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Discussione: Acquisto di nuovi soggetti: come comportarsi?

  1. #1
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    La bandiera di LorenzoCrosta

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    Acquisto di nuovi soggetti: come comportarsi?

    Sempre più spesso sono di supporto professionale durante o poco dopo le visite di compravendita di uccelli, specialmente grandi Psittaciformi.

    Accanto a grande professionalità e infinita passione, vedo spesso anche qualcosa che, con sempre maggior frequenza, mi lascia basito: una tremenda ingenuità e un impensabile sprezzo del pericolo.
    • ingenuità nel pensare che tutti quelli che vendono pappagalli vogliano davvero, sempre e solamente cedere i propri riproduttori migliori;
    • sprezzo del pericolo perché introdurre nella propria collezione degli animali nuovi, che a volte neppure sembrano tanto sani, senza fare un minimo di esami e quarantena, denota per lo meno un coraggio invidiabile.

    Vediamo la situazione attuale: oggigiorno è ancora piuttosto facile vendere un pappagallo accompagnato dai soli documenti CITES, non avendo alcun obbligo di fare, per esempio, degli esami per le malattie infettive. Con l’aumento del valore dei pappagalli e gli scambi molto “naïf” che avvengono quotidianamente è facile prevedere (come si è già visto), che ci saranno delle grosse controversie, perfino delle cause legali, qualora un animale morisse o si ammalasse poco dopo la compravendita. Peggio ancora se, in conseguenza dell’introduzione di un soggetto ammalato, la collezione venisse decimata e comunque deprezzata (le voci viaggiano veloci…).

    La questione che ne nasce è semplice:
    1. quando si scopre che gli animali acquistati recentemente hanno una malattia infettiva, come possiamo stabilire se se la siano presa sul luogo di destinazione (cioè dal compratore), oppure se siano stati venduti già infetti?
    2. Come possiamo evitare di infettare la nostra collezione introducendo uccelli ammalati, ma non conoscendo ancora il loro reale stato sanitario?

    Avendo dovuto difendere dall’introduzione di malattie infettive la più grande collezione del mondo (e vi assicuro che i nuovi arrivi mi davano sempre i brividi) e avendo avuto spesso anche la sfortuna di essere contemporaneamente il veterinario sia del venditore, sia del compratore, posso senz’altro dire che, per evitare grane fastidiose e stupidi litigi, è molto meglio agire d’anticipo garantendo che le condizioni dello scambio o della cessione di animali siano tali da fare immediata chiarezza su eventuali responsabilità (e non voglio usare la parola colpa).

    Presso la mia struttura abbiamo attivato un servizio di “quarantena ex-situ” (a distanza), proprio per identificare i soggetti ammalati eliminando il rischio di danneggiare una collezione già attiva, dando inoltre la possibilità stabilire di chi sia la responsabilità di eventuali malattie: del compratore o del venditore.
    Di cosa si tratta? Molto semplice, avendo molto spazio (la Clinica Veterinaria Valcurone è costruita su due piani, per complessivi 1.000 m2), abbiamo realizzato 4 piccole stanze isolate fra loro e dal resto della degenza, in cui gli animali comprati, prima ancora di entrare in allevamento, passano parte, o tutta, la quarantena, in totale isolamento da altri soggetti.
    Dopo pochi giorni, per aspettare che gli uccelli si tranquillizzino e minimizzare quindi il rischio di risultati “falsi negativi”, si effettuano i prelievi concordati con il cliente: se gli animali risultano positivi, la malattia non può che essere stata già presente prima della vendita, per cui la responsabilità non può che essere del venditore, inoltre, si sarà evitato di introdurre in allevamento dei soggetti che potrebbero ammalarsi e morire, o peggio, infettare tutta la collezione.

    Credo che questo tipo di quarantena “a distanza” offra molti vantaggi e pochi punti negativi:
    1. Evita stupidi litigi per le responsabilità circa gli animali ammalati;
    2. Evita di mettere a repentaglio la salute di allevamenti già stabili;
    3. Se un uccello ha una malattia banale (per esempio un’infezione da E. coli o dei parassiti intestinali) può essere curato già in sede dal veterinario;
    4. Evita la necessità di organizzarsi con una quarantena propria, potendo in tal modo sfruttare gli spazi per altre voliere da allevamento.
    Forse l’unico punto negativo è il costo della permanenza in clinica. Se però analizziamo in dettaglio la questione, ci accorgiamo che:
    • Rispetto al valore che hanno ormai raggiunto i pappagalli, il prezzo della degenza è una frazione minima;
    • Le analisi le pagheremmo lo stesso;
    • Se il veterinario dovesse venire da noi, questo comporterebbe un costo che invece in questo modo non paghiamo, perlomeno se gli portiamo noi i soggetti;
    • Possiamo risparmiare sulla costruzione di una quarantena, utilizzando gli spazi per altri scopi.

    Credo quindi che la soluzione possa essere ottima per tutti:
    • per i compratori che si vedranno riconosciuti i proprio diritti in caso di acquisto di animali che non corrispondono a quanto pattuito;
    • per i venditori che vedranno diminuire drasticamente le richieste di risarcimento e di cambio di animali morti, almeno da parte dei classici furbi.

    Lorenzo Crosta
    Dr. Lorenzo Crosta, med. vet. - PhD
    Consulenze Aviari, per Animali Esotici e da Zoo

    Consulente Veterinario Ufficiale dei Programmi di Conservazione dell'Ara di Spix e dell'Ara di Lear

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    Via Como, 5 - 23874 Montecchia (LC)
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  2. #2
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    Ottimo intervento Dottore,
    sicuramente con questo sistema si viene a risolvere un'annosa questione che contraddistingue la compravendita di pappagalli tra allevatori...
    Sono certo che i costi per praticare la cossiddetta “quarantena ex-situ” , sebbene maggiori, verrebbero comunque coperti dalla riduzione dei rischi legati ai decessi di soggetti ormai integrati nelle collezioni degli ignari acquirenti, qualora questi ultimi continuino a praticare innesti di nuovi soggetti senza le dovute precauzioni (cosa che accade più di quanto si possa immaginare!)
    Ciao,
    Pierpaolo


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    www.allevamentodelsole.it

  3. #3
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    Sebbene questa possibilità di quarantena "ex situ" sia ottima, però attualmente ha le seguenti limitazioni.

    Se tale servizio è solo della Clinica Veterinaria Valcurone, chiaramente è limitatissimo dal punto di vista degli spazi disponibili e della logistica (sarebbe bello, invece, che sparse sul territorio nazionale ci fossero molte altre cliniche veterinarie attrezzate per questo scopo e con veterinari competenti sull'avifauna ornamentale, che purtroppo non esistono). E il discorso di veterinari competenti è veramente importante. Negli anni (allevo dai primi anni '80) non ho mai avuto stragi in allevamento ma quei pochi soggetti che si ammalavano, non sono mai riuscito a salvarli, nonostante le buone intenzioni mie e del veterinario. Per soggetti dalle morti inspiegabili, del tipo: fino a ieri stava benissimo oggi l'ho trovato morto, dalle analisi autoptiche fatte eseguire dagli IZS, sia visive che di laboratorio, non è mai risultato nulla di particolare. A questo punto puoi solo imputare la morte ad una "casualità". Difficile fare anche delle profilassi in questo modo...

    Secondo punto. Per i pappagalli di piccola taglia, con una movimentazione di moltissimi soggetti, diventerebbe di difficile attuazione la quarantena "ex-situ", sia per la numerosità degli scambi, sia per il prezzo del servizio che lo renderebbe ammortizzabile solo per specie molto costose. Cerco di spiegarmi meglio: quanti scambi/acquisti di Roselle (valore 100 euro) o Fischer o Kakariki (valore 40 euro) avverranno in Italia? Un numero enorme. E' chiaro che in questi casi mi accontenterò di una quarantena "casalinga", isolando il soggetto in una gabbia collocata in una stanza distante dall'allevamento, guardandolo per un po' di giorni, osservando il suo stato di salute generale, le sue feci e poi, incrociando le dita, lo immetterò nell'allevamento. Ammetto che fin'ora o sempre fatto così e non mi sono mai capitate epidemie o vaste morìe (sono sempre stato fortunato?).

    E' chiaro che chi ha un allevamento con svariate specie di Ara, di Amazzoni e di Cacatua, ad un nuovo acquisto di soggetti dal valore di qualche migliaio di euro, introdotti in un allevamento dal valore di svariate migliaia di euro, conviene certamente assicurarsi di non introdurre dei patogeni letali attraverso i nuovi pappagalli.
    Ciao, Roberto

    (allevo parrocchetti australiani)


  4. #4
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    Beh, ognuno fa le sue scelte in funzione di vari fattori. Mi spiego: se altri veterinari non si attrezzano per garantire una quarantena sicura... non è un mio problema, saranno gli allevatori, se lo ritengono opportuno, a stimolare i loro professionisti a tale passo.
    Se lei ritiene di avere avuto un cattivo servizio dall'IZS e dal suo veterinario, ancora non è un problema che mi riguarda direttamente, ma è un problema che lei ha notato e che le fa pensare che non valga la pena di rivolgersi al veterinario. Forse si sbaglia, lungi da me il voler essere polemico o scortese, ma gli uccelli, come le persone, muoiono sempre per un motivo, se chi lo deve scoprire non è in grado di farlo, io mi rivolgerei a qualcun altro , magari più caro, ma forse anche più preparato.
    Non voglio certo che tutti gli allevatori di pappagalli mi portino i loro uccelli in quarantena: io semplicemente offro un servizio in cui credo e il prezzo del ricovero è irrisorio rispetto al prezzo degli esami: se lo si trova caro, allora si troveranno carissimi anche gli esami e, di conseguenza non si faranno mai test. Certo che il non fare test permette una vita tranquilla: almeno si può affermare di non avere MAI trovato una malattia infettiva in allevamento...
    Un esempio: la settimana scorsa mi hanno portato tre calopsitte, che avrebbero dovuto essere introdotte in un gruppo di altri piccoli pappagalli. Poiché so che, per il loro basso costo gli allevatori non testano mai questi uccelli, ho consigliato almeno il test per la psittacosi a tutte e tre, e Polyomavirus e Circovirus (mal becco e penne) a un soggetto che non mi piaceva. Risultato: un soggetto molto positivo per la psittacosi e una positivo alla malattia del becco e delle penne. Spesa: 150 € di esami e +/- 100 € di quarantena... salvati una quindicina fra calopsitte e collari (alcuni soggetti mutati e discreti), per un valore stimato di circa 800 €. Ne è valsa la pena? io credo di si: sappiamo tutti che non è facile rifarsi uan collezione (e una reputazione), dopo un incidente del genere...
    Cordialmente
    Lorenzo Crosta
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  5. #5
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    Quote Originariamente inviata da LorenzoCrosta Visualizza il messaggio
    Beh, ognuno fa le sue scelte in funzione di vari fattori. Mi spiego: se altri veterinari non si attrezzano per garantire una quarantena sicura... non è un mio problema, saranno gli allevatori, se lo ritengono opportuno, a stimolare i loro professionisti a tale passo.
    Se lei ritiene di avere avuto un cattivo servizio dall'IZS e dal suo veterinario, ancora non è un problema che mi riguarda direttamente, ma è un problema che lei ha notato e che le fa pensare che non valga la pena di rivolgersi al veterinario. Forse si sbaglia, lungi da me il voler essere polemico o scortese, ma gli uccelli, come le persone, muoiono sempre per un motivo, se chi lo deve scoprire non è in grado di farlo, io mi rivolgerei a qualcun altro , magari più caro, ma forse anche più preparato.
    Non voglio certo che tutti gli allevatori di pappagalli mi portino i loro uccelli in quarantena: io semplicemente offro un servizio in cui credo e il prezzo del ricovero è irrisorio rispetto al prezzo degli esami: se lo si trova caro, allora si troveranno carissimi anche gli esami e, di conseguenza non si faranno mai test. Certo che il non fare test permette una vita tranquilla: almeno si può affermare di non avere MAI trovato una malattia infettiva in allevamento...
    Un esempio: la settimana scorsa mi hanno portato tre calopsitte, che avrebbero dovuto essere introdotte in un gruppo di altri piccoli pappagalli. Poiché so che, per il loro basso costo gli allevatori non testano mai questi uccelli, ho consigliato almeno il test per la psittacosi a tutte e tre, e Polyomavirus e Circovirus (mal becco e penne) a un soggetto che non mi piaceva. Risultato: un soggetto molto positivo per la psittacosi e una positivo alla malattia del becco e delle penne. Spesa: 150 € di esami e +/- 100 € di quarantena... salvati una quindicina fra calopsitte e collari (alcuni soggetti mutati e discreti), per un valore stimato di circa 800 €. Ne è valsa la pena? io credo di si: sappiamo tutti che non è facile rifarsi uan collezione (e una reputazione), dopo un incidente del genere...
    Cordialmente
    Lorenzo Crosta
    E' inutile dire che concordo pienamente con colui che ritengo un grande maestro per noi medici veterinari "aviari"... non è vero che non esistono strutture adeguate in tal riguardo!!! in Sicilia, Calabria e non solo io sono più che presente...lo stesso valga per le strutture.
    Dr. Ignazio Pumilia
    SPECIALISTA IN PATOLOGIA AVIARE,
    Endoscopia-chirurgia endoscopica animali da compagnia.
    Direttore Sanitario BIOPARCO DI SICILIA
    Palermo via E.Torricelli 36/38;
    Marsala via Trieste 23;
    Catania Tremestieri etneo;
    Agrigento San Leone;
    cell... +39 3332063391 e-mail ignazio.pumi@yahoo.it

  6. #6
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    La bandiera di Roberto Giani

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    Quote Originariamente inviata da LorenzoCrosta Visualizza il messaggio
    Beh, ognuno fa le sue scelte in funzione di vari fattori. Mi spiego: se altri veterinari non si attrezzano per garantire una quarantena sicura... non è un mio problema, saranno gli allevatori, se lo ritengono opportuno, a stimolare i loro professionisti a tale passo.
    Se lei ritiene di avere avuto un cattivo servizio dall'IZS e dal suo veterinario, ancora non è un problema che mi riguarda direttamente, ma è un problema che lei ha notato e che le fa pensare che non valga la pena di rivolgersi al veterinario. Forse si sbaglia, lungi da me il voler essere polemico o scortese, ma gli uccelli, come le persone, muoiono sempre per un motivo, se chi lo deve scoprire non è in grado di farlo, io mi rivolgerei a qualcun altro , magari più caro, ma forse anche più preparato.
    Non voglio certo che tutti gli allevatori di pappagalli mi portino i loro uccelli in quarantena: io semplicemente offro un servizio in cui credo e il prezzo del ricovero è irrisorio rispetto al prezzo degli esami: se lo si trova caro, allora si troveranno carissimi anche gli esami e, di conseguenza non si faranno mai test. Certo che il non fare test permette una vita tranquilla: almeno si può affermare di non avere MAI trovato una malattia infettiva in allevamento...
    Un esempio: la settimana scorsa mi hanno portato tre calopsitte, che avrebbero dovuto essere introdotte in un gruppo di altri piccoli pappagalli. Poiché so che, per il loro basso costo gli allevatori non testano mai questi uccelli, ho consigliato almeno il test per la psittacosi a tutte e tre, e Polyomavirus e Circovirus (mal becco e penne) a un soggetto che non mi piaceva. Risultato: un soggetto molto positivo per la psittacosi e una positivo alla malattia del becco e delle penne. Spesa: 150 € di esami e +/- 100 € di quarantena... salvati una quindicina fra calopsitte e collari (alcuni soggetti mutati e discreti), per un valore stimato di circa 800 €. Ne è valsa la pena? io credo di si: sappiamo tutti che non è facile rifarsi uan collezione (e una reputazione), dopo un incidente del genere...
    Cordialmente
    Lorenzo Crosta
    Sono perfettamente d'accordo con quanto ha scritto e ho quotato.

    Vorrei evidenziare che io sono sempre alla ricerca di professionisti affidabili, ma il problema che volevo sottolineare con il mio intervento è che PURTROPPO i veterinari specializzati in avifauna ornamentale e competenti in pappagalli in particolare, ce ne sono pochissimi. Ed un altro particolare importante è che tali professionsti validi non siano in capo al mondo, ma ragionevolmente raggiungibili.

    Anche io credo che ad ogni decesso corrisponda una causa, ma capirà che se dalle analisi autoptiche fatte fare a dei professionisti non risulta nulla, è un po' frustrante...
    Quindi il mio risentimento è che se dovessi far fare delle quarantene ad hoc per ogni inserimento di soggetti, con il timore che non posso fidarmi al 100% del risultati, capirà che tanto vale quella quarantena casareccia che faccio io.

    Ad ogni modo, perchè dei veterinari si attrezzino per una determinata cosa (ad esempiola quarantena ex-situ), bisogna che ci sia richiesta e purtroppo in Italia noi pappagallari siamo ancora pochi per potere avere influenza.
    E' sempre il mercato, con il sorgere di nuove richieste che spingerà alla nascità di nuove offerte.
    E qui è solo responsabilità di noi pochi pappagallari.
    Ciao, Roberto

    (allevo parrocchetti australiani)


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