Originariamente inviata da
Alamanno Capecchi
24 settembre 2009 Ore 10,40.Mi affaccio alla finestra dello studio che da sull'orto,un rettangolo di circa mille metri quadrati racchiuso da un vecchio muro di mattoni a vista che lo separa dall'uliveto. Giornata calda di un autunno estivo con qualche farfalla bianca che svolazza tra l'erba.
Vedo Romano. Romano è un grosso gatto nero di un vicino che ha scelto il mio orto come terreno di caccia. E' lontano; per osservarlo prendo il binocolo: avanza lentamente, ventre a terra, verso un giovane merlo che rovista tra le foglie, ma il merlo se ne accorge e vola via. Il gatto dimena la coda contrariato e prosegue il cammino. Pochi passi, e all'improvviso gli si para davanti una gazza che se ne stava nascosta e silenziosa tra i rami di un salice piangente poco distante. Il gatto non gradisce, si volta e cambia direzione; allora avviene una cosa che se me l'avessero raccontata non ci avrei creduto. Un'altra gazza scende dal salice e gli taglia la strada poi iniziano una specie di danza "tribale". Da qualsiasi parte si volga il gatto si trova sempre una gazza che gli svolazza di fronte impedendogli di proseguire. Il povero Romano sembra terrorizzato, poi con enormi salti raggiunge il muro e con un' ultimo balzo lo scavalca. Due o tre minuti dopo il gatto cammina sul muro e torna a casa; dal salice le gazze fanno udire la loro voce: sghignazzano, "lo prendono in giro" e lui deve capire perché avanza a testa bassa e dimena la coda. Domani compirò gli anni e supererò l'ottantaduesima boa. Posso dire tranquillamente di non essere nato ieri, ma una scena così non mi era mai capitata