamina D3 si rivela necessaria nei soli animali mantenuti al chiuso, privi di luce solare diretta, nelle specie provenienti da areali situati a notevole altitudine, le quali si dimostrano assuefatte a radiazioni UV considerevolmente superiori ai tassi rilevabili nel nostro paese, e -infine- negli esemplari che, per ragioni di logoramento riproduttivo, ne presentano sintomi di carenza.
I riproduttori mantenuti all'aperto, sufficientemente ben nutriti e razionalmente riprotti, non necessitano di considerevoli supporti, i quali potranno essere somministrati limitatamente al periodo pre-cove.
In primo luogo ti consiglio di consultare le componenti analitiche dei prodotti commerciali che eventualmente utilizzi (mangimi estrusi, polivitaminici, pastoni), poiché talvolta anche gli alimenti di mantenimento possono presentare tassi vitaminici inopportuni per l'allevamento.
Infine, anche il comune olio di fegato di merluzzo risulta in grado di comportare tali problematiche, così come un'insistente fornitura di prodotti d'origine animali, quali uova, insetti, carne, pesce.
È fondamentale precisare che l'ipervitaminosi D in stadio avanzato si rivela letale per l'organismo e poiché il Colecalciferolo si presenta liposolubile, le operazioni di disintossicazione dimostrano una notevole complessità.
Da parte mia, posso solo consigliarti di rivolgerti ad un medico aviario, il quale - in simili casistiche - risulta tra gli operatori più competenti: dopo una veloce analisi del quadro clinico, stabilirete le terapie necessarie atte a limitare i danni.